CONTARINI, Nicolò Bertolucci
Nacque a Venezia, dal ramo di S. Samuele dell'antica ed illustre famiglia veneta, il 24 sett. del 1780, figlio secondogenito del senatore Bertucci Paolo, che, a seguito di risoluzione politica dei sovrano austriaco riguardo i notabili veneti, otteneva conferma di nobiltà il 1° dic. 1817 e veniva fregiato del titolo comitale con tutta la discendenza l'11 sett. 1818, e della nobile Laura Albrizzi di S. Apollinare. Fin da giovanissimo mostrò vocazione naturalistica preferendo agli studi l'osservazione delle forme animali nel loro ambiente. Entrato nel collegio dei padri barnabiti in Udine, compì generici studi scientifici e ne ebbe formazione morale. Restava, tuttavia, privo di un regolare curricolo di studi biologici e naturalistici, avendo, tutt'al più, appreso in questo ambiente il metodo scientifico in senso lato. Come molte persone di cultura del suo tempo dedite a ricerche per diletto e interesse personale, il C. compiva in senso autodidatta la sua maturazione culturale nella storia naturale e tarava tecniche e strumenti di ricerca mediante l'osservazione diretta della natura. In questo dilettantismo naturalistico, il C. era aiutato dalla grande agiatezza della sua famiglia che gli permetteva libertá da altri impegni ed incarichi, e dalla sua posizione di prestigio nella provincia veneziana, che gli garantiva l'ambiente ideale per gli studi.
Avendo per orizzonte i territori natali, per oggetto la morfologia esterna degli esseri viventi e per fine la loro classificazione, il naturalista guardava alla flora ed alla fauna venete come ad un tessuto unitario, di cui mettere in evidenza l'ordito e colmare le lacune tra le maglie mal collegate.
Svolgendo indagini botaniche durante le sue peregrinazioni nelle vicine campagne e sui Colli euganci, il C. ricercava e raccoglieva numerosissimi campioni vegetali e ne organizzava una ricca collezione. Particolare interesse dedicava allo studio delle piante fancrogame e crittogame, dal momento che i dintorni ne offrivano ricchezza di esemplari, come compare dalla relazione Piante (89) trovate sulle vette di Feltre il giorno 16 luglio 1817 (in A. Bertoloni, Miscellanea botanica, XIX, Bologna 1858, pp. 11-22).
Per molti anni le sue ricerche zoologiche e botaniche si limitarono ad un'abbondante raccolta di materiali ed alla illustrazione degli stessi, ad un lavoro scientifico, invero, minuzioso e paziente, pieno di passione per la zoologia e la botanica descrittive.
Dopo il 1830 il C. pubblicava esaurienti mernorie e studi monografici, sotto la spinta anche di problemi pratici e di incarichi ufficiali. Direttamente interessato come proprietario terriero ai problemi di economia agricola, dava pubblico resoconto deglì studi da lui compiuti sull'utilità ed H danno apportati da alcuni insetti che infestavano le campagne venete ed ìndicava rimedi e soluzioni, elaborando veri e propri piani sulla base delle ricerche ornitologiche che andava cosiducendo sulle specie insettivore ed i metodi onde moltiplicarle. Fu accolto nel 1840 tra i primi membri dell'I. R. Istituto di scienze, lettere ed arti per le provincie venete, fondato a Venezia nel 1838. Moltiplicava, quindi, i suoi contatti con dotti studiosì italiani e stranieri, ricavandone materiali utili per i suoi studi di biologia, spunti per originali dissertazioni e memorie e stimoli notevoli alla creatività scientifica. Fu in questo periodo, infatti, che il C. condusse a termine la parte più importante delle sue ricerche e dei suoi lavori tanto in campo di biologia marina che di ornitologia e dì entomologia.
Nel 1840 a Venezia pubblicava, nel terzo tomo delle Esercitazioni scientifiche e letterarie dell'Ateneo di Venezia, lo studio Di una nuova specie di Cecidomia ed alcune osservazioni sopra quella dell'Iperico descritta dal professor Genè, in cuidava notizia della specie che chiamava Cecidomya Woeldickii, dittero rinvenuto sulle ali di alcuni uccelli impagliati, ne descriveva costumi e metamorfosi, ne metteva in evidenza differenze e somiglianze essenziali con la specie Cecidomya Hyperici. Nel settembre del 1842 contribuiva ai lavori della IV riunione degli scienziati italiani, tenutasi in Padova, con i Cataloghi degli uccelli e degli insetti delle provincie di Padova e Venezia e de' loro dintorni, che vennero pubblicati a Bassano nel 1843. I sistemi tassonomici che adottò si riferivano a quelli indicati da C. I. Temminck nel suo Manuel d'ornithologie (Paris 1815) e da P. A. Latreille nel suo Genera Crustaceorum et Insectorum (Paris 1806-07). Lo sforzo notevole di analisi e di classificazione dì questi anni si compiva nel 1847 con la pubblicazione delle Notizie sulla fauna terrestre e particolarmente sulla ornitologia del venero estuario con cenni sul passaggio degli uccelli e sulla caccia (in Venezia e le sue lagune, II, Venezia 1847, 1, pp. 157-259).
Risaltava chiaramente in questo lavoro la tendenza a dare vita ad una varietà di nomi di descrizioni morfologiche e di fatti non sempre necessaria. Interessato a quanto offriva la cultura locale, il C. faceva frequenti riferimentì alle attività venatorie ed alle abitudini culinarie in uso nella regione, ed indicava accanto ai nomi scientifici delle specie i sinonirni dialettali.
Che il C. guardasse all'essere vivente non come ad una struttura isolata, ma come ad un organismo calato nel vivo della natura locale e ad essa unito da stretti legami, era in particolare apparso dagli studi di biologia marina.
Nel 1841 il C. aveva pubblicato la Memoria sopra una nuova specie di Attinia fatta conoscere da M.r Dugés negli "Annales des sciences naturelles" (in Esercitazioni scientifiche e letterarie dell'Ateneo venero, IV [1841], pp. 225-35), in cui dava notizia di alcune ricerche di biologia marina che andava conducendo in quegli anni. Nel 1844 vedeva la luce a Venezia, come risultato di studi decennali sull'argomento, il Trattato delle Attinie ed osservazioni sopra alcune di esse viventi nei contorni di Venezia, opera dedicata al viceré Ranieri arciduca d'Austria, ed indubbiamente il più notevole tra gli scritti del Contarini.
Pur presentandosi come una messa a punto di ricerche morfologiche e fisiologiche sui generi Actinia ed Anemonia e sulle specie in essi comprese, il Trattato rivelava l'interesse dei C. per le relazioni organismo-ambiente fisico. La prospettiva ambientale, lo portava, infatti, al di là di una mera descrizione morfologica e fisiologica di questi esseri viventi verso i primi timidi approcci a problemi climatologici e geografici, verso descrizioni scarne ma incisive dell'habitat terrestre o acquatico, del suolo, delle altre forme viventi vicino all'organismo.
Se il C. era capace di osservazioni sorprendentemente moderne, il Trattato restava, comunque. nel suo complesso, l'opera di un appassionato catalogatore, preoccupato soprattutto di dare un nome a nuove specie, di stabilire tavole di sinonimi, di usare definizioni rigorose. Spunti interessanti di pensiero emergevano nell'opera senza coagularsi ed organizzarsi in profondità, senza giungere a formulazioni originalì e realmente premonitorie in direzione di quello che sarebbe stato lo sviluppo delle idee in campo naturalistico nella seconda metà dell'Ottocento.
Il C. morì a Venezia il 16 apr. 1849.
Lasciava in testamento al Museo Correr di Venezia i suoi libri, le sue collezioni entomologiche ed ornitologiche, il suo erbario ricco di piante venete di ogni genere, che sarebbe stato riordinato da V. Lazari e da P. A. Saccardo intorno al 1860.
Anche se le esperienze e gli studi del C. non uscivano dall'ambito di certo provincialismo intellettuale-culturale, furono realmente noti negli ambienti colti della sua regione in anni a lui contemporanei e sì presentarono utili strumenti ed antecedenti necessari come parte documentativa e punto d'avvio per ricerche successive da parte di studiosi veneti della seconda metà del secolo. Alcune sue monografie scientifiche inedite furono pubblicate postume, com'è il caso della Memoria sopra di un gallinsetto delle foglie del salice (in Mem. dell'I. R. Ist. venet. di scienze, lett. ed arti, IV[1852], pp. 115-131), interessante per la minuziosità con cui vengono descritti i vari stadi di svilùppo (embrionale, larvale e giovanile) e non soltanto l'animale adulto. Sue note ìnedite vennero pubblicate dal dotto amico G. D. Nardo, cui la vedova le aveva affidate.
Fonti e Bibl.: Carteggi del C. con uomini illustri del suo tempo si conservano a Bassano del Grappa, Biblioteca civica: ms. 2833, (lettera, Venezia 26 ag. 1834); Ins. III 499 (lettera a Giambattista Brocchi, Padova 23 sett. 1815); mss. 461-491 (trentuno lettere ad Alberto Parolini, 1811-1841); mss. 1019-1020 (due lettere a G. B. Baseggio, Venezia 1825-1832); necrologio in Gazz. di Venezia, 19 apr. 1849; G. J. Fontana, Cenni sulla vita e sugli studi di N. C., Venezia 1849; G. D. Nardo, Ricordo sulla vita scient. del fuconte N. C., Venezia 1849; G. B. Contarini, Menzioni onorifiche de' defunti, Venezia 1850, pp.6 ss.; F. Schroder, Repert. geneal. delle famiglie confermgte nobili e dei titolati nobili esistenti nelle provincie venete, Venezia 1930, I, pp. 256 s.; G. Fontana, Sulla fam. Contarini, in Il Gondoliere (Venezia), 1843, nn. 84-85; I. Cantù, L'Italia scientifica contemp., Milano 1844, pp. 145 s.; G. Venanzio, Discorso sulla vita e sulle opere dei membri effettivi del I. R. istituto veneto di scienze, lettere ed arti, mancati ai vi-vi nel biennio 1848-1849, in Arti delle adunanze dell'I. R. Ist. veneto di scienze, lettere ed arti, I (1851), pp. 92-99; E. A. Cicogna Saggio di bibl. venez., Venezia 1858, pp. 755 s., 607; G. D. Nardo, Annotaz. illustranti cinquantaquattro specie di Crostacei del mare Adriatico, in Mem. dell'Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, XIV (1869), pp. 29 ss.; P. A. Saccardo, La botanica in Italia, I, Venezia 1895, p. 65; II, ibid. 1901, p. 35.