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BRIGNOLE, Nicolò

di Maristella Ciappina - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 14 (1972)
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BRIGNOLE, Nicolò

Maristella Ciappina

Nacque a Genova attorno alla metà del sec. XV, come si può dedurre da un documento del 10 luglio 1459 in cui il padre, notaio Silvestro fu Francesco, dichiara l'ammontare della dote della moglie, Benedettina Zoagli di Taddeo. Il B. ebbe due fratelli maschi, Genesio e Giorgio. Unitosi in matrimonio con Pieretta Senarega di Ambrogio, ne ebbe tre figli: Girolamo, Giovanni Battista e Franceschetta, che venne data in moglie a Giovanni Battista Di Negro Pasqua.

La professione di notaio, esercitata dal B., favorì la sua intensa carriera politica, mentre la sua partecipazione a varie e importanti cariche dimostra che egli non risentì, nel suo iter politico, delle diverse influenze, sforzesche o francesi, cui Genova andò soggetta in quegli anni. Nel 1483 ricopriva l'ufficio di magistrato del Banco di S. Giorgio, di cui - considerato il ruolo che in esso egli svolse anche negli anni seguenti - dovette essere attivo azionista. Nel 1484 faceva parte del magistrato del Mare, di cui fu membro anche negli anni 1490, 1492, 1494 e 1497. La sua preparazione in materia di diritto e il peso delle sue ricchezze, testimoniate dagli atti notarili di quel periodo, gli valsero, l'anno 1494, l'ambita carica di ufficiale di Balia, cioè della magistratura dei riformatori delle leggi: carica tanto più importante e delicata in quegli anni di lotte tra fazioni interne ed esterne. La competenza in materia economica e finanziaria lo portò altresì a far parte, nel medesimo amo 1501, della magistratura della Moneta, autentico ministero delle finanze, e di quella della Mercanzia. La prima ambasceria del B. di cui abbiamo notizia si svolse nel 1492: il 4 dicembre di quell'anno, infatti, Francesco Sofia, Cristoforo Cattaneo, Paride Fieschi e il B. furono inviati come oratori al duca di Milano dal governo genovese, per ottenere dal duca di Calabria il pagamento in favore di un Battista di Palmi di una cospicua partita di marmi che erano stati portati a Napoli e lì utilizzati. Due anni più tardi, il 10 nov. 1494, insieme con Luca Spinola, Tommaso Giustiniani e Paride Fieschi, il B. ricevette le credenziali quale ambasciatore presso il re di Francia Carlo VIII per rivendicare i diritti genovesi al recupero delle città di Sarzana, Sarzanello e San Pietro e per riprenderne possesso. Un'altra ambasceria, più vaga per cause ed intendimenti, ma probabilmente sempre collegata alle tormentate alleanze genovesi di questo periodo, lo porta a Milano nel 1499, in occasione della discesa di Luigi XII. La competenza acquisita nel corso di questi incarichi, e forse anche una certa sua inclinazione alla Francia fecero sì che i Magnifici lo designassero, con l'incarico di commissario dell'ufficio di Balia, come tramite delle trattative svolte freneticamente, dall'aprile 1504 al febbraio 1505, tra la Repubblica e il rappresentante francese a Genova, Filippo di Clèves, aventi come oggetto l'occupazione di Pisa.

Piuttosto che di trattative, si trattava in realtà di insistenze da parte della Repubblica per convincere il Clèves della necessità di una occupazione genovese della città toscana, onde evitare che essa cadesse nelle mani dei Fiorentini, allora alleati della Spagna. Ma il 25 nov. 1504 il B. comunicava che da Parigi era arrivato il rifiuto di un tale permesso.

È probabile che non fosse estranea a questa decisione francese, oltre l'armistizio lionese appena concluso, la considerazione della carestia che si stava per abbattere, sullo scorcio di quel 1504, sulla città ligure: il grano vi era venduto a lire 5 e ¹ /2 la mina, senza che la Francia fosse in grado di portare aiuto, ed essendo chiuse le vie di approvvigionamento granario dalla Lombardia, come dalla Sicilia e dal Napoletano. Lo stesso Filippo di Clèves, con lettera pubblica del 1º sett. 1504, comunicava al B., cancelliere dell'Ufficio victualium, la gravità della situazione e la necessità di convocare una assemblea straordinaria di tutti i magistrati per studiare il modo di ottenere qualche soccorso di grano dall'unica possibile fornitrice: la Spagna.

Tra il 1506 e il 1508 era cancelliere della Repubblica, e alcuni importanti atti pubblici di natura economica'recano la sua firma: il 17 marzo 1506 convalida la richiesta di nuove lettere di cambio contro alcuni debitori di Lione, che le avevano lasciate scadere, da parte di Bartolomeo Cattaneo e dei fratelli Iacopo Francesco Bracelli; il 12 luglio 1507 firma il contratto redatto tra le compere di S. Giorgio e l'ufficio di Balia per la multa di 200.000 scudi che quest'ultimo dovette pagare al re di Francia a seguito della rivolta popolare del 1506. Questo avvenimento non impedì però che, il 26 ag. 1508, venisse concesso ai negozianti genovesi in Francia, e specialmente a quelli operanti sulla piazza di Lione, l'esonero del diritto d'aubaine, invirtù del quale i beni degli stranieri deceduti in territorio francese entravano nel tesoro reale: anche questo atto reca la firma del cancelliere Brignole.

Pure dei rapporti economici coi membri della sua famiglia il B. lascia documenti e testimonianze: nel giugno del 1496, un nipote, figlio del fratello Genesio, non potendogli pagare un debito di 739 lire, cede al B. una terra con casa in Albaro e un'altra casa in S. Brigida, nel centro della città. Il B. interviene, ora come fidecommissario ora come procuratore di altri nipoti, nei testamenti; egli stesso redige il proprio in due riprese: la prima il 23 apr. 1493, in cui nomina eredi i due figli maschi e la moglie; la seconda il 3 apr. 1518, in cui, estendendo il diritto di eredità alla figlia, dichiara in lire 2.500 i beni dotali della moglie e dispone l'acquisto di dieci luoghi di S. Giorgio, di cui divenga usufruttuaria la moglie: dopo la morte di lei il ricavato, a seguito di una complessa operazione finanziaria, sarebbe dovuto essere impiegato metà in tasse e metà in beneficenza a favore dell'Ospedale e dell'Ospedaletto.

La redazione testamentaria del 1518 è l'ultimo atto in cui rimanga testimonianza della vita del Brignole.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Genova, Litter., F. 35-1811, c. 201; F. 36-1812, cc. 296, 313; F. 39-1815, c. 372; F. 43-1819, cc 223, 224 s., 245 s., 262 s., 273, 278 s., 299, 303 s., 315; Ibid., Divers., 6230-82; Ibid., Mss. 10 e 473; Genova, Civica Bibl. Franzoniana, ms. 126: F. Federici, Alberi geneal. delle famiglie nobili di Genova,ad nomen; L.Grillo, Elogi dei liguri illustri, Genova 1846, II, ad Indicem;E. Vincens, Histoire de la Rèpublique de Gênes, Paris 1842, II, ad Indicem;F. Donaver, Storia della Repubblica di Genova, II, Genova 1913, p. 112; V. Vitale, Diplomatici e consoli della Repubblica di Genova, in Atti d. Soc. ligure di storia Patria, LXIII(1934), p. 232; Id., Breviario della storia di Genova, I, Genova 1955, p. 280; D. Gioffré, Gênes et les foires de change, Paris 1960, p. 13, docc. 81 e 94.

Vedi anche
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