CALDOGNO, Nicola
Nobile vicentino, figlio di Giovan Battista e fratello e nipote rispettivamente dei due Francesco Caldogno al soldo di Venezia quali provveditori ai confini, coltivò, con dichiarata modestia ma non inabilmente, gli studi, in particolare quelli epigrafici e di antichità locale. Difettano i dati cronologici: lo si presume operante, almeno nella ricerca erudita, nel terzo decennio del sec. XVII. Da una sua lettera, infatti, del 1ºott. 1627, al concittadino Emilio Gualdo appare appassionato indagatore, curioso di sapere "quando" Vicenza e le altre città italiane ebbero "il gius militandi negli eserciti Romani" e, più precisamente, se, all'epoca della guerra sociale, assieme alla cittadinanza romana.
Ci restano tre suoi lavori manoscritti. Nella memoria Dell'origine della città di Vicenza, dopo aver brevemente esposto "qual sii statto il principio delli Euganei et Veneti", rifiuta "l'oppinione" che la città sia "una delle 12… fatte da' Toscani di qua dal Po", posta com'è "nell'angulo de' Veneti". Nel Trattato summario d'intorno la materia dell'impresa si sforza di dare una rapida visione sistematica di un argomento allora canonico: esamina in vari capitoletti via via l'"inventione dell'imprese", le "imprese descritte nelle medaglie antiche et ne' versi di Virgilio", la "divisione secondo la etimologia del nome d'impresa", la "definitione del nome di impresa, la e proportione che si deve osservar tra le parti che formano le imprese", la "intentione delle imprese", le "figure delle imprese".
Di gran lunga più importante e tuttora utile la raccolta Delle inscrittioni antique della città di Vicenza et Vicentino, a detta del Mommsen "qualem saepe exoptamus, rarum reperimus inter municipales"; data la collocazione di ogni iscrizione, la riporta fedelmente, quindi la svolge e la spiega.
La prefazione ci illustra il metodo adottato dal C. nella composizione, avvenuta tra il 1622 e il 1625, della silloge: "essendomi venuto alle mani un libretto", le Veteres vicentinae urbis inscriptiones… nunc primum in lucem editae (Vicentiae 1577) del concittadino Bernardino Trinagio, "et essendomi convenuto li anni passati cavalcare per tutto il Vicentino in servitio pubblico, mi compiacque di portarlo sempre meco per incontrare queste inscritioni stampate con li originali posti nelli suoi propri marmi, come feci anco con quelle" di Vicenza. "Et havendo trovato molta diferenza tra quelle stampate et le originali… mi ha parso non esser male dare di nuovo queste inscrittioni come stano veramente… per levar li errori di esso Trinagio et mostrar meglio con queste vere inscritioni la nobiltà et antiquità della nostra città".
Fonti e Bibl.: Le tre operette del C. sono conservate a Vicenza, Biblioteca civica Bertoliana, Gonzati 22. 9. 12-13 (= 1725, 1726); 22. 11. 25 (= 2251); 27. 9. 30 (= 1724); la lettera al Gualdo è in Lettere d'uomini illustri che fiorirono nel principio del sec. XVII, Venezia 1744, pp. 484-486. Vedi ancora G. Maccà, Storia del territorio vicentino, XII, Caldogno 1815, pp. 9394 (ove la raccolta di iscrizioni è attribuita, erroneamente, a Francesco Caldogno); G. da Schio, Antiche iscrizioni che furono trovate in Vicenza, Bassano 1850, pp. 6, 125; Corpus inscriptionum Latinarum, V, 1, a cura di T. Mommsen, Berolini 1872, p. 304; B. Morsolin, Le fonti della storia di Vicenza, in Archivio veneto, XXII(1881), p. 422 n. 1; S. Rumor, La famiglia dei conti di Caldogno e la loro villa a Caldogno, in Atti della Acc. Olimpica di Ficenza, XXVII(1893), pp. 60-61.