Condottiero (Città di Castello 1414 - ivi 1486); nipote di Vitellozzo, fu bandito insieme a questo da Città di Castello come uno degli autori dei disordini civili (1428); riammesso nel 1432, occupò numerosi uffici pubblici. Fu podestà di Siena (1452), oratore al papa (1453) in occasione della congiura di Stefano Porcari, podestà di Lucca (1461). Bandito di nuovo alla morte dello zio Vitellozzo (1462), rientrò con la forza sei anni dopo e si vendicò facendo strage dei nobili. In urto con papa Paolo II e poi con Sisto IV, diresse con molto valore la resistenza di Città di Castello all'assedio (1474) delle milizie della Chiesa. Relegato in Urbino dopo la capitolazione, rientrò in patria (1482) con l'appoggio di Lorenzo il Magnifico e vi ebbe autorità dittatoria per conto dei Fiorentini. Alleatosi poi questi col papa, fu nominato da Sisto IV, perché stesse lontano da Città di Castello, governatore di Campagna e Marittima. Da Innocenzo VIII ottenne la carica di governatore di Sabina e il permesso di rientrare in città, ma subito dopo vi morì.