NICHILISMO
. Termine derivato dal latino nihil, e già adoperato da Sant'Agostino, per cui nihilista è colui che non crede a nulla. In generale, il termine serve per designare qualsiasi concezione dalla quale, in ordine a tutta la realtà o a un dato aspetto di essa, risulti una negazione assoluta. Si è così parlato di "nichilismo logico", giudicando p. es. negativamente la logica hegeliana convertente la categoria dell'essere in quella del non essere; o di "nichilismo gnoseologico", considerando sotto l'aspetto della negazione della realtà esterna il "solipsismo", o "idealismo soggettivo", asserente che ogni dato conoscitivo non sussiste affatto al di fuori del senziente. Di "nullismo" il Gioberti accusava la filosofia rosminiana. In modo più specifico "nichilismo" si riferisce alla negazione egoistica di ogni norma sociale e morale, quale fu sostenuta, sulla base del solipsismo gnoseologico, p. es. dallo Stirner.
Sotto questo nome s'intende anche, e soprattutto, una corrente di pensiero che si affermò in Russia nella sesta decade del secolo scorso. I nichilisti respingevano in blocco la morale tradizionale, la famiglia, l'idealismo filosofico della generazione precedente, e si mostravano in genere oltremodo scettici riguardo l'utilità della cultura, dei sistemi, delle teorie. Un materialismo piuttosto semplicistico e ingenuo si accoppiava presso loro al culto volontaristico dell'azione. I nichilisti rappresentano l'ala più combattiva della massa studentesca d'origine prevalentemente piccolo-borghese, che popolava le università russe, tra il 1860 e il 1870. Oltremodo nebulosi ed eclettici ci appaiono i loro programmi economici; essi preferivano tuttavia sormontare le contraddizioni economiche con formule politiche miranti all'abbattimento violento dell'autocrazia. Organo dei nichilisti fu il Russkoe Slovo, nel quale dominava la figura di D. I. Pisarev.
Sotto il termine "nichilisti" si continuarono a chiamare genericamente in Occidente i rivoluzionarî russi fino al tempo della guerra mondiale; se questa denominazione è storicamente inesatta, è tuttavia comprensibile che venisse attribuito tale nome a quei movimenti che, ideologicamente intermedî tra il liberalismo e il socialismo, facevano appello a un "popolo" non meglio definito e cercavano di risolvere nell'azione politica violenta l'eclettismo della loro visione economica.
Il nome proviene da Turgenev (Padri e figli); tuttavia è stato usato soltanto dagli avversarî dei nichilisti; mentre gli scrittori russi, con Turgenev in testa, hanno generalmente cercato di contrapporre i figli (i nichilisti) ai loro padri, F. M. Dostoevskii, nei Demoni, ricerca invece i legami che uniscono la generazione nichilista alla precedente generazione liberale. Partito da un'impostazione storicamente più concreta, il Dostoevskii si sperde tuttavia assai presto nella nebulosità priva di contorni della sua visione slavofila.