DI CAGNO, Nicola (Nico)
Nacque a Roma il 27 sett. 1922 da Lorenzo, ingegnere, di origine barese e da Dora Fusignani. Studiò anch'egli ingegneria, a Roma, e si laureò nel 1947 con un progetto di ospedale generale (cfr. L'architecture d'aujourd'hui, XIX [1948], 17, p. 28).
La ricerca avviata per la tesi di laurea servì come base per il progetto elaborato nel 1950 in occasione del concorso nazionale per l'ospedale traumatologico di Roma, in cui si aggiudicò il secondo premio ex aequo. Questo concorso segnò anche l'inizio della lunga collaborazione fra il D. e l'architetto P. Moroni. Col Moroni il D. firmò tutti i progetti sino al 1980, anno della morte del primo; negli anni '50-'62 fu associato allo studio anche l'architetto G. Malatesta; altri collaboratori saranno indicati.
L'attività professionale del D. fu indirizzata verso tre settori: urbanistica, edilizia residenziale e attrezzature pubbliche. La progettazione urbanistica fu incentrata, fino alla metà degli anni '60, essenzialmente su piani regolatori, ed in seguito rivolta a grandi infrastrutture e piani territoriali (a questi ultimi progetti si collega anche l'attività di consulenza che il D. svolse fra l'inizio degli anni '80 ed il 1984 per alcune società del gruppo Italstat e dal 1984 per la Società autostrade per i problemi di inserimento ambientale). La progettazione di edilizia residenziale fu il momento più interessante e fertile del lavoro progettuale del D.; a quest'ultima si collegò la progettazione di attrezzature sociali, di edilizia commerciale e alberghiera.
Nel 1952 il D. avviò la sua intensa attività professionale con il progetto di una scuola-convitto sulla via Appia nei pressi di Roma, in collaborazione con C. Aymonino, G. Campos e M. Lanza; la realizzazione avvenne nei due anni successivi.
L'edificio, caratterizzato da forme spigolose, è l'ibrido risultato di una generazione in bilico fra l'architettura organica e il linguaggio brutalista (cfr. Scuola convitto sui Colli Albani, in Casabella-Continuità, 1955, n. 205, pp. 34 s.).Nel 1955 fu invitato da M. Sacripanti a far parte del gruppo di progettazione (con G. Bocca, G. Bisoffi, R. Benatti, R. Loro Cesco, C. Trojani, F. Vincita) del complesso residenziale "S. Lucia II" a Verona, inserito e realizzato fra i progetti del II settennio INA Casa.
Il piano prevedeva, oltre alla progettazione delle residenze (per complessivi 3.400 abitanti), anche quella di una serie di servizi collettivi (centro sociale, scuola materna ed elementare, attrezzature sportive). Il complesso si strutturava intorno a un asse principale, una "piazza-strada", su cui si allineavano i negozi; le abitazioni erano organizzate in edifici in linea di tre e cinque piani (cfr. Beretta Anguissola, 1963, pp. 278 s.).
Il concorso nazionale per il quartiere CEP di Venezia, alle barene di San Giuliano, bandito nel 1960, segnò una svolta nel dibattito sul rapporto architettura-urbanistica che impegnava allora gli architetti italiani, ormai usciti dall'emergenza della ricostruzione postbellica. Il D. vi partecipò in collaborazione con F. Cocchia, U. Macrì ed E. Vittoria.
Il progetto si aggiudicò il primo premio ex aequo (cfr. Concorso per un quartiere residenziale C.E.P. in Venezia-Mestre, "Barene" di San Giuliano, in L'Architettura, cronache e storia, VI [1960], 57, pp. 168-182). Giudicato molto brillante per le soluzioni dell'impianto urbanistico, il progetto non era riuscito, secondo la commissione, a connotare anche l'edilizia con forme armoniose. "È rimasto intelligente ma brutto, come un vero primo della classe con gli occhiali", così lo descrisse argutamente F. Giovenale (cfr. Edilizia sovvenzionata dal passato al futuro, in La Città, I [1961], 4-5, p. 27).
Nel 1961 la collaborazione col Sacripanti venne ripresa in occasione di un nuovo incarico INA Casa per la progettazione di un nucleo residenziale ad Enna (con P. Mazzacurati e L. Morbilli); il piano prevedeva la realizzazione di circa cento alloggi.
Le abitazioni, a tre o quattro piani, erano collegate mediante corpi scala a torre, i piani terra erano sovente aperti, lasciati a porticato. Alle residenze si affiancavano alcune attrezzature collettive: il centro sociale, la chiesa, i negozi (cfr. Beretta Anguissola, 1963, p. 368).
L'attività nel settore residenziale sovvenzionato costituì dunque il punto focale dei primi anni di attività del D.; in questa ottica va riletto il breve scritto, firmato con M. Vittorini, che apparve sulla rivista La Città (cfr. Per una giusta politica edilizia. Recenti leggi e disegni di legge sull'edilizia economica, I[1961], 4-5, pp. 51-54). In esso venivano lucidamente analizzati i provvedimenti adottati allora dal governo Fanfani in favore dell'edilizia economica e popolare e si proponevano una serie di misure e strumenti tecnico-organizzativi per la programmazione ed attuazione degli interventi.
Intanto, nella seconda metà degli anni '50, il D. aveva anche progettato alcune palazzine e villini, nei modi dell'edilizia privata romana di quel periodo: le palazzine in piazza Tuscania, via di Villa Severini e via Galiani (1955-1959), i due villini in piazzale delle Muse-via Porro (1957-1959) e la palazzina in via Sartorio; tutte opere che denotano un professionismo di buon livello (cfr. M. Girelli, Edilizia "impegnata" alla periferia di Roma in Casabella Continuità, 1961, n. 247, pp. 31-35).
L'attività nel settore urbanistico fu contraddistinta dalla partecipazione ad alcuni fra i più importanti concorsi nazionali degli anni '60 e '70: il concorso per la progettazione di massima del piano regolatore di Spezzano della Sila (1953, primo premio ex aequo); il concorso per il progetto di massima del piano regolatore di La Spezia (1956, primo premio); il concorso per il progetto di massima del piano regolatore di Alcamo (1958, primo premio); il concorso nazionale per il progetto di massima del piano regolatore intercomunale di Viareggio e Vecchiano (1960, primo premio ex aequo); il concorso per il progetto di sistemazione viaria e ambientale della zona compresa fra la via Colombo e la valle della Caffarella a Roma (1966, secondo premio ex aequo, in coll. con F. Battimelli, C. Chiarini, B. De Rossi, C. Aymonino e M. Vittorini). Questa intensa attività urbanistica si chiuse nel 1967 con la redazione del piano regolatore intercomunale di Pesaro.
Nel 1962 l'approvazione della legge 167 avviò in tutta Italia un vasto programma di interventi per la realizzazione di quartieri di edilizia economica e popolare. In questo contesto, nel 1964, giunse al D. l'incarico più significativo della sua carriera, che lo avrebbe impegnato per i successivi venti anni. Gli venne allora affidata dall'amministrazione comunale di Roma l'elaborazione del piano di zona di Spinaceto, un grande quartiere che sarebbe dovuto sorgere a sudovest dell'Eur, oltre il grande raccordo anulare.
Il progetto prevedeva l'insediamento di una popolazione di circa 23.000 abitanti su un'area di 190 ettari. La progettazione planivolumetrica impegnò il gruppo di lavoro, composto, oltre che dal D. e dal Moroni, da L. Barbera, F. Battimelli e D. Di Virgilio Francione, fino a metà del 1965. Definito dai suoi estensori "un modello di sviluppo" della urbanizzazione in direzione dell'Agro pontino, il piano di zona di Spinaceto può considerarsi come un test particolarmente efficace dei criteri e meccanismi messi in atto dall'attuazione della legge 167. Il modello di riferimento è quello della città lineare immersa nella "campagna-parco", nella relazione di progetto si legge: "L'intero organismo insediativo si articola lungo un doppio asse viario centrale che contiene al suo interno un centro continuo nastriforme e lungo il quale - all'esterno - si sviluppano senza soluzione di continuità le due fasce residenziali" (cfr. Relazione di progetto, in Urbanistica, XXXV[1965], 45, pp. 88-94).
Nel 1966, approvato il piano urbanistico, fu bandito l'appalto concorso per la costruzione di otto lotti di edifici residenziali, il lotto due, un edificio che si sviluppa secondo un arco di cerchio (1966-1969), fu affidato al D., che lo progettò in collaborazione con P. Moroni, F. Battimelli, D. Di Virgilio Francione, A. Carè, R. Argenti e M. Taviano (cfr. G. V., Il lotto 2, in Costruire, XII[1970], 59, Un edificio del quartiere di Spinaceto, Roma. Intervista con i progettisti, in L'Architettura, cronache e storia, XVI [1971], 185, pp. 706-721).
A metà degli anni '70 fu infine avviata la progettazione di sette edifici "omnibus", a destinazione residenziale, commerciale e amministrativa, che dovevano costituire la spina centrale di Spinaceto, nati dalla collaborazione del D. con F. Battimelli, C. Chiarini, F. Dinelli e A. Latini. Il primo edificio fu inaugurato nel 1981, il secondo nel 1983, mentre ancor oggi il piano non è totalmente completato (cfr. L. Biscogli, Edificio omnibus a Spinaceto, in L'Industria delle costruzioni, XVI [1982], 126, pp. 5-20).
Un'esperienza simile a quella di Spinaceto può considerarsi il progetto del piano di zona del quartiere Pineto, a Roma. La proposta planivolumetrica, risalente al 1971, fu elaborata dal D. in collaborazione con P. Moroni e C. Biscaccianti; il progetto architettonico fu affidato, nel 1974, dall'Istituto case popolari allo stesso gruppo coadiuvato da R. Bracci ed E. Giannini.
qIl piano urbanistico prevedeva di insediare su un'area di poco più di 16 ettari, nel comprensorio di Valle Aurelia, circa 4.500 abitanti. Sei case in linea di dodici piani raccoglievano gli alloggi; un doppio livello di attrezzature collettive fungeva da struttura unificante dell'intero complesso; la realizzazione è stata ultimata nel 1984 (cfr. M. Costa, I servizi residenziali. Punti d'incontro per una vita collettiva, in Edilizia popolare, XXII [1975], 123, pp. 40 s.; A. Passeri, Intervento IACP a Pineto-Roma, in L'Industria delle costruzioni, XIV[1980], 11, pp. 5-12).
Il D. morì a Roma il 21 genn. 1985.
Altre sue opere sono: l'istituto tecnico per geometri e ragionieri in via delle Vigne Nuove a Roma (1960-1968), la partecipazione al concorso nazionale per i nuovi uffici della Camera dei deputati a Roma (1967, primo premio ex aequo, in coll. con C. Aymonino, C. Chiarini, P. Moroni, B. De Rossi, M. Vittorini; cfr. M. Tafuri, Il concorso per i nuovi ufficidella Camera dei deputati, Roma 1968, pp. 39 ss., 87, 106-113); il piano di zona di Castel Giubileo a Roma per l'insediamento di circa 8.500 abitanti su incarico dell'Istituto nazionale per le case degli impiegati dello Stato (1970-1983, in coll. con M. Vittorini).
Fonti e Bibl.: Oltre a quanto cit. all'interno della voce si veda: I 14 anni del piano Ina Casa, a cura di L. Beretta Anguissola, Roma 1963, pp. 278 s., 368; C. Crescenzi, Il piano di zona di Spinaceto e l'attuaz. della 167, in Urbanistica, XXXV (1965), 45, pp. 85 ss.; E. Vittoria, La città tradiz. di oggi e il paesaggio urbanizzato di domani, ibid., pp. 95-98; E. Filippello, Il quart. residenz. di Spinaceto a Roma, in Edilizia popolare, XV (1968), 83, pp. 25-28; Significato di un intervento: Spinaceto, numero monogr. di Costruire, a cura di L. Pietrangeli Papini, XII (1970), 59; I. Insolera, Roma moderna, Torino 1971, pp. 290 n., 317 n.; B. Regni, La figurabilità urbana, in Capitolium, XLIX (1974), 4, p. 40; P. Jacobelli, Il momento concreto dell'architettura della città, ibid., p. 67; G. Accasto-V. Fraticelli-R. Nicolini, L'architettura di Roma capitale 1870-1970, Roma 1977, pp. 567, 600-603; C. Conforto-G. De Giorgi-A. Muntoni-M. Pazzaglini, Il dibattito architettonico in Italia 1945-1975, Roma 1977, p. 360; I. de Guttry, Guida di Roma moderna. Architettura dal 1870 ad oggi, Roma 1978, p. 116 e passim; Housing in Europa, II, 1960-1979, Bologna 1979, pp. 144-147; P. Samperi, Temi di urbanistica romana, Roma 1981, pp. 174-177; P. O. Rossi, Roma. Guida all'architettura moderna 1909-1984, Bari 1984, pp. 196 s., 256-259; 311 s.; Fraticelli, La città contemporanea, in G. Ciucci-V. De Feo, Itinerari per Roma, Milano 1985, pp. 494 s., 505; L. Altarelli, La costruzione della periferia romana: dall'espansione alla trasformazione, in Edilizia popolare, XXXII (1986), 189, pp. 22 s.; M. Tafuri, Storia dell'architettura italiana 1944-1985, Torino 1986, p. 109; G. Muratore-A. Capuano-F. Garofalo-E. Pellegrini, Guida all'architettura moderna. Italia…, Bologna 1988, ad Ind.