RICCIOTTI, Nicola
Martire della libertà italiana, nato a Frosinone l'11 luglio 1797, fucilato nel vallone di Rovito, presso Cosenza, il 25 giugno 1844. Aveva un fratello, Michele, che l'8 marzo era stato arrestato a Napoli con l'accusa di essere ascritto alla Loggia filantropica partenopea, e da lui ebbe ispirazione di arruolarsi nell'esercito che Guglielmo Pepe guidava contro gli Austriaci comandati dal Frimont. Dopo la rotta di Rieti tornò a Frosinone, dove fu imprigionato e condannato (1823) a vent'anni di galera nelle prigioni di Civitacastellana, insieme con l'altro fratello, Giacomo, che poi morì di stenti in quel reclusorio. Ottenuta la libertà con l'amnistia data da Gregorio XVI (1831), andò in esilio in Corsica e colà conobbe il Mazzini, quindi, sceso in Italia, penetrò in Ancona, che era stata occupata dai Francesi e vi comandò la colonna mobile dei volontarî. Poco dopo esulò in Francia, dove visse fino al 1833 sorvegliato dalla polizia. Ascrittosi alla Giovine Italia, ebbe dal Mazzini incarichi di tornare furtivamente in Italia per preparare proseliti e moti concordi negli Abruzzi e nello stato pontificio, insieme con quelli che avrebbero dovuto scoppiare in Savoia (febbraio 1834). L'anno dopo andò in Spagna e combatté contro i carlisti col grado di tenente in un battaglione di tiratori di Navarra, e per il suo valore fu promosso (1837) capitano, quindi (30 giugno 1843) comandante di fanteria. Lasciò la Spagna alla notizia che in Italia si preparavano moti insurrezionali e, andato a Londra (gennaio 1844), s'intese col Mazzini che si sarebbe recato nelle Marche. Fu da lui provvisto di passaporto e di danaro. Sbarcato a Malta, raggiunse Corfù (5 giugno), dove s'incontrò con i fratelli Bandiera (v.), i quali preparavano la spedizione in Calabria, e abbandonato il disegno delle Marche, si unì con loro, e con loro trovò morte gloriosa.
Bibl.: R. Pierantoni, Storia dei fratelli Bandiera e loro compagni in Calabria, Milano 1907 (con bibl.); e inoltr.: Nella inaugurazione del monumento a N. R., Frosinone 1910; G. Mazzini, Epistolario (ediz. nazionale), XXVI.