TIGNOSI, Niccolò (Niccolò da Foligno)
– Nacque il 30 marzo 1402 a Foligno da una famiglia eminente: il padre Giacomo era dottore in legge ed ebbe incarichi politici in patria e altrove; l’identità della madre è invece sconosciuta.
Studiò arti e medicina a Perugia, Siena e Bologna: è stata avanzata l’ipotesi che a Siena si sia addottorato in arti e che abbia avuto come maestro Ugo Benzi; da quanto dice egli stesso nei commenti ad Aristotele si deduce che a Perugia abbia frequentato le lezioni di Paolo Veneto e del medico Luca di Simone. Già negli anni accademici 1424-25 e 1425-26 è attestato come docente nell’università di Perugia nel settore disciplinare di arti e medicina: forse tenne la cattedra di logica, che poi occuperà nel 1426-27 a Bologna. Dopo un periodo nel quale, secondo una sua lettera spedita da Milano il 31 maggio 1428, fu impegnato in gravose attività militari, si stabilì ancora a Perugia, dove risulta nuovamente stipendiato come docente nello Studio perugino per il 1428-29 e il 1429-30.
A dar credito a un atto pubblico del 9 maggio 1429 in cui compare come scolarus in medicina (Archivio di Stato di Perugia, Archivio storico del Comune, Consigli e Riformanze, 67, cc. 102v, 103v-104r), si deve ritenere che, almeno nel primo dei due anni, insegnasse una disciplina del settore delle arti mentre continuava gli studi medici.
In seguito la documentazione, lacunosa, relativa ai pagamenti da lui ricevuti come docente, lo attesta a Perugia nei tre anni dal 1432 al 1435 (non è specificata la cattedra) e poi, dal 1438, a Firenze, dove si era già recato nel 1432 per un incarico diplomatico ricevuto dal governo perugino. Nella città toscana insegnò medicina teorica, continuativamente ma con soggiorni a Pisa nei temporanei spostamenti dello Studio fiorentino in quella sede. Il trasferimento dallo Studio di Perugia, se volessimo collegarlo con la carriera accademica, si potrebbe collocare proprio nell’anno 1438-39, quando lo Studio fiorentino riaprì i battenti dopo due anni di chiusura a causa della peste.
All’epoca era evidentemente addottorato in medicina, ma non è possibile stabilire con precisione quando e dove abbia conseguito il titolo, anche se è molto probabile che ciò sia accaduto a Perugia. Non sappiamo neppure quando e dove sia passato dalle cattedre di arti a quelle di medicina, né se in seguito abbia o non alternato il suo impegno nelle une e nelle altre: se infatti la figura di Tignosi come filosofo emerge con chiarezza dalle sue opere letterarie (rafforzata dal fatto che non abbiamo notizia di suoi scritti di medicina, se non di un opuscolo, perduto, sulle precarie condizioni dei bambini nati all’ottavo mese), la documentazione ufficiale tace quasi del tutto sulla sua attività di docente nell’ambito disciplinare delle arti.
Le uniche cattedre finora documentate dai registri di pagamento dopo il trasferimento a Firenze riguardano, dopo il 1438-39, gli anni 1439-40, 1444-45, 1445-46 e 1451, e sono sempre cattedre di medicina.
In quegli stessi anni Tignosi strinse stabili relazioni ad Arezzo: sposato con una donna appartenente all’élite locale e impegnato nella pratica medica in città, ne divenne cittadino nel 1439 e vi trascorse anche in seguito lunghi soggiorni; secondo Robert Black (1985) furono probabilmente gli umanisti attivi ad Arezzo, città sottomessa a Firenze dal 1384, a introdurlo nel grande circuito dell’umanesimo fiorentino.
Si ritiene generalmente che a Firenze, in epoca non precisabile, Tignosi abbia avuto tra gli allievi Marsilio Ficino (lo afferma la biografia di Ficino redatta nel Cinquecento da Piero Caponsacchi): a lui i corsi del maestro folignate avrebbero ispirato alcune delle note apposte al ms. Firenze, Biblioteca Riccardiana, 131; mancano tuttavia, secondo David A. Lines (2002), prove inconfutabili in tal senso.
Agli anni fiorentini risalgono tutte le opere di Tignosi che ci sono conservate.
Tra la fine degli anni Trenta e la prima metà degli anni Quaranta sarebbe stato composto il Commento agli Analitici posteriori di Aristotele tràdito dal ms. Firenze, Biblioteca Riccardiana, 110. È basato sulla nuova traduzione dal greco eseguita su incoraggiamento di Tignosi, e a lui dedicata, dall’aretino Giovanni Tortelli.
Probabilmente poco dopo fu scritto il Commento al Tractatus de sensu composito et diviso di William Heytesbury, in sostanza un compendio a uso degli studenti dell’opera del famoso logico oxoniense del Trecento: è conservato nel ms. Padova, Biblioteca Capitolare nella Curia vescovile, D 54, cc. 44v-48v, in una copia eseguita nel 1483 dal padovano Bernardino Speroni degli Alvarotti, allora doctor artium ma destinato a grande fama come medico e professore di medicina.
Intorno alla metà degli anni Quaranta troviamo testimonianza della familiarità di Tignosi con il gruppo degli umanisti aretini e fiorentini nella Secunda disceptatio convivalis della Historia tripartita di Poggio Bracciolini (1450), dialogo ambientato nel 1447 nella villa dell’autore a Terranuova, nel quale – presenti anche Benedetto Accolti e Carlo Marsuppini – Poggio assegna a Tignosi il compito di sostenere le ragioni della medicina mentre egli difende quelle del diritto.
Ancora nei primi anni fiorentini Tignosi potrebbe aver scritto il Commento all’Etica nicomachea di Aristotele, testo fondamentale della cultura filosofica, universitaria e umanistica, dell’epoca. L’opera, basata sulla traduzione di Leonardo Bruni, è inedita e conservata in quattro codici, di cui due compongono l’esemplare di dedica a Piero de’ Medici (Firenze, Biblioteca Laurenziana, Plut. LXXXVI, 48 e 49). Benché la dedica si collochi nel 1461 circa, il lavoro è datato dagli studiosi ad anni diversi fra il 1445 e il 1464 in base ai riferimenti interni, i quali tuttavia potrebbero essere stati inseriti successivamente. Discussa è anche la destinazione: Lines (1999a) è convinto che, indipendentemente dall’originario collegamento con i corsi universitari, postulato da molti ma a suo avviso non provato, il commento si rivolgesse a un pubblico composito, dentro e fuori dalla scuola. Poco dopo la stesura del commento all’Etica, Tignosi dovette difenderlo contro i detrattori in uno scritto indirizzato a Cosimo de’ Medici, molto utile a chiarire i suoi metodi e i suoi interessi (Sensi, 1971-1972, pp. 466-482).
Il legame di Tignosi con i Medici, testimoniato da queste e da altre dediche, risalta in particolare nell’opuscolo, di poco anteriore al 1460, Ad clarissimum virum Iohannem Medicem de laudibus Cosmi patris eius, seu disceptatio Perusiae an priscorum hominum mores et ingenia antecellant viventium (ibid., pp. 447-465). Originato da una disputa perugina alla quale parteciparono illustri studiosi di storia antica, lo scritto appartiene al gruppo di lavori nei quali Tignosi dà spazio al suo interesse per la storia. Esso è ben rappresentato da altre due opere, anch’esse databili tra il 1455 e il 1460: la Expugnatio Constantinopolitana e il De origine Fulginatum. La prima è la riflessione su un drammatico evento contemporaneo, con la quale Tignosi dà il suo contributo alla ricchissima produzione di scritture ispirate dalla caduta della capitale bizantina in mano ai turchi nel 1453: fu scritta forse intorno al 1455 e comunque prima del 1459, data della morte di Poggio Bracciolini che l’aveva molto apprezzata (ibid., pp. 423-431). La seconda è un lavoro erudito che ripercorre la storia di Foligno dalle origini all’epoca dell’autore, dando ampio credito, secondo gli orientamenti del genere, a narrazioni mitiche e a tradizioni non sempre storicamente verificabili; come dimostra la tradizione manoscritta, che annovera testimoni anche recenti, ha costituito il principale riferimento letterario per la costruzione dell’identità della città umbra e delle sue élites; tramanda anche notizie sull’autore e i suoi scritti (ibid., pp. 466-482).
Appartengono certamente agli ultimi anni della vita di Tignosi ancora tre scritti filosofici, ricchi di echi del dibattito tra aristotelici e neoplatonici che animava all’epoca l’umanesimo fiorentino.
Il 10 gennaio 1471, da Todi, dove dal 1468 esercitò la pratica medica al servizio del Comune, egli rispose con una lettera-trattato a un ‘Nicola’ che gli aveva sottoposto un quesito circa il concorso delle idee alla generatio rerum naturalium (Thorndyke, 1929, pp. 308-331). Gli stessi temi furono ripresi, probabilmente l’anno successivo, in un Opusculum de ideis – dedicato a Lorenzo de’ Medici – che dialoga con il commento all’Etica Nicomachea di Donato Acciaioli (ibid., pp. 332-363). Nel 1474, a Pisa, dove nel 1472 Lorenzo aveva trasferito l’università di Firenze, Tignosi completò il commento al De anima di Aristotele: il lavoro è basato sulla traduzione di Giovanni Argiropulo, ed è conservato da un unico testimone, il ms. Firenze, Biblioteca Laurenziana, Plut. LXXXII, 17, che presenta anch’esso la dedica a Lorenzo; è l’unica opera di Tignosi di cui sia nota un’edizione antica (In libros Aristotelis De anima commentarii, 1551).
Tignosi morì il 14 settembre di quello stesso 1474 a Pisa, dove continuava a insegnare presso lo Studio; fu sepolto nel locale convento di S. Croce in Fossabanda.
Fonti e Bibl.: Nicolai Tignosii Fulginatis In libros Aristotelis De anima commentarii, Florentiae, Laurentius Torrentinus, 3 luglio 1551; I rotuli dei lettori legisti e artisti dello Studio di Bologna dal 1384 al 1799, a cura di U. Dallari, IV, Bologna 1924, p. 53.
L. Thorndyke, Science and thought in the fifteenth century, New York 1929, pp. 161-179, 308-365; A. Rotondò, Nicolò Tignosi da Foligno (polemiche aristoteliche di un maestro del Ficino), in Rinascimento, IX (1958), pp. 217-255; C. Piana, La Facoltà teologica nell’università di Bologna nel 1444-1458, in Archivum Franciscanum Historicum, LIII (1960), pp. 361-411; E. Berti, La dottrina platonica delle idee nel pensiero di N. Tignosi da Foligno, in Filosofia e cultura in Umbria tra Medioevo e Rinascimento. Atti del IV Convegno di Studi Umbri, Gubbio 1967, pp. 533-565; M. Sensi, N. Tignosi da Foligno. L’opera e il pensiero, in Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia della Università degli Studi di Perugia, IX (1971-1972), pp. 359-495; K. Park, The readers at the florentine Studio according to communal fiscal records (1357-1380, 1413-1446), in Rinascimento, s. 2, XX (1980), pp. 249-310; P. Nardi, Umanesimo e cultura giuridica nella Siena del Quattrocento, in Bullettino senese di storia patria, LVIII (1981), pp. 234-253; R. Black, Benedetto Accolti and the florentine Renaissance, Cambridge 1985, pp. 14 s., 79-81; A. Field, The origins of the platonic academy of Florence, Princeton 1988, pp. 138-158; P. Nardi, Lo Studio di Siena nell’età rinascimentale: appunti e riflessioni, in Bullettino senese di storia patria, XCIX (1992), pp. 249-265; J. Kraye, Renaissance commentaries on the nicomachean ethics, in Vocabulary of teaching and research between Middle Ages and Renaissance. Proceedings of the colloquium London..., 1994, a cura di O. Weijers, Turnhout 1995 (rist. in Id., Classical traditions in Renaissance philosophy, Aldershot 2002); J. Davies, Florence and its university during the early Renaissance, Leiden 1998, p. 194; D.A. Lines, Faciliter edoceri: N. T. and the audience of Aristotle’s “Ethics” in fifteenth-century Florence, in Studi medievali, s. 3, XL (1999a), pp. 139-168; Id., The Commentary literature on Aristotle’s nicomachean ethics in early Renaissance Italy: Preliminary considerations, in Traditio, LIV (1999b), pp. 245-282; Id., Aristotle’s ethics in the Italian Renaissance (ca. 1300-1650), The Universities and the problem of moral education, Leiden 2002, ad ind.; D.N. Hasse, Aufstieg und Niedergang des Averroismus in der Renaissance: N. T., Agostino Nifo, Francesco Vimercato, in “Herbst des Mittelalters”? Fragen zur Bewertung des 14. und 15. Jahrhunderts, a cura di J.A. Aertsen - M. Pickavé, Berlin 2004, pp. 447-473; C. Vasoli, L’insegnamento delle discipline filosofiche tra la seconda metà del XV secolo e l’influsso dell’Umanesimo, in 750 anni degli statuti universitari aretini. Atti del Convegno internazionale su origini, maestri, discipline e ruolo culturale dello Studium di Arezzo. Arezzo... 2005, a cura di F. Stella, Firenze 2006, pp. 337-355; D. Sini - S. Zucchini, Il finanziamento pubblico dello Studio perugino nella documentazione della Camera apostolica (secoli XV-XVI), in Annali di storia delle Università italiane, XVIII (2014), pp. 115-137 (in partic. pp. 130-134).