ORSINI, Nicola
ORSINI, Nicola. – Figlio di Roberto di Romano e di Sveva del Balzo, nacque probabilmente nel 1331.
Si ignora il nome della moglie, dalla quale ebbe un solo figlio, Roberto, che gli premorì nel 1393.
Uomo molto pio, con una buona levatura culturale (come si ricava anche dall’ottimo livello della sua grafia), intrattenne rapporti epistolari con Coluccio Salutati e questi, nel 1368, ne esaltò l’opera letteraria, affermando che le sue acute Declarationes sarebbero state degne di reggere il confronto con le migliori dell’antichità. Anche Giovanni Boccaccio si onorava di avere con lui rapporti di amicizia. Sappiamo anche che partecipò a un convegno tenutosi, probabilmente nel 1361, nel giardino della dimora di Barbato da Sulmona, presieduto da Nicola Acciaiuoli, presenti lo stesso Barbato, Napoleone Orsini conte di Manoppello e altri devoti di Petrarca, al quale inviarono un appello per persuaderlo alla pubblicazione dell’Africa.
Dal padre ereditò il titolo di conte di Nola e di Soleto nel Regno e quello di conte palatino con metà del comitato Aldobrandesco in Toscana, oltre un’enorme quantità di domini territoriali e beni immobiliari urbani ed extraurbani a Roma e nel territorio romano. In linea con quella che era stata la tradizionale politica degli Orsini del ramo dei conti di Nola, collaborò con i pontefici e con i sovrani angioini di Napoli. A quanto sembra, nell’ambito dello scisma avrebbe mantenuto una posizione sostanzialmente neutrale fino alla scomparsa della regina Giovanna (1382), per poi avvicinarsi al partito romano.
Nei suoi domini prese varie iniziative per realizzare migliorie di pubblica utilità e la sua pietà religiosa lo spinse a progettare, realizzare e sostenere opere pie. Ebbe anche in animo di fondare un monastero certosino a Roma e, sempre nella sua città, di restaurare la basilica di S. Croce in Gerusalemme.
Nonostante le sue devote inclinazioni, fu molto abile nell’inserirsi nei complessi giochi politici e di interessi papali, regnicoli e familiari. Fu anche uomo d’arme e condottiero di milizie, come per esempio nel 1359, quando contrastò l’avanzata del conte Lando (Corrado Wirtinguer di Landau) in Abruzzo. Nel 1356 fu senatore di Roma in coppia con Pietro Sciarra Colonna. Dal 1359 al 1361 fu viceré d’Abruzzo.
Nel febbraio 1363 fu inviato dalla regina Giovanna di Napoli ad Avignone con l’incarico di corrispondere il censo dovuto alla Camera apostolica. In tale occasione richiese l’intervento papale per dirimere una controversia che lo opponeva proprio alla sovrana napoletana, la quale gli aveva riconcesso sotto nuovi servizi feudi già pertinenti alla contea di Nola (almeno così egli sosteneva); in forza dei titoli vantati, Nicola si era rifiutato di prestare tali servizi ed era incorso nella minaccia della confisca del feudo. Il pontefice, accogliendo la sua petizione, commise la causa all’arcivescovo di Napoli, riuscendo in tal modo a mettere fine alla controversia.
Nel 1365 fu nominato dal cardinale Albornoz gonfaloniere della Chiesa romana e successivamente, sia da Urbano V sia da Gregorio XI, venne designato rettore della provincia del patrimonio di S. Pietro in Tuscia.
Perseguì costantemente una politica di forte potenziamento della sua famiglia, arrivando a intromettersi nelle questioni relative ad altri rami del casato, nelle mire di assumere il ruolo di primo referente per nipoti e parenti. Nel 1371 partecipò a una solenne riunione con altri otto capifamiglia dei diversi rami della stirpe degli Orsini. Di comune accordo essi cedettero a Rinaldo e a Giovanni di Orso i loro diritti su Castel S. Angelo, che era stato perduto con l’avvento al potere della Felice Società dei balestrieri e pavesati.
La famiglia non riuscì mai a recuperare la fortezza, tuttavia l’intento manifestato e le modalità del consesso indicano con chiarezza la volontà dei vari rami di continuare a costituire un unico casato, con un solo centro, Roma.
Nel 1383 figura ancora quale procuratore di Carlo III di Durazzo.
Morì nel 1399.
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