Leskov 〈l'iskòf〉, Nicolaj Semënovič. - Scrittore russo (Gorochovo, Orël, 1831 - San Pietroburgo 1895). Ê autore di racconti e romanzi in cui mise a frutto i numerosi viaggi compiuti nei territori dell'impero russo; la sua prosa, che spesso adotta la tecnica della narrazione in prima persona, è caratterizzata dalla straordinaria ricchezza del lessico e da una particolare attenzione ai registri linguistici che rispecchiano fedelmente la natura dei personaggi che raccontano. Tra i più conosciuti: Očarovannyj strannik (1873; Il viaggiatore incantato).
Primo di sette figli, dopo la distruzione per un incendio della proprietà di famiglia e la morte del padre, dovette interrompere gli studi regolari, si trasferì a Kiev, dove fu accolto da uno zio materno, professore universitario. Nel 1857 passò al servizio di A. Scott, marito inglese di una zia materna, amministratore e agronomo; viaggiò così molto nell'Oltrevolga, raccogliendo quel materiale etnologico e folklorico che avrà larga parte nei suoi racconti. Nel 1860-61 pubblicò a San Pietroburgo i suoi primi articoli; era il periodo delle riforme di Alessandro II. Nel 1862 un articolo, assai criticato, sugli incendi scoppiati a San Pietroburgo, lo costrinse a lasciare la Russia, raggiunse Praga, poi Parigi (dove è ambientato il bel racconto Šeramur, 1879). Rientrato in Russia nel 1863, fu inviato a ispezionare le scuole dei Vecchi credenti a Riga, esperienza di cui rimarrà traccia in alcune delle ultime opere.
Il suo primo romanzo di largo respiro apparve nel 1865: Ledi Makbet Mcenskogo uezda (Una lady Macbeth del distretto di Mcensk ). Il periodo tra il 1864 e il 1875 fu quello più fecondo, per i romanzi: Senza via d'uscita (Nekuda, 1864), Gli isolani (Ostrovitjane, 1866), e per i cicli di novelle dedicati - come è stato giustamente definito - ai "pellegrini" e ai "giusti": Soborjane, 1872 (Clero del duomo ); Zapečatlënnyj angel, 1873 (L'angelo suggellato); Očarovannyj strannik; Una stirpe decaduta (Zachudalyj rod, 1874). Credente di una religiosità interiore, non settaria, legata all'umile memoria del popolo, L. ha una via propria tra il tragico di Dostoevskij e il profetico di Tolstoj, nel raccogliere in levità la traccia dell'ordinario, le storie da nulla di ogni margine della geografia umana. L. raggiunge i risultati migliori nei racconti brevi: si preoccupa che il racconto sia vivo, concreto, catturante. Perciò lo frantuma in brevi capitoli, che si succedono rapidamente come le vignette d'una storia popolare. Non raggruppa le vicende attorno a un nucleo centrale, ma le allinea come gli episodi d'una cronaca, simili a immagini che scorrano su un nastro. Rifugge da un piano rigidamente prestabilito e allarga il tessuto delle narrazioni con brani digressivi, con aneddoti marginali, con descrizioni e paesaggi pittoreschi. Ma l'aspetto più interessante della prosa di L. è la straordinaria ricchezza del lessico, l'intenso gioco verbale. Condotte in prima persona, come una narrazione orale, le sue novelle riproducono con tutte le inflessioni la parlata del personaggio che racconta. Ogni figura di L. è caratterizzata nel gergo prima che nei sentimenti, nella dizione prima che nelle vicende. Locuzioni di ambienti e mestieri diversi, parole di differenti idiomi, termini arcaici e inusitati, vocaboli slavo-ecclesiastici, parolette di protocolli e sentenze si fondono in una mistura eteroclita. L. è inesauribile nell'invenzione di neologismi, nella ricerca di calembours, bisticci, etimologie popolari.
La prima raccolta delle opere di L. è Sobranie sočinenij ("Raccolta di opere"), San Pietroburgo 1902-03, 36 voll., ma in lingua russa si veda Izbrannye sočinenija ("Opere scelte"), Mosca-Leningrado 1931, con il commento di B. M. Ejchenbaum. Le opere di L. sono presenti, nelle lingue occidentali, in forma disorganica e frammentaria. A parte l'edizione storica Beck (Gesammelte Werke, Monaco 1924-27, 9 voll.), e la meritoria edizione dei Romanzi e racconti, a cura di E. Lo Gatto, Milano, Mursia, 1961, sono soprattutto famosi i racconti Il viaggiatore incantato. L'angelo suggellato, a cura di E. Lo Gatto, Milano, Garzanti, 1973. Si segnalano anche le trad. it. di T. Landolfi de Il viaggiatore incantato, Torino, Einaudi, 1978; e di L. V. Nadai e P. Pera L'angelo sigillato - Il viaggiatore incantato, Milano, Garzanti, 1994. Il saggio critico più illuminato resta quello di W. Benjamin, Der Erzähler. Nikolaj Leskov, in Orient und Okzident, 1936.