ORLANDINI, Nicola
ORLANDINI, Nicola. – Nacque il 10 aprile 1553 a Firenze. Della famiglia di origine non si hanno notizie.
Entrò nella Compagnia di Gesù il 7 novembre 1572, prendendo i voti solenni il 31 luglio 1595 a Napoli. Se si esclude lo studio della retorica, che insegnò a Napoli tra il 1577 e il 1580, si formò al Collegio Romano, dove seguì i corsi di teologia tra il 1580 e il 1584. Da quell’anno al 1589 fu nel noviziato romano di S. Andrea al Quirinale, dove tenne corsi per i novizi e si occupò della redazione delle Litterae annuae relative agli anni 1583-85 in vista della loro pubblicazione (Annuae litterae Societatis Iesu anni 1583-1585. Ad patres, et fratres eiusdem Societatis, Romae 1585-87). In quegli anni servì anche come segretario del generale Claudio Acquaviva.
Fu il padre confessore del collegio gesuitico di Nola nel 1590, prima di diventare rettore (1591) e maestro dei novizi (1593) a Napoli, incarico che conservò fino al 1599, quando tornò a Roma, a S. Andrea al Quirinale, per dedicarsi alla stesura della sua opera più importante, l’Historiae Societatis Jesu prima pars, authore Nicolao Orlandino, Societatis eiusdem sacerdote (Roma 1614; Colonia 1615 e 1621; Anversa 1620), senza alcun dubbio il suo capolavoro storiografico.
Durante il generalato di Acquaviva nacque, tra Orlandini e il suo collaboratore e successore Francesco Sacchini, una «vera e propria storiografia della Compagnia di Gesù», un’«im-presa storiografica» che andò oltre le prime cronache e testimonianze storiografiche e che deve essere valutata alla luce dell’opera di «consolidamento e di autolegittimazione compiuta dalla Compagnia» in quegli anni (Broggio et al., 2007, p. 12). Da una lettera inviata da Madrid a Roma da Pedro de Ribadeneira si evince che Acquaviva affidò l’incarico a Orlandini presumibilmente prima del dicembre 1597. Ribadeneira, per il quale Orlandini era «persona tan a propósito para cosa tan grande», si rallegrava per l’incarico conferito al confratello e si offriva di aiutarlo, di raccontargli i suoi ricordi sugli inizi della Compagnia di Gesù e di fargli avere del materiale dall’archivio romano dell’ordine (Fontes narrativi, III, pp. 416 s.).
Nella redazione dell’Historia, che segue le vicende del fondatore dell’Ordine, Ignazio di Loyola, fino alla sua morte, avvenuta nel 1556, Orlandini mantenne lo stile annalistico delle Litterae annuae. Riuscì a convincere molti gesuiti, alcuni dei quali in età già avanzata, a mettere per iscritto i loro ricordi sugli inizi della Compagnia, ma la sua fonte principale fu la Vita Ignatii Loiolae et rerum Societatis Jesu historia, ovvero il Chronicon di Juan Alfonso de Polanco, il fedele segretario di s. Ignazio e poi dei generali Diego Laínez e Francesco Borgia, nel cui manoscritto, tra l’altro, è possibile leggere le annotazioni a margine per mano dello stesso Orlandini. Secondo il piano originario, il Chronicon, iniziato nel 1573-74, avrebbe dovuto essere una compilazione di fonti, redatta da Polanco in forma annalistica seguendo la struttura territoriale della Compagnia di Gesù in case e province. Il materiale raccolto avrebbe dovuto fornire la base documentaria per comporre una storia generale dell’ordine, una storia di ciascuna casa o collegio, le biografie dei gesuiti più notevoli e un direttorio, vale a dire una guida per i superiori nella loro attività di governo. Orlandini si fece carico del progetto, omettendo però, per forza di cose, una grande quantità di dettagli presenti nel Chronicon.
Daniello Bartoli, secondo quanto riportato da Antonio Astrain (1902, p. XL), considerava l’Historia una rielaborazione, stilisticamente più riuscita, del Chronicon. Francesco Sacchini, che prima pubblicò postumo il volume di Orlandini, rivedendone e completandone il manoscritto, e ne continuò poi l’opera nel 1620 con il secondo volume sul generalato di Diego Laínez, giudicò generosamente il lavoro del confratello, asserendo che questi aveva preso molto da Polanco e quindi, vista la statura di cotanto modello, i suoi commentaria non potevano che essere solidi, sinceri e fededegni (F. Sacchini, Historiae Societatis Jesu, pars secunda, sive Lainius. Auctore R. P. Francisco Sacchini, Societatis eiusdem sacerdote, Colonia 1621, p. 2*).
Acquaviva affiancò a Orlandini, oltre a Sacchini, il polacco Mikołaj Łęczycki (Nicolaus Lancicius), che fu il suo principale collaboratore dal 1601 al maggio 1606 (Fontes narrativi, III, pp. 639 s.). Łęczycki ebbe modo, nei venti anni che complessivamente trascorse a Roma, di prendere contatto con una trentina di contemporanei di Ignazio. Si conoscono, tra le altre, le domande che pose al confratello Olivier Mannaerts, un padre belga della seconda generazione dell’ordine, che rispose con estrema franchezza in una lunga lettera. Mannaerts, su indicazione del generale Acquaviva, che gli aveva ordinato di fissare per iscritto i suoi ricordi e di inviarli a Orlandini a Roma, indirizzò a quest’ultimo diverse lettere nel 1599-1600 (Gilmont, 1961, pp. 40, 42, 279).
Tra il 1603 e il 1604 Orlandini, di salute cagionevole, fu ricoverato nell’infermeria del Collegio romano.
Morì a Roma il 17 maggio 1606.
Orlandini scrisse altre opere di carattere storico-biografico: una vita di Pierre Favre, uno dei fondatori della Compagnia di Gesù, successivamente tradotta in italiano (Vita Petri Fabri, qui primus fuit sociorum Beati Ignatii Loiolae Societatis Iesu, Lyon 1617; seconda edizione: Forma sacerdotis apostolici, expressa in exemplo Petri Fabri, qui fuit primus e sociis S. Ignatiii Loiolae, fundatoris Societatis Jesu, Dillingen 1647; Vita del p. Pietro Fabro primo compagno di s. Ignatio Loiola, e primo sacerdote della Compagnia di Giesù. Scritta dal p. Nicolò Orlandini dell’istessa Compagnia in lingua latina, Roma 1629; Bologna 1631), e un commento alle Costituzioni e alle Regole comuni dell’ordine, rimasto inedito fino al 1876 e pubblicato per opera dei gesuiti inglesi (Tractatus seu commentarii in summarium constitutionum et in regulas communes, Roehampton 1876). L’opera si occupa dei principi spirituali dell’ordine, come il suo fine e la sua mobilità di natura apostolica, e di elementi della vita interna, come la penitenza, la correzione fraterna, la castità, l’obbedienza e la povertà (Iparraguirre, 1961, pp. 98 s.).
Fonti e Bibl.: Archivum Romanum Societatis Jesu, Inst. 83; J.A. de Polanco, Vita Ignatii Loiolae et rerum Societatis Jesu historia. Auctore Johanne Alphonso de Polanco, eiusdem Societatis sacerdote, a cura di J.M. Velez - V. Augustí, I-VI, Madrid 1894-98; A. Astrain, Historia de la Compañía de Jesús en la asistencia de España, I, Madrid 1902, p. XL; J.E. de Uriarte, Catálogo razonado de obras anónimas y seudónimas de autores de la Compañía de Jesús pertenecientes á la antigua asistencia española, IV, Madrid 1914, pp. 65 s.; L. Koch, Jesuiten-Lexikon. Die Gesellschaft Jesu einst und jetzt, Padeborn 1934, p. 1340; C. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, V, rist. Héverlé-Louvain 1960, coll. 1934 s.; Fontes narrativi de Sancto Ignatio de Loyola et de Societatis Jesu initiis, a cura di C. de Dalmases, II, Roma 1951, p. 39*; III, ibid. 1960, pp. 416 s., 639 s.; J.-F. Gilmont, Les écrits spirituels des premiers jésuites. Inventaire commenté, Rome 1961, pp. 40, 42, 94, 200, 204, 279; I. Iparraguirre, Répertoire de spiritualité ignatienne. De la mort de S. Ignace à celle du p. Acquaviva (1556-1615), Roma 1961, pp. 98 s.; Diccionario historico de la Compañía de Jesús. Biografico-tematico, a cura di C.E. O’Neill - J.M. Domínguez, III, Roma-Madrid 2001, p. 2924; P. Broggio et al., Introduzione, in I gesuiti ai tempi di Claudio Acquaviva. Strategie politiche, religiose e culturali tra Cinque e Seicento, Brescia 2007, pp. 5-18.