HAYM (Aim, Aimo, Higham, Hyam), Nicola (Nicolò) Francesco
Nacque a Roma il 6 luglio 1678 da Sebastiano ed Elena in una famiglia di musicisti d'origine tedesca o austriaca.
Si ha notizia di numerosi altri componenti della famiglia, ma solo per tre di essi è documentata l'attività musicale: Giovanni Antonio (morto dopo il 1729), zio dell'H., fu liutista, violinista, violoncellista, contrabbassista e trombonista; Pietro Antonio (circa 1685 - circa 1766), probabilmente fratello dell'H., fu violinista e trombonista attivo a Roma dal 1703; Sebastiano (1713-88), figlio di Pietro Antonio, fu violinista, organista, clavicembalista e trombonista. Tutti, eccetto l'H., lavorarono esclusivamente a Roma.
Nel 1694 l'H. iniziò l'attività di violoncellista per il cardinale Pietro Ottoboni e il principe Livio Odescalchi; l'anno seguente entrò nell'Accademia di S. Cecilia, lavorando quindi al teatro Capranica e probabilmente esibendosi in occasioni pubbliche e private a Roma. In questi anni conobbe il violinista N. Cosimi, di cui divenne "continuista" (violoncello per il basso continuo) e con il quale partecipò a esecuzioni dirette da A. Corelli; nello stesso periodo partecipò agli allestimenti delle opere di A. Scarlatti (Pirro e Demetrio) e di G. Bononcini (La rinnovata Camilla), che più tardi adatterà per i teatri londinesi. Nel 1697 l'Ottoboni lo introdusse al seminario romano come insegnante "per il violone", dal 1699 "per l'arcileuto e violoncello"; sempre dall'Ottoboni, nel biennio 1699-1700, ricevette le prime commissioni (un mottetto, probabilmente una serenata, due oratori).
Nel 1700 Cosimi e l'H. partirono per Londra, invitati da Wriothesley Russell duca di Bedford, che li aveva apprezzati durante il suo soggiorno romano (1698-99). Alloggiati in Bloomsbury, i due musicisti avviarono un'intensa attività cameristica (il duca presto nominò l'H. suo "master of chamber musick") a Londra e fuori, non solo per Bedford. Nell'ambito di quest'attività nacquero le Dodeci sonate a tre, op. 1 e le [12] Sonate a tre,op. 2 (stampate da Roger ad Amsterdam nel 1703 e 1704), di chiara impronta corelliana: alla loro esecuzione partecipò anche il violinista G. Visconti, con cui l'H. collaborò intensamente a partire dal 1703. Poiché anche la musica vocale attraeva l'interesse di Russell, l'H. compose sette cantate "per uso del duca". L'attività dell'H. come esecutore cameristico, pur documentata fino al 1711, iniziò lentamente a ridursi dopo la partenza di Cosimi da Londra nel 1705.
Poco dopo questa data l'H. completò per l'editore Roger di Amsterdam la revisione delle sonate di Corelli (dall'op. 1 all'op. 4); contemporaneamente la stessa revisione fu stampata anche dall'editore Walsh di Londra, con l'aggiunta dell'op. 5. A causa di una polemica fra editori e curatore, nessuna di queste edizioni segnala la revisione dell'H., pur certa e documentabile.
Nella stagione 1704-05 l'H. entrò come violoncello continuista al teatro Drury Lane per l'Arsinoe di Th. Clayton, la prima opera di genere italiano (ossia interamente cantata, seppure in inglese) a Londra. Poco dopo passò al nuovo Queen's theatre a Haymarket, inaugurato con Gli amori di Ergasto (in italiano) di J. Greber; protagonista dell'opera fu Joanna Maria Linchenham (detta la Baronessa), soprano d'origine italo-tedesca, allieva e futura moglie dell'Haym. Questi anni videro un'affermazione dell'opera italiana a Londra e, fra i massimi successi, può esser considerata la Camilla (dall'originale di S. Stampiglia e Bononcini del 1697), adattata, tradotta, allestita ed eseguita dall'H. nel 1706 al Drury Lane: nei quattro anni successivi l'opera raggiunse le 63 repliche.
Buon successo, ma senza analogo seguito di repliche, ottenne anche il suo adattamento del Pyrrhus and Demetrius (1708-09, Queen's theatre), dall'originale di A. Scarlatti (1694). Nella Camilla l'H. mantenne l'ouverture e tutte le arie originali di Bononcini, componendo i nuovi recitativi in inglese, le musiche per le danze e aggiungendo 4 arie; nel Pyrrhus invece compose l'ouverture, le danze e 21 nuove arie destinate in prevalenza ai due castrati V. Urbani (Valentini) e N. Grimaldi (Nicolini): da ricordare Thus my thirst con violino concertante.
Queste due operazioni portarono l'H. al ruolo di leader, anche in termini salariali, nell'orchestra del Queen's theatre, e lo affermarono come il maggior esperto d'opera italiana a Londra. La centralità dell'H. nella vita teatrale londinese crebbe negli anni successivi grazie alle collaborazioni con J.J. Heidegger e con G.F. Händel, che debuttò a Londra nel 1711 con Rinaldo.
A questo periodo risalgono gli adattamenti dell'H. dell'Etearco (1711; da Stampiglia e Bononcini), Dorinda (1712; pasticcio da B. Pasqualigo), Creso (1714; da A. Aureli), Lucio Vero (1715; da Zeno e Albinoni) e Vincislao (1717; da Zeno e F. Mancini; l'attribuzione è però incerta): per questi titoli l'H. compose anche ouvertures, recitativi e arie nuove. Inoltre, con ogni probabilità, collaborò con il poeta Giacomo Rossi nell'adattare i testi di Almahide (1710), Ernelinda (1713), Arminio (1714).
Tutti questi lavori furono eseguiti al Queen's theatre (dal 1715 King's) gestito da Heidegger. Progressivamente i compiti d'adattamento dell'H. si indirizzarono sempre più al solo testo poetico: per Händel preparò i testi italiani di Teseo, Amadigi di Gaula (1713 e 1715; da tragédies lyriques rispettivamente di Ph. Quinault e J.-B. Lully e di H. de La Motte) e Il Radamisto (1720; da D. Lalli). Infine nel 1717 scrisse il Tito Manlio per A. Ariosti, unico testo di sua creazione, sebbene ispirato all'originale di M. Noris del 1696.
Dal 15 marzo 1712 l'H. avviò agli York-Buildings, con Clayton e C. Dieupart, una serie di concerti a sottoscrizione; per quest'occasione compose la cantata Ye tender Pow'rs!, la cui musica è oggi perduta. Fino al 1717 organizzò altri concerti a beneficio della moglie con musicisti di passaggio a Londra fra cui, nel 1714, F.M. Veracini. I suoi mecenati erano in questi anni C. Montagu barone di Halifax e, alla morte di questo (1715), J. Brydges conte di Carnarvon (dal 1719 duca di Chandos). Per quest'ultimo l'H. compose nel 1716 sei anthems da camera per nove esecutori; nel 1718 Händel dedicò allo stesso i Chandos Anthems.
Con il 1717 la fortuna dell'opera italiana a Londra conobbe un momento di crisi, dovuto principalmente al clima di tensione fra i "papisti" giacobini e il re Giorgio I: il teatro di Haymarket fu costretto alla chiusura. Grazie all'abilità organizzativa di Heidegger, nacque nel 1719 la Royal Academy of music, di cui Händel era "principal composer" e l'H. uno degli orchestrali di primo rango (tre "tedeschi" d'origine, in una corte hannoveriana che parlava tedesco); grazie a quest'iniziativa l'opera italiana riacquistò prestigio e poté tornare al King's theatre, sua sede tradizionale.
Dal 1722 al 1728 l'H. fu segretario della Royal Academy of music, succedendo a P.A. Rolli. Le nuove mansioni di direttore di scena e di adattatore dei testi, occupando molto del suo tempo, lo costrinsero a interrompere l'attività di continuista in orchestra.
In questi anni adattò per Händel: Ottone, Flavio, Giulio Cesare in Egitto, Tamerlano, Rodelinda, Siroe (primo testo di Metastasio adattato per Londra), Tolomeo, e il pasticcio Elpidia (incerto); per A.M. Ariosti: Caio MarzioCoriolano, Vespasiano, Artaserse, Aquilio Consolo (incerto), Dario, Elisa, Lucio Vero, Teuzzone; per Bononcini: Calfurnia, Astianatte.
L'egemonia letteraria così esercitata dall'H. sull'opera italiana a Londra gli attirò le critiche di Rolli, che nel 1724 accusò la Royal Academy of music di impiegare poeti "Idioti e guastamestieri, inesauste fonti di nonsenso" (Lindgren, p. 306); similmente il diplomatico modenese G. Riva nel 1725 scriveva a L.A. Muratori: "le opere che si fanno in Inghilterra, quanto belle sono per la musica e per le voci, altrettanto sono storpiate per la poesia" (ibid.), alludendo con disprezzo agli adattamenti dell'Haym. Questi, in realtà, seguiva il gusto dell'uditorio londinese, meno interessato ai lunghi recitativi dei libretti di Zeno, Stampiglia, Metastasio, e trascurava perciò proprio la "parte intellettuale delle opere", prioritaria invece per Rolli e Riva. L'intento degli adattamenti dell'H. era quello di ridurre i recitativi e di fornire maggiori occasioni per introdurre nuove arie ogni volta di diverso carattere, secondo le convenzioni: l'effetto inevitabile era l'allentamento dello svolgimento razionale della vicenda in favore di un più schematico procedere degli eventi melodrammatici.
Dal punto di vista del razionalismo arcadico, Riva sintetizzava così, scrivendo a Muratori il 3 ott. 1726: "Le opere che vengono dall'Italia […] bisogna riformarle, o per meglio dire difformarle […]. Pochi versi di recitativo e molte arie qui [a Londra] vogliono, e questa è la ragione che alcune delle migliori opere del Sig.r Apostolo [Zeno] non si sono mai potute fare e che le bellissime del Metastasio […] hanno dovuto correre la medesima sorte" (ibid., p. 311).
L'H. morì a Londra il 31 luglio 1729.
Poco prima di morire stava progettando, sempre con Heidegger e Händel, una nuova accademia (dopo la bancarotta della Royal Academy of music nel 1728), per cui aveva già completato altri tre testi: con questi il totale dei suoi adattamenti per Londra salirebbe a 35, ma solo 19 di essi possono essergli attribuiti con assoluta certezza.
Il 9 ag. 1729 fu pubblicato sul Weekly Medley, periodico della Society of gentlemen, un necrologio insolitamente ampio per un non inglese, a conferma del prestigio sociale raggiunto dall'H.: "La sera di martedì scorso morì […] il signor Nicholas Francis Haym […] segretario per molti anni della Royal Academy of music […]. Fu meritatamente celebre per il divino tocco del violoncello, o continuo a quattro corde, nel quale non fu eguagliato che da due o tre persone in Europa. Non occorre menzionare il suo genio per la musica come compositore, di cui molti eccellenti pezzi già pubblicati sono ampia testimonianza. […] Egli ha dedicato molte ore quotidianamente alle Belles-Lettres […], di cui saranno eterno monumento i suoi lavori già pubblicati e quello che ha lasciato, intitolato A General History of musick […] che la Provvidenza gli ha appena concesso il tempo per terminare. La sua conoscenza nelle medaglie è resa abbastanza nota dal suo lavoro intitolato Tesoro Britannico".
Il necrologio menziona altre attività non musicali dell'H.: le lettere, il collezionismo e la ricerca antiquaria. Primo frutto di tali studi fu Del tesoro britannico (1719-20), un'opera di catalogazione di monete e medaglie basata su 18 collezioni inglesi, iniziata nel 1715, per la quale l'H. stesso disegnò le acqueforti e sovrintese all'incisione delle tavole. Nel 1721 curò l'edizione delle tragedie Merope di S. Maffei e Demodice di G.B. Recanati; nel 1724 della Gerusalemme liberata di Torquato Tasso (dall'edizione di Genova del 1590, illustrata da B. Castello), dedicata a Giorgio I. Nello stesso anno fu nominato membro della Society of antiquaries. Infine nel 1726 compilò la Notizia de' libri rari nella lingua italiana (ristampata anche in Italia fino al 1803) e fondò la Academy of vocal musick (per essa compose l'ultimo anthem, Lord, give Thy judgement to the king, e commissionò ad A. Steffani il mottetto Qui diligit Mariam).
Della menzionata General history of musick oggi si conosce solo il piano degli argomenti (pubbl. in The Flying-Post, or Weekly Medley, n. 26, 29 marzo - 12 apr. 1729): in particolare i libri 3-6 del secondo volume tratterebbero dell'introduzione e sviluppo dell'opera italiana a Londra nel primo trentennio del Settecento.
Fonti e Bibl.: A critical discourse on opera's and musick in England, app. a F. Raguenet, A comparison between the French and Italian musick and opera's, London 1709, pp. 62-86; J. Hawkins, A general history of the science and practice of music, London 1776 (rist. anast., New York 1963); Ch. Burney, A general history of music from the earliest ages to the present period, London 1776-89 (rist. anast., New York 1957), IV, pp. 194-344; E. Dahnk-Baroffio, N. H.s Anteil an Händels Rodelinde-Libretto, in Die Musikforschung, VII (1954), pp. 295-300; The London stage, II, 1700-1729, a cura di E. Lowe Avery, Carbondale, IL, 1960, ad indices; L. Lindgren, The accomplishments of the learned and ingenious N.F. H. (1678-1729), in Studi musicali, XVI (1987), pp. 247-380; J. Milhous - R.D. Hume, The Haymarket Opera in 1711, in Early Music, XVII (1989), pp. 523-537; I libretti italiani di G.F. Händel e le loro fonti, I/1-2, Da "Vincer se stesso è la maggior vittoria" (1707) a "L'Elpidia, overo Li rivali generosi" (1725), a cura di L. Bianconi, Firenze 1992, passim; G. Rostirolla, La professione di strumentista a Roma nel Sei e Settecento, in Studi musicali, XXIII (1994), pp. 87-174; S. La Via, Il cardinale Ottoboni e la musica. Nuovi documenti (1700-1740), nuove letture e ipotesi, in Intorno a Locatelli. Studi in occasione del tricentenario della nascita di P.A. Locatelli (1695-1764), a cura di A. Dunning, Lucca 1995, pp. 319-526; R. Strohm, The eighteenth-century diaspora of Italian music and musicians, Turnhout 2001, ad ind.; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, pp. 22 s. (s.v.Aimo); C. Sartori, I libretti italiani a stampa dalle origini al 1800, Indici, I, p. 277; Ph.H. Highfill, A biographical dictionary of actors, actresses, musicians, dancers, managers & other stage personnel in London. 1660-1800, London 1987-91, s.v.; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, III, p. 527; The New Grove Dict. of music and musicians (ed. 2001), XI, pp. 284-286.