VILLANI, Nicola
Poeta e critico, nato a Pistoia nel 1890, di nobile famiglia. Studiò a Firenze, a Siena e a Pisa, poi entrò nella corte del cardinale Tiberio Muti in Roma, dove rimase qualche anno. Compiuto un viaggio in Grecia, prese dimora a Venezia; da questa città verso il 1630, fece ritorno a Roma, e quivi si spense nel 1636.
Come poeta ha lasciato un volume di Rime piacevoli di valore artistico scarsissimo: sono notevoli soltanto i capitoli rivolti a satireggiare, ormeggiando nell'invenzione T. Boccalini, i vizî della poesia secentistica, dai quali non fu del resto esente egli stesso. Incompiuto rimase un poema eroico, Fiorenza difesa, di evidente imitazione tassesca, che, anche terminato, non gli avrebbe certo assicurato gran fama. Anche le due satire in esametri latini contro la corruzione contemporanea, sebbene molto lodate nel Seicento e nel Settecento, non si sollevano al disopra della mediocrità.
Qualche valore serba invece l'opera del critico, sebbene non riesca a superare i limiti dell'aristotelismo secentesco. Con due scritture anonime, l'Uccellatura di Vincenzo Foresi (1630) e le Considerationi di Messer Fagiano sopra la seconda parte dell'Occhiale del cav. Stigliani (1631), partecipò alla polemica sull'Adone del Marino, dimostrando, ad onta del greve bagaglio erudito, molto acume e buon senso, e riuscendo a tenersi, in genere, lontano dalle esagerazioni così dei difensori come dei detrattori. Nelle Considerationi sono interpolate ampie digressioni riguardanti Dante, il Petrarca, il Tasso e altri poeti del Cinquecento e del Seicento, le quali, pur essendo condotte con metodo umanistico, costituiscono certo quanto di meglio abbia scritto il V. per freschezza d'impressioni e assennatezza di giudizî. È prova del suo buon gusto non solo l'aver saputo additare i più gravi difetti della poesia dell'età sua, ma anche l'aver compreso la grandezza di Dante e dell'Ariosto, in un'epoca in cui essa era da troppi misconosciuta. Della sua vasta e solida cultura diede saggio anche in un Ragionamento sopra la poesia giocosa de' Greci, de' Latini e de' Toscani 1634) e nelle brevi note che scrisse alle Storie e all'Ecerinis di Albertino Mussato, nonché all'Achilleis di Antonio Loschi.
Bibl.: A. Ceccon, Di N. V. e delle sue opere, Cesena 1900; U. Cosmo, Le osservazioni alla "Divina Commedia" di N. Villani, Città di Castello 1894; C. Trabalza, Storia della critica letteraria in Italia, Milano 1915, pp. 332-36; A. Belloni, Il Seicento, 2ª ed., Milano 1929, pp. 564-567; B. Croce, Storia dell'età barocca in Italia, Bari 1929, pp. 200-204.