LEOTTA, Nicola
Nacque ad Acireale, presso Catania, il 17 febbr. 1878 da Giuseppe e da Antonia Rossi e, superato il primo ciclo di studi, si trasferì a Roma, dove si iscrisse al corso di laurea in medicina e chirurgia. Presso la facoltà romana divenne subito allievo del suo conterraneo F. Durante, titolare della cattedra di clinica chirurgica, alla cui scuola conseguì la laurea nel 1901. Vinto nello stesso anno il concorso per assistente medico chirurgo degli Ospedali riuniti di Roma, seguitò a frequentare la clinica universitaria, della quale nel 1902 fu nominato assistente di ruolo, quindi aiuto per l'insegnamento della medicina operatoria nel 1906 e per quello della clinica chirurgica nel 1907. Fu incaricato del corso ufficiale di ortopedia e traumatologia dal 1906 al 1908, quando la cattedra, divenuta di ruolo, fu affidata a R. Della Vedova; successivamente, dopo aver conseguito nel 1908 la libera docenza in patologia speciale chirurgica, dal 1909 ebbe l'incarico ufficiale dell'insegnamento di anatomia chirurgica, che conservò fino al 1922. Nel 1906 era stato nominato medico assistente di 1ª classe della Croce rossa italiana e, come tale, partecipò agli interventi organizzati per soccorrere le vittime dei terremoti di Messina e di Reggio di Calabria (1908) e della Marsica (1915), meritando per l'opera prestata una medaglia di bronzo. Conseguita nel 1912 anche la libera docenza in clinica chirurgica e medicina operatoria, nell'anno accademico 1913-14 e nel successivo tenne nell'ateneo romano un corso libero di diagnostica chirurgica. Allo scoppio del conflitto mondiale, il L., libero dagli obblighi di leva, chiese di essere arruolato nell'Esercito: comandato dapprima come capitano medico a dirigere l'ospedale militare n. 62, quindi con il grado di maggiore a organizzare nel 1916 il nucleo chirurgico mobile della 2ª armata (L'attività del nucleo chirurgico n. 1 durante l'offensiva del giugno 1918, in Giornale di medicina militare, LXVII [1918], pp. 552 s.; L'opera svolta in Francia dal nucleo chirurgico n. 1, ibid., LXVIII [1919], pp. 356-358), nel 1918 fu promosso tenente colonnello e chiamato a insegnare nell'Università castrense di San Giorgio di Nogara. Congedato con encomio solenne e decorato con la croce al merito di guerra, pervenne in seguito ai gradi di colonnello e poi di maggiore generale medico di complemento.
Dopo la parentesi bellica il L. riprese la sua attività presso l'Università di Roma sino a che, superato nel 1922 il relativo concorso, il 1° genn. 1923 fu nominato professore straordinario di patologia speciale chirurgica nell'Università di Cagliari. Subito dopo la nomina fu inviato in missione dal ministero della Pubblica Istruzione in Argentina, dove tenne una serie di lezioni presso la 1ª clinica chirurgica di Buenos Aires e un ciclo di conferenze all'ospedale italiano e presso la Società medica argentina. Nella capitale argentina, declinata l'offerta della titolarità di una cattedra universitaria della specialità, fu insignito del titolo di professore di clinica chirurgica honoris causa. Nel 1924 il L. fu invitato dal ministro G. Gentile a far parte con N. Pende del Comitato tecnico per l'istituzione dell'Università di Bari: nel nuovo ateneo fu nominato direttore della clinica chirurgica dal 1° genn. 1925 e professore ordinario di clinica chirurgica generale e medicina operatoria dal 1° genn. 1926, e ricoprì la carica di rettore dal novembre 1927 all'ottobre 1929.
Nell'ottobre 1929 il L. fu chiamato dalla facoltà medica dell'Università di Palermo a succedere a E. Tricomi nell'insegnamento di clinica chirurgica generale e terapia chirurgica e nella direzione dell'istituto di clinica chirurgica. Nella nuova sede, dove avrebbe concluso la sua carriera, il L. riorganizzò i locali della clinica e fu preside di facoltà dal 1° nov. 1932 al 31 ott. 1934 e rettore magnifico dal 1° nov. 1939 al 30 ott. 1943.
Durante tutto l'arco della sua carriera accademica e didattica il L. si dedicò a una intensa operosità scientifica: autore di oltre 170 pubblicazioni, recò validi contributi clinici e sperimentali in tutti i campi della chirurgia generale.
Lo studio di problemi patogenetici, anatomopatologici e clinici emergenti nella pratica chirurgica, che condusse anche sperimentalmente nei suoi primi lavori, lo interessò costantemente nel corso della sua attività (Contributo sperimentale alla chirurgia del rachide: estirpazione totale di una vertebra, in Il Policlinico, sez. chirurgica, IX [1902], pp. 323-336, 371-384; Le alterazioni prodotte dalle estese scottature e la patogenesi della relativa morte, ibid., XI [1904], pp. 394-400; Sulla legatura delle grandi vene del corpo, ibid., XIV [1907], pp. 538-543, XV [1908], pp. 16-37; Sulle anastomosi termino-terminali dei vasi sanguigni con tubi riassorbibili di magnalio: ricerche sperimentali, in Bull. della R. Acc. medica di Roma, XXXIV [1908], pp. 55-79; Processo di autoplastica ossea per colmare perdite di sostanza delle ossa craniche, ibid., XXXVI [1910], pp. 179-193; Ricerche sperimentali sugli esiti della prostatectomia transvescicale, in Il Policlinico, sez. chirurgica, XIX [1912], pp. 87-112; Le obliterazioni dei vasi mesenteriali, ibid., pp. 484-503; XX [1913], pp. 94-96, 111-135).
Tra i vari contributi di patologia e clinica chirurgica recati dal L. appaiono di notevole interesse: le osservazioni sulle malattie delle basse vie urinarie, con l'importante indicazione della tecnica operatoria consigliabile per asportare i calcoli vescicali, in presenza di varici della vescica stessa, onde evitare possibili emorragie pericolose per la vita del paziente (Le varici della vescica in rapporto alla diagnosi e alla cura dei calcoli vescicali, ibid., XI [1904], pp. 501-512); l'esposizione di un raro caso capitato alla sua osservazione, il decimo fino ad allora consegnato alla letteratura specialistica, di cistocele bilaterale (Sull'ernia bilaterale della vescica, in Bull. della R. Acc. medica di Roma, XXXVI [1910], pp. 169-179); la descrizione dell'originale procedimento operatorio, consistente nello stiramento retromalleolare dei due nervi plantari, per risolvere un persistente processo gangrenoso conseguente ad amputazione dell'alluce e del primo metatarso per eritromelalgia idiopatica (Sull'eritromelalgia, in Arch. ed atti della Società italiana di chirurgia, XX [1907], pp. 185-220) e la messa a punto della terapia chirurgica di alcune alterazioni di interesse ortopedico (Contributo alla cura delle pseudoartrosi delle ossa lunghe ed alla resezione ortopedica del gomito, ibid., XXII [1909], pp. 725-762); il resoconto di una ipofisectomia, la prima praticata in Italia, eseguita per via transfenoidale, preferibile per l'asportazione dei tumori ipofisari a quella intracranica che, se pure in grado di garantire una migliore asepsi del campo operatorio, presentava però maggiori rischi di ledere gli organi vicini, come il seno cavernoso (Struma ipofisario iperplastico con acromegalia e contributo alla patologia e chirurgia dei tumori ipofisari, in Il Policlinico, sez. chirurgica, XIX [1912], pp. 204-214, 280-288, 318-336, 362-375, 423-432, 468-480); l'accurata analisi dei problemi di ordine anatomo- e fisiopatologico, diagnostico e terapeutico, inerenti alle ferite del miocardio, affrontata dopo l'esecuzione di una cardiorrafia per ferita penetrante del ventricolo sinistro (Sulle ferite del cuore, ibid., XX [1913], pp. 332-336, 385-412, 443-448); gli studi clinici di interesse otorinolaringoiatrico (L'osteoma del seno mascellare, in Atti della Clinica oto-rino-laringoiatrica della R. Università di Roma, XVII [1920], pp. 151-163; Processo di laringectomia con ricostituzione autoplastica della breccia faringo-esofagea, in Il Valsalva, I [1925], pp. 209-214; Stenosi intrinseche dell'esofago, ibid., II [1926], pp. 155-174) e quelli fisiopatologici e clinici sulla chirurgia della milza (Contributo alla chirurgia e fisiologia della milza; alterazioni ematologiche e del metabolismo basale determinate dalla splenectomia, in Annali italiani di chirurgia, IV [1925], pp. 1144-1156; Chirurgia della milza, in La Clinica chirurgica, XXIX [1926], pp. 513-526, in collab. con M. Patel); l'approccio chirurgico al trattamento di alcune malattie dell'apparato respiratorio (Elioterapia e chiusura del cavo come trattamento delle pleuriti croniche fistolizzate, in Annali italiani di chirurgia, III [1924], pp. 349-364; La cura chirurgica della tubercolosi polmonare, in La Clinica chirurgica, XXIX [1926], pp. 1277-1296, in collab. con V. Maragliano - F. Galdi). Uno degli argomenti di studio preferiti dal L. fu la patologia chirurgica addominale; autore di varie pubblicazioni inerenti a tale settore specialistico (fra cui Le aderenze pericecali e pericoliche, in Il Policlinico, sez. chirurgica, XX [1913], pp. 95-104; XXI [1914], pp. 138-152; L'ileo meccanico da appendicite, ibid., pp. 105-123; L'ulcera semplice della porzione digiuno-ileale dell'intestino tenue, in Arch. italiano di chirurgia, I [1919], pp. 349-382; Le perforazioni intestinali da tifo, in La Clinica chirurgica, XXVII [1920], pp. 1-27; Sulla stasi ceco-colica da membrane e aderenze pericecali e pericoliche, in Annali italiani di chirurgia, III [1924], pp. 28-39), il L., sulla scorta di numerose osservazioni cliniche della frequente concomitanza in uno stesso paziente di lesioni plurime a carico degli organi contenuti nella metà destra dell'addome, causa di errori diagnostici e insuccessi terapeutici, maturò la geniale concezione patogenetica delle "sindromi associate dell'addome destro" (S.A.D.). In un'ampia e completa relazione svolta al congresso della Società italiana di chirurgia, tenutosi a Bari nel 1931, illustrò i complessi momenti anatomopatologici, fisiopatologici e sintomatologici conseguenti a manifestazioni infiammatorie coinvolgenti l'appendice cecale, la colecisti, lo stomaco e il duodeno, il mesentere e gli epiploon caratteristici di quattro gruppi precisamente individuabili di S.A.D., che divennero noti come "sindrome di Leotta" (Sindromi associate dell'addome destro, in Arch. ed atti della Società italiana di chirurgia, XXXVIII Adunanza, Bari…1931, Roma 1932, pp. 5-220), precisandone con estrema lucidità i fattori etiopatogenetici: processi infettivi cronici, a partenza quasi costante dall'appendice e comunque dalla zona ileocecale e/o dal colon destro, sarebbero in grado, agendo su un terreno costituzionalmente favorevole al loro sviluppo (la suscettibilità costituzionale allo sviluppo di processi morbosi anche di interesse chirurgico fu attentamente considerata dal L.: L'individualità costituzionale in chirurgia, in Riv. sanitaria siciliana, XX [1932], pp. 1747-1763), di determinare i coinvolgimenti infiammatori del peritoneo viscerale di vaste zone dell'intestino, del peritoneo dei meso e degli epiploon e del peritoneo parietale, dando luogo alle varie manifestazioni cliniche caratteristiche del complesso sindromico. Da ricordare ancora la collaborazione del L. al Trattato di medicina operatoria generale e speciale del suo maestro Durante (I-II, Torino 1907-09; 2ª ed., I-IV, ibid. 1921-25).
Membro di varie società scientifiche italiane e straniere, il L. fu per molti anni segretario della Società italiana di chirurgia e dal 1942 presidente dell'Accademia medica di Palermo che, rimasta priva di sede a seguito dei bombardamenti subiti dalla città, riuscì a trasferire in nuovi, dignitosi ambienti nel Policlinico del capoluogo. Dal 1926 al 1931 aveva fatto parte del Consiglio superiore della pubblica istruzione. Godette di prestigiose onorificenze: grande ufficiale della Corona d'Italia, cavaliere dell'Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro, grande ufficiale al merito della Repubblica, ricevette la medaglia d'oro come benemerito della scuola, della cultura e dell'arte e, in occasione della ricorrenza del cinquantesimo anno della sua attività professionale, una medaglia d'oro conferitagli dall'Ordine dei medici di Palermo.
Il L. morì a Palermo nel 1967.
Fonti e Bibl.: L. Biancalana, Cenno necrologico, in Arch. ed atti della Società italiana di chirurgia. LXX Congresso,… 1968, II, Roma 1968, p. 50; La Società italiana di chirurgia nei suoi primi 30 congressi, a cura di G. Lusena, Roma 1930, pp. 49, 146, 191 s., 197, 244, 352, 425, 446, 491, 518; D. Giordano, Chirurgia, Milano 1938, I, pp. 36, 228, 286, 363, 367, 409, 466, 506 s.; II, pp. 22, 27-29, 46, 64, 82, 200, 219; A. Patania, Profilo di maestri. N. L., estratto da Stampa medica siciliana, n. unico, febbraio 1960; A. Pazzini, La storia della facoltà medica di Roma, Roma 1961, I, pp. 165, 218, 405; E. Bosna, Storia dell'Università di Bari, Bari 1994, pp. 274, 277; G. Di Gesù, La storia della scuola chirurgica palermitana, Palermo 1997, pp. 96-102; I. Fischer, Biographisches Lexikon der hervorragenden Ärzte [1880-1930], II, p. 892; Lessico universale italiano, XII, p. 24.