BRENTA, Nicola
Orfano di padre ancora in età minore, lasciò, dopo il 1490, la nativa Varenna (nel Comasco), dove la famiglia aveva possedimenti terrieri, per recarsi a Venezia. Qui, il 19 ag. 1501, il suo nome, già seguito dall'appellativo di "compositor de libri a stampa", compare per la prima volta in una supplica alla Signoria per la richiesta di un privilegio decennale per la stampa de l'"officio de Langelo Raphael et la historia latina transducta in vulgar".
Nessun esemplare dell'opera con la sottoscrizione del B. è pervenuto fino a noi, ma il fatto che circa dieci mesi dopo, il 22 giugno 1502, la stessa firma compare in unione con quella di Iacopo Pencio da Lecco in una seconda richiesta di privilegio per la stampa del De officiis,De amicitia,De senectute e dei Paradoxa di Cicerone, usciti il 6 luglio 1502 per i torchi del Lecchese, lascia supporre che anche il precedente volume sia stato pubblicato per conto del B. da stampatori rimasti ignoti ma con lui temporaneamente associati. Di una più stabile intesa con il Pencio è forse il caso di parlare in questo inizio di attività, perché di altre due opere, munite di privilegio a nome del B., una almeno, la traduzione della Rhetorica ad Herennium, è stata identificata con quella recante la sottoscrizione dell'amico Iacopo e la data del 24 sett. 1502; della seconda, invece, il De consolatione philosophiae di Boezio, non si conoscono esemplari.
La prima edizione datata e firmata dal B. è del 21 genn. 1506 (stile veneto, 1505), Omelie di sancto Gregorio papa sopra li euangelii;ma non è escluso che qualche altra delle dieci pubblicazioni prive di data, tra le diciassette complessivamente attribuite alla sua officina veneziana, risalga a un periodo anteriore. L'anno di maggiore operosità sembra essere il 1507, che registra circa un terzo dell'intera produzione. Quattro edizioni, gli Statuta Firmanorum, pubblicati a cura e con finanziamento del fermano Marcello Martelli (17 marzo), il Confessionale di s. Antonino da Firenze (1ºaprile), la Vita,el transito e gli miracoli del beatissimo Hieronymo (13aprile) e La regula del terzo ordine de' sancto Francischo (22ottobre), recano anche la firma di un nuovo socio, Alessandro Bindoni. La società continuò anche l'anno seguente con la pubblicazione del Guerrino dicto meschino (15 settembre), nel quale, per altro, il nome del B., contrariamente alle sottoscrizioni precedenti, compare in posizione subordinata.
È affermazione gratuita supporre che anche la Historia dela morte del duca Valentino, uscita senza note tipografiche, ma certamente non molto dopo il 12marzo1507, data del decesso di Cesare Borgia, e con caratteri identici a quelli del Guerrino, sia opera dei due amici, perché i patti di mutua collaborazione non impedivano ai contraenti di lavorare ciascuno per proprio conto: con l'indicazione del solo B. comparve infatti il 1º giugno 1507 l'edizione originale delle Sylue del trevigiano Marcello Filosseno, un volumetto di poesie legate ai moduli del petrarchismo cinquecentesco, che portò fortuna al tipografo, il quale lo ristampò, sempre da solo, il 5 agosto successivo.
Incerta è invece l'epoca di composizione di un gruppo di altre quattro opere, aventi tutte espressa sottoscrizione da Venezia, ma non datate né databili con precisione: il Della vita activa et contemplativa del francescano Ugo da Prato, i Sonetti di Francesco Cei, Liprieghi de sancta Veronica e l'Orazione devotissima dela gloriosa Vergine Maria (con la quale farebbe tutt'uno, sembra, l'opuscoletto El fuuna sancta donna anticha solitaria, da qualche bibliografo considerato indipendente): la prima aggiunge alla solita sottoscrizione il recapito dell'officina del B. "al traghetto de san Polo in corte Pitriani".
Manca al presente ogni documentazione sull'attività nei mesi successivi al 15 sett. 1508, ultima data registrata nei libri stampati in Venezia.
Con quale avvenimento l'interruzione - se interruzione fu - debba essere messa in rapporto, non è chiaro: il periodo immediatamente precedente e susseguente ad Agnadello (14maggio 1509) fu irto di difficoltà per i Veneziani, che subirono una notevole riduzione nei loro commerci; ma per quanto si abbia a notare anche una diminuzione nella produzione libraria, non poche furono le officine che continuarono a lavorare in città: i Manuzio, Paganino Paganini, Lucantonio Giunta, Giorgio Rusconi, Melchiorre Sessa, gli eredi di Ottaviano Scotto e altri. Il B. ricompare invece inaspettatamente a Pesaro per pubblicare il 20dic. 1509 il diffusissimo Confessionale di Gerolamo Savonarola, che avrebbe potuto smerciare con relativa facilità anche restando a Venezia. È l'ultima edizione da lui firmata, ma non certamente la più recente a noi pervenuta: un Iudicioet pronostico del 1511 di Ludovico Vitali, privo di note tipografiche, è, per comparazione dei caratteri, ritenuto stampato dalla sua officina verso la fine del 1510. L'ipotesi che fosse uscito in Pesaro non sembra probabile, perché si sa che nel gennaio e febbraio dell'anno seguente il tipografo era sicuramente in Venezia: non sarebbe ritornato tanto presto sulla laguna, se avesse finito di stampare in Pesaro solo da poche settimane un opuscolo di così effimero interesse. A Venezia quindi andrebbe attribuito anche quest'ultimo libretto. Più difficile è localizzare le rimanenti pubblicazioni che di solito vengono assegnate alla sua officina, l'Opusepistolarum familiarium del conte Iacopo di Porcia. le Quaestiones Camaldulenses di Cristoforo Landino e il Psalterium sancti Hieronymi, che idealmente si allaccia alla Vita di s. Gerolamo dell'aprile 1507: prodotti con i soliti caratteri del B., potrebbero, al limite, essere stati stampati anche da altri che ne avessero acquistato i tipi.
La presenza del B. a Venezia all'inizio del 1511 è attestata da un documento che dà ragione degli ultimi spostamenti del tipografo e illustra le procedure che si mettevano in atto in alcune città per dotarle di nuove officine.
Il 19 gennaio di quell'anno il B. compare davanti al Consiglio dei consoli di Rimini dichiarandosi disposto a trasferirvisi da Venezia "ad imprimendum libros", a patto che il Comune gli conceda per quindici anni l'uso di una casa per sé e per i suoi, l'esenzione da ogni dazio per l'importazione e l'esportazione della carta da stampa e dei libri, e la privativa dell'esercizio dell'arte per un eguale periodo. Le richieste sono accolte all'unanimità, e al B. viene assegnata una casa presso il palazzo malatestiano del Cimiero. Dieci giorni dopo, davanti a pubblico notaio, viene ribadito l'impegno dello stampatore di trasferirsi in Rimini con la famiglia, gli operai e i servitori non oltre il mese di marzo, di fermarvisi per almeno quindici anni e di non allontanarsi dalla nuova dimora senza licenza dei consoli o giusto motivo, pena il pagamento di 100 ducati d'oro. Di questi obblighi si faceva garante un Antonio Mazza di Varenna. Non è improbabile che la presenza di costui in città sia stata determinante a far decidere il B. a stabilirsi in Rimini. Il mese di febbraio tuttavia passava senza che il tipografo mettesse in atto il suo proposito; anzi il 26 dello stesso mese faceva sapere al Consiglio cittadino che non gradiva la casa assegnatagli e ne domandava un'altra più adatta alle sue necessità. La richiesta veniva prontamente accolta, nel senso che lo stampatore era incaricato di cercarsene una di suo gradimento e il Comune gli avrebbe assegnato 10 ducati annui per l'affitto per tutto il tempo precedentemente stabilito.
I documenti non dicono se il B. abbia poi preso effettivo possesso della nuova dimora o se abbia rinunciato a trasferirsi a Rimini; sisuppone tuttavia che almeno la famiglia vi sia realmente arrivata, perché un nipote del tipografo, Andrea, figlio del fratello Antonio, vi morì nel mese di ottobre del 1564. Certo è sintomatico che nessun libro con sottoscrizione del B. segnali il suo passaggio per la città: l'unico volumetto che si vorrebbe stampato da lui in questa circostanza sarebbe un De sorte hominum, del quale non si è mai trovata copia né citazione più completa. Va anche aggiunto che è probabile che il B. fosse già scomparso, o per lo meno ritirato dall'esercizio, quando comparve per la prima volta sulla piazza di Rimini, e cioè anteriormente al 28 giugno 1512, Pietro Cafa. Era questi un tipografo di Capodistria, che aveva già lavorato a Pesaro, in connessione con Gerolamo Soncino, poco dopo la partenza del B. da quella città. La supposizione che tra i due fosse stata stretta una società non ha mai trovato conferma, essendo assai più verosimile che il nuovo venuto avesse semplicemente rilevato la concessione accordata al Brenta.
Una questione sul casato del B. solleva il Campana descrivendo l'ultimo documento riminese da lui trovato: in esso il tipografo è indicato come Brenta Cagnola; ma rimane il dubbio se Cagnola fosse un secondo cognome o soltanto un soprannome.
Fonti e Bibl.: Lavoro fondamentale sul B. è quello di V. Adami, NicolòB. da Varenna stampatore, in La Bibliofilia, XXV (1923), pp. 193-207, che, avvalendosi di alcuni documenti riminesi, già pubblicati da L. Tonini, Sulle officine tipografiche riminesi. Memorie e documenti, in Atti e memorie della Regia Deputazione di storia patria per le provincie di Romagna, IV (1866), pp. 121-168(a pp. 161-162i documentirelativi al B.), e di altri veneziani, già resi noti per riassunto da R. Fulin, Documenti per servire alla storia della tipografia veneziana, in Archivio veneto, XXIII (1882), pp. 84-212, 390-405(a p. 146, n. 116 e a p. 148nn. 123, 124i documenti relativi al B.), raccoglieva i titoli di undici edizioni, di cui due conosciute solo attraverso i privilegi di stampa veneziani; T. Accurti, Aggiunta all'articolo "Nicolò B. da Varenna stampatore", in La Bibliofilia, XXV (1923), p. 276, ne aggiunse una dodicesima, completando le indicazioni di un'altra non ben descritta dall'Adami. Altre quattro furono segnalate, da F. Isaac, An Index to the earlyprinted books in the British Museum, II, 2-3, London 1938, nn. 13181, 13182, 13183, 14025; A. Campana, Osservazioni sullo stampatore N. B.da Varenna,con un nuovo documento riminese, in Studi di bibliografia e di argomento romano inmemoria di Luigi de Gregori, Roma 1949, pp. 57-64, faceva il punto delle. conoscenze, illustrando criticamente l'attività del B. soprattutto in Rimini; F. J. Norton, Italian Printers 1501-1520, London 1958, pp. 81-82, 90-91, 132-133, riassumendo tutti i lavori precedenti, aggiungeva tre altre indicazioni, portando così il totale a diciassette edizioni certe, più altre cinque incerte (quelle conosciute attraverso i privilegi o altre fonti non sicure). Infine una diciottesima edizione (Opus epistolarum del conte Iacopo di Porcia, già ritenuta da alcuni anteriore al sec. XVI) veniva aggiunta dal Shorttitle catalogue of books Printed in Italy and of Italian books printed in other countries from 1465 to1600 now in the British Museum, London 1955, p. 535. L'elenco è probabilmente ancora incompleto e in ogni caso imperfetto, come dimostra C. E. Riva, in Supplément à Max Sander "Le livre à figures italien de la Renaissance, Milan 1969, n. 4330bis, per l'Orazione devotissima dela gloriosaVergine Maria. Alcune edizioni illustrate si trovano descritte in Victor Massena prince d'Essling, Les livres à figures vénitiens, Florence-Paris 1907-1914, nn. 718, 1303, 1502, 1557, 2382; in M. Sander, Le livre à figures italien depuis1467 jusqu'à 1530, Milan 1942-1943, nu. 343, 430, 3280, 5206, 5207, nel Supplément del Riva ai nn. 1893 bis e 2715 bis.