ZINGARELLI, Nicola
Nacque a Cerignola (Foggia) il 28 agosto 1860 (benché sui documenti ufficiali figuri la data del 31 agosto), secondogenito di Girolamo, sarto, e di Teresa Longo.
Ricevette la sua istruzione elementare nella città nativa, ottenendo, a soli dieci anni, una medaglia d’argento per meriti scolastici dal Decurionato di Cerignola; nel 1875 superò gli esami di licenza ginnasiale a Lucera. Si trasferì poi a Napoli, dove frequentò il liceo classico «Vittorio Emanuele», avendo come insegnanti di letteratura italiana Vincenzo Padula e il giovane Francesco Torraca. Conseguita la licenza nel 1878, si iscrisse dapprima alla facoltà di giurisprudenza di Napoli, per passare subito a quella di lettere, che meglio rifletteva i propri interessi, già maturati durante gli studi liceali attraverso la conoscenza di Salvatore Di Giacomo, suo compagno di scuola, con cui mantenne anche in séguito rapporti di fraterna amicizia.
All’Università frequentò i corsi di Bonaventura Zumbini, di Michele Kerbaker e soprattutto di Francesco D’Ovidio, che aveva introdotto nell’Ateneo napoletano il severo rigore metodico della «scuola storica» e le indagini sulle lingue e letterature neolatine.
Sotto la sua guida elaborò la propria tesi di laurea su Parole e forme della «Divina Commedia» aliene dal dialetto fiorentino, discussa il 29 giugno 1882 e pubblicata due anni più tardi nel primo fascicolo degli Studi di filologia romanza (I [1884], pp. 1-202), diretti da Ernesto Monaci.
Intraprese quindi la strada dell’insegnamento secondario presso il ginnasio pareggiato di Santa Maria Capua Vetere, ma già nel 1883 vinse il concorso per un posto di perfezionamento all’Istituto di studi superiori di Firenze, dove entrò in contatto con maestri come Pio Rajna, Pasquale Villari e Domenico Comparetti. Nel semestre invernale del 1884-85 frequentò, grazie a una borsa di studio, l’Università di Breslau, seguendo con partecipe impegno le lezioni di Adolf Gaspary; nel semestre estivo si recò a Berlino, dove studiò con Adolf Tobler ed Eduard Schwan, orientando le proprie ricerche verso la letteratura provenzale. Rientrato in Italia, nell’agosto 1885 ospitò Gaspary a Cerignola, e in tale occasione fu decisa la traduzione della Storia della letteratura italiana dello studioso tedesco, il cui primo volume fu pubblicato due anni dopo (Torino 1887).
Zingarelli riprese nel frattempo l’insegnamento liceale, dapprima a Palermo, poi a Campobasso, dove il 25 marzo 1886 si unì in matrimonio con la ventiduenne Letizia Ziccardi, proveniente da un’agiata famiglia molisana, dalla quale ebbe sei figli (Mino, prematuramente scomparso nel 1895, Ferdinando, Italo, Teresa, Beatrice e Maria).
Nel 1887 divenne professore al liceo «Ariosto» di Ferrara, per passare nel 1890 al liceo «Genovesi» di Napoli. Nel 1896 fondò con Erasmo Pèrcopo la Rassegna critica della letteratura italiana, che diresse per tutta la durata delle pubblicazioni (1896-1925); nello stesso anno conseguì la libera docenza in storia comparata delle letterature neolatine, tentando senza esito positivo un concorso bandito dall’Università di Pavia.
Zingarelli si avviò così alla carriera universitaria, con l’incoraggiamento di D’Ovidio; nel dicembre 1901 vinse il concorso presso l’Università di Palermo, ma dovette aspettare un anno prima di ottenere la cattedra: divenuto professore ordinario nel 1906, nel 1908 cercò di spostarsi a Bologna, ma senza successo; intanto iniziò a risiedere a Roma, dove strinse amicizia con Alberto Bergamini (al cui Giornale d’Italia assiduamente collaborava) e con i poeti Cesare Pascarella e Adolfo De Bosis. Il 19 ottobre 1911 morì la consorte Letizia; il 5 settembre 1914 sposò in seconde nozze la vedova Isabella Guacci Ziccardi, cognata della prima moglie.
A Palermo rimase fino al 1916, e fu per un triennio preside della facoltà di lettere, assumendo anche l'incarico di archeologia nel 1915-16. Alla morte di Francesco Novati (1915) fu invitato a succedergli e così si trasferì sulla cattedra di lingue e letterature neolatine presso l’Accademia scientifico-letteraria di Milano (che nel 1924, con la riforma Gentile, venne incorporata dall’Università statale di nuova costituzione). Il 22 marzo 1923 divenne membro effettivo del R. Istituto lombardo di scienze e lettere; il 1° luglio di quell’anno conseguì, per iniziativa ministeriale, anche la nomina ad accademico della Crusca. A partire dal 1925 fu direttore di sezione (sempre per le letterature romanze) e collaboratore della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani. Nel 1931, succedendo a Michele Scherillo, passò infine all’insegnamento di letteratura italiana.
Morì a Milano, il 7 giugno 1935, per complicazioni polmonari sopraggiunte dopo un intervento chirurgico. Il 10 giugno avrebbe dovuto tenere in forma solenne l’ultima lezione universitaria. Secondo le sue volontà, fu sepolto nella natìa Cerignola, cui era sempre rimasto fortemente legato.
Le varie tappe della propria formazione intellettuale vennero ripercorse dallo stesso Zingarelli nella prefazione al volume Scritti di varia letteratura (Milano 1935). Studioso di solida impostazione positivistica, ma non del tutto insensibile agli indirizzi critici dell’idealismo crociano, le sue indagini si mossero soprattutto nell’àmbito delle lingue e letterature romanze, con un interesse precipuo verso Dante, sviluppato già ai tempi della tesi di laurea e culminato con la stesura, per la nuova serie della collana vallardiana «Storia letteraria d’Italia», di un organico profilo biografico del poeta fiorentino, apparso dapprima a dispense, tra il 1899 e il 1903, e poi, in un’edizione completamente rifatta in due ampi volumi, sempre per Vallardi (Milano 1931), dove confluirono gli esiti di un'ampia gamma di meticolose ricerche condotte per oltre un trentennio sulla vita e sulle opere di Dante.
Accanto agli studi danteschi, condotti in prospettiva non solo storico-erudita ma anche linguistica e filologica (notevole, al riguardo, l’edizione illustrata della Commedia con «esposizione, testo e varianti di edizioni e codici insigni», Bergamo 1934), l’attività scientifica di Zingarelli annovera molteplici contributi di romanistica, che spaziano dalla poesia francese antica alla lirica provenzale, con alcuni approfondimenti sulla letteratura spagnola delle origini; in questa nutrita serie di lavori spicca, per valore programmatico, la prolusione milanese del 30 novembre 1916, dove lo studioso, commemorando Francesco Novati, delineò una moderna concezione della filologia romanza.
Considerevole fu l’apporto di Zingarelli anche sul versante italianistico, che può assumere come estremi cronologici di riferimento il commento alle Operette morali di Leopardi (Napoli 1895) e l’edizione dell’Orlando furioso di Ariosto con ampia introduzione (Milano 1934), apparsa al termine della sua lunga carriera di studioso e docente. In tale àmbito vanno ricordate le indagini sulle origini della poesia italiana e sulla letteratura franco-italiana fra Due e Trecento, le pregevoli ricerche petrarchesche, con la relativa edizione dei Rerum vulgarium fragmenta secondo la lezione dell’autografo (Firenze 1926) e un analitico commento (postumo, Bologna 1963), nonché i saggi sulla Composizione del «Morgante» di Luigi Pulci (in Rendiconti del R. Istituto lombardo di scienze e lettere, s. 2, LXV [1932], 11-15, pp. 1-16), sulle proposte linguistiche di Vincenzo Monti, sullo studio delle tradizioni popolari, e via enumerando.
L’ultima fase dell’attività di Zingarelli fu però in prevalenza assorbita dalla laboriosa gestazione dell’opera che più di ogni altra è rimasta indissolubilmente legata al suo nome: il Vocabolario della lingua italiana. Il progetto, nato nel 1912 per impulso degli editori milanesi Bietti e Reggiani, ebbe concreta attuazione solo a partire dal 1917, quando iniziò a uscire, sotto forma di fascicoli, l’edizione originaria (conclusa nel dicembre 1921), che venne poi raccolta per la prima volta in volume unico nel marzo 1922, con lo slogan di lancio: «L’Italia moderna ha il suo vocabolario». Il successo del Vocabolario indusse lo studioso a lavorare instancabilmente alla revisione e all’aggiornamento dei lemmi fino agli estremi giorni di vita: l’ultima edizione da lui curata (la quinta), di cui fece in tempo a correggere buona parte delle bozze, uscì infatti nell’agosto 1935, a due mesi di distanza dalla sua scomparsa.
Nel quadro della lessicografia coeva, il lavoro di Zingarelli si distingueva per il risoluto distacco dalla tradizione ottocentesca dei dizionari normativi e puristi, con apertura all’intero panorama dell’italiano letterario, e per la grande attenzione riservata alle lingue speciali e alle forme dell’uso corrente. Questa riuscita sintesi fra tradizione e innovazione concorse alla straordinaria fortuna editoriale dell’opera che, rilevata nel 1941 dalla casa editrice Zanichelli, è stata costantemente ristampata (con i necessari adattamenti e incrementi) fino ai nostri giorni, al punto che ancora oggi Zingarelli è quasi divenuto, per antonomasia, sinonimo di ‘vocabolario della lingua italiana’.
Per una rassegna della produzione scientifica, si veda la Bibliografia degli scritti di N. Z. (1884-1932) [a cura di E. Flori], Milano 1933, che annovera ben 357 titoli. Un’antologia di testi inediti o poco noti è leggibile in N. Zingarelli, Scritti vari e inediti nel primo centenario della nascita. 1860-1960, Bari 1963, pp. 193-376. V. inoltre: A. Vallone, N. Z. e le sue lezioni inedite sul “De vulgari eloquentia” (1969), in Id., Profili e problemi del dantismo otto-novecentesco, Napoli 1985, pp. 249-271.
Tra le opere, brevemente ricordate nel testo: G. Leopardi, Operette morali, ricorrette sulle edizioni originali con introd. e note ad uso delle scuole, Napoli 1895; Dante, Milano 1899-1903; Francesco Novati in rapporto a nuovi e vecchi problemi della filologia romanza, in Rass. critica della letteratura italiana, XXII (1917), pp. 145-164; Vocabolario della lingua italiana, Milano 1922; F. Petrarca, Le Rime (“Rerum vulgarium fragmenta”) secondo l’autografo, Firenze 1926; La vita, i tempi e le opere di Dante, I-II, Milano 1931; D. Alighieri, La “Divina Commedia”, esposizione, testo e varianti di edizioni e codici insigni, tavole illustrative da opere antiche e moderne ordinate e commentate da P. D’Ancona, Bergamo 1934; L. Ariosto, Orlando furioso, introd., testo, argomenti, indice copiosissimo, Milano 1934; Scritti di varia letteratura raccolti a cura degli amici in occasione del suo commiato dalla scuola, Milano 1935; F. Petrarca, Le Rime, con saggio introduttivo e commento, Bologna 1963.
L’ingente biblioteca di Z. (oltre 9000 opere fra volumi e opuscoli) è conservata nella sezione dei Fondi speciali della Biblioteca provinciale di Foggia «La Magna Capitana», e ospita una significativa raccolta dantesco-petrarchesca, ricca di varie edizioni rare e pregiate. Grande rilievo documentario e biografico assumono le copiose corrispondenze epistolari ivi custodite (ancora in parte inesplorate), fra le quali si segnalano in particolare: A. Sereno, N. Z. nella corrispondenza dei linguisti del suo tempo, in Lingua e storia in Puglia, II (1975), pp. 67-130; N. Zingarelli, Carteggi, a cura di C. Di Donna Prencipe, Foggia 1979; A. Vallone, N. Z. dantista con Appendice di lettere inedite (1969), in Id., Profili e problemi del dantismo otto-novecentesco, cit., pp. 145-248; G.L. Bruzzone, N. Z. e Giovanni Gentile. Note su un sodalizio, in Arch. stor. siciliano, s. 4, XXX (2004), pp. 209-264; Id., N. Z. & Ernesto Monaci, in Atti dell’Ist. Veneto di scienze, lettere ed arti, cl. di scienze morali, lettere ed arti, CLXXVI (2017-18), pp. 38-100. Profili biografici e studi critici. Necr.: M. Barbi, in Studi danteschi, XIX (1935), pp. 211 s.; L. Sorrento, N. Z. scienziato, in Rendiconti del R. Istituto lombardo di scienze e lettere, s. 2, LXVIII (1935), 11-15, pp. 792-797; P. D’Ancona, N. Z., in Emporium, LXXXII (1935), agosto, pp. 93-95 (con 3 illustrazioni). Inoltre: C. Franelli, N. Z., in L’Italia letteraria, 7 giugno 1936; N. Zingarelli, Scritti vari e inediti nel primo centenario della nascita, cit., pp. 1-59 (con saggi, tra gli altri, di G. Devoto, B. Migliorini, G. Toffanin, A. Viscardi, ecc.); A. Piromalli, N. Z., in Letteratura italiana (Marzorati), I critici, II, Milano 1969, pp. 1371-1385; F. Piccolo, Z. filologo e critico, ibid., pp. 1385-1390; A. Vallone, Z., N., in Enc. Dantesca, V, Roma 1976, pp. 1171 s.; N. Z.: documenti e immagini, a cura di L. Reitani, Foggia 1985; N. De Blasi, Era il signore delle parole, in Il Mattino, 14 luglio 1985; N. Z. Umanità e scrittura, Atti del convegno di studi… Cerignola…, a cura di C. Di Donna Prencipe, Bari 1996; R. Coluccia, Z. lessicografo e accademico della Crusca, in Studi di lessicografia italiana, XXXI (2014), pp. 301-315; N. Z. e gli studi danteschi, a cura di S. Valerio - A.M. Cotugno - R. Palmieri, Foggia 2016.