Matteucci, Nicola
Nato a Bologna il 10 gennaio 1926, fu storico del pensiero politico e filosofo morale; professore nell’Università di Bologna, fu uno dei fondatori prima della rivista «Il Mulino» e poi dell’omonima casa editrice. Morì a Bologna il 9 ottobre 2006.
Interprete di Alexis de Tocqueville, del liberalismo e del costituzionalismo, Matteucci di M. sottolinea soprattutto due punti.
Il primo sta negli elementi di concretezza della politica di M., che tuttavia non ne fanno solo una tecnica di potere (cfr. Il pensiero politico di Niccolò Machiavelli, «Cultura e scuola», 1970, 33-34, pp. 91113, poi in N. Matteucci, Alla ricerca dell’ordine politico. Da Machiavelli a Tocqueville, 1984, pp. 31-67). Il successo è certamente centrale, in M.; ma, per Matteucci, gli ideali politici di M. sono il principato civile (o il regno) e la repubblica popolare libera, entrambi caratterizzati da un forte ruolo della legge e dalla virtù, cioè dalla partecipazione attiva allo spazio della libertà collettiva. La virtù prevede anche responsabilità; la politica non è pensata da M. secondo i moduli letterari della retorica disimpegnata: anzi, ha un’intrinseca doverosità che consiste nel confrontarsi realisticamente con il male (tema, per Matteucci, che M. deriva da Agostino) e nell’entrarvi senza riserve, per conferire alla vita collettiva decenza e serietà. Questa «serietà della politica» (Il pensiero politico [...], cit., ed. 1984, p. 65) implica una morale che non è un dover essere esterno alla politica, ma è a essa immanente. M. non sovverte la morale tradizionale (il male resta, per lui, male) – e non è cinico come Francesco Guicciardini (p. 62), né un ‘maestro del male’ come vuole Leo Strauss (Thoughts on Machiavelli, 1958, trad. it. 1970, pp. 1-4 e passim) –; il suo pensiero realistico ha in sé anche una dimensione prescrittiva, perché indica la necessità che non ci si sottragga alle sfide della politica e che non si rinunci alla sua possibile grandezza.
Il secondo punto analizzato da Matteucci è la tematica delle forme di Stato. Nel saggio Niccolò Machiavelli politologo (in Studies on Machiavelli, ed. M.P. Gilmore, 1972, pp. 210-48, poi – con il titolo Machiavelli politologo – in N. Matteucci, Alla ricerca dell’ordine politico..., cit., pp. 69-108) egli dimostra (cfr. ed. 1984, pp. 84-85) come M. sia capace di complicare le tipologie tradizionali perché sa indagare le dinamiche di potere e i conflitti che animano le forme politiche. M. analizza due tipi di Stato – le repubbliche e il regno limitato, le sole in cui è possibile il «vivere politico» (e, solo nelle repubbliche, il «vivere libero») –, e mette in luce la struttura reale, non solo formale, del sistema politico ponendola in relazione con la stratificazione sociale (p. 94) e con la presenza, secondo un tipico modulo costituzionalistico, di pesi e contrappesi, intesi come poteri in equilibrio dinamico.
M. non ha in mente, come Polibio e gli umanisti, l’armoniosa collaborazione fra ordini, ma il dissenso istituzionalizzato, ossia il conflitto come energia della politica, la cui analisi è ben più importante delle classificazioni esteriori: mentre il conflitto in Firenze è distruttivo perché la città è priva di istituzioni condivise, Venezia è criticata perché il suo ceto politico, solo nobiliare, è troppo omogeneo ed esclusivo.
È attraverso il conflitto che M. differenzia repubbliche e regno: mentre nelle prime i nobili sono indipendenti e contrapposti al popolo, nel secondo sono intermedi fra il re e i cittadini. Nel primo caso le istituzioni sono espressive, cioè manifestano vitalità grazie alla loro disomogeneità e al conflitto che rendono possibile; nel secondo caso, invece, sono repressive, e instaurano un rapporto comando/ubbidienza. Del regno di Francia M. coglie la novità assolutistica tanto acutamente da potere essere avvicinato a Jean Bodin (p. 79), ma gli manifesta poca simpatia perché – per quanto temperato dal ruolo dei nobili e delle leggi fondamentali – il potere concentrato rende il regno meno virtuoso delle repubbliche.
L’analisi di M. è quindi oggettiva, ma al contempo percorsa dalla passione politica, il che fa di lui – secondo l’interpretazione di Matteucci, laicamente morale e dinamicamente costituzionale – più che un politologo un vero pensatore politico, ricco di tanta sostanza storico-sociale da poter essere ritenuto un precursore di Montesquieu (p. 68). Un pensatore il cui contributo alla storia del pensiero politico è il superamento delle teorie tradizionali dell’ottimo Stato: la politica è per M. l’energia del conflitto e la certezza delle leggi, in equilibri diversi e contingenti.
Bibliografia: Il pensiero politico di Niccolò Machiavelli, «Cultura e scuola», 1970, 33-34, pp. 91-113, poi in N. Matteucci, Alla ricerca dell’ordine politico. Da Machiavelli a Tocqueville, Bologna 1984, pp. 31-67; Machiavelli, Harrington, Montesquieu e gli ordini di Venezia, «Il pensiero politico», 1970, 3, pp. 337-69; Niccolò Machiavelli politologo, in Studies on Machiavelli, ed. M.P. Gilmore, Firenze 1972, pp. 210-48, poi, con il titolo Machiavelli politologo, in N. Matteucci, Alla ricerca dell’ordine politico. Da Machiavelli a Tocqueville, Bologna 1984, pp. 69-108.