DE CARDONA, Nicola
Nato a Morano Calabro (Cosenza) il 27 marzo 1869 da Rocco e Giovannina Ferraro in una famiglia relativamente agiata, studiò nel liceo classico "B. Telesio" di Cosenza, ove, fra gli altri, ebbe come insegnante l'umanista Nicola Misasi. Dopo aver studiato per due anni presso la facoltà di giurisprudenza dell'università di Roma, conseguì la laurea" presso l'università di Napoli. In quegli anni rimase profondamente influenzato dall'insegnamento di Enrico Ferri, tanto che solo per breve tempo esercitò la professione forense, dedicandosi, invece, all'impegno politico.
Il D. (fratello di Carlo De Cardona, sacerdote e leader popolare calabrese) già all'inizio del 1895 fondò a Morano uno dei primi circoli socialisti calabresi, che in un breve periodo giunse a contare - secondo il prefetto di Cosenza - circa sessanta aderenti. Erano assenti da queste organizzazioni, e lo continuarono ad essere anche in seguito, i contadini. Questi, difatti, lontani dalle suggestioni operaiste tanto frequenti fra i socialisti, rimarranno sostanzialmente estranei all'influenza del D. e molto partecipi, invece, alle iniziative politiche dei popolari in genere e del fratello Carlo in particolare.
L'attività del D. non passava inosservata al prefetto che già il 22 nov. 1895 denunciava per il Casellario politico centrale l'attività sovversiva esercitata dal gio vane socialista. A partire dal 1886 aveva subito una serie di processi penali che si concretizzarono in multe pecuniarie e condanne detentive.
Due di questi ebbero risonanza nazionale tramite un'interrogazione parlamentare dei deputati Gregorio Agnini e Andrea Costa. Di tali processi si occuparono lungamente i giornali locali ed anche alcuni nazionali. Nel primo caso fu processato per istigazione a delinquere ed all'odio fra le classi sociali; nel secondo fu accusato, insieme ad altri venticinque socialisti, di aver tentato di uccidere il comandante della locale stazione dei carabinieri. Per difenderlo andò a Morano, oltre che il leader radicglsocialista Nicola Serra, anche il suo maestro Enrico Ferri. In relazione alle agitazioni dei Fasci siciliani e dopo la condanna dei suoi leaders, il D. organizzò conferenze e manifestazioni in loro appoggio. Alle intimidazioni di assegnazione al domicilio coatto rispondeva - annotava il prefetto di Cosenza - che se ne sarebbe gloriato perché avrebbe abbracciato "gli eroi De Felice e Barbato".
A causa della sua attività organizzativa e risolutezza politica, veniva giudicato dal prefetto estremamente pericoloso in quanto "capace di provocare e suscitare tumulti". Durante quegli anni promosse numerose cooperative ed associazioni nel circondario di Castrovillari; fu corrispondente del giornale socialista Cronaca di Calabria e - come annotava con pignoleria il prefetto dell'epoca - lettore de I Diritti del popolo, La Questione sociale, La Lotta di classe e L'Articolo 248. Sostenitore delle tesi intransigenti, venne eletto nel Consiglio regionale calabrese del Partito socialista italiano (P.S.I.) nel primo congresso di Palmi del 1896; fu successivamente nominato rappresentante calabrese nel Consiglio nazionale del P.S.I. nel congresso regionale di Catanzaro del 1897.
Dal 1905 collaborò assiduamente all'organo ufficiale del P.S.I. cosentino La Parola socialista, diretto da Pietro Mancini, del quale fu uno dei primi redattori e dal 1910 collaborò anche al giornale socialista di Castrovillari La Luce diretto da Attilio Schettini. Nel 1913 egli stesso diede vita ad un quindicinale dal titolo Vita nuova che quattro mesi dopo assunse il sottotitolo di "giornale socialista" e che viveva con i contributi determinanti dei moranesi emigrati. Il giornale per anni condivise e promosse le lotte del proletariato nelle battaglie contro il latifondo, il dazio sul grano, l'emigrazione e l'imminente conflitto.
Dopo la forzata pausa organizzativa della guerra, si svolse a Crotone nel maggio del 1919 un congresso regionale calabrese che vide il D. isolato nel sostenere le posizioni astensioniste rispetto alle imminenti elezioni politiche. Le tesi astensioniste, invece, prevalsero a Cosenza ove nell'ottobre successivo il Comitato esecutivo della federazione, grazie al diretto impegno del D., stabilì di non presentare la lista. Durante il congresso provinciale socialista dell'agosto 1920 venne ufficializzata la prima frazione comunista in Calabria, che fu anche una delle prime in tutto il Meridione. Nello storico congresso di Livorno del 1921 il D. entrò a far parte del Consiglio nazionale dei Partito comunista d'Italia (P.C.d'I.). Già dal 1° maggio 1920 Vita nuova, che aveva ripreso le pubblicazioni dopo le vicende belliche, si presentava con il sottotitolo di "giornale comunista" mentre il fondo "5 anni dopo" si concludeva con le parole "... noi siamo intanto uomini d'ordine, ma di un ordine nuovo". Vita nuova divenne subito il principale riferimento della federazione comunista di Cosenza fino a che Fausto Gullo e Fortunato La Camera non fondarono nel marzo del 1922 Calabria proletaria.
Dopo che gli era stata affidata provvisoriamente, all'indomani della scissione, la responsabilità della federazione cosentina, dovette affrontare un episodio di lotta interna alla sua sezione. A Morano era sorto, difatti, un conflitto personale tra il D. ed altri dirigenti locali. Un'inchiesta condotta dall'inviato del centro del partito, Emilio Amoroso, il 6 e 7 maggio 1922 riella sezione moranese, si risolse a favore del D., che "per la solidità della cultura e la serenità della fede" era degno del "massimo rispetto".
L'offensiva repressiva, ripresa nel 1921 con una lieve condanna, ebbe il culmine tra il 1922 e il 1925 quando il D. dovette subire numerose denunce per "incitamento all'odio di classe". Nel 1923 venne incriminato insieme agli altri dirigenti del partito comunista con l'accusa di associazione sovversiva, uscendone però assolto. Il nuovo prospetto biografico redatto dal prefetto fascista il 20 maggio del 1925 - in sostituzione di quello del 1895 - lo definiva "di carattere chiuso, comunista inamovibile, capace di covare odio implacabile contro gli avversari, abile nell'organizzazione ad agitare le masse sovversive". Venne arrestato il 16 marzo 1925 per aver riunito il giorno precedente in una sua casa di campagna una cinquantina di contadini per formare una lega.
Secondo il rapporto della polizia, nel corso della riunione il D. tenne una conferenza nella quale vennero "incitati i presenti contro il governo fascista e contro i maggiori esponenti fascisti del luogo". L'incontro acquista un carattere di sensibile importanza se si considera il fatto che si trattava di contadini e che alla riunione partecipava anche il leader popolare Carlo De Cardona. Il 9 dic. 1926 la commissione provinciale per l'assegnazione al confino lo sottopose ad un biennio di ammonizione. L'8 febbr. 1928 venne scartata l'eventualità di un atto di clemenza "non avendo elementi concreti della sua resipiscenza".
Il D. pur ritiratosi dalla lotta e non svolgendo attiva militanza contro il regime, si mantenne sempre fermo nelle idee comuniste tanto da essere inserito nell'elenco delle persone "pericolose da arrestare in determinate circostanze" e sorvegliato con particolare attenzione. Di non trascurabile importanza, infine, la sua opera di assistenza e, in parte più modesta, di collegamento fra i militanti comunisti locali e gli antifascisti confinati nella zona del Pollino.
All'inizio del 1944 l'ormai anziano D. fu nominato commissario prefettizio del comune di Morano. Rimase a capo dell'amministrazione comunale sino alla fine del 1945. Successivamente condusse una vita ritirata; morì a Morano, quasi novantenne, il 4 giugno 1958.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centr. dello Stato, Casell. polit. centr., fasc. 40.476; Arch. di Stato di Cosenza, Fondo podestarile, b. Morano Calabro, fasc. 3; annate dei periodici citati; G. Grisolia, Le prime lotte per il social. I fatti di Morano..., in Incontri merid., VII (1969), pp. 3-14 (estr.); F. Alimena, N. D. e la questione operaia in Calabria, Cosenza 1977; F. Cordova, Alle origini del P.C.I. in Calabria (1918-1926), Roma 1977. Passim;G. Masi, Socialismo e socialisti in Calabria (1861-1914), Catanzaro-Salerno 1981, ad Indicem; G. Cingari, Storia della Calabria dall'Unità ad oggi, Roma-Bari 1982, ad Indicem; F. Mazza-M. ToIone, Fausto Gullo, Cosenza 1982, ad Ind.; G. Grisolia, Il Partito comun. in Calabria, Lamezia Terme, in corso di stampa, ad Indicem.