ZANICHELLI, Nicola.
– Nacque a Modena il 7 ottobre 1819 da Domenico, muratore con una piccola impresa edile, e da Rosa Violi.
Nicola si impiegò prima in una legatoria e poi come commesso nella bottega del libraio Giuseppe Lippi, entrando così in contatto con i vari mestieri del libro.
Nel 1847 sposò Giuseppa Biondini e dal matrimonio nacquero sette figli, tra cui: Carlo, che gestì la tipografia a Modena dopo il trasferimento del padre a Bologna; Cesare, che per un breve periodo affiancato dal fratello Giacomo – la cui morte a trentasei anni venne celebrata da Giosue Carducci – ereditò l’intera attività paterna; Domenico (v. la voce in questo Dizionario), docente universitario di diritto costituzionale.
Nicola Zanichelli può essere considerato incarnazione del modello di self-made man, riuscendo ad affermarsi professionalmente grazie alla sua intraprendenza, nonostante le umili origini e i pochi studi; inoltre, egli costituisce un esempio tipico di editore risorgimentale. Infatti, a ventiquattro anni decise di mettersi in proprio aprendo una libreria nella sua cittadina. Questa svolta fu possibile chiedendo un anticipo di 1000 lire sulla sua quota ereditaria e coinvolgendo come socio Giacinto Menozzi, medico e uomo di cultura oltre che di scienza. La bottega venne aperta nel 1843 prendendo in affitto i locali ubicati al numero 28 del centralissimo portico del Collegio San Carlo, lungo la via Emilia, da sempre sede dei negozi più eleganti e dei caffè più frequentati, a dimostrazione di una strategia commerciale ben chiara perseguita anche in seguito. La sede non coincise comunque con quella prima occupata dalla libreria Vincenzi, come erroneamente è stato affermato per lungo tempo.
La libreria, che restò attiva a Modena fino al 1866, divenne centro di smistamento di libri proibiti dagli Austro-Estensi e ritrovo di liberali e patrioti sostenitori del Risorgimento italiano. Prima dell’Unità d’Italia su Modena governò Francesco V duca d’Este e lo stesso Zanichelli a distanza di anni dichiarò apertamente di essersi impegnato a sostegno dei moti antiducali facendo del suo negozio un punto di riferimento per la stampa clandestina: «Qui ho incominciato a fare il libraio; cioè procuravo di farmi venire e di vendere i libri proibiti dal Governo estense: un commercio non senza rischi, ma che era un dovere patriottico» (Lodi, 1933, p. 3).
Durante il breve governo rivoluzionario provvisorio del 1848, Zanichelli garantì la diffusione del giornale L’indipendenza italiana e, al rientro di Francesco V nell’anno successivo, la sua libreria venne colpita dall’obbligo di chiusura dopo il tramonto. Nel 1851, inoltre, Nicola Zanichelli fu arrestato mentre stava compiendo un viaggio commerciale insieme a Stefano Calderini di Reggio Emilia, divenuto socio nell’azienda. La mattina del 30 giugno i due vennero fermati dai dragoni reali a Pavullo nel Frignano, la carrozza perquisita e i libri sequestrati, come Nicola stesso dichiarò nel verbale dell’interrogatorio. I due rimasero nel carcere modenese di S. Eufemia per quindici giorni e poi vennero rilasciati su cauzione. Di fatto, l’arresto non si rivelò motivato ed essi furono condannati solamente a una pena pecuniaria per un unico titolo ritenuto proibito.
Dopo diciott’anni dall’apertura della libreria e cacciati gli Austro-Estensi da Modena, Zanichelli decise di avviare anche una tipografia, cominciando con la stampa del giornale progressista Il Panaro. L’officina tipografica ebbe sede dal 1860 al 1879 a palazzo Taccoli, poi fu spostata nello stabile di proprietà in corso Adriano 19, che fu anche abitazione di Nicola e poi del figlio Carlo. Quest’ultimo ne assunse la gestione quando Nicola si spostò a Bologna, ma nel 1883 anche la tipografia venne trasferita in questa città, occupando il piano terra dell’edificio situato in Corte Galluzzi 12, praticamente di fronte alla libreria bolognese, il cui primo piano divenne – a sua volta – casa di Nicola.
Dopo una ventennale esperienza come librario a Modena, infatti, Zanichelli si sentì pronto a entrare in un circuito commerciale e culturale più ampio, guardando alla vicina Bologna, vivace città universitaria, come a una meta ideale. L’occasione venne fornita dal decesso del libraio Pietro Rocchi, per cui nel 1867, ancora in società con Menozzi, egli poté rilevarne la bottega. Dopo un triennio, liquidato il socio, egli registrò la nuova ditta individuale dal nome ‘Nicola Zanichelli libraio-tipografo-editore, successore alli Marsigli e Rocchi in Bologna, con tipografia in Modena’.
Il negozio bolognese, di proprietà del Comune, si trovava sotto il portico del Pavaglione che partendo da piazza Maggiore corre lungo il lato sinistro della basilica di S. Petronio, elegante punto d’incontro nel cuore della città ove era – ed è tutt’ora – la Biblioteca comunale dell’Archiginnasio, di cui Zanichelli divenne fornitore intrecciando un rapporto diretto con Luigi Frati che la dirigeva. La libreria si distinse subito come luogo privilegiato d’incontro degli intellettuali e notabili bolognesi e lo stesso Carducci la scelse come sede del suo cenacolo, legandosi poi di amicizia soprattutto con Cesare Zanichelli. Oggi la libreria Zanichelli è tra le botteghe storiche del centro cittadino e mantiene inalterata la vetrina lignea contrassegnata dal nome del suo fondatore.
La denominazione dell’azienda bolognese conteneva anche il riferimento all’attività editoriale, di fatto iniziata da Nicola Zanichelli già nel 1851 a Modena, in collaborazione con Calderini, e quindi precedente di otto anni alla data da cui comincia la registrazione delle edizioni nel catalogo storico Zanichelli. Questa fase editoriale d’esordio venne avviata con riedizioni di titoli esauriti a carattere educativo, scolastico e giuridico, alcuni dei quali particolarmente corposi raggiungendo gli otto e nove volumi.
Fu comunque con i Documenti risguardanti il Governo degli Austro-Estensi in Modena dal 1814 al 1859, che si inaugurò ufficialmente la carriera editoriale di Nicola Zanichelli. L’opera, in due voluminosi tomi, uscì ‘presso Nicola Zanichelli e C. librai ed editori’ nel 1859-60, e fu stampata a Milano nello stabilimento Civelli poiché la sua tipografia era evidentemente ancora in fase di allestimento. Questi Documenti rappresentarono un gesto coraggioso e di forte impegno civile, assumendo un carattere di denuncia del malgoverno straniero. A monte della gestazione dell’opera vi fu Luigi Carlo Farini – medico ravennate – nominato governatore delle province modenesi nel giugno 1859, a seguito della fuga di Francesco V. Egli istituì una commissione d’indagine all’interno dell’archivio austro-estense finalizzata a divulgare, attraverso le parole dirette delle fonti, tutte le ingiustizie e i soprusi compiuti dai duchi. Dalla documentazione così rinvenuta prese corpo la prima operazione editoriale autonoma di Nicola Zanichelli, quei Documenti che, tradotti in francese per volere di Cavour, fecero conoscere il suo nome anche all’estero.
Dal punto di vista quantitativo, nella produzione editoriale modenese si distinsero tre fasi. A un buon avvio seguì un blocco temporaneo nel 1861-62 dovuto ai profondi mutamenti derivanti dall’Unità d’Italia, per cui uscì solamente un opuscolo patriottico; dal 1863 al 1866, invece, la produzione si rafforzò ulteriormente mantenendosi tra i sette e i nove titoli all’anno. Tre furono i settori su cui Nicola Zanichelli decise di puntare: pubblicazioni a carattere locale e scritti d’occasione, opere erudite e storico-letterarie, manuali scolastici e didattici. Inoltre, emerse precocemente l’interesse per il filone scientifico, con la ‘prima traduzione italiana col consenso dell’autore’ dell’opera di Charles Darwin, fino a quel momento sconosciuto agli italiani: Sull’origine della specie per elezione naturale, uscì nel 1864, dopo un quinquennio dall’edizione originale londinese.
Con il trasferimento della libreria a Bologna anche per l’attività editoriale si aprirono nuove prospettive, più solide e diversificate, recependo in special modo le esigenze del mercato universitario. Dal 1867 al 1884 – quando Zanichelli morì – la produzione andò progressivamente crescendo, con una media di una settantina di titoli nell’ultimo periodo, per un totale di 730 opere. Nell’insieme, aggiungendo le pubblicazioni modenesi, egli fu editore di 775 titoli circa. La letteratura, in particolare, conobbe un netto balzo in avanti per effetto della Collana elzeviriana Zanichelli, lanciata nel 1877 con il volume Postuma di Olindo Guerrini, pseudonimo di Lorenzo Stecchetti. Questo Canzoniere edito a cura degli amici andò subito esaurito, per cui in quello stesso anno ne venne stampata una seconda edizione accresciuta, quando comparve anche la raccolta delle Odi barbare di Carducci. Di fatto, il poeta e docente nell’ateneo bolognese fu il vero animatore della collana, la quale diede successo e fama alla casa editrice inducendo – tra gli altri – un giovane Gabriele D’Annunzio e Matilde Serao a proporre i loro testi per farli ospitare al suo interno. La collezione, di chiara matrice letteraria, fu molto prolifica e raccolse ampio consenso da parte del pubblico sia per gli autori inseriti sia per la bella veste tipografica, così da venire ampiamente imitata alimentando la diffusione di copie abusive.
A partire da questo momento il ruolo editoriale di Zanichelli venne sempre più affermandosi sul piano nazionale, grazie anche alla creazione di altre collane – tutte nate nell’ultimo decennio – con cui egli tracciò una linea di sviluppo che perseguiva un chiaro progetto culturale. L’enorme successo della Elzeviriana, con il conseguente problema della sua contraffazione mediante copie-pirata, portò a una Collezione elzeviriana economica già nell’anno successivo, dopo di che, sempre avvalendosi dell’insostituibile collaborazione di Carducci, seguirono altre quattro collane: la Nuova biblioteca elzeviriana, la Biblioteca di scrittori italiani, la Collezione di classici italiani e la Biblioteca di curiosità storico-letterarie. Riguardo al fenomeno delle ristampe abusive, malcostume allora estremamente diffuso soprattutto nel Sud d’Italia e che molto danneggiò Zanichelli, egli prese posizione sugli organi di stampa e all’interno delle proprie edizioni lamentando – con tono disilluso – la totale assenza dello Stato nel sorvegliare il mercato librario e nel colpire i contraffattori.
Intanto, oltre a incentivare la produzione monografica, Zanichelli intuì quella che fu una lacuna nel settore dei periodici dell’epoca, ovvero la mancanza di una rivista scientifica di taglio divulgativo ma di buon livello. A partire dal gennaio 1876, diede così vita al mensile La scienza applicata il quale, pur cessando alla fine di quell’anno, rappresentò un tassello importante nella strategia della casa editrice. A questa testata parteciparono docenti e studiosi autorevoli tra cui il fisico Augusto Righi – di cui Guglielmo Marconi fu allievo – ed essa anticipò la prestigiosa Rivista di scienza fondata nel 1907 da Federigo Enriques ed Eugenio Rignano, a cui aderì nuovamente pure Righi.
Dal 1879, inoltre, Nicola Zanichelli iniziò a contrassegnare le proprie edizioni con l’emblema di un seminatore in mezzo a un campo, a indicare che i libri rappresentano semi di cultura e fonte di progresso. Insieme alla marca editoriale egli adottò anche il monogramma NZ, entrambi talvolta accompagnati dal motto Laboravi fidenter.
Tre anni prima della sua scomparsa, nel 1881, fece stampare il Catalogo delle edizioni di Nicola Zanichelli libraio editore tipografo, organizzato in modo sistematico in quattordici sezioni in base a una tipologia mista per collane, formato dei volumi e importanti autori locali.
Dopo la sua improvvisa scomparsa, avvenuta a Bologna il 7 giugno 1884 – all’età di 65 anni – venne effettuato l’inventario legale dei beni complessivi da lui posseduti. Fra questi, la maggiore quota di capitale risultò essere la raccolta libraria, comprensiva di 64.000 volumi fisici circa – di cui 9200 appartenenti alla collana elzeviriana economica – mentre fra l’attrezzatura tipografica si elencarono tre moderni torchi e tre casse di caratteri.
La gestione dell’azienda proseguì con i figli Cesare e Giacomo, poi solo con Cesare fino a quando egli decise di procedere, nel 1906, alla costituzione della ‘Società anonima per azioni Nicola Zanichelli’. Con la morte di Cesare, avvenuta nel 1917, scomparve l’ultimo erede diretto di Nicola.
Fonti e Bibl.: Bologna, Archivio Notarile, Repertorio n. 10574-26, 10643-75, 10669-90, 10695-104, matrice n. 3008: inventario legale dell’eredità del fu Nicola Zanichelli; Archivio storico della Camera di commercio industria e artigianato, Fasc. Zanichelli, n. 7694; Archivio storico della casa editrice Zanichelli, C. Martini, I cent’anni della Zanichelli (datt. 1959); Biblioteca comunale dell’Archiginnasio, Carteggio Zanichelli; Archivio di Stato di Modena, Archivio Austro-Estense, Direz. prov. di Polizia in Modena, Atti di protocollo gen. dell’Assessorato, 1852, filza 48, f. 23.
L. Lodi, I primi passi di un editore, in il Resto del Carlino, 9 febbraio 1933, p. 3; G. Maioli, N. Z. libraio tipografo editore principe del Risorgimento emiliano, in La Mercanzia, XIV (1959), 11, pp. 1092-1096; S. Samek Ludovici, N. Z. libraio-tipografo-editore, in Accademie e biblioteche d’Italia, XXVII (1959), 4, pp. 235-242; G. Spadolini, Una Casa Editrice nella storia d’Italia, Bologna 1959; G. Zanelli, L’arresto a Pavullo nel 1851 di N. Z. e del suo socio, in Rassegna Frignanese, 1959-1960, pp. 69-72; C. Martini, Il periodo modenese di N. Z., in Annali della Pubblica Istruzione, VIII (1962), 3-4, pp. 345-353; C. Martini, Il primo volume stampato da N. Z., in Accademie e biblioteche d’Italia, XLII (1974), 4-5, pp. 269-272; Le edizioni Zanichelli. 1859-1939, Bologna 1984 (con un saggio di Mario Pazzaglia e uno di Domenico Z.); M. Evangelisti, Il catalogo scientifico della casa editrice Zanichelli tra il 1851 e il 1939, in Editoria e lettura a Bologna tra Ottocento e Novecento, Bologna 1999, pp. 39-89; G. Tortorelli, Tra le pagine. Autori, editori, tipografi nell’Ottocento e nel Novecento, Bologna 2002; L. De Franceschi, N. Z. Libraio tipografo editore (1843-1884), Milano 2004 (a cui si rimanda per fonti e bibliografia complete).