BETTI, Nicolò
Figlio di Giovanni del Brigliaio, non se ne conoscono le date di nascita e di morte; risulta immatricolato all'Accademia del disegno l'8 ag. 1576, insieme con Domenico Buti, e, sempre nelle carte dell'Accademia, è documentato fino al 1617. Fu allievo di Michele Tosini, detto Michele di Ridolfo del Ghirlandaio, e si aggregò successivamente al Vasari.
Il B., come Domenico Buti, dovette essere tra i più giovani collaboratori allo studiolo di Francesco I in palazzo Vecchio, terminato per le pitture nell'anno 1572, ma non si può dire che la partecipazione alla decorazione dello studiolo sia stata per lui l'inizio di un'importante carriera dal momento che poco o nulla è noto di lui al di fuori di questo episodio.
Nello studiolo gli spetta il riquadro col Saccheggio (firmato "Niccolaus de Betti" sul piede dell'anfora scura giacente al centro), la cui impaginazione è simile a quella dell'Allegoria dei sogni di Battista Naldini nello stesso luogo: una scena notturna conpoche figure in luce in primo piano che attuano un moto convergente (più complesso e contrastato nel Naldini, più elementare nel B.) dai lati verso il centro dell'ovato, altre figure più mosse nell'affocata penombra del secondo piano, e un cupo fondo di architetture fittamente popolato di figurine. Lo stile del B. sembra vicino soprattutto al Naldini e al Poppi, ai "mia giovani" del Vasari che innestano sull'aggiornatissimo manierismo del maestro una pennellata più sciolta ed evocativa, dai colori accesi di bagliori: e si può pensare che i cupi violetti del fondo notturno siano stati suggeriti al B. dall'affresco del Vasari con la Presa di Siena nel salone dei Cinquecento, il più bello e nuovo della serie.
Dopo l'impresa dello studiolo, le successive notizie del B. ci vengono da Pisa, dove il pittore è presente dal 1576 al 1578 per lavori subordinati di restauro, doratura e decorazione nel duomo (Tanfani Centofanti). Dipinti suoi furono riconosciuti dal Brogi (1897) in chiese di Montepulciano: in S. Agnese una paia d'altare con l'Adorazione dei pastori,in S. Maria delle Grazie un'altra con la Madonna tra i ss. Giovanni Battista e Girolamo,questa firmata "Niccolaus Bettius Civis Florentinus Pinxit". In questo dipinto si nota, pur nelle campiture più larghe e calme di colore, nella disposizione semplice e assai tradizionale delle figure, l'eleganza sfinata e tornita, sempre su basi vasariane, propria del Poppi ed espressa, per es., nel soffitto dello studiolo; e forse questo quadro del B. si potrà datare non troppo lontano dalla decorazione in Palazzo Vecchio. Nient'altro è noto per ora di questo pittore tutt'altro che scadente, ma che forse si rinchiuse in un giro di commissioni provinciali e private, incapace di tener dietro alle novità naturalisfiche che in quegli anni respingevano in seconda linea il tardo manierismo fiorentino.
Bibl.: L. Lanzi, Storia pittorica della Italia,Bassano 1809, I, p. 216; F. Brogi, Inv. gen. degli oggetti d'arte della prov. di Siena,Siena 1897, pp. 292, 323; L. Tanfani Centofanti, Notizie di artisti tratte dai documenti pisani,Pisa 1897-98, p. 401; H. Voss, Die Malerei der Sotrenaissance in Rom und Florenz,II,Berlin 1920, p. 358; A.Venturi, Storia dell'arte italiana,IX,6, Milano 1933, pp. 441-44; Mostra del Cinquecentotoscano (catal.), Firenze 1940, p. 184; M. Bucci, Lo Studiolo di Francesco I,Firenze 1965, f.32;U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon,III, p. 543.