MATTEIS, Nicola
– La ricostruzione della biografia del M. e dei suoi discendenti è resa particolarmente complessa dalla scarsezza di documenti e dalla contraddittorietà di alcune fonti, nonché dal succedersi di tre generazioni di violinisti tutti recanti lo stesso nome.
Si ignorano luogo e data di nascita (comunque collocabile entro la prima metà del XVII secolo) del Matteis. La dicitura «Nicola Matteis, Napolitano», che appare sul frontespizio di alcune delle raccolte pubblicate, fa pensare che fosse originario di Napoli, anche se non necessariamente nato in questa città.
Egli giunse in Inghilterra probabilmente intorno al 1670. La prima testimonianza certa della sua presenza a Londra risale al 1674: il diarista John Evelyn, infatti, annotò nel suo diario di aver ascoltato il 17 novembre in casa di tale Slingsby lo «stupendious violin Signor Nicholao» che a lui sembrò non avere rivali fra i mortali (IV, p. 48). Tra il 1674 e il 1685 Roger North – musicista inglese che offre le informazioni più attendibili sulla sua biografia – ebbe modo di conoscerlo e di suonare con lui nel corso di alcuni incontri settimanali fra musicisti professionisti e dilettanti (Lindgren, p. 422). Secondo North il M. aveva viaggiato per alcuni anni attraverso l’Europa e percorso a piedi la Germania con il violino in spalla. Il violinista, infatti, visse per alcuni anni in condizioni modeste, sopravvivendo solo grazie alla protezione di alcuni mercanti. Il suo nome divenne ben presto noto nei circoli aristocratici inglesi, nei quali fu introdotto grazie a tre nobili musicisti dilettanti, sir Roger L’Estrange, violista, William Bridgman, clavicembalista e sir William Waldegrave, arciliutista (Roger North on music, pp. 308 s.). Lo straordinario talento del M. fu inizialmente ostacolato – ancora a detta di North – da un carattere scontroso e superbo. Quando il violinista suonò per il re, per il suo talento gli sarebbe stato offerto un posto a corte, ma le sue maniere non piacquero; fra l’altro, il M. pretendeva l’assoluto silenzio durante le sue esecuzioni, pratica che allora non era consueta a corte (ibid., pp. 308 n. 60, 355).
Le testimonianze dei contemporanei sono unanimi nell’esaltare il M. come virtuoso di eccezionale bravura. North lo descrive di corporatura robusta, statura alta e con braccia molto lunghe e racconta che suonava con il violino talvolta appoggiato all’altezza dei fianchi. Nonostante questa posizione del tutto originale, il M. possedeva una cavata straordinariamente espressiva ed era in grado di eseguire passaggi in doppie corde e diminuzioni estremamente virtuosistici. Secondo Evelyn, il M. riusciva a far parlare il violino come una voce umana e, quando voleva, «like a consort of several instruments»; inoltre, suonava «such ravishing things on a ground» da stupire tutti i presenti (IV, p. 48).
L’arrivo del M. a Londra fu tra i principali fattori del successo e della diffusione della musica strumentale italiana in Inghilterra e diede un impulso decisivo allo sviluppo della tecnica violinistica (Roger North on music, p. 310 n. 65). La sua musica si caratterizzava per lo stile improvvisativo e virtuosistico, tipico della scuola italiana, e in particolare per la varietà dei colpi d’arco. Il M. fu infatti il primo a introdurre in Inghilterra l’impugnatura italiana moderna dell’arco con il pollice direttamente poggiato sul legno. Egli seppe, tuttavia, adattarsi al gusto locale, dimostrando capacità di scrittura contrappuntistica.
La fama del M. crebbe rapidamente grazie alla popolarità delle sue musiche presso il pubblico di aristocratici e musicisti dilettanti londinesi. Un elenco della musica italiana eseguita nelle soirées musicali organizzate dal ricco mecenate Thomas Britton fra il 1678 e il 1714 comprende composizioni del M., accanto a quelle di A. Corelli, T. Albinoni, G.B. Vitali, G. Torelli e molti altri (Lindgren, p. 450). Ciò conferma che la musica del M. fu certamente nota a Henry Purcell, che verosimilmente lo considerò fra i famosi maestri italiani presi a modello nelle proprie sonate. Fu in seguito al successo del M. che ebbe inizio la consuetudine per i giovani aristocratici di recarsi in Italia per imparare a suonare dai migliori maestri.
Nel 1676 il M. diede alle stampe le Arie diverse per il violino, suddivise in primo e secondo libro, in un’elegante incisione su rame. Nella premessa dichiarava di aver adottato alcune caratteristiche dello stile locale, senza tuttavia rinunciare completamente agli insegnamenti della scuola italiana. Le suites in cui l’opera è articolata, adatte a ogni livello di abilità degli esecutori, furono composte probabilmente con un intento didattico e raccolgono materiale destinato a un pubblico amatoriale, che certamente non era all’altezza del brillante virtuosismo esibito dal M. nelle esecuzioni estemporanee. L’opera ottenne un ottimo successo commerciale e nel 1679 venne ristampata in inglese.
Nel novembre 1678 il M. intraprese un viaggio in Francia, da cui fece ritorno circa un anno più tardi, quando si esibì nuovamente in casa Slingsby in un concerto insieme con Bartolomeo Albrici al clavicembalo (Jones, 2001, p. 567 n. 21; Lindgren, p. 450). L’anno seguente due arie italiane del M., Caro volto pallidetto e Il dolce contento, furono incluse nella collezione, pubblicata a Londra e curata da Girolamo Pignani, Scelta di canzonette italiane di più autori.
Il M. fu anche un eccellente virtuoso di chitarra, strumento che, secondo North, poteva suonare con tale forza da poter stare alla pari di un clavicembalo in un ensemble. Verso il 1680 pubblicò Le false consonanze della musica, un metodo per realizzare il basso continuo sulla chitarra ripubblicato in inglese nel 1682. Oltre a un’introduzione allo studio della chitarra spagnola a cinque cori, strumento che stava diventando popolare in Inghilterra, il trattato contiene le più dettagliate indicazioni e numerosi esempi in intavolatura per la realizzazione del basso continuo su questo strumento e un’ampia trattazione su stile e tecniche esecutive.
Nel 1685 apparvero la terza e quarta parte del libro di Ayres, anch’esso ristampato due anni più tardi. In questa raccolta l’intento didattico è ancora più esplicito.
Negli indici il M. suddivide le suites in gruppi di brani più facili, che possono essere suonati con il violino o con il flauto, e più elaborati, che presentano l’uso di doppie corde e diminuzioni sul violino. Le suites, che si compongono di un numero variabile da tre a dodici movimenti nella stessa tonalità, includono prevalentemente danze bipartite, ma anche preludi, fughe, fantasie e capricci. La raccolta sembra organizzata alla stregua di una serie di studi di difficoltà progressiva con la presenza, specie nella quarta parte, di elaborate fioriture e brani polifonici, in cui tuttavia le doppie corde vengono considerate opzionali e indicate con note tratteggiate. La ristampa del 1687 comprende anche un volume con la parte del secondo violino e un Concerto di trombe, una composizione per tre trombe divisa in sette movimenti probabilmente ricavata da un precedente concerto per tromba e archi andato perduto.
Poche e confuse sono le notizie sul M. dopo il 1687: in molti casi è difficile stabilire se le testimonianze documentarie si riferiscano a lui oppure al figlio. Un passaporto per l’Olanda rilasciato il 15 ag. 1693 a «Nicholas Matthy, sen.» (Jones, 2001, p. 564) potrebbe attestare che a quell’epoca fosse ancora in vita.
Il M. morì probabilmente qualche anno prima del 1700.
Nel 1707 lo scrittore satirico Tom Brown inseriva nella sua collezione di Letters from the dead to the living (London) un’immaginaria lettera del «Signor Nichola», in cui questi si lamentava dei modi in cui venivano eseguite le sue musiche. Secondo North, la ricchezza acquisita grazie al successo delle sue musiche consentì al M. di condurre una vita agiata ma, allo stesso tempo, contribuì a un rapido declino del suo talento. Un ritratto del M., oggi forse perduto, venne eseguito da sir Godfrey Kneller nel 1684.
Opere (tutte pubblicate a Londra): Arie diverse … preludy, alemande, sarabande, correnti, gighe, fantasie, minuite ed altre toccate a due corde, libro primo, libro secondo, per violino e basso continuo (1676: ristampe 1679 circa, 1703); Ayres… preludes, fuges, allmands, sarabands, courants, gigues, fancies, divisions, and likewise other passages, introductions and fuges for single and double stops, with divisions somewhat more artificial, 3rd and 4th parts, per violino e basso continuo (1685: ristampa 1687; ed. moderna a cura di P. Holman, London 1982); Le false consonanze della musica per poter apprendere a toccar da se medesimo la chitarra sopra la parte (1680 circa: ristampa 1682). Opere strumentali manoscritte del M. sono conservate a Londra, British Library; Edimburgo, National Library; Oxford, Bodleyan Library; Parigi, Bibliothèque nationale. Un mottetto per tenore, violino e continuo, Crudele gaudium ah fallax amicitia, è segnalato ad Amburgo, Staats- und Universitätsbibliothek (Jones, 2001).
Nicola (II), noto come «Nicola Matteis il Giovane», figlio del M., nacque probabilmente intorno al 1667, dal momento che nell’atto di morte, stilato nel 1737, si dichiarava che aveva sessant’anni circa (Keuschnig, I, p. 9), e nella licenza di matrimonio, rilasciatagli nel 1693, viene detto di anni venticinque circa.
Nell’ultimo decennio del Seicento la fama di Nicola (II) si diffuse nei circoli aristocratici londinesi; all’epoca, però, le informazioni sulla sua biografia e la sua attività si intrecciano e talvolta si confondono con quelle relative al padre.
Il 16 giugno 1691 venne registrata la nascita di una bambina, Bridget, figlia di Nicola (II) e di Frances Williams, che successivamente, il 14 apr. 1692, si unì in matrimonio con il violinista (Jones, 2001, p. 557). Da questa unione nacquero fra il 1691 e il 1699 sei figli, dei quali soltanto due raggiunsero l’età adulta.
Nel 1692 il Gentleman’s Journal pubblicò l’aria di Nicola (II) When e’er I gaze on Sylvia’s face. Fu probabilmente lui, e non il padre, a figurare nel 1695 come maestro di violino fra i musicisti chiamati a far parte della progettata (ma mai realizzata) Royal Academy insieme con Purcell, J. Bannister, J.G. Keller, G. Finger e G.B. Draghi (Tilmouth, 1957, p. 327). L’anno dopo John Walsh annunciava la pubblicazione a Londra del primo volume di una Collection of new songs per voce e basso continuo, esplicitamente composti da Nicola (II) per i suoi allievi. Tre anni più tardi apparve il secondo volume. Lo stile di queste composizioni vocali si differenzia nettamente dalle semplici Arie pubblicate dodici anni prima dal padre.
Sempre nel 1696 Nicola (II) compose la musica (oggi perduta) per l’ode Assist, assist! You mighty sons of art in occasione delle celebrazioni per la festa di S. Cecilia. L’ode venne eseguita a Londra il 23 novembre, e poi il 27 dello stesso mese nella Christ Church di Oxford (in entrambe le occasioni l’autore compare nell’elenco degli organizzatori dell’evento) e di nuovo a Londra nel palazzo di York nel gennaio 1697.
Appena pochi mesi dopo la morte della moglie, avvenuta nel 1699 probabilmente in seguito alle complicanze per la nascita dell’ultima figlia, Nicola (II) si unì in matrimonio con Susanna Timperley, vedova di sir Henry Timperley (Jones, 2001, p. 560).
Nel 1700 Nicola (II) si trasferì a Vienna probabilmente per motivi di religione e l’anno dopo fu raggiunto dai figli, Maria e John Nicola (McCredie, 1987, p. 157).
Nel gennaio di quell’anno il Mercurius musicus aveva pubblicato la canzone Ermilia, Hermilia conquers with such art, definendola l’ultima composizione del «sig. Nichola» prima della sua partenza per Vienna (p. 559). Nella stessa collezione era apparso anche un song di John Weldon composto a imitazione dello stile di Nicola (II).
I registri della Cappella imperiale di Vienna confermano che il 1° luglio 1700 Nicola (II) vi fu ammesso come primo violino con una paga mensile di 75 gulden. Nel 1712 divenne direttore della musica strumentale e il suo stipendio raggiunse i 1440 gulden l’anno, il più alto assegnato a un violinista, alla pari con gli stipendi dei compositori di corte Francesco Conti, Carlo Agostino Badia e Giuseppe Porsile (McCredie, 1987, p. 128). Dal 1714 Nicola (II) fu incaricato della composizione dei balletti che venivano inseriti nelle opere rappresentate a corte.
Compose 59 balletti destinati a opere di A. Caldara, G. Reutter, B. Conti, G. Bononcini, A. Lotti, L. Predieri e J.J. Fux, in collaborazione con i maestri di ballo A. Phillebois, P. Scimoni Levassori della Motta e F. Hilverding van Wewen (elenco completo dei balletti in McCredie: ed. moderna di un balletto, in J.J. Fux, Costanza e Fortezza, a cura di E. Wellesz, in Denkmaler der Tonkunst in Österreich, Wien 1910, pp. 34 s.). Nel 1729 scrisse la serenata Lo sciocco deluso per i figli della nobiltà di corte.
Nicola (II) fu giubilato l’11 genn. 1730, dopo che l’anno precedente il maestro di cappella J.J. Fux lo aveva giudicato troppo avanti negli anni per poter continuare a servire nella cappella imperiale.
Nicola (II) morì a Vienna il 23 ott. 1737 (Keuschnig, I, p. 9).
I suoi balletti scritti per l’opera Zenobia di Luca Antonio Predieri vennero rappresentati postumi a Vienna il 28 ag. 1740. Secondo la testimonianza di J.J. Quantz, Nicola (II) aveva realizzato anche una versione ornata dei 12 adagi delle sonate dell’opera V (prima parte) di A. Corelli; ma questo lavoro è oggi perduto.
Pur seguendo la tradizione stilistica introdotta da oltre un secolo da compositori quali Wolfgang Ebner, Johann Heinrich, Andreas Anton Schmelzer e Johann Joseph Hoffer, che vedeva una prevalenza delle forme di danze binarie con struttura simmetrica, Nicola (II) introdusse danze di origine celtica e inglese, tra cui l’hornpipe, e quella che fu forse una danza di sua invenzione, l’«aria grotesca». R. North, forse per reazione alla popolarità del giovane Nicola (II), definì effeminato il suo stile, mettendolo a confronto con quello del padre definito virile. È inoltre probabile che le critiche di North verso un anonimo maestro di violino che si era improvvisato insegnante di canto delle giovani aristocratiche londinesi fossero rivolte appunto a Nicola (II) (Jones, 2001, p. 560).
Oltre alle opere citate pubblicò (a Londra) anche una Sonata per violino e basso continuo (1704) e diversi Songs in varie antologie del XVIII secolo. Si conservano manoscritte altre composizioni strumentali nelle biblioteche di Dresda, Londra e Amburgo.
John Nicola nacque a Londra il 27 dic. 1694 da Nicola (II) e da Frances Williams. Il suo nome appare per la prima volta nell’ottobre 1737 nel testamento del padre. In questo documento Nicola (II) manifestò il suo risentimento nei confronti del figlio, disponendo di non lasciargli alcun bene in eredità, sostenendo di aver già speso ingenti somme per mantenerlo.
John Nicola si trasferì in Inghilterra probabilmente poco dopo la morte del padre. Charles Burney, infatti, lo incontrò nel 1737 a Shrewsbury, scambiandolo però per il padre. Secondo Burney, che affermava di aver preso lezioni di violino e di francese da John Nicola, quest’ultimo suonava i soli di Corelli con estrema semplicità ed eleganza. Non si conoscono musiche da lui composte.
John Nicola morì a Shrewsbury il 26 ott. 1760.
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