CAPPONI, Nicola
Di Gaggio della montagna bolognese, perciò detto Cola Montano, umanista. Già nel 1462 teneva la cattedra di latino nella pubblica scuola di Milano; fu là tra i più ferventi promotori dell'arte della stampa, anzi socio azionista, diremmo oggi, del noto tipografo milanese Antonio Zaroto, a partire dal 1471. Sarebbe stato, a corte, maestro di Lodovico il Moro; maestro tanto severo che questi, morto il padre, l'avrebbe fatto ignominiosamente staffilare. Spirito irrequieto, non ebbe fortuna alla corte di Milano; dopo il 1466, a detta del Corio, sotto il governo aspro di Galeazzo Maria Sforza avrebbe educato i suoi discepoli a emulare, nell'amore alla libertà e nell'odio ai tiranni, Armodio e Aristogitone, Catilina, Bruto e Cassio. Girolamo Olgiati, Gian Andrea de' Lampugnani e Carlo Olgiati, gli uccisori del duca Galeazzo, avrebbero seguito l'impulso da lui dato. Cola Montano già prima aveva lasciato Milano. A Firenze, dove fu in seguito, non ebbe pace; e Lorenzo de' Medici, vuoi per la parte che egli avrebbe avuta nell'uccisione del duca di Milano, vuoi per una fiera invettiva che avrebbe pronunciata contro di lui, dinnanzi ai governanti di Lucca, per staccarli dall'alleanza coi Fiorentini e per indurli a mettersi dalla parte di Ferdinando re di Napoli, qualche anno dopo lo fece sorprendere in un suo rifugio nell'alpe bolognese e, trattolo a Firenze, impiccare (1481).
Bibl.: F. Argelati, Bibliotheca Scriptorum Mediolanensium, Milano 1745, I, pp. 96, 158, 447, 456; G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, Bologna 1787, VI, pp. 64-66; F. Berlan, Colamontano, due lettere, Milano 1877; G. Lorenzi, Colamontano, studio storico, Milano 1875; E. Motta, Di Filippo di Lavagna e di alcuni altri tipografi editori del Quattrocento, in Arch. stor. lomb., X (1898), p. 28; G. Biscaro, Panfilo Castaldi e gli inizi dell'arte della stampa a Milano (1469-1472), in Archivio stor. lomb., I (1915), p. 85.