Vedi NICEA dell'anno: 1963 - 1996
NICEA (Νικαια, Νείκαια; Nicaea)
Città in Bitinia, odierna Iznik, sulla riva orientale del lago Ascania (Iznik Gölü).
La leggenda addita come fondatore il dio Dioniso, durante il suo viaggio di ritorno dall'India; ma sono ricordati anche alcuni abitanti di una cittadina omonima presso le Termopili che l'avrebbero colonizzata venendo al seguito dell'esercito di Alessandro (Nonn., Dion., xv, 170; xvi, 403-405; Dio Chrys., Orat., 39, 1 e 8). Vero è che in quella località è noto un antico stanziamento di Bottiei e che la città aveva nome Elikore, Ankore, quando nel 316 Antigono Monoftalmo vi fondò Antigoneia (Strab., Geogr., xii, 565; Eustath., Il.., ii, 863), forse per celebrare la sua vittoria su Eumene. Dopo la battaglia d'Isso, nel 301, Lisimaco conquistò la città e la rifondò chiamandola N. col nome della propria moglie, figlia di Antipatro. Nel 282-I N. cadde sotto i regnanti di Bitinia e fu sede scelta da questi principi raggiungendo una grande importanza (Appian., Mithr., 6 e 77). Caduta la Bitinia sotto il dominio romano con il folle testamento di Nicomede IV, fu solo nel 72, conclusasi la guerra mitridatica, che la città venne controllata direttamente da Roma (Appian., Beh. cìv., v, 139, 1). Abbellita sotto Augusto (che vi costruì un santuario della dea Roma e uno di Cesare) al punto da contendere il passo alla sede del governatore di Nicomedia, N. divenne metropoli ben presto e prima città dell'eparchia sotto Claudio (come ci assicurano le monete). Plinio il Giovane, governatore sotto Traiano, la rese ancor più grande; Adriano la visitò nel 123 e vi intraprese le opere di fortificazione che furono ultimate nel III sec. d. C., sotto Claudio Il Gotico, quando già nel 258 i Goti avevano arrecato serî danni alla città. Costantino vi continuò l'opera di abbellimento dei predecessori e vi tenne nel 325 il primo concilio. Giustiniano ebbe particolare cura della città che fu ancora scelta nel 787 per il secondo concilio (Amm. Marc., Rer. gest., xxvi, 1, 3, 5; 2, 2; xxii, 9, 5).
Alcune fonti, diverse iscrizioni e le leggende di molte monete imperiali ci tramandano situazione politica, attività economiche e appellativi di N., nonché i nomi di divinità che vi erano venerate: Dioniso ktìstes, associato ad Artemide, Atena, Asklepios, Igea, Zeus, Tyche e altri (cfr. W. Ruge, in Pauly-Wissowa, xvii, 1, 1936, cc. 232, 236-8, 239-240).
La situazione geografica di N. fu una delle più felici (Plin., Nat. hist., vi, 34, 217; Strab., Geogr., ii, 134; Ptol., Geogr., v, 1, 3): l'impianto sulle rive del lago su terreno pianeggiante e fertile, vicino a città di grande importanza politica e commerciale, con 5 grandi strade di traffico che si irradiavano dalla città, fecero di N. una grande centro ellenistico di notevole interesse. Strabone (Geogr., xii, 565) ci descrive minutamente la fondazione della nuova città lisimachea: aveva pianta quadrata di 700 m di lato; le strade erano disposte secondo assi perpendicolari seguendo la regolarità perfetta della pianta a schema ortogonale; due grandi arterie si incrociavano al centro dell'abitato originando angoli retti; i bracci delle strade portavano alle quattro porte della città, visibili da una determinata pietra situata al centro del Ginnasio, edificio che deve supporsi nel cuore dell'impianto urbano. Questa eccezionale posizione chiave del Ginnasio ha fatto supporre di influsso romano la sua sistemazione al centro dell'abitato di Nicea. Attraverso la tradizione scritta e le fonti epigrafiche ci è noto un elenco dei monumenti della città: il teatro, il santuario della dea Roma e di Cesare, l'Apollonion, il mercato (costruito da Adriano), l'acquedotto, le chiese e il palazzo imperiale voluti da Giustiniano (Procop., De aedif., v, 3). Attraverso i conî monetali, da Marco Aurelio in poi, ci sono noti diversi monumenti (tra cui i templi di Asklepios, di Dioniso e della Tyche).
Il teatro era a S-O della città: del monumento non rimane molto sopra suolo, le sue dimensioni riconoscibili raggiungono un massimo di m 85 × 55; solo la cavea è conservata in parte; orchestra e scena sono perdute. Il suo impianto deve essere ellenistico, ma ha subito molti rifacimenti (Plin. Iuv., Epist., x, 48). Un curioso monumento, l'obelisco di C. Cassius Philieus, si erge appena fuori N. sulla strada per Nicomedia, e doveva essere una tomba di famiglia. L'obelisco, a sezione triangolare, raggiunge un'altezza di m 12, ed è collocato su una base quadrangolare di m 3 × 2; l'apice del monumento è spezzato.
La città bizantina, che con le sue nuove costruzioni, a partire dal regno di Costantino, si è sostituita all'impianto ellenistico-romano, ha disperso e rese irriconoscibili le tracce dell'antica Nicea. Le imponenti mura bizantine, che raggiungono un perimetro di m 4427, seguono in parte il tracciato romano. L'impianto delle mura romane, iniziate sotto Adriano e continuate nella prima metà del III sec. d. C., fu compiuto sotto Claudio Il il Gotico, ma già nel V sec. d. C. ebbe a subire notevoli rimaneggiamenti. La cinta bizantina ha due paramenti, l'esterno difeso da 108 torri quadrate e circolari, l'interno che conta 130 torri circolari; tra i due anelli corre un vallo di 16 m di larghezza. Le porte hanno triplice apertura e sono tutte agevolmente difendibili. Sia queste ultime, sia alcune torri sono ancora di impianto romano: la "torre di Stambul", per esempio, è di età adrianea, la parte interna è del tempo di Claudio II il Gotico, le sovrastrutture sono bizantine e la definitiva sistemazione è turca. Molte iscrizioni e alcune sculture sono inserite nell'opera muraria, soprattutto nelle parti tardo-antiche e turche. Delle chiese di N. ricorderemo le principali: la cattedrale di S. Sofia, originariamente una basilica a tre navate costruita nel V sec. d. C., che ha subito restauri diversi fino al XIV sec. (Schneider); la chiesa della "dormizione della Vergine", la cui cronologia controversa oscilla tra i secoli VIII-IX (Wulff) e i secoli VI-VII (Schmit), con maggiore probabilità per la cronologia alta (cfr. Underwood). Le soluzioni architettoniche della chiesa sono ispirate a S. Sofia di Costantinopoli; notevole interesse rivestono i ricchi mosaici della cupola e del nartece, distrutti durante la guerra greco-turca e ormai noti soltanto dalle fotografie e dagli acquarelli eseguiti all'inizio del secolo.
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