NICEFORO II Foca, imperatore d'Oriente
Apparteneva alla nobile famiglia cappadoce dei Foca che era fra le più illustri e potenti dell'aristocrazia bizantina e che aveva dato all'impero generali di grande valore. Seguendo la tradizione della famiglia, entrò giovanissimo nell'esercito (era nato intorno al 912) elevandosi rapidamente ai più alti gradi. Nel 960 fu posto a capo di una spedizione contro gli Arabi di Creta, dove riportò una strepitosa vittoria espugnando Chandax (Candia) e conquistando l'isola (961). Nominato magister militum e generalissimo degli eserciti d'Asia, invase poi la Cilicia spingendosi nella Siria fino ad Aleppo, la splendida capitale degli Hamdānidi che egli riuscì a occupare. In questo tempo (marzo 963) moriva Romano II, lasciando la corona ai suoi due figli Basilio II e Costantino VIII, ancora in tenera età, la reggenza alla moglie Teofano, e la direzione del governo al ministro Giuseppe Bringas. Fra questo e N. scoppiò subito un conflitto. Bringas, uomo energico e ambiziosissimo, intendeva governare da padrone e aveva in animo di soppiantare la reggente; N. che allora per le sue imprese godeva di una grande popolarità, sollecitato segretamente da Teofano, si schierò dalla parte di questa. Venuto in Costantinopoli, per volere della sovrana ebbe per la seconda volta gli onori del trionfo, ma, all'indomani della cerimonia, egli si vide minacciato nella vita e dovette, per sfuggire alle insidie tesegli da Bringas, rifugiarsi nella chiesa di S. Sofia e chiedere la protezione del patriarca Poliuto. Per iniziativa di questo fu convocato il senato, il quale, d'accordo con la reggente, confermò N. nel suo comando. Poté egli così ritornare al suo quartiere generale in Cesarea di Cappadocia, e qui, avendo Bringas tentato di suscitargli contro i suoi stessi generali, per consiglio di questi, a lui del tutto devoti, si decise a risolvere con la forza la situazione. Proclamato imperatore dall'esercito il 3 luglio 963, egli mosse verso la capitale. Quando qui si sparse la notizia del suo arrivo a Crisopoli, scoppiò una rivoluzione popolare contro Bringas che fu costretto a fuggire. Il 16 agosto N. entrava in Costantinopoli e, previa una sua dichiarazione di voler rispettare i diritti dei legittimi sovrani, veniva dal patriarca consacrato coimperatore e tutore dei giovani principi, e pochi mesi dopo (20 settembre 963) sposava l'imperatrice vedova, Teofano.
Il pensiero dominante di tutta l'azione di governo di N. fu la guerra contro i nemici dell'impero per la restaurazione degli antichi confini romani. Tutto egli subordinò a questo fine e mentre da un lato gravava la mano sul clero e sul popolo inasprendo le imposte, dell'altro curava l'esercito riordinandolo nella sua struttura, migliorando gli stipendî e l'equipaggiamento dei soldati, facendo larga concessione di terre demaniali ai veterani, accordando privilegi ai grandi latifondisti dalle cui file provenivano i migliori generali. Il suo culto per l'esercito arrivò al punto da pretendere che la chiesa proclamasse martiri i soldati caduti in guerra contro gl'infedeli; pretesa che la chiesa respinse. Ma non furono mal poste le cure per l'esercito.
I sei anni del regno di N. registrano una serie ininterrotta di vittorie, delle quali molte spettano personalmente a N. Nel 964 egli si portò in Cilicia. Occupata Adana, cinse d'assedio le forti città di Mamistra (Mopsuestia) e Tarso mentre alcuni distaccamenti si spingevano ai confini della Siria occupando Anabarza. Interrotte nell'inverno, le operazioni furono riprese l'anno seguente e finirono con l'espugnazione delle città assediate. Nello stesso tempo la flotta imperiale, comandata dal patrizio Niceta Chalcutzes, conquistava l'isola di Cipro. Nell'autunno del 966 N. apparve di nuovo nella Siria settentrionale dove, dato il guasto ai territorî di Amida e Dara, occupata Ierapoli, venne ad assediare Antiochia. Avendo la città opposto una vivace resistenza, N. tolse l'assedio e rientrà in Costantinopoli. Nel 967 fu occupato nella guerra coi Bulgari, ma nel 968 ritornò in Oriente. La campagna si svolse nella Siria che l'esercito bizantino percorse intieramente devastando Emesa, Tripoli, Biblo, Laodicea e stringendo d'assedio Aleppo e Antiochia. Questa cadde in potere dei Bizantini il 28 ottobre 969: ma N. non era presente essendo rientrato in Costantinopoli qualche mese avanti. La guerra d'Oriente non distrasse l'attenzione di N. dagli affari d'Occidente e se qui non riportò così splendidi successi come in Asia, pure furono tutelati gl'interessi dell'impero. Contro i Bulgari egli riuscì ad attirare il principe di Kiev, Svjatoslav, col quale conchiuse un'alleanza. I Bulgari furono vinti, ma i Bizantini per allora non trassero molti vantaggi, essendosi il principe russo insediato in Bulgaria come in terra propria: ma la riscossa dell'impero in questo settore si era iniziata e doveva svilupparsi fino al completo trionfo sotto i due immediati successori di N. Nei riguardi dell'Italia, agl'inizî del suo regno, N. tentò di riprendere l'offensiva contro gli Arabi di Sicilia, inviando un esercito di 40.000 uomini. Ma i Bizantini furono sconfitti per terra a Rametta e per mare a Reggio e da allora l'azione di N. si restrinse alla difesa dei possessi della penisola che erano insidiati da Ottone I, il quale, incoronato imperatore a Roma nel 962, a più riprese tentò di assoggettare l'Italia meridionale. Contro i dominî bizantini intraprese una prima spedizione agl'inizî del 968 mentre erano avviate trattative con la corte bizantina per un accordo. Fallita la spedizione, Ottone inviò a Costantinopoli il vescovo di Cremona Liutprando per riprendere i negoziati e proporre il matrimonio del proprio figlio Ottone II con la principessa Teofano, figlia di Romano II; ma N. irritato contro il re germanico per l'opera bellica che svolgeva nell'Italia meridionale e per il suo intervento negli affari di Roma, respinse la domanda e trattò in malo modo Liutprando, il quale poi degli affronti ricevuti si vendicò descrivendo con foschi colori e disprezzo la personalità di N e la corte bizantina nella relazione della sua legazione. Nello stesso tempo N. spedì in Italia nuove forze per fronteggiare l'attacco tedesco. Nell'autunno del 968 Ottone invade la Puglia e l'anno seguente la Calabria; ma senza tangibili vantaggi. I suoi sforzi alla fine s'infrangono dinanzi a Bovino, dove essendosi lui ritirato durante l'assedio, lasciando il comando a Pandolfo principe di Capua, i Bizantini riportano un clamoroso successo facendo prigioniero lo stesso Pandolfo. Ciò avvenne poco prima della morte di N.
La posizione di lui a Costantinopoli, nonostante i successi della sua politica, negli ultimi anni si era fatta molto difficile. La pressione fiscale, il contrasto col clero, una grave crisi economica, conseguenza della guerra e della politica finanziaria del sovrano, che deprezzò la moneta alterando la lega dell'oro mentre ne triplicava il valore nominale, lo resero piu che impopolare, odioso al popolo. Di ciò si ebbero indubbî segni in alcune dimostrazioni. In una di queste si arrivò a lanciare sassi contro il sovrano. Ad aggravare le cose si aggiunse l'odio concepito contro di lui dall'imperatrice. Questa non l'aveva mai amato. Al matrimonio si era piegata per calcolo, non per sentimento. Tra lei e N. troppe differenze c'erano di età, di abitudini, di mentalità perché la convivenza fosse possibile senza urti e contrasti. Ma certo l'odio fu acuito e alimentato in lei dalla passione che ebbe a concepire per Giovanni Zimisce, uno dei più brillanti e valorosi generali dell'impero. E questa passione la spinse al delitto. Con la sua partecipazione fu ordita una congiura militare contro l'imperatore.
Della congiura N. ebbe avviso da delatori anonimi; ma non riuscì a scoprir nulla di concreto e nella notte fra il 10 e l'11 dicembre 969 egli fu dai cospiratori, a capo dei quali era Giovanni Zimisce, penetrati col favore di Teofano nel suo appartamento del Bucoleon, barbaramente assassinato.
Bibl.: La più completa e documentata biografia di N. è quella di Schlumberger, Un empereur byzantin au Xe siècle, Nicéphore, Phocas, Parigi 1890; nuova ed. 1923. Per i rapporti di N. con Ottone, I, cfr. J. Gay, L'Italie méridionale et l'Empire byz. depuis l'avènement de Basile Ier jusqu'à la prise de Bari par les Normands, 867-1071, Parigi 1904.