CANTALAMESSA PAPOTTI, Nicola
Nacque ad Ascoli Piceno il 21 genn. 1831 da Luigi Cantalamessa e da Carolina Papotti, figlia del letterato Tiberio. Frequentò giovinetto ad Ascoli la scuola di lettere ed arti istituita dal conte senese O. Piccolomini, e passò quindi nello studio degli scultori E. e G. Paci, rinomati soprattutto per lavori di arte sacra e funeraria. Palesatesi le potenziali doti del giovane C., lo stesso Piccolomini lo fece passare a sedici anni a Roma presso il Tenerani, già maestro dei due Paci. Quivi il C. poté subito frequentare anche la scuola del nudo presso l'Accademia di S. Luca, e ben presto fu tra gli allievi migliori del Tenerani che aiutava nel completamento di opere commissionate al maestro a ritmo intensissimo.
Nel 1853 il C. era già in grado di aprire uno studio per conto proprio in via Sistina. Il biografo Gabrielli ricorda tra le prime opere del C. il gruppo di Dafni e Clori, un Cupido dormiente, la Primavera, il Genio della caccia (soggetto già trattato dal Tenerani). Di queste opere il C. fece diverse repliche. Ma il primo successo lo ottenne con S. Emidio che battezza s. Polissia, commissionatogli nel 1855 dal re di Napoli Ferdinando II per l'ingresso principale della reggia di Capodimonte (ora nel pronao della chiesa della Madre del Buon Consiglio a Capodimonte). L'artista eseguì successivamente uno dei quattro bassorilievi (il Sogno di s. Giuseppe) per il piedistallo della colonna della Immacolata inaugurata l'8 settembre del 1857 in piazza di Spagna a Roma. Apprezzato nella società del tempo come ritrattista, si affermò presso la corte di Napoli (vedi i busti di Francesco II e della moglie Maria Sofia, tuttora a Capodimonte); e continuò a secondare il gusto del momento per temi e figure della mitologia, come nelle statue di Amore e Venere composte per il conte di Trani, e monumentali, come l'Angelo della Resurrezione per il monumento funebre della famiglia Mazzoni nella chiesa di S. Francesco ad Ascoli Piceno, e la statua equestre della Regina di Napoli Maria Sofia, che si trovava (Gabrielli, 1911) a Vienna nell'appartamento dell'imperatore. Nel 1857 il C. fu invitato per la prima volta negli Stati Uniti, per importanti lavori richiesti da facoltosi committenti che a Roma andavano visitando il suo studio e le due gallerie da lui aperte in via S. Vitale e in via Margutta. Tornerà più volte in America, anche come inviato ufficiale del governo italiano, commissario per l'arte italiana, all'esposizione di Filadelfia (1876), e a quelle di Chicago (1893) e di Saint Louis (1904).
A Boston, nel 1858, nel Forest Hill Cemetery, il C. fece il monumento in memoria di un generale Sumner (di cui esiste anche una replica nel cimitero di New York). Firmato e datato Roma 1876 è il monumento funebre di C.M. Phelps, nel cimitero Forest Lawn di Buffalo, con le statue allegoriche delle Virtù teologali e un grande Angelo della Resurrezione. Per lo stesso cimitero di Boston il C. aveva già fatto, l'anno precedente, la tomba di J. G. Forsyth. All'Esposizione di Filadelfia il C. partecipò (1876) con un gruppo rappresentante lo Specchio d'amore e due figure, l'Uragano e il Bel tempo, di cui in pochi anni furono fatte numerose riproduzioni. Gabrielli ricorda numerosi altri monumenti funebri eseguiti per cittadini di Boston, Cleveland, Rochester, N.Y. (il bozzetto della statua giacente del Pellegrino del monumento della famiglia Erickson, del 1880, si conservava nella chiesa dell'Istituto Nazareth a Roma e il gesso nella Pinacoteca di Ascoli).
Dopo tanti successi il C. fu eletto accademico di S. Luca il 30 novembre 1877 (per l'occasione ne fece il ritratto G. Cantalamessa), e il 9 giugno del 1878 entrò nella Congregazione dei Virtuosi al Pantheon. Del 1879 è la statua dell'Angelo delle memorie, per la cappella gentilizia dei conti Marcatili nel cimitero di Ascoli, maestosamente impostato su una grande urna marmorea dalle linee puramente classiche ed eseguito con tecnica perfetta nel prezioso sottilissimo panneggio della leggerissima tunica.
Partecipò al concorso per la tomba del presidente degli Stati Uniti J. A. Garfield, assassinato nel 1881, con un suo bozzetto al quale fu preferito dalla giuria quello di un artista americano (la vedova ordinò poi al C. la fusione in bronzo del Ritratto di Garfield, che egli aveva presentato al concorso come dettaglio dell'opera). Contemporaneamente il C. aveva partecipato con un suo bozzetto al concorso per il Monumento all'industriale H. J. Chisholm:anche in questo al C. fu preferito dalla giuria un artista americano, ma in seguito alle reazioni della critica questi si ritirava (Gabrielli) e quindi veniva attuata l'opera del Cantalamessa. La statua in bronzo, alta ben cinque metri, venne fusa a Roma nella fonderia Bastianelli e quindi trasportata a Cleveland. Quivi fu posta su un piedistallo decorato con quattro bassorilievi riproducenti le invenzioni meccaniche del Chisholm, e inaugurata nel 1884.
Già nel 1879 la città di Ascoli aveva commissionato al C. il Monumento a Vittorio Emanuele II, inaugurato nel 1882: in marmo, alto oltre tre metri, in posizione eretta, si trova nei giardini pubblici della città. Con entusiasmo quindi il C. partecipò al concorso bandito il 28 apr. 1885 per il monumento equestre del Vittoriano presentando addirittura una fusione in bronzo, ma nonostante la sua tenacia (partecipò ai cinque successivi concorsi), gli fu preferito E. Chiaradia. Grande la delusione del C., che nel 1891 donò il modello presentato al quinto concorso alla città di Ascoli (Pinacoteca, Palazzo com.). Vinse invece il concorso bandito nel giugno 1889 per due gruppi in travertino da collocare sull'attico del palazzo della Banca d'Italia a Roma (via Nazionale). I gruppi L'Agricoltura tra l'Industria e il Commercio,La Legge tra laFinanza e l'Economia, compiuti nel 1892, sono stati rimossi negli anni trentaper ragioni di sicurezza: frammenti sono conservati nei depositi della Banca d'Italia al Tuscolano. Nel frattempo il C. lavorò anche per i due frontoni del porticato di sinistra dell'Esedra a Termini. È del 1893 la Politica, una delle due statue simboliche in pietra sull'accesso alla Galleria delle bandiere nel prospetto di sinistra del Vittoriano (ill. in Sapori, tav. L), che si inserisce in pieno nell'architettura del Sacconi il quale ne aveva dato l'idea. Nel frattempo la crisi edilizia incise anche sulla produzione plastica decorativa e il C., dopo aver composto, sempre per il Vittoriano, un bozzetto della Filosofia, ne cedette ad E. Maccagnani la commissione per una somma di 2.000 lire. Altre delusioni il C. subì per il rifiuto del suo bozzetto del S.Luca presentato al concorso per le dodici statue da porre sulla basilica di S. Paolo fuori le Mura a Roma, e di quello per il gruppo da porsi sull'arco della porta principale del palazzo di Giustizia a Roma (Giustizia tra Forza e Legge): gli venne preferito il bozzetto di E. Quattrini. Eseguì invece otto statue per il tamburo della cupola del santuario di Loreto. Non furono accettati nel 1907 i suoi due bozzetti per la statua raffigurante le Marche, da collocarsi nel Vittoriano, mentre l'anno dopo eseguì una delle Vittorie alate in bronzo, nel propileo di sinistra (ill. in Sapori, tav. CXXIV).
Gli ultimi anni del C. vennero segnati da angustie finanziarie, per cui si ridusse a lavorare a giornata per altri scultori; si dedicò anche al restauro di sculture antiche, nello studio del noto antiquario A. Simonetti.
Morì a Roma il 30 ag. 1910.
Fonti e Bibl.: R. Gabrielli, Artisti marchigiani viventi. N.C.P., in L'espos. marchigiana, 1905, 20, pp. 159-160; R. De Cesare, Roma e lo Stato del papa..., I, Roma 1907, p. 126; R. Gabrielli, N.C.P., in Picenum, VIII (1911), pp. 241-246, 277-282; IX (1912), pp. 14-20, 44-52; F. Sapori, Il Vittoriano, Roma 1946, ad Ind.:U. Thieme-F. Becker, Künstlerlex., V, pp. 523.