MARSELLI, Nicola
Scrittore di tecnica militare e di storia, nato a Napoli il 5 novembre 1832, morto a Roma il 26 aprile 1899. Dal collegio militare della Nunziatella a Napoli, dove fu scolaro di Francesco De Sanctis, che esercitò influenza decisiva sulla sua formazione mentale, uscì nel 1850 col grado di alfiere del genio. Caduti i Borboni, passò nell'esercito italiano. Nel 1866, dopo avere partecipato alla campagna di quell'anno, fu incaricato dell'insegnamento della storia militare alla scuola superiore di guerra di Torino. Ebbe poi il comando della divisione di Catanzaro e del VI corpo d'armata. Deputato per i collegi di Aquila e di Pescina e dal 1892 senatore, svolse notevole attività politica segnalandosi fra l'altro come fervente sostenitore della triplice alleanza.
Tra gli scritti del M. sono principalmente da ricordare: Saggi di critica storica (Napoli 1858: contiene due saggi, su Tucidide e la Grecia ai suoi tempi e La storia di Erodoto); L'architettura considerata in relazione alla storia del mondo (Napoli 1862); La ragione della musica moderna (Napoli 1859); La critica e l'arte moderna (Napoli 1866); Gli avvenimenti del 1870-71 (voll. 2, Torino 1871; 4ª ed., 1873); La guerra e la sua storia (voll. 3, Roma 1875; 2ª ed., Milano 1881); La scienza della storia (voll. 3 in 4 parti, Torino 1873-80; 2ª ed., 1885); Le leggi storiche dell'incivilimento (postumo, a cura di C. O. Pagani, Roma s. a., ma 1906). Già nei primi scritti si manifesta il caratteristico orientamento intellettuale del M., volto dal De Sanctis allo studio di Hegel, e intento a comprendere e sviluppare le concezioni hegeliane, soprattutto nel campo della filosofia della storia, in rapporto ai particolari problemi del carattere della storiografia greca e del trapasso finale dell'arte in filosofia. Ma questo hegelismo, alquanto formale, perde terreno nel pensiero del M. quando questi, passato a Torino a insegnare storia, sente maggiormente l'esigenza del concreto e del particolare: già il libro sul '70 è più un'analisi di fatti che una costruzione di schemi dialettici. Di qui la progressiva evoluzione del M., che, influenzato anche dall'ambiente culturale contemporaneo, passa dal hegelismo al positivismo, del cui evoluzionismo naturalistico è permeata la sua opera maggiore, La scienza della storia, sebbene qua e là permangano elementi hegeliani.
Gl'intendimenti che ispiravano la sua opera di scrittore militare sono già esposti nella prolusione al corso di storia militare del 1868, nella quale riassume il significato, la portata e l'interdipendenza delle varie branche di studio della scuola di guerra e dimostra la necessità di portare la cultura degli ufficiali a un livello corrispondente al continuo progresso delle scienze. Nelle sue opere successive (v. sopra) il M., studiando l'evoluzione degli ordinamenti militari parallelamente ai fatti storici, dimostra la necessità dell'intima unione fra la vita della nazione e gl'istituti militari, fra la politica e la strategia, divulgando in Italia teorie simili a quelle già affermate da R. v. Clausewitz. Dalla critica dei varî sistemi di organizzazione militare attraverso i tempi e in relazione con lo sviluppo degli stati rispettivi, egli passa a dimostrare la tesi, secondo la quale nella guerra gli elementi costruttivi prevalgono sui distruttivi. È questa la "teoria della guerra", che rivela in particolar modo la personalità dell'autore. Inoltre il M. sostenne con calore la necessità di istituire cattedre universitarie d'insegnamento militare.
Bibl.: G. Gentile, Le origini della filosofia contemporanea in Italia, II, Messina 1921, pp. 85-121.