MELODIA, Nicola (Nicolò, Niccolò)
Nacque ad Altamura il 2 sett. 1840 da Tommaso, possidente, e da Clarice Vischi.
Studiò a Napoli, presso il r. collegio di S. Carlo alle Mortelle, ove ebbe come docente p. P. Vita, confessore di Casa reale e istruttore dell’erede al trono, il futuro Francesco II. Uscito di collegio nel 1854, il M. fu costretto a lasciare Napoli con la propria famiglia in seguito all’inasprimento della persecuzione borbonica contro i liberali. Sin dagli avvenimenti che avevano interessato Altamura nel 1799, infatti, diversi esponenti della famiglia Melodia avevano rivestito un ruolo di primo piano nella vita politica locale, partecipando all’attività cospirativa dei gruppi antiborbonici. Anche il M. prese parte ad alcune riunioni di cospiratori mentre proseguiva gli studi.
Nel marzo 1860 fu ammesso a far parte del corpo diplomatico napoletano, che subito abbandonò per l’incalzare degli eventi legati alla spedizione dei Mille. Nell’estate successiva, quando Altamura fu sede del Comitato provinciale di Unità nazionale e poi del governo provvisorio del Barese, il M. svolse compiti organizzativi per conto di questo governo, in cui rivestirono incarichi di responsabilità il padre Tommaso (in seguito, il 24 maggio 1863, nominato senatore del Regno) e altri membri della famiglia. Arruolatosi come volontario nell’esercito garibaldino, il M. partecipò a uno scontro alla vigilia della battaglia del Volturno e conseguì il grado di maggiore.
Dopo l’annessione del Mezzogiorno fu impiegato a Torino come segretario presso il ministero degli Affari esteri. Nel 1866 tornò a rivestire incarichi militari, assumendo il comando di una batteria e, in seguito, di un battaglione delle guardie nazionali mobilitate per contrastare il fenomeno del brigantaggio in Capitanata.
Laureato in lettere e filosofia, sposò nel 1867 Maria Antonietta Melodia, morta sette anni dopo, dalla quale ebbe tre figli; nel 1883 sposò Concettina Filo della Torre, dalla quale ebbe nove figli.
Dopo le esperienze in ambito militare del 1866-67 seguì un intenso impegno nella vita politico-amministrativa di Altamura, che in pochi anni condusse il M. a sedere nel Consiglio comunale locale e nel Consiglio provinciale di Bari. Candidato per la Sinistra alle elezioni politiche del novembre 1876, risultò eletto contro O. Serena.
La sua visione politica muoveva da un severo giudizio sull’operato della Destra, di cui criticò l’eccessivo centralismo e la gravosa politica fiscale. Il M. propugnava il decentramento dell’azione governativa, cui doveva affiancarsi un processo di semplificazione del sistema fiscale e amministrativo. Tali indirizzi avrebbero consentito di perseguire il pareggio del bilancio senza incrementare la pressione fiscale, né accrescere il debito dello Stato. Per lo sviluppo della nazione, inoltre, il M. attribuiva un ruolo centrale alla Pubblica Istruzione, ambito di cui si occupò anche in qualità di consigliere provinciale.
Nei suoi primi anni di attività alla Camera dei deputati promosse interventi in favore dello sviluppo dei trasporti nel Mezzogiorno, occupandosi in particolare dei servizi per la navigazione commerciale nell’Adriatico e della realizzazione delle ferrovie dell’Ofanto, progetto che sostenne con notevole impegno anche nelle successive due legislature, data l’importanza che esso assumeva per il collegamento delle aree interne di Puglia, Lucania e Campania con le direttrici litoranee. Nel luglio 1879 il M. intervenne alla Camera sul tema dell’abolizione della tassa sul macinato, che fu oggetto di una delle più impegnative e discusse riforme della Sinistra. Nel contesto di un dibattito che divise la classe politica italiana secondo linee regionali, il M. evidenziò gli effetti irrisori che la prospettata abolizione della sola tassa sul granturco e sugli altri cereali inferiori avrebbe sortito tra le popolazioni meridionali, sollecitando la perequazione del provvedimento attraverso la progressiva riduzione della tassa sul grano, fino alla sua completa abolizione.
Confermato deputato nelle consultazioni del maggio 1880 (collegio di Altamura) e dell’ottobre 1882 (collegio di Bari III), partecipò ai lavori di numerose commissioni e rivestì per due volte la carica di segretario della Camera. La critica del «trasformismo» e di provvedimenti quali l’introduzione dello scrutinio di lista nelle consultazioni del 1882 segnò la sua opposizione, nell’ambito della Sinistra, al disegno politico di A. Depretis.
Eletto deputato per l’ultima volta a metà della XVI legislatura, sedette alla Camera dal dicembre 1888 al novembre 1890. Il 10 ott. 1892, durante il primo governo Giolitti, il M. fu nominato senatore.
Di fronte alla complessa evoluzione del quadro politico di fine secolo, in cui egli ravvedeva i segni della dissoluzione delle passate idealità, maturò una visione colma di sconforto e disillusione, assumendo un atteggiamento di scettico distacco dalla politica nazionale. Preferì, invece, continuare a sostenere, nella sua duplice veste di senatore e di membro del Consiglio provinciale di Bari (in cui sedette fino al 1914), l’attuazione di interventi per lo sviluppo delle vie di comunicazione terrestri e marittime nel Mezzogiorno e per la risoluzione dell’annoso problema dell’approvvigionamento idrico in Puglia.
Di particolare rilievo, a tal proposito, fu il successo conseguito dalla delegazione parlamentare della sua regione nel giugno 1902, allorché fu approvato il disegno di legge inerente alla realizzazione dell’acquedotto pugliese. Aprendo la discussione in Senato, il M. salutò il provvedimento come espressione di un rinnovato spirito di solidarietà nazionale, ricordando, al contempo, la necessità di estendere i benefici della nuova opera anche alle aree rurali.
Negli anni successivi partecipò attivamente ai lavori del Senato, di cui fu segretario dal dicembre 1906 al settembre 1919. Membro di numerose commissioni, si occupò di vari ambiti di intervento: dai provvedimenti per l’agricoltura alle tariffe doganali, dalle spese di guerra ai diversi aspetti normativi e organizzativi inerenti al funzionamento della stessa Camera alta. Nel dibattito del giugno 1912 sulla riforma elettorale promossa da G. Giolitti il M. sostenne le ragioni dell’allargamento del suffragio.
Tenace difensore della centralità del ruolo dei Municipi nella definizione di un processo autonomo di crescita del Mezzogiorno, seguì sempre da vicino gli sviluppi della vita politico-amministrativa del suo territorio di origine, laddove la crescente influenza del deputato giolittiano P. Caso lo indusse ad appoggiare le candidature a lui contrapposte, fino ad accordare il suo sostegno all’eterogenea coalizione che nel 1920 concorse all’elezione di T. Fiore a sindaco di Altamura.
Interventista alla vigilia del primo conflitto mondiale, all’indomani della sconfitta di Caporetto il M. fu tra i fondatori, e in seguito presidente, del Fascio parlamentare di difesa nazionale, raggruppamento di deputati e senatori esponenti di diverse forze politiche interventiste, nato per promuovere la diffusione di un sentimento di «concordia nazionale».
Eletto vicepresidente del Senato alla fine del 1919, ricoprì tale carica fino all’inizio del 1929. In quegli anni, muovendo da posizioni politiche moderate, compì un percorso politico-istituzionale che segnò il suo progressivo avvicinamento al fascismo. Nominato ministro di Stato nel 1923, partecipò attivamente alla discussione tenutasi in Senato il 25 e 26 giugno 1924, due settimane dopo l’assassinio di G. Matteotti, allorché l’unica assemblea parlamentare allora funzionante fu chiamata a esprimersi sull’operato del governo Mussolini. In tale frangente il M. lavorò all’estensione di un ordine del giorno che accordava la fiducia al governo, inserendo, su sollecitazione di B. Croce e di altri senatori, più espliciti riferimenti al necessario ripristino della legalità. Nel corso del dibattito il M. difese il fascismo, cui attribuiva il merito di aver salvato l’Italia dal declino. Approvato a larghissima maggioranza, l’o.d.g. Melodia di fatto consentì al governo di superare una difficile prova parlamentare durante la grave crisi politica in cui era incorso.
Presidente della commissione d’istruzione dell’Alta Corte di giustizia del Senato al tempo in cui essa fu chiamata a giudicare sulla denuncia presentata dal giornalista G. Donati, che accusava E. De Bono di complicità nel delitto Matteotti, il M. si dimise dall’incarico nel gennaio 1925, quando l’istruttoria era ancora in corso.
Già componente della Commissione dei quindici, nominata da B. Mussolini nel settembre 1924 per lo studio delle riforme costituzionali, il M. fu chiamato a far parte anche della Commissione dei diciotto, detta dei Soloni, istituita nel gennaio 1925 per elaborare e presentare al governo proposte di modifica dell’ordinamento dello Stato. In quello stesso anno egli aderì al raggruppamento di senatori in seguito costituitosi come Unione nazionale fascista del Senato (UNFS).
Il M. morì a Roma il 24 dic. 1929.
Ai suoi discendenti maschi trasmise il titolo di barone, che gli era stato riconosciuto con regie lettere patenti del 1912 e 1924.
Scritti del M.: Agli elettori del collegio di Altamura (Altamura, 9 nov. 1870), Bari 1870; Discorso…pronunziato alla Camera dei deputati nella tornata del 2 luglio 1879, Roma 1879; Padre Pompeo Vita. Un episodio della mia giovinezza, in Nuova Antologia, 1° marzo 1929, pp. 127-130.
Fonti e Bibl.: Altamura, Archivio-Biblioteca-Museo civico, b. Nicola Melodia: M. Viterbo, Discorso commemorativo del senatore N. M. pronunziato nel teatro Mercadante il 19 ott. 1930 (dattiloscritto); A. De Marsico, Discorso pronunziato nel teatro Mercadante il 20 nov. 1932 per la traslazione della salma di s.e. N. M. da Roma ad Altamura (dattiloscritto); P. Giancaspro, La insurrezione della Basilicata e del Barese nel 1860, Trani 1890, p. 107; A. Aquarone, L’organizzazione dello Stato totalitario, Torino 1965, pp. 53 s.; M. Viterbo, Il Sud e l’Unità, Bari 1966, p. 371; R. Colapietra, Benedetto Croce e la politica italiana, II, Bari 1970, pp. 520 s.; F. Grassi, Introduzione a T. Fiore, Scritti politici 1915-1926, Bari 1980, pp. 18, 55, 59; M. Viterbo, La Puglia e il suo acquedotto, Bari 1991, pp. 73, 191; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, s.v. Melodia, tav. II; Repertorio biografico dei senatori dell’Italia fascista, a cura di E. Gentile - E. Campochiaro, Napoli 2003, IV, pp. 1591-1594; V. Spreti, Enc. storico-nobiliare italiana, IV, pp. 548 s.; Diz. del Risorgimento nazionale, III, p. 564.
R. De Leo