SPINOLA, Niccolò
– Nacque in data imprecisata (attorno alla metà del XIII secolo), da una delle famiglie aristocratiche più importanti di Genova, i cui esponenti furono coinvolti nelle istituzioni cittadine fin dai primi anni del Comune consolare. Non ci è dato sapere l’identità dei genitori, ma gli fu dato un nome molto comune tanto da rendere la ricostruzione prosopografica a forte rischio di errori in assenza di indicazioni del patronimico.
Come un suo parente omonimo attivo nella prima metà del XIII secolo (Petti Balbi, 2005, pp. 391-393), Niccolò Spinola fu sostanzialmente un ammiraglio, ma compare per la prima volta in una missione diplomatica. Nel luglio del 1275 fu infatti nominato con Oberto Cigala e Ansaldo Balbi di Castello ambasciatore presso il papa e il re Alfonso X di Castiglia.
La missione in Curia aveva molto probabilmente l’obiettivo di rimediare a una situazione assai delicata: dopo il Concilio di Lione (1274) e l’alleanza dei genovesi con Pavia (che Gregorio X aveva già scomunicato), il papa decise di pronunciare la scomunica anche contro la città ligure, e inoltre si prospettava una spedizione in Italia, con l’appoggio di Carlo d’Angiò e di molti Comuni, da parte di Alfonso X (che – eletto re dei Romani – aveva incontrato il papa a Beaucaire nel maggio 1275). I genovesi dunque avevano tutti gli interessi a cercare di comprendere quali trattative diplomatiche erano in corso.
I tre delegati genovesi furono investiti di ampie responsabilità e poteri: avevano mandato di trattare e di firmare accordi per conto del Comune nella Curia papale, con il re e con qualsiasi altro principe, comunità o singola persona. Spinola godeva dunque già di fiducia e di prestigio, anche a livello politico. I tre sicuramente trattarono con il papa e probabilmente riuscirono a interloquire anche con i messi di Carlo d’Angiò, tuttavia senza riscuotere alcun successo (Caro, 1974-1975, I, p. 358).
Il buon inserimento di Spinola (come di molti altri membri della sua famiglia) negli apparati istituzionali dipendeva in parte dal recente cambio di regime: benché la casata fosse già molto rilevante a livello politico, dopo l’instaurazione del doppio capitanato di Popolo (1270) gli Spinola (con i Doria) si erano assicurati con continuità appunto le due più alte cariche di governo. Negli anni del governo dei diarchi, Niccolò Spinola agì per conto del Comune anche a livello locale. Nel 1278, infatti, il suo nome compare nelle operazioni creditizie fatte dal Comune di Genova per acquistare il castello di Arcola (presso il fiume Magra) dai marchesi Malaspina.
Negli anni successivi Spinola fu particolarmente attivo nell’ambito militare. Nel 1282 fu a capo di una flotta di 23 galee e 12 panfili che il Comune mandò contro le navi pisane. L’intento era di impedire che i pisani portassero le loro truppe in Corsica in aiuto di Giudice di Cinerca, membro di una famiglia di signori locali, che aveva più volte provocato i genovesi, sfruttando le risorse dell’isola e costruendo un castello nelle vicinanze di Bonifacio (e che di recente, dopo l’invio di truppe genovesi in Corsica si era rivolto ai pisani ottenendone appoggio in cambio del giuramento di fedeltà). Le navi genovesi comandate da Spinola arrivarono a Porto Pisano nel mese di agosto; tuttavia i pisani erano in netta superiorità numerica e quindi i genovesi decisero di evitare lo scontro diretto, ritirandosi a Portovenere.
Spinola fu attivo a livello istituzionale nel decennio successivo. Nel settembre del 1292, con i parenti Oberto e Manuele Spinola fu testimone della convenzione fra il Comune di Genova e Lotto, conte di Donoratico (figlio del celebre conte Ugolino della Gherardesca), prigioniero dei genovesi dai tempi della Meloria (1284) che, agendo anche a nome dei suoi fratelli, e in cambio della sua liberazione, versò una cospicua cifra al Comune, impegnandosi a investire in possedimenti a Genova e nel districtus e, in osservanza di un precedente trattato con Pisa, a cedere i suoi possedimenti nei pressi di Cagliari qualora questo fosse passato sotto dominio genovese. Lo stesso giorno Spinola fu testimone anche della ratifica della stessa convenzione da parte dei procuratori del conte Guelfo di Donoratico, fratello di Lotto.
Negli anni successivi Spinola fu invece impegnato in attività diplomatiche e militari nello scacchiere nordorientale del Mediterraneo, dove, dopo il trattato del Ninfeo (1261) si era intensificata la presenza genovese, ma si era anche riaccesa la rivalità con Venezia. Dopo varie schermaglie nei primi anni Novanta e dopo un attacco veneziano contro navi genovesi a Cipro nel 1293, l’anno successivo alcuni mercanti genovesi appena sbarcati a Pera decisero di contrattaccare e Spinola, che era stato inviato con un’ambasceria presso l’imperatore, senza alcun mandato ufficiale da parte del Comune (Ossian de Negri, 1968, p. 426), fu eletto capitano della flotta allestita per attaccare le forze veneziane. La battaglia, svoltasi presso Laiazzo – l’odierna Yumurtalık, sulla costa meridionale della Turchia – il 2 giugno 1294, si risolse in una schiacciante vittoria per i genovesi. La flotta da lui comandata riuscì a catturare venticinque galee veneziane, mentre solo tre imbarcazioni poterono trovare la via della fuga.
Nello stesso anno, presumibilmente pochi mesi dopo la battaglia (Caro, 1974-1975, II, p. 219), Spinola fu nuovamente ambasciatore a Costantinopoli, e in questa occasione ebbe il compito di chiedere all’imperatore il risarcimento dei danni subiti dai genovesi nel corso degli anni a causa delle molte infrazioni ai trattati ancora vigenti: fornì pertanto una dettagliata lista dei richiedenti e di tutti i torti fatti a vari mercanti genovesi.
Nel 1295 il suo nome figura fra i membri del Consiglio dei diciotto sapienti – istituito due anni prima per sovraintendere sul buono stato della città e delle due Riviere, successivamente con competenza di recuperare anche le proprietà del Comune (Annali, a cura di C. Imperiale di Sant’Angelo, V, 1929, p. 173) – che in quest’occasione fu convocato per confermare l’adempimento di una sentenzia pronunciata dallo stesso Consiglio l’anno prima.
Un ultimo documento a lui riconducibile è datato dicembre 1299, quando risulta fra gli investitori in una società per commerciare a Cipro. La data di morte è imprecisata.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Genova, Notai Antichi, cart. 146, notaio Giacomo di Albaro, c. 6 r; Nuova serie di documenti sulle relazioni di Genova coll’impero Bizantino, a cura di A. Sanguinetti - G. Bertolotto, in Atti della società ligure di storia patria, XXVIII (1896), doc. 21; Annali genovesi di Caffaro e de’ suoi continuatori, a cura di C. Imperiale di Sant’Angelo, Roma 1926-1929, IV, 1929, pp. 172 s.; V, 1929, pp. 23 s., 173; Trattati e negoziazioni politiche della repubblica di Genova (958-1797), a cura di P. Lisciandrelli, in Atti della società ligure di storia patria, n.s., I (1940), docc. 387, 460, 469; Notai Genovesi in Oltremare. Atti rogati a Cipro da Lamberto di Sambuceto (6 luglio - 27 ottobre 1301), a cura di R. Pavoni, Genova 1982, doc. 151; Iacopo da Varagine, Cronaca della città di Genova dalle origini al 1297, a cura di S. Bertini Guidetti, Genova 1995, p. 503; I libri iurium della repubblica di Genova, I, 6, a cura di M. Bibolini, Genova 2000, docc. 1066, 1112; I, 7, a cura di E. Pallavicino, 2001, docc. 1215, 1216.
M. Deza, Istoria della famiglia Spinola decritta dalla sua origine fino al XVI secolo, Piacenza 1694, pp. 143-147, 159, 169; C. Manfroni, Relazioni di Genova con Venezia dal 1270 al 1290, in Giornale storico e letterario della Liguria, II (1901), pp. 683-685; T. Ossian de Negri, Storia di Genova, Milano 1968, pp. 404-409, 414 s., 423-429; G. Caro, Genova e la supremazia sul Mediterraneo (1257-1311), I-II, in Atti della società ligure di storia patria, n.s. XIV-XV (1974-1975), I, pp. 355-358, II, pp. 18-23, 179-184, 206, 217-219, 298; V. Polonio, Da provincia a signora del mare, in Storia di Genova. Mediterraneo, Europa, Atlantico, a cura di D. Puncuh, Genova 2003, pp. 192-210; G. Petti Balbi, N. S., in Federico II. Enciclopedia fridericiana, I, Roma 2005, pp. 391-393.