FORTI, Nicola
Figlio del rigattiere Marco Giulio e di Lucrezia Mauri, nacque a Roma nel 1714. La sua formazione di architetto avvenne presso Nicola Michetti, uno dei massimi esponenti romani di una raffinata cultura rococò, a fianco del quale, secondo un documento del 1750 (Pinto, 1976, II, p. 355 n. 340), svolse un proficuo apprendistato "per lo spazio di circa venticinque anni", perfezionandosi verso la metà degli anni Cinquanta, quando la "vecchiezza" del Michetti lo mise progressivamente in una situazione d'indipendenza professionale.
Al 1746 risale la sua prima opera di un certo riguardo: l'ampliamento, per incarico di G.B. Arrighi, dei casamenti residenziali ubicati nel tratto terminale della piazza romana di S. Lorenzo in Lucina all'altezza dell'imbocco con la strada del Moro (Curcio, 1987, p. 258). Non si hanno altre notizie della sua attività prima del 1751, quando figura, come "coadiutore" del Michetti, nei documenti della Congregazione di S. Girolamo degli Illirici per la realizzazione dei nuovi casamenti disposti nel raccordo che univa la piazza Monte d'Oro al vicolo di Schiavonia (Id., 1989, p. 68).
L'ampia risistemazione edilizia, rimossa nel 1934 allorché al suo posto fu aperta la piazza Augusto Imperatore, rappresentava uno dei più considerevoli risultati raggiunti nel campo del risanamento urbano settecentesco nella capitale pontificia. L'intervento consistette nell'apertura di una nuova strada, attraverso il taglio di un isolato, e nella costruzione di tre casamenti d'affitto, al fine di riqualificare la popolosa e fatiscente area compresa tra le chiese di S. Carlo al Corso, S. Girolamo e S. Rocco. Il giovane F. partecipò personalmente al riassetto della zona, contribuendo a riorganizzarla secondo principî di "simmetria e proporzione". Nei primi mesi del 1759 l'opera era compiuta: in aprile alcuni appartamenti dei palazzetti sul nuovo vicolo venivano locati. Successivamente, dal 1772 al 1781, il F. si occupò della costruzione di un nuovo casamento d'affitto, attiguo a quello realizzato nel vicolo nuovo, ma con ingresso su strada del Grottino (ibid., pp. 78 s.).
A Roma, oltre a svolgere funzioni pratiche come quelle di misuratore e architetto della Camera apostolica, nelle quali successe al Michetti a partire dal 1758, il F. si dedicò con successo alla progettazione di strutture effimere.
Nel 1752 fu chiamato ad allestire l'addobbo della fonderia di Francesco Giardoni al "Belvedere", in occasione della benedizione papale (28 giugno 1752) della nuova statua dell'angelo di metallo per la sommità di Castel Sant'Angelo (Contardi, 1987, p. 23). L'allestimento, descritto minuziosamente nel Diario ordinario (1752, n. 5439), consisteva in un'elaborata decorazione composta prevalentemente da tessuti e legnami.
Durante gli anni 1755-58, di nuovo in collaborazione con l'ormai ottantenne Michetti, il F. partecipò alla progettazione e realizzazione di una rilevante casa ad appartamenti commissionata dai teatini di S. Andrea della Valle, ubicata lungo la direttrice di via del Monte della Farina (Fasolo, 1954, p. 10; Morganti, 1995, pp. 303-312) e terminata solo dopo la morte del maestro, in cui compaiono in nuce alcuni caratteri della sua produzione futura, quali la cura per i partiti decorativi e la razionale orditura del ritmo parietale.
Per tutta la seconda parte del secolo, ancora succedendo al Michetti, il F. sovraintese alla fabbrica dell'ospizio apostolico di S. Michele, completandolo con la prosecuzione del conservatorio delle zitelle.
L'ampliamento della fabbrica, promossa nel 1790 da papa Pio VI, aveva per fine l'accoglienza nell'istituzione apostolica della comunità delle ragazze, sino ad allora confinata nell'angusto palazzo del Laterano (Tosti, 1832, pp. 12-14). La sistemazione del F. comportava la ripresa dei lavori di ampliamento del fabbricato verso nord, attraverso il completamento del conservatorio, che "diventa così composto da una serie di edifici articolati attorno a due cortili" (Il S. Michele…, 1990, p. 92). Dal timbro stilistico sobrio, il progetto comprendeva la totale definizione della facciata sul lungotevere, ottenuta attraverso l'aggiunta di un quinto modulo ai quattro già preesistenti. Per l'ospizio, inoltre, il F. fornì il disegno per la fontana di travertino interna al cortile, per la chiesa inclusa nel conservatorio e per il cortile del Gallinaro che, chiuso a nord da un corpo di fabbrica più basso, costituiva la testata terminale sulla piazza de' Mercanti. Le eccessive economie di spesa e la relativa velocità con cui si conclusero i lavori, nel 1704, provocarono una serie di problemi statici all'edificio, considerato nell'Ottocento "assai mal fabbricato" (Tosti, 1832, p. 14).
La fase più significativa della sua carriera artistica coincise, comunque, intorno al 1772, con l'inizio della risistemazione dell'isolato comprendente la chiesa di S. Rocco a Ripetta in Roma.
L'area era in gran parte già proprietà della chiesa, e i prelati incaricarono l'architetto di trasformare fatiscenti casette in un grande casamento d'affitto e di ridefinire l'ospedale delle donne partorienti annesso al convento. Il primo rilevante intervento, realizzato tra il 1772 e il 1777, è da identificarsi nella casa per abitazioni attigua al cortile dell'ospedale (Curcio, 1987, p. 293), palazzo poi detto Valdambrini, in virtù della famiglia che abitava gran parte degli appartamenti, demolito nel 1935 circa nei lavori di isolamento del mausoleo d'Augusto.
Tipico esempio di edilizia settecentesca in cui il F., con garbato gusto tardobarocco, reinterpretò il tema della casa plurifamiliare mediandolo con quello del palazzo nobiliare di rappresentanza, l'edificio, articolato su quattro piani più mezzanini e botteghe, era nobilitato dall'originale portale d'ingresso al cortile, nel quale le semplici paraste laterali contrastavano con gli articolati mensoloni superiori, vivacemente animati da cariatidi e teste muliebri. Un modello di legno del "portone della Fabrica di S. Rocco", si trovava nella abitazione del F. al momento della morte (Arch. di Stato di Roma, Not. Gallesani, Inv. dei beni).
Nello stesso periodo, il F. era occupato anche in importanti lavori alla chiesa e ai suoi siti annessi. Tali interventi consistevano nella trasformazione interna dell'ospedale ottenuta attraverso la soppressione del reparto maschile (1770), nella costruzione di una nuova torre campanaria con orologio, nella redazione di un nuovo progetto per la facciata della chiesa ancora alla "rustica" (1772), nella realizzazione della caratteristica fontana della botte addossata al palazzo Valdambrini (1774), nella riorganizzazione dell'intero settore compreso tra il vicolo della Pergola e la strada di Schiavonia (1781) e nella parziale "liberazione" del perimetro esterno del mausoleo d'Augusto (Salerno - Spagnesi, 1969, p. 14; Curcio, 1989, pp. 74, 79), nel corso della quale furono scoperti diversi reperti archeologici compreso l'obelisco successivamente trasferito sulla piazza del Quirinale per iniziativa di Pio VI (Pietrangeli, 1942, p. 441; D'Onofrio, 1967, p. 260).
Nel 1772, come architetto della Confraternita dello Spirito Santo dei Napoletani, operò il primo restauro della chiesa e creò uno dei suoi lavori più felici: il palazzetto di gusto rocaille in via Giulia, demolito intorno al 1936 per far luogo al nuovo liceo "Virgilio".
Il prospetto principale, noto attraverso alcuni disegni tuttora conservati presso l'archivio della Confraternita, era organizzato secondo principî di simmetria e decoro ed era abilmente caratterizzato da una calibrata alternanza di motivi consolidati e rococò (Via Giulia…, 1975).
Successore del Michetti anche come architetto della Sapienza, il F. costruì un nuovo altare in marmo nella chiesa di S. Ivo (1783-84), operò l'innalzamento di un piano del cortile e realizzò l'ampliamento della Biblioteca Alessandrina (un progetto del 1786 è conservato nell'Archivio di Stato di Roma, Disegni e piante; Fasolo, 1954; Marino, 1983). Inoltre, negli stessi anni, curò il consolidamento della volta sottostante la stamperia Salvioni che aveva la sua sede nei piani superiori della Sapienza, per potervi sistemare i pesanti torchi di stampa. I rinforzi, costituiti da "arconi fortissimi" che eliminavano ogni pericolo di crollo, tanto ne disturbavano però l'equilibrio estetico che nel 1788 il rettore decise di fare sgomberare la tipografia (Mancini, 1969) per rimuoverli.
Dal 1791 in poi il F. eseguì per il marchese Michelangelo Cambiaso cospicui ampliamenti nel cinquecentesco palazzo adiacente la piazzetta di S. Silvestro a Montecavallo, dove progettò anche la rettifica della facciata della chiesa con la costruzione di un nuovo portico
Nello stesso periodo (1781-1800) ultimò il nuovo braccio del monastero delle paolotte dei Ss. Anna e Gioacchino ai Monti, iniziato nel 1749 da Giovanni Francesco Fiori e per le stesse monache, tra il 1793 e il 1794, definì completamente il complesso religioso, erigendo il nuovo coro posto dietro la tribuna della chiesa, di pianta semicircolare con vivace ornamento (Mancini, 1979, pp. 12, 29, 39). Nel 1800-1802 approntò un progetto per l'altare maggiore di S. Pantaleo, che venne poi realizzato dal suo "coadiutore" Giovanni Valadier (Spagnesi, 1967, p. 77).
Il F. si fece anche apprezzare per le sue capacità di tecnico e misuratore, venendo frequentemente nominato come perito dai tribunali romani per dirimere intrigate liti su questioni di legislazione urbana: effettuò ricognizioni e perizie per le sorelle Cicogna (1758), per la famiglia Capranica (1761), per gli "eredi Pichini" (1774) e per il conte Polidori Cercavasi (1778; Borsellino, 1988, p. 180; Lodico, 1995, p. 276; Arch. di Stato di Roma, Chierici reg. min. di S. Lorenzo in Lucina, b. 1570, c. 309; Not. Trib. Acque e Strade, v. 178, cc. 279 s.).
Il F. morì a Roma l'8 apr. 1802 (parrocchia S. Maria in Trivio) e, come da volontà testamentaria, fu sepolto nella chiesa di S. Bonaventura presso Campo Vaccino (Roma, Arch. stor. del Vicariato, Parrocchia di S. Maria inTrivio, Libro deimorti, 1669-1824).
Come il suo maestro Michetti il F., architetto certamente di rilievo tra quelli operanti a Roma nella seconda metà del Settecento, ebbe il merito di riuscire a continuare la tradizione tardobarocca con notevole dignità. Estraneo al generale gusto classicista, il F., dando vita a un'architettura sobria e misurata ma elegantemente contraddistinta da una garbata decorazione, rimane l'ultimo interprete di modelli timidamente rococò.
Abitava in via dei Crociferi (Bonaccorso, 1994) e nel suo inventario dei beni troviamo elencati, accanto ai classici quali Vitruvio, una copia (manoscritta) dell'Utilissimo trattatodelle acque correnti e un volume di C. Meyer sull'Arte di restituire a Roma la tralasciata navigazione del suo Tevere, testimonianza degli interessi pluridisciplinari dell'artista.
Va segnalata l'interessante indicazione dello stretto rapporto con il giovane Valadier (Spagnesi, 1967, p. 77) anche se come suoi allievi sono identificabili, documentariamente, soltanto Angelo Cappelletti e Felice Giorgi, futuro architetto della Reverenda Camera apostolica (Arch. di Stato di Roma, Not. Trib. Acque e Strade, v. 181, cc. 710 s.; Not. Gallesani, testamento).
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. storico del Vicariato, Librodelle cresime, Parrocchia dei Ss. Vincenzo ed Anastasio a Trevi, 30 maggio 1723; Arch. di Stato di Roma, Disegni e piante, cart. 88, b. 583: "Sapienza, Ampliamento Biblioteca Alessandrina"; Ibid., Agostiniani Gesù e Maria, Libri d'introito, b. 206, n. 55; Ibid., 30 Notari Capitolini, Uff. 19, Not. A. Gallesani, marzo-aprile 1802, ff. 717-764v (testamento), 833-893v (inventario dei beni); A. Tosti, Relazione dell'origine e dei progressi dell'ospizio apostolico di S. Michele…, Roma 1832, pp. 12-14; Id., Intorno la origine e i progressi dell'ospizio apostolico di S. Michele, Roma 1835, pp. 12-15; P. Fortuna - A. Moschetti, Prospetto geometrico delle fabbriche di Roma…, Roma 1835, tav. IX (palazzo Valdambrini); L'Università di Roma, Roma 1927, p. 46; E. Ponti, Come sorse e come scompare il quartiere attorno al mausoleo di Augusto, in Capitolium, XI (1935), 4, pp. 235-250; A. Muñoz, Il palazzo e la chiesa della Sapienza, in L'Urbe, II (1937), 10, p. 12; L. Callari, Ipalazzi di Roma, Roma 1942, pp. 468 s.; C. Pietrangeli, L'obelisco del Quirinale, in Roma, XX (1942), 11, pp. 441-443; F. Fasolo, Le chiese di Roma nel '700, Roma 1949, p. 90; F. Garofalo, L'ospedale di S. Rocco…, Roma 1949, p. 35; F. Fasolo, Architettura di Zagarolo, in Quaderni dell'Istituto di storia dell'architettura, VI (1954), pp. 10 s.; L. Bianchi, Disegni di F. Fuga…, Roma 1955, p. 40; C. D'Onofrio, Gli obelischi di Roma, Roma 1967, pp. 260 s.; G. Spagnesi, S. Pantaleo, Roma 1967, pp. 77, 89; C.M. Mancini, La stamperia di G.M. Salvioni, in Strenna dei romanisti, XXX (1969), p. 271; L. Salerno - G. Spagnesi, La chiesa di S. Rocco all'Augusteo, Roma 1969, pp. 13 s., 25 s., 78-80; L. Salerno - L. Spezzaferro - M. Tafuri, Via Giulia…, Roma 1975, pp. 134, 400 s., 406-409; J.A. Pinto, Nicola Michetti (circa 1685-1758) and 18th century architecture…, Ph.D. dissert., Harvard University, Cambridge, MA, 1976, I, p. 199; II, p. 355 nn. 340, 366 e 369; A. Braham - H. Hager, C.Fontana. The drawings at Windsor Castle, London 1977, p. 142; P. Mancini, La chiesa di S. Gioacchino ai Monti…, Roma 1979, pp. 12, 29, 35 n. 30, 39 n. 65; G. Spagnesi, Il centro storico di Roma. II rione Campo Marzio, Roma 1979, pp. 62, 64; A. Marino, L'opera di Borromini e gli interventi successivi…, in Bollettino del Centro di studi per la storia dell'architettura, XXX (1983), pp. 122, 127; La città degli anni santi. Atlante, a cura di M. Fagiolo - M.L. Madonna, Roma 1984, p. 344; B. Contardi, L'angelo di metallo, in L'Angelo…, Roma 1987, I, pp. 23 s.; G. Curcio, Campo Marzio Is. 50, ibid., II, pp. 148, 243, 258, 293 s.; E. Borsellino, Palazzo Corsini alla Lungara…, Fasano di Puglia 1988, pp. 15, 90, 180; G. Curcio, "Casamenti per persone oneste"…, in Quaderni dell'Istituto di storia dell'architettura, XIII (1989), pp. 65-80; Il S. Michele a Ripa Grande, a cura di F. Sisinni, Roma 1990, pp. 92-94; In Urbe architectus… (catal.), a cura di B. Contardi - G. Curcio, Roma 1991, pp. 375, 401-404; G. Bonaccorso, La casa degli agostiniani scalzi di Gesù e Maria…, in Roma borghese…, a cura di E. Debenedetti, I, Roma 1994, p. 135; D. Lodico, Palazzo Pighini (Pichini), ibid., II, Roma 1995, pp. 276, 283; L. Morganti, La fabbrica nuova dei padri teatini…, ibid., pp. 303-312; G. Bonaccorso - F. Di Marco - T. Manfredi, in Atlante di Roma nel Settecento, a cura di P. Micalizzi - G. Bonaccorso - T. Manfredi, II, in corso di stampa; G. Moroni, Diz. di erudiz. storico-eccles., ad Indicem.