Nicola d’Oresme Filosofo, matematico e teologo (n. 1320 ca
m. 1382). Insieme a Giovanni Buridano, Alberto di Sassonia e Marsilio di Inghen, è uno dei più importanti esponenti del pensiero scientifico tardomedievale. Maestro alla facoltà di Arti a Parigi, nel 1348 risulta essere studente di teologia al collegio di Navarra, di cui venne eletto rettore nel 1356. Dopo essere stato canonico (1362) e decano (1364-77) della cattedrale di Rouen, e canonico a Notre-Dame di Parigi (1363), nel 1377 fu nominato vescovo di Lisieux. L’interesse di N. si rivolse in modo particolare verso la filosofia della natura di Aristotele, e a tre delle quattro discipline che compongono il quadrivio: aritmetica, geometria e astronomia. A tale riguardo scrisse dei commenti in forma di quaestiones ad alcune opere di Aristotele: Phisica, De caelo, De generatione et corruptione, Meteorologica, De anima, Parva naturalia. Al De anima N. dedicò anche un commento letterale (Sententia). In aggiunta ai commenti aristotelici, vanno menzionati anche gli scritti di matematica e astronomia (Algorismus proportionum, De proportionibus proportionum, De configurationibus qualitatum et motuum, De commensurabilitate vel incommensurabilitate motuum caeli, Ad pauca respicientes, Quaestiones de sphaera), e di geometria (Quaestiones super geometriam Euclidis). Abbiamo inoltre alcune opere nelle quali N. si schiera apertamente contro l’astrologia: il Tractatus contra judiciarios astronomos, di cui l’autore produce anche una versione in francese (Le livre de divinacions), la celebre Quaestio contra divinatores horoscopios, e alcuni Quodlibeta. Compose inoltre un trattato di economia (De origine, natura, jure et mutationibus monetarum), mentre tra le opere di carattere teologico vanno ricordati un commento sulle Sentenze di Pietro Lombardo (oggi perduto) e alcuni Sermones. Come consigliere di Carlo V, si impegnò a realizzare il programma di ‘volgarizzazione’ della filosofia voluto dal sovrano, traducendo e commentando in francese le seguenti opere di Aristotele: De caelo, Ethica, Politica e gli Oeconomica. N. fu il primo a utilizzare il volgare francese nella trattazione di argomenti di carattere scientifico. E fu proprio nel commento e traduzione in francese del De caelo (Le livre du ciel et du monde) che N. si inserì nel dibattito, alquanto vivace nel 14° sec., sulla nozione di pluralità dei mondi, spazio infinito e rotazione terrestre. Negata da Aristotele, il quale riteneva che il mondo esistente contenesse in sé stesso tutta la materia possibile, e che la Terra di un ipotetico secondo mondo si sarebbe dovuta muovere necessariamente verso il luogo naturale della Terra di questo mondo, la possibilità di una pluralità di mondi viene invece ammessa da N., seppure soltanto come ipotesi. Similmente viene ipotizzata l’esistenza di uno spazio vuoto incorporeo al di fuori del chiuso Universo aristotelico, e di una rotazione diurna intorno al suo asse della Terra, che Aristotele riteneva invece essere assolutamente immobile. Nel De commensurabilitate vel incommensurabilitate motuum coeli N. sostiene l’importante tesi dell’incommensurabilità dei moti celesti, le cui leggi sono comprensibili unicamente dalla infinita ragione divina. Essendo quindi l’uomo impossibilitato a determinare con precisione le reciproche posizioni dei pianeti e delle stelle, ogni pretesa dell’astrologia di costituirsi come scienza viene inesorabilmente a cadere. Il De configurationibus qualitatum et motuum costituisce invece uno degli esempi più rilevanti di analisi quantitativa delle qualità, e rappresenta bene il processo di matematizzazione della fisica che si sviluppa durante il sec. 14°.