TERRACCIANO, Nicola
– Nacque a Pozzuoli il 13 novembre 1837 da Antonio e da Maria Pisano.
Compiuti gli studi delle scuole inferiori e medie, s’iscrisse all’allora Reale Scuola superiore di medicina veterinaria e agricoltura di Napoli, conseguendo la laurea a soli ventuno anni. Ebbe come docenti Michele Tenore, Giovanni Gussone e Guglielmo Gasparrini, trovando soprattutto in Gussone il suo punto di riferimento. Questi facilitò la chiamata, avvenuta per nomina ministeriale il 16 dicembre 1858, di Terracciano a direttore del podere dell’Istituto agrario di Melfi, ove prese a insegnare agronomia.
Sposatosi con Enrichetta Cataldi, nel 1861 nasceva il primogenito Achille (v. la voce in questo Dizionario), anche lui successivamente botanico. Nel medesimo anno, in data 14 agosto successe a Gussone nella direzione del Giardino Reale all’inglese e orto botanico di Caserta, mantenendo tale carica per un ventennio, per poi essere nominato ispettore dei Reali Giardini fino al 1903, anno in cui chiese di essere collocato a riposo. Nel corso di questa lunga reggenza Terracciano si adoperò per migliorare le condizioni strutturali del Giardino facendovi costruire già nel 1862 la ‘serra grande’ e introducendo la coltivazione di piante indigene ed esotiche nel vivaio di cui era dotato l’orto; la duplicazione delle piante così ottenute fu messa in vendita, allestendo Terracciano un Catalogo delle piante vendibili nel Reale Giardino Inglese di Caserta, che usciva a Napoli nel 1863.
Grazie alle spiccate doti di ricercatore che Terracciano trasferiva sulla conduzione del Giardino, i risultati acquisiti gli valsero il conseguimento del diploma d’onore, ottenuto nell’Esposizione universale di Vienna del 1873; a seguito del riconoscimento, il Cenno intorno al giardino botanico della Real Casa in Caserta ed a certe piante rare che vi si coltivano (Caserta 1876) fu tradotto in tedesco da Carl Bolle come Wink über den botanischen Garten des königlichen Hauses zu Caserta, e uscì in Monatsschrift des Vereins zur Beförderung des Gartenbaues in den Königl. Preussischen Staaten, 1878, n. 21, pp. 161-166, 198-203, 247-254; seguirono altre due brevi note: Die Wirkungen der Kälte im Winter 1879-80 auf gewisse Pflanzen der Warme Zone, welche zu Caserta unter freien Himmel cultivirt worden, e Die Kultur der Eucalyptus im botanischen Garten der Real Casa zu Caserta, entrambi in Deutscher Garten, 1880-1881, n. 1, pp. 159-164, 447-451.
Non pago del titolo conseguito in medicina veterinaria, Terracciano volle iscriversi alla facoltà di scienze naturali dell’Ateneo partenopeo; dopo la laurea, riuscì a ottenere incarichi di docenza presso gli istituti secondari superiori nella provincia di Caserta, dapprima inizialmente presso la Scuola normale maschile, poi nell’Istituto provinciale agrario e nel Regio istituto tecnico; in seno alle attività didattiche Terracciano si mise a disposizione per svolgere escursioni naturalistiche, di cui si ha traccia in Escursioni scientifiche fatte nell’anno scolastico 1869-1870 dal III corso della Scuola Normale maschile di Caserta sotto la direzione del professore Cav. Nicola Terracciano (Napoli 1870). Nel 1882 fu inoltre chiamato a insegnare al corso di selvicoltura della Reale Scuola superiore agraria di Portici. Fu inoltre membro del consiglio provinciale scolastico di Terra di lavoro, delegato scolastico del mandamento di Caserta, membro ordinario del consiglio di vigilanza nell’ambito dell’insegnamento tecnico e professionale di Caserta.
Sul piano strettamente scientifico, Terracciano si inserì appieno nella tradizione floristica italiana, che egli assimilò tramite la scuola di Tenore e Gussone e, tranne qualche eccezione, tutta la sua produzione scientifica fu espressione di quell’indirizzo, che egli interpretò in maniera assai raffinata. A partire dal 1861 Terracciano cominciò a illustrare la flora dei dintorni di Melfi, in cui dava conto delle esplorazioni compiute in territorio lucano, regione che avrebbe costituito in seguito una costante della sua indagine. Quasi contemporaneamente, mettendo presto a frutto la sua posizione di direttore, cominciò a descrivere anche la flora che trovavasi coltivata nel Real Giardino di Caserta, dando conto periodicamente, lungo tutto l’arco della sua direzione, delle nuove specie più significative via via introdotte.
Data la permanenza costante a Caserta, a partire dal 1864, in una serie di articoli, prese a perlustrare e a descrivere la vegetazione della Terra di lavoro. Le ricerche furono poi organicamente esposte nella serie intitolata Relazione intorno alle peregrinazioni botaniche fatte per disposizione della Deputazione provinciale di Terra di Lavoro, che usciva a Caserta in quattro volumi (1872, 1873, 1874, 1878).
Nella prefazione al primo volume Terracciano dichiarava quale fosse stato lo stile sotteso alla stesura delle relazioni: «il campo della natura è sì vasto, che assai volte gli oggetti che meritano di essere studiati sfuggono, e niuno, segnatamente in fatti di scienze Naturali, può esser mai certo e sicuro di aver bene investigato una contrada, anche ristretta, e di esser giunto al caso di conoscere minutamente e bene tutto ciò che in essa naturalmente si trova» (p. 4). Coerentemente con tali assunti, alla descrizione della flora Terracciano premetteva una sintetica ma efficace ‘parte geologica’ (pp. 5-20).
Al medesimo periodo risaliva la monografia intitolata I legnami della Terra di Lavoro al Concorso agrario regionale del 1879 in Caserta, Caserta 1879. Parallelamente compì numerose escursioni nella zona del monte Vulture, a cui dedicò la monografia Florae Vulturis synopsis exhibens plantas vasculares in Vulture monte ac finitimis locis sponte vegetantes, in Atti del Real Istituto d’Incoraggiamento alle scienze naturali, economiche e tecnologiche di Napoli, 1869, vol. 6, pp. 241-457; seguì Enumeratio plantarum vascularium in agro Murensi sponte nascentium, in Nuovo giornale botanico italiano, 1873, vol. 5, pp. 5-26, 41-86, 145-156, 225-260 (cui seguì, a distanza di tempo, Ad enumerationem plantarum vascularium in Agro Murensi sponte nascentium addenda, in Bullettino dell’orto botanico della Regia Università di Napoli, 1913, vol. 3, pp. 113-192).
La successiva produzione scientifica di Terracciano, punteggiata da una serie di brevi note in cui si comunicava la scoperta di nuove specie, culminava con due monumentali flore: quella relativa al monte Pollino, a illustrazione della quale Terracciano pubblicò Synopsis plantarum vascularium Montis Pollini, in Annuario del Regio Istituto botanico di Roma, 1890, vol. 4, pp. 3-192, a cui seguirono, a completamento del quadro, Intorno alla flora del monte Pollino e delle terre adiacenti, in Atti della R. Accademia delle scienze fisiche e naturali di Napoli, s. 2, 1896, vol. 8, pp. 1-18, e Addenda ad Synopsidem plantarum vascularium montis Pollini, in Annuario del Regio Istituto botanico di Roma, 1900, vol. 9, pp. 23-88; quella dei Campi Flegrei, che impegnò Terracciano fino all’estremo della vita: Flora dei Campi Flegrei, in Atti del Reale Istituto d’incoraggiamento di Napoli, s. 6, 1910, vol. 61, pp. 487-922, cui seguono l’Aggiunta alla Flora dei Campi Flegrei, ibid., 1916, vol. 68, pp. 269-454 e Seconda aggiunta alla Flora dei Campi Flegrei, ibid., 1921, vol. 73, pp. 1-11.
Terracciano fu socio di numerose accademie, sia italiane, sia straniere, fra cui la Società italiana di scienze naturali, la Società botanica italiana, la Società crittogamica italiana, il Reale Istituto d’incoraggiamento di Napoli, la Société nationale académique di Cherbourg, la Société royale linnéenne di Bruxelles, la Société neuchâteloise des sciences naturelles, la Royal Society di Edimburgo.
Morì a Bagnoli il 20 febbraio 1921.
Postumi uscirono Funghi mangerecci ammessi alla pubblica vendita del mercato di Napoli (Avellino 1930) e Il castagno in agro montellese (Avellino 1932). Presso L’Erbario dell’orto botanico di Napoli è collocato l’Herbarium neapolitanum che conserva parte, benché esigua, della collezione degli exsiccata adunati da Nicola e dal figlio Achille; vi si ritrovano gli esemplari destinati all’illustrazione della flora dei Campi Flegrei, raccolti in quarantanove fascicoli, ammontanti a circa 3500 unità; vi confluiscono anche 30 fascicoli di campioni vegetali provenienti da Muro Lucano, da Terra di Lavoro e dal monte Pollino e due di briofite. La collezione fu lasciata all’orto con il testamento da Achille Terracciano.
Opere. Alle opere pubblicate in vita vanno aggiunti: Inventario della flora del Vulture, 1869, a cura e con traduzione di G. Settebrino, Lavello 1994; I Funghi. I funghi del Giardino inglese della Reggia di Caserta nella interpretazione di Nicola Terracciano (Identificazione e revisione critica a cura di V. Migliozzi - M. Camboni), a cura di S. Ascarelli - A. Rambelli, s.l. s.d. [ma Viterbo 2006].
Fonti e Bibl.: F. Cavara, N. T., in Bollettino della Società botanica italiana, 1921, pp. 22-24; Id., N. T. botanico napoletano. Commemorazione, in Bollettino della Società dei naturalisti in Napoli, s. 2, 1921-1922, n. 34, pp. 19-32 (con ritratto ed elenco delle pubblicazioni); A. Béguinot, Botanica, Milano 1938, pp. 271, 327, 392; Il Giardino inglese nella Reggia di Caserta. La storia e i documenti, le piante, le fabbriche, Napoli 1987, pp. 54, 57, 64; A. Santangelo - G. Caputo - V. La Valva, L’Herbarium Neapolitanum, in Allionia, 1995, vol. 33, pp. 103-120; G. Settembrino - M. Strazza, Viaggiatori in Basilicata (1777-1880), Potenza 2004, pp. 133 s.; M.R. Iacono, La vita e le opere di N. T., in I Funghi. I funghi del Giardino inglese della Reggia di Caserta, cit., pp. 9 s.; P. Di Lorenzo, I gabinetti scientifici dell’Istituto agrario, in Rivista di Terra di Lavoro, 2007, n. 2, pp. 9 s.; F. Canestrini, Il restauro del Giardino inglese, ovvero del “Real orto botanico”, in Bollettino d’arte, s. 7, 2012, n. 15, pp. 141-146, 149-162; M.R. Iacono, La storia del Giardino inglese. Il “bello” e l’“utile” secondo i dettami del Settecento, ibid., pp. 132, 134-139; S. Perito - S. Panadisi, Il roseto del Giardino inglese dai cataloghi dell’Archivio storico della Reggia, ibid., pp. 164 s.; A.M. Iacono, Botanici e giardinieri alla Reggia di Caserta, in La festa delle arti. Scritti in onore di M. Fagiolo, Roma 2014, p. 740.