MISASI, Nicola
MISASI, Nicola. – Nacque a Cosenza il 4 maggio 1850 da Francesco Saverio, ispettore carcerario, e da Giuseppina De Angelis.
Cresciuto nell’ambiente della piccola borghesia provinciale del capoluogo bruzio, si mostrò insofferente alla disciplina scolastica. Espulso dalle scuole pubbliche in seconda ginnasiale, dovette interrompere gli studi regolari. Si formò poi letterariamente da autodidatta, privilegiando i romanzieri francesi dell’epoca, da É. Zola a H. de Balzac, e gli scrittori calabresi d’ispirazione romantico-sociale come D. Mauro e V. Padula, ma anche i grandi autori romantici come H. Heine, F. Schiller e G.G. Byron.
Negli anni Settanta, poco più che ventenne, esordì con due raccolte di poesie. Nel 1874 sposò Concetta Galati, figlia di un noto avvocato di Monteleone (l’attuale Vibo Valentia). Nel 1880 si recò a Napoli presso il giornalista M. Cafiero, che gli fece pubblicare alcune novelle sul Corriere del mattino, di cui era direttore. Attirò così l’attenzione del giornalista F. Martini e iniziò la collaborazione ai maggiori giornali del tempo con racconti e romanzi d’appendice di largo successo popolare. A Napoli entrò in contatto anche con Matilde Serao (di cui fu molto amico), E. Scarfoglio e S. Di Giacomo. Nel 1882 si spostò a Roma, su invito dell’editore A. Sommaruga. Nella capitale collaborò al Fanfulla della domenica e a Cronaca bizantina, entrando in contatto con G. Carducci, G. D'Annunzio, A. Fogazzaro, L. Capuana e G. Verga. Furono questi gli anni in cui pubblicò alcune delle sue opere più note, come i Racconti calabresi (Napoli 1881), la raccolta di novelle In Magna Sila (Roma 1883) e il romanzo Marito e sacerdote (ibid. 1883), che privilegiano temi passionali, sensuali e briganteschi d’ambientazione calabrese.
Ma il distacco dal provinciale ambiente natio non durò a lungo. Il M., infatti, nel 1884, pur privo di titoli di studio, fu nominato «per chiara fama» professore di letteratura italiana presso il liceo G. Filangieri di Monteleone, la città natale di sua moglie (che morì prematuramente due anni dopo). Nel 1892 sposò in seconde nozze Amalia Filosa e ottenne il trasferimento presso il liceo B. Telesio di Cosenza, dove trascorse il resto della vita, a eccezione delle frequenti sortite napoletane e degli spostamenti dovuti alla sua attività di conferenziere in Italia (Milano, Firenze, Napoli, Roma) e all’estero (Tirolo, Svizzera, Tunisia).
Gli anni a cavallo tra Otto e Novecento furono quelli della sua più intensa attività: si moltiplicarono le sue pubblicazioni, sia in volume sia sui giornali del tempo, non esclusa la collaborazione al Fanfulla di San Paolo, a La Patria degli Italiani di Buenos Aires e a Il Progresso italo-americano di New York. Notevole successo ebbero i suoi scritti tra i lettori italiani emigrati nelle Americhe. Scoppiata la prima guerra mondiale e abbandonato l’insegnamento, andò a vivere a San Fili, un paesino nei pressi di Cosenza. Nel 1922 si trasferì a Roma, per star vicino ai figli, e ivi morì il 23 nov. 1923.
Alla larga fama conquistata in vita come narratore, giornalista e conferenziere subentrò in seguito una fortuna critica controversa e altalenante. «Le Calabrie – scrisse B. Croce – ebbero il loro pittore in Nicola Misasi, che continuò nei suoi racconti e nei suoi quadri di costume il romanticismo calabrese. […] Lo continuò anche in certa […] simpatia ammiratrice per le violente passioni d’amore, di gelosia e di vendetta, che erano di quella gente, e per il brigantaggio […]. Così ispirato il Misasi narrava bene, con quella particolarità ed evidenza che nasce dall’adesione alle cose narrate». Più tardi N. Sapegno guarderà a lui come «tardivo continuatore di [un] torbido e sensuale romanticismo fiorito in terra calabrese […], in pieno clima verista, e nei toni dimessi della prosa» (Sapegno - Binni). F. Flora, esaminando i limiti della «narrazione del Misasi, veristica e oratoria», aggiunse anche: «ma chi vorrà domani un documento della cornice topografica, degli interni della casa di Calabria, nei minimi usi, dalle vesti alle suppellettili; chi vorrà conoscere i sentimenti e i contrasti ultimi e la vita sociale di quelle fiere e patetiche genti nella cronaca esteriore della loro giornata, troverà non poca materia indiziaria per un contributo storico». Sbrigativo sarà, invece, il giudizio di G. Cattaneo: «Si tratta di un romanziere d’appendice che col verismo non ha niente di comune e appartiene a una deteriore letteratura popolare». Più articolata e meditata, infine, l’analisi di V. Paladino: «Il populismo dello scrittore cosentino, il suo approccio pertinace e appassionato al mondo agropastorale, la sua stessa versione del brigantaggio calabrese […] discendono, per l’aspetto documentaristico, dal realismo della letteratura meridionale, e, per quello ideologico-sentimentale, dalla cultura e dall’ethos calabrese […]. Il Misasi […] rivisita, con animo – si direbbe – rapito, tutti i miti della etnia calabrese (dalla mitologia familiare a quella del «brigante»), ma pare lo faccia già con la coscienza riflessa e la tensione nostalgica del superstite di un mondo ormai in eclissi […]. Quel che lo tradisce è […] la scarsa coscienza critica e letteraria per cui il suo linguaggio […] si modella […] sul contrappunto epico, lirico, elegiaco, in cui si scioglie – e deborda – la patinatura rapsodica-popolareggiante e la rêverie romantica del cantastorie» (pp. 25, 28 s.).
Opere principali, oltre a quelle citate: Notti stellate, Cosenza 1873; Leggende e liriche, ibid. 1879; Feminilità, Napoli 1887; Anima rerum, Cosenza 1889; Senza dimani, Napoli 1891; Fuga, ibid. 1892; O rapire o morire, ibid. 1892; Quando la pera è matura, ibid. 1892; La caccia al marito, ibid. 1892; Mastro Giorgio, ibid. 1892; Frate Angelico, ibid. 1892; Resurrezione, Milano 1892; Storia d’amore, Napoli 1893; L’assedio di Amantea, ibid. 1893; Cronache del brigantaggio, ibid. 1893; Sacrifizio d’amore, ibid. 1894; In provincia, ibid. 1896; Massoni e carbonari, ibid. 1899; Carmela, ibid. 1899; Il gran bosco d’Italia, Palermo 1900; La badia di Montenero, Napoli 1902; Il romanzo della rivoluzione, ibid. 1904; Il tenente Giorgio, ibid. 1904; Briganteide, ibid. 1906; Devastatrice, ibid. 1907; La mente e il cuore di san Francesco di Paola, Lanciano 1907; S. M. la Regina, Milano 1911; Capitan Riccardo, ibid. 1911; Sola contro tutti, ibid. 1911; Il dottor Andrea, ibid. 1921. Dopo la morte del M. alcune opere sono state ripubblicate e commentate, talvolta in edizione critica: Giosafatte Tallarico, a cura di F. Spezzano, Milano 1950; Pagine calabresi, antologia a cura di L. Iannuzzi, Bologna 1969; Marito e sacerdote, prefazione di G. Selvaggi, Milano 1989; In Magna Sila, a cura di P. Crupi, Soveria Mannelli 2004; Racconti calabresi, a cura di P. Crupi, ibid. 2004; Racconti calabresi, prefazione di G. Rando, Nuoro-Soveria Mannelli 2006.
Fonti e Bibl.: P. Rossi, L’animo della folla, Cosenza 1905, pp. 239-245; N. Serra, Per N. M., in Atti dell’Accademia Cosentina, XV (1930); C. Muscetta, Letteratura militante, Firenze 1953, pp. 226-228; L. Russo, I narratori (1850-1957), Milano-Messina 1958, p. 140; C. Martirano, N. M., Cosenza 1965; F. Flora, Storia della letteratura italiana, V, Il secondo Ottocento e il Novecento, Milano 1967, pp. 524 s.; N. Sapegno - W. Binni, Storia letteraria delle regioni d’Italia, Firenze 1968, p. 731; L. Iannuzzi, Introduzione a N. Misasi. Pagine calabresi, cit., pp. 5-31; P. De Seta, N. M. e il movimento romantico-verista in Calabria, Cosenza 1969; L. Rodotà, Visioni e voci della vecchia Cosenza, Cosenza 1969, ad nomen; G. Cassiani, Rievocazione di N. M., 24 genn. 1970, in Atti dell’accademia cosentina, n.s., XVII (1969-70); F. Volpe, N. M. e la società calabrese del suo tempo, in Archivio storico per le province napoletane, XI (1973), pp. 405-415; B. Croce, La letteratura della nuova Italia, V, Bari 1974, pp. 189 s.; M. Lorello, La narrativa di N. M., tesi di laurea, Università di Firenze, a.a. 1974-75; A. Piromalli, La letteratura calabrese, Napoli 1977, pp. 165 s.; P. Crupi, Storia tascabile della letteratura calabrese, Cosenza 1977, pp. 51-54; V. Paladino, Cultura e narrativa calabrese tra Otto e Novecento, Napoli 1982, pp. 24-29; G. Cattaneo, Prosatori e critici dalla Scapigliatura al Verismo, in Storia della letteratura italiana, diretta da E. Cecchi - N. Sapegno, VIII, Milano 1984, pp. 378 s.; G. Barberi Squarotti, N. M., in Grande Dizionario enciclopedico UTET, XIII, Torino 1989, pp. 729 s.; I. Crupi, Il brigantaggio in letteratura: Domenico Mauro, Biagio Miraglia, Vincenzo Padula, N. M., Cosenza 1993, pp. 25-32; Narratori calabresi. Antologia, a cura di D. Maffia, Catanzaro 1994, pp. 12, 24 s., 49-79; P. Crupi, Storia della letteratura calabrese, III, Cosenza 1995, pp. 121-135; A. Piromalli, Letteratura calabrese, I, Cosenza 1996, pp. 428-431; C. Misasi, N. M. tra le righe. Una vita, tante storie, Cosenza 2007; L. Aliquò Lenzi - F. Aliquò Taverriti, Gli scrittori calabresi …, Reggio di Calabria 1995, pp. 227-232; R. Nigro, Il brigantaggio nella letteratura, in ttp://www.paroladidonna.net/TestiAcrobat/Briganti%20e%20Letteratura.pdf, p. 6.