BOLDRINI, Nicola
Mancano notizie biografiche di questo xilografo nato a Vicenza presumibilmente prima del 1500 e attivo a Venezia. Nel 1566 si firma per esteso nella xilografia su invenzione di Tiziano Venere e Amore: "...Nicolaus Boldrinus Vicentinus incidebat 1566".
Il 4 giugno 1566 Tiziano chiedeva al Senato di Venezia un privilegio per la vendita di stampe di sua invenzione, già incise o da incidere: per quelle in legno faceva il nome del B.; per quelle in rame quello di Cornelio Cort. Il privilegio gli venne concesso il 4 febbraio del 1567.
Un'altra firma per esteso del B. si legge in uno dei suoi primi intagli, una copia, cioè, in controparte dell'EcceHomo inserito dal Dürer nella sua Piccola Passione; mentre nell'intaglio di un Cavaliere galoppante del Pordenone si legge la firma abbreviata: "Nic. Bol. Inc.". Più abbreviata ancora, "Nich.º B V T", è la firma apposta a un S. Giovanni Battista da Domenico Campagnola, dal quale secondo E. Galichon (Domenico Campagnola..., in Gazette des Beaux Arts, XVII [1864], pp. 546-549) il B. avrebbe inciso anche altri quattro legni (v. anche H. Tietze e E. Tietze-Conrat, Tizian-Graphik, in Die GraphischenKünste, III [1938], pp. 57, 70 s.). Ma il B. è, dal 1530 circa in poi, l'incisore in legno tizianesco per eccellenza, e a lui gli studiosi, pur confondendolo spesso con Giuseppe Nicola Vicentino, con il Britto e con altri, riconoscono almeno quindici o sedici stampe tratte da opere e segnatamente da disegni di Tiziano, per alcune delle quali però (Riposo nella fuga in Egitto,Madonna con Gesù Bambino,Amore giacente carponi, ecc.) bisogna escludere senz'altro il diretto intervento del maestro, data la rozzezza di segno e la povertà di ambientazione. Fra le più importanti xilografie del B. va annoverata quella dei Sei Santi in piedi, riproducente, con qualche variante, la parte inferiore della Madonna di S. Nicolò, ora in Vaticano, del Tiziano (v. H. Tietze, Titian, London 1950, pp. 395, 410). Da opere di Tiziano, o con l'utilizzazione di elementi, specialmente paesistici, da esse desunti, derivano la Contadina che munge unavacca - con quei suoi scheggioni di monti e castelli nello sfondo, tipicamente tizianeschi, e l'aquila sulla roccia (ricorrente in Tiziano come, due secoli dopo, la civetta in G. B. Tiepolo) - Sansone e Dalila,S. Girolamo inpenitenza guardato dai leoni frairte rocce e alberi al vento, S. Francescoche riceve le stimmate,Le nozze mistiche di S. Caterina, recante, in un secondo stato, la scritta: Titianus Vecellius inventor lineavit. È ancora del B. il gran Diluvio Universale in due fogli da congiungere, più noto nel reintaglio fattone in seguito da Andrea Andreani e il cui dipinto originale, andato perduto, si vorrebbe oggi togliere a Tiziano. Del B. è inoltre il "gentil pensiero", come lo chiama C. Ridolfi (Le maraviglie dell'arte, I, Berlin 1914, p. 203), della caricatura del Laocoonte, tradizionalmente attribuita a Tiziano e oggi riferita ad A. Vesalio (v. per tutta la questione H. W. Janson, Titian's Laocooncaricature,and the Vesalian-Galenistcontroversy, in The Art Bulletin, XXVIII, [1943], pp. 49-53).
Secondo le intenzioni di Tiziano, e spesso sotto la sua guida, il B., dall'adozione di un tratteggio modellante più o meno grosso e prolungato nel senso del rilievo, trascorre, e spesso anche in una stessa opera, al tratteggio a fascio, che simula la pennellata. Di alcune xilografie boldriniane è giunta fino a noi anche qualche prova a due legni, ma senza pretesa di complementarità pittorica, anche quando, in prove più tarde, il secondo legno si giovi di qualche modesto lume, suggerito più da esigenze di smercio che da una effettiva ispirazione dell'artista. In Venere e Amore, appunto, il legno aggiunto, di tono bassissimo, ha solo l'aspetto di una mezzatinta unita, quasi un "fondo perduto", destinato a sostituire la tinteggiatura della carta. Venere e Amore rappresenta, si può dire, il punto d'arrivo, sia stilistico sia cronologico, della xilografia tizianesca, intesa come abbreviazione e suggerimento della forma, più che come descrizione od equivalenza. Siamo nel 1566: l'anno prima è giunto dall'Olanda Cornelio Cort, che Tiziano ha ospitato nella sua casa, e la xilografia tizianesca ha già cominciato a cedere il posto all'incisione in rame, più ricca di possibilità, specie nella resa della pittura. Così Tiziano, ormai quasi novantenne, si stacca dall'amorosa consuetudine di disegnare personalmente, sulla tavola o solo sulla carta, in "forma breve" le sue invenzioni, e il B. scompare dalla scena, anche se il maestro continua a proteggere gli intagli vecchi e nuovi a lui dovuti con il privilegio chiesto nel 1566 e ottenuto nel 1567.
Bibl.: Il B. è ricordato, in tutte le storie dell'incisione e nei trattati sulla xilografia oltre che nelle monografle su Tiziano. Nei testi più antichi l'opera del B. è quasi sempre confusa con quella di Giuseppe Nicola Vicentino, di G. Scolari e di altri. Vedi per questa bibl. P. Kristeller, in U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, IV, Leipzig 1910, p. 242. Vedi inoltre: G. Baseggio, Intorno tre celebri intagliatoriin legno vicentini, Bassano 1844, pp. 23-30; A. Gheno, N. B…, in Rivista del collegio araldico, III (1905), pp. 342-349; F. Hermanin, Due incisioni di A. FalconettoeN. B., in Scritti di storia di filologia e d'arte, Napoli 1908, pp. 288 s.; M. Pittaluga, L'incisione ital. nel cinquecento, Milano s. d. (ma 1930), pp. 262 s., 330 n. 51 con bibliogr.; L. Servolini, La xilografia a chiaroscuro ital. …, Lecco 1930, pp. 78-84; H. Tietze e E. Tietze-Conrat, Titian's woodcuts, in The Print collector's Quarterly, XXV (1938), pp. 333-360, passim; F. Mauroner, Le incisioni di Tiziano, Venezia 1943, pp. 22-24, 41, 49-51, 55, 70; A. Petrucci, Panorama dell'incisione italiana. Il Cinquecento, Roma 1964, pp. 66-68, 100.