MONTERISI, Nicola
MONTERISI, Nicola. – Nacque a Barletta il 21 maggio 1867 da Angelo e da Maria Decorato.
Crebbe all’interno di una famiglia molto religiosa di cui ben quattro dei figli pronunciarono i voti. Il fratello Ignazio (1860-1913), nominato arcivescovo di Marsico-Muro Lucano- Potenza, amico e corrispondente di don Giuseppe De Luca, si distinse nella sua diocesi per l’impegno contro le permanenze nel mondo rurale, afflitto da diffusa miseria e analfabetismo, di superstizioni e sincretismi magici.
Maturata in famiglia la vocazione al sacerdozio, nel 1881 Monterisi iniziò il percorso di studio nel seminario interdiocesano di Bisceglie, diretto dal rettore don Donato Dell’Olio. Dal 1886 al 1889 proseguì gli studi liceali al seminario vaticano a Roma dove, fino al 1893, fu anche alunno dell’Almo collegio Capranica, insieme con Romolo Murri, con cui strinse rapporti di amicizia. Frequentò poi il corso di filosofia e teologia presso l’Università Gregoriana, laureandosi in teologia dommatica nel 1895, e quello di diritto canonico presso il Collegio Apollinare, conseguendo la laurea nel 1897, anno in cui si laureò anche in lettere presso la Regia Università di Roma con una tesi dal titolo Leggenda e realtà intorno a s. Ruggero, vescovo di Canne e patrono di Barletta, primo studio critico sul santo, pubblicata a Barletta nel 1905.
Il 15 agosto 1893 fu ordinato sacerdote a Trani da mons. Domenico Marinangeli e celebrò la sua prima messa nella chiesa di S. Giovanni di Dio a Barletta. Nel 1897 ritornò nella sua diocesi di Barletta, insegnando teologia dommatica nel seminario di Bari (1898-99) e in quello di Trani e impegnandosi in un’opera di animazione sociale e promozione culturale con il circolo Leone XIII di Barletta, alla cui nascita, nel 1900, contribuì personalmente. Durante il soggiorno romano aveva maturato la consapevolezza dell’importanza della stampa, quale strumento di formazione-informazione e creazione di una nuova identità cattolica, non più nostalgica e recriminatoria. In quest’ottica si colloca la fondazione, nel 1902, del periodico Il Buon Senso, quindicinale d’ispirazione democratico-cristiana, che diresse fino al 1913.
Oltre alla designazione a teologo della Cattedrale metropolitana, divenne parroco della basilica del S. Sepolcro. La sua attività in tale veste (1908-1913) fu connotata dalla grande cura verso la predicazione, la formazione catechistica, la promozione delle vocazioni religiose e l’impegno sociale.
Il 22 agosto 1913 fu nominato vescovo di Monopoli da Pio X. La consacrazione avvenne a Roma, l’8 settembre, nella chiesa di S. Maria in Vallicella, da parte del cardinale Antonio Vico.
«Fidente nella parola di Gesù Cristo, mi presento a voi come Egli stesso desidera, senza borsa, né sacca, né calzari (Luca, X, 4). Mi presento senza altre credenziali che quelle che Egli stesso mi ha dato per mezzo di Pietro, vivente oggi nella sua Chiesa». In questo incipit della Prima lettera pastorale al clero e al popolo della sua diocesi (ripubbl. in Trent’anni di episcopato. Moniti e istruzioni, a cura di A. Balducci, Isola del Liri 1950 [Roma 2005]), viene riassunta la peculiare spiritualità di Monterisi. Per quanto concerne la sua attività pastorale, in una delle sue prime lettere alla diocesi di Monopoli (ripubbl. in Trent’anni di episcopato nel Mezzogiorno 1913-1944. Memorie, scritti editi ed inediti, a cura di G. De Rosa, Roma 1981), rifletteva criticamente sulla religiosità meridionale fatta di «fiumane di popolo alle nostre processioni», di «numerose confraternite» e di «semicredulità variopinta».
Forte fu poi l’impegno nella diffusione dell’Azione cattolica come anche degli istituti religiosi e nella formazione del clero, con un’attenta cura per l’insegnamento impartito nei seminari.
Durante la prima guerra mondiale non condivise il diffuso atteggiamento patriottico dell’episcopato meridionale. Nella lettera pastorale della quaresima del 1917, Nella guerra attuale benediciamo il Signore (Napoli 1917), presentava la guerra come un «immane flagello», che disvela negli anni la fragilità del mondo cattolico del Mezzogiorno e che vede, oltre alla «strage di milioni di uomini», anche una «strage di anime».
A seguito del concistoro del 15 dicembre 1919, Monterisi fu promosso alla sede metropolitana di Chieti e contemporaneamente assunse l’incarico di amministratore della diocesi di Vasto.
Passato dalle giovanili simpatie per l’intransigentismo cattolico a posizioni vicine al partito di Luigi Sturzo, manifestò una chiara presa di distanza nei confronti del fascismo, proibendo nel 1921 con una lettera pastorale, la benedizione dei gagliardetti. Anche quando i rapporti della Chiesa divennero accomodanti e amichevoli nei confronti del regime mantenne un atteggiamento di rigoroso afascismo. La linea pastorale già praticata in Puglia fu confermata nelle sue linee d’insieme anche nella diocesi di Chieti-Vasto, con un’accentuazione, dovuta anche alla mutata realtà politica, degli aspetti formativi e religiosi, in cui veniva privilegiata la devozione eucaristica. Episodi emblematici in quest’ottica furono la proposta, avanzata con una lettera al papa nel 1925, di costituire un seminario meridionale in cui formare i quadri ecclesiastici dei seminari regionali, da impegnare nell’opera di diffusione del sentire organico e riformatore di Pio XI, e l’organizzazione nel 1929 di un primo congresso eucaristico diocesano.
Il 5 ottobre 1929 divenne arcivescovo primate di Salerno, ruolo che coprì fino alla morte.
Anche la lettera inviata all’arcidiocesi dopo la nomina dà conto in maniera esemplare della sua spiritualità: «Il successo benefico della mia missione a Salerno dipende in gran parte da voi; vorrei dire in massima parte, anzi forse tutto da voi […]. La Chiesa gerarchica e visibile, a capo della quale c’è il Romano Pontefice, mentre a capo delle singole diocesi c’è il Vescovo, è solo l’organizzazione esterna e sensibile di quell’altra realtà interiore e ben più profonda, che appartiene al Corpo Mistico. Il Corpo Mistico è principalmente la misteriosa estensione di Gesù negli uomini, […] (Essa forma) di Gesù e dei suoi credenti realmente un essere solo. La quale unità […] è l’effetto sostanziale dell’Eucarestia. Il successo della Gerarchia esterna della Chiesa dipende dalla vitalità intrinseca del Corpo Mistico. Se in diocesi ci sono santi, molti santi, grandi santi, il successo è assicurato; altrimenti, qualunque sia l’opera o l’intelligenza o la prudenza o l’esperienza umana del Vescovo, egli forse lavora invano» (Trent’anni di episcopato. Moniti ed istruzioni, cit., p. 163).
Durante l’episcopato di Monterisi, nella diocesi furono istituite ben 25 nuove case religiose femminili, 8 maschili, 11 nuove parrocchie e 3 vicarie curate perpetue. Nel 1932, nell’ambito della riorganizzazione dei seminari già avviata da Pio X e che papa Ratti riprese e rilanciò, fu fondato a Salerno il Pontificio seminario regionale salernitano-lucano intitolato a Pio XI. Monterisi aveva ormai una notorietà e un prestigio che travalicavano i confini della diocesi e del Mezzogiorno e riconosciuta era anche la sua autorevolezza all’interno della Conferenza episcopale della regione ecclesiastica salernitano-lucana. Nel governo della diocesi si contraddistinse per un costante, intenso, rapporto collaborativo con i parroci, per valorizzare la dimensione sinodale ed esaltare il ruolo della parrocchia come «centro irradiatore di pensiero cristiano ed animatore di vita soprannaturale sia individuale che collettiva » e non «soltanto di centro burocratico » (Spera, 1985, p. 112).
Uno strumento importante di comunicazione fu il periodico diocesano con la rubrica Notificazioni al clero ed al popolo. Significativi di questo suo metodo di governo e del suo stile personale furono due articoli, che crearono scalpore, pubblicati nel 1933: Si è fatto sempre così! e Monsignore non vuole, così vuole Monsignore, attraverso i quali clero e fedeli della diocesi venivano sollecitati a non rimanere ancorati alla tradizione o acquiescenti nei confronti dell’autorità gerarchica.
Dalle pagine del suo diario, redatto dal 1894 al 1941 (pubbl. a cura di G. De Rosa, 1970), si coglie l’impostazione del vescovo che spinge i religiosi della diocesi a ripensare-riformare le confraternite, veicoli e luoghi nel Meridione della religiosità rituale, e a diffondere il moderno associazionismo dell’Azione cattolica, puntando, però, più che sull’attivismo organizzativo, sulla formazione culturale e religiosa dei soci.
La linea praticata con grande coerenza da Monterisi si fondava su una netta distinzione tra l’attività religiosa e pastorale e quella politica e non comportò nessun cedimento nei confronti dell’ideologia fascista.
Durante la seconda guerra mondiale Salerno diventò un epicentro dello scontro bellico nel Meridione e fu sottoposta a pesanti bombardamenti, situazione resa ancor più drammatica dalla sospensione delle attività produttive, dalla difficoltà degli approvvigionamenti alimentari e dall’interruzione dei trasporti. Le autorità civili, compresi il sindaco e il prefetto, abbandonarono la città, trasferendo gli uffici a Cava dei Tirreni. Monterisi, nonostante l’età e le cagionevoli condizioni di salute, rimase al suo posto, venendo percepito come il defensor civitatis, impegnato con la Chiesa della diocesi a svolgere un ruolo di supplenza civile, di fronte all’assenza o latitanza delle pubbliche autorità.
Il 9 settembre 1943, gli Alleati della 5a armata realizzarono il cosiddetto sbarco di Salerno e il colonnello americano Thomas Aloysius Lane, nominato governatore della città, si recò a rendere omaggio al vescovo, riconosciuto con questo gesto come la sola autorità cittadina con la quale interloquire e collaborare.
Monterisi morì il 30 marzo 1944 nell’ospizio casa S. Giuseppe, dove si era ritirato come dimostrazione della sua radicale scelta evangelica della povertà.
Opere: Fratelli e figliuoli carissimi, Monopoli 1915; Lettera pastorale al clero e al popolo della sua diocesi per la quaresima del 1915, Barletta 1915; Intorno alla predicazione: lettera pastorale di mons. N. M. vescovo di Monopoli al venerabile clero della sua diocesi, Barletta 1915; Nella guerra attuale benediciamo il Signore: lettera pastorale di mons. N. M. vescovo di Monopoli al clero e al popolo della sua diocesi per la Quaresima del 1917, Napoli 1917; Lettera pastorale di mons. N. M. vescovo di Monopoli al clero e al popolo della sua diocesi per la Quaresima del 1918, Barletta 1918; Il divino programma di pace: lettera pastorale di mons. N. M., vescovo di Monopoli, al clero e al popolo della sua diocesi per la Quaresima del 1919, Barletta 1919; Sinodo diocesano teatino: primo dopo la pubblicazione del codice, celebrato nei giorni 22, 23 e 24 luglio 1926 nella metropolitana di Chieti da mons. N. M. per le Diocesi di Chieti e Vasto, Casalbordino 1926; Per l’ingresso nelle due diocesi, Barletta 1929; Le origini della dignità primaziale dell’Arcivescovo di Salerno, Napoli 1934; Dell’epoca in cui vissero i santi Ruggiero e Riccardo: brevi rilievi sullo studio critico di Mons. Riccardo D’Azzeo intitolato Andria nel 1° millennio e il Gargano nel 5° secolo, Barletta 1938; S. Ruggiero vescovo di Canne e patrono di Barletta: studi e documenti intorno all’epoca in cui visse e intorno al suo culto (con S. Santerano), Barletta 1939; Sosteniamo il nostro popolo, Salerno 1941; Sinodo diocesano salernitano: primo dopo la pubblicazione del codice, celebrato nei giorni 10, 11 e 12 settembre 1941 nella primaziale di Salerno da mons. N. M., arcivescovo primate per le Diocesi di Salerno e Acerno, Salerno 1941; Pensieri e appunti. Magia e popolo nelle esperienze di un vescovo meridionale, a cura di G. De Rosa, Archivio italiano per la storia della pietà, vol. VI, 1970, pp. 406-491.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Salerno, Prefettura, Atti di gabinetto, II serie, Opere pie; Arch. storico diocesano di Salerno, in particolare: Visite pastorali 1929-1944, buste 115-122; Arch. arcivescovile di Chieti-Vasto, Fondo Arcivescovo N. M. (ora in via di riordino); Arch. diocesano di Barletta, Carte Monterisi. G. De Luca, Due vescovi, in L’Osservatore Romano, 21 aprile 1947; G. Crisci, L’arcivescovo N. M. dopo venti anni, Salerno 1965; G. De Rosa, Vescovi, popolo e magia nel Sud: ricerche di storia socio-religiosa dal 17° al 19° secolo, Napoli 1971, ad ind.; A. Cestaro, M. N., in Dizionario storico del movimento cattolico in Italia 1860-1980, II, I protagonisti, Milano 1982; Chiesa e spiritualità di N. M. nel Mezzogiorno: atti della 4a Primavera di Santa Chiara: Biblioteca diocesana Pio IX. Barletta: 6- 10 aprile 1984, a cura di S. Spera, Roma 1985; A. Fino - S. Palese - V. Robles, N. M. in Puglia, Galatina 1989; A. Fino, Cattolici e Mezzogiorno agli inizi del ‘900: il buon senso di N. M., Galatina 1989; G. De Rosa, N. M. e il vissuto religioso nel Mezzogiorno, s.l. 1995; N. M. arcivescovo di Salerno, 1929-1944: atti del Convegno, Salerno, 27-28 maggio 1994, a cura di A. Cestaro, Roma 1996; A. Cestaro, N. M. tra fascismo e dopoguerra: 1929-1944, Roma 1996; G. Liberatoscioli, N. M. arcivescovo di Chieti e Vasto (1920-1929), Chieti 2002.