SOLDANIERI, Niccolò
– Rimatore fiorentino attivo nella seconda metà del Trecento di cui restano pochissime notizie certe. Il nome del padre si ricava unicamente dalla rubrica di un manoscritto, in cui una canzone è detta «di Niccolò di Neri Soldanieri» (Firenze, Biblioteca Riccardiana, Ricc. 1100, c. 58r; in altri due testimoni è invece «Niccolò Soldanieri da Firenze»). La rubrica di un’altra canzone lo indica come «da San Miniato» (Parma, Biblioteca Palatina, Parm. 1081, c. 116r). Secondo Jolanda Miraglia (1947, p. 10), il padre di Niccolò sarebbe da identificare con un «Nerium Cischelli de domo Soldaneriis» condannato all’esilio il 6 ottobre 1302 (di San Luigi, 1778, p. 115). Nella genealogia redatta da Luigi Passerini si trova un Niccolò di Neri Soldanieri della stirpe di Mula di Ruggero, che fece testamento nel 1379 (Del Puppo, 1988, p. 13; Archivio di Stato di Firenze [ASFi], Carte Sebregondi, Fam. Soldanieri 4988; il padre di Neri si chiamava Lapo).
La data di morte di Soldanieri non è nota. Giosue Carducci la fissava al 21 settembre 1385, occultando tuttavia la fonte (Carducci, 1896, p. 6). Il rinvenimento di un documento presso l’Archivio di Stato di Firenze ha confermato che un «Nicolaus Soldanieri» del popolo di S. Trinita e del quartiere di S. Maria Novella fu seppellito in S. Trinita in quel giorno (ASFi, Ufficiali poi Magistrato della Grascia, 186, c. 5v; Fratini, 1988-89). Incrociando i dati con quelli di alcuni documenti provenienti dal monastero di S. Trinita, si arriva tuttavia alla conclusione che a essere seppellito il 21 settembre 1385 fu «Niccola olim Lamberti domini Tignosi de Soldaneri». Il testamento di Niccolò di Lamberto, infatti, fu rogato da Michele di Aldobrando di Albizzo, nel popolo di S. Trinita, sei giorni prima della suddetta data di sepoltura (ASFi, Diplomatico, S. Trinita – vallombrosani, 15 settembre 1385; Del Puppo, 1988, p. 12).
Non potendo escludere che il poeta sia identificabile con Niccolò di Lamberto, a patto però di considerare inaffidabile la rubrica del Riccardiano, è opportuno non omettere le informazioni che abbiamo su quest’ultimo. Niccolò di Lamberto sposò Lisa, che al momento del testamento era incinta; lasciò al monastero di S. Trinita una somma di denaro in cambio di sei messe di suffragio per vent’anni. Da alcuni documenti provenienti da S. Trinita si apprende di una lite tra Filippo e Federigo di Jacopozzo già Soldanieri ora Romaneschi da una parte e il monastero dall’altra, in merito alla somma di denaro da corrispondere ogni anno ai vallombrosani, secondo quanto indicato dal testamento di Niccolò di Lamberto. Da tali documenti si deduce che per i primi cinque anni (1385-90) non furono corrisposte le somme stabilite dal testatore (ASFi, S. Trinita – vallombrosani, 8 luglio 1391; 29 settembre 1391; 12 ottobre 1391; 16 novembre 1391). Dunque Niccolò di Lamberto morì nel 1385 poco dopo aver fatto testamento. Allo stesso testamento si riferisce la nota aggiunta alla fine di un libro di conti del monastero di S. Trinita (ASFi, Corporazioni religiose soppresse dal governo francese, 89, 45, c. 96v; Ci desinò l’abate..., 2003, p. 259). Un’altra testimonianza più tarda ci dice che Niccolò di Lamberto sposò Lisa, figlia di Leonardo di Bartolino Salimbeni, nel 1385 (Del magnifico Lorenzo..., 1786, p. 236).
La questione dell’identificazione di Soldanieri è ulteriormente complicata dal fatto che alcune rime furono pubblicate sotto il nome di un altrimenti ignoto Niccolò della Tosa (Crescimbeni, 1730, p. 200; Carducci, 1871, p. 266). Ciò dipese dalla rubrica di un sonetto certamente indirizzato a Soldanieri da Francesco di Simone Peruzzi (Esser amico tenuto è di Dio, «mandato a Niccolò della Tosa»; manoscritto nella Biblioteca apostolica Vaticana, Chig. L.IV.131, p. 649; sulla scarsissima attendibilità delle rubriche del Chigiano cfr. tuttavia Barbi, 1915, pp. 479 s.).
Ulteriori indicazioni sulla vita di Soldanieri sono state ricercate con esigui risultati all’interno delle sue rime: alcune poesie, incentrate sul diffuso topos della separazione dall’amata, potrebbero essere passibili di una lettura in chiave autobiografica (G. Corsi, in Rimatori del Trecento, 1969, p. 719; Miraglia, 1947, p. 62; di diverso avviso Pasquinucci, 2007, p. 157). In particolare, stando alla rubrica della canzone Omè, come farò, po’ che partire, «canzon di Nicholò Soldanieri parendogli grave lasciare la sua donna dovendo andar fuori di Firenze», Soldanieri passò un periodo di tempo lontano dalla sua città (Rimatori del Trecento, 1969, p. 733).
La produzione di Soldanieri, costituita da circa cento componimenti di argomento morale e amoroso – canzoni, sonetti, ballate (quasi la metà del corpus), madrigali e cacce –, si può collocare tra gli anni Cinquanta e Settanta del Trecento (Miraglia, 1947, p. 11; Pasquinucci, 2007, p. 67). Fondamentale fu il suo contributo alla produzione per musica e in particolar modo al genere della caccia (l’unico altro rimatore di cui restano tre cacce è Franco Sacchetti), sebbene la tradizione manoscritta delle canzoni sia più rilevante in termini numerici (Rimatori del Trecento, 1969, p. 719). Il tema politico resta completamente escluso, anche dalle canzoni e dai sonetti, perciò non stupisce l’assenza di appigli cronologici interni all’opera. La sua produzione musicale è legata ad alcuni dei principali compositori coevi attivi a Firenze: Gherardello da Firenze, Lorenzo da Firenze, Nicolò del Preposto da Perugia, Donato da Cascia. Tra i sonetti si segnalano quelli di corrispondenza con Pescione de’ Cerchi, Peruzzi, Pierozzo Strozzi e Tommaso de’ Bardi.
Proprio a partire dalle amicizie e dalle collaborazioni di Soldanieri è possibile inquadrare meglio la sua figura. Pierozzo Strozzi, documentato a partire dal 1368 e morto nel 1408, fu attivo nella vita politica di Firenze e ambasciatore in numerose città (Oxilia, 1904, passim). Pescione de’ Cerchi e Peruzzi facevano parte della cerchia di amici di Sacchetti: un sonetto inviato da Peruzzi a Pescione si trova infatti nel Libro delle rime, seguito dalla risposta di quest’ultimo (Libro delle rime, LXVIa); lo stesso Peruzzi mandò a Sacchetti tre sonetti, tra cui uno databile al 1363 o agli anni 1362-65, in morte di Gherardello. Da un sonetto di Pescione in risposta a Soldanieri, si capisce che Pescione si trovava a Firenze, mentre Soldanieri doveva essere momentaneamente assente dalla città: «e non stare se puoi più lor vicino, / tornando al dolce sito fiorentino, / dove t’attendo or presso a carnasciale...» (vv. 2-4; v. l’edizione in Miraglia, 1947, p. 110).
I quattro compositori di cui ci sono giunte in totale dieci intonazioni di testi di Soldanieri – sei madrigali, tre ballate e una caccia – furono tutti in qualche modo legati anche a Sacchetti. La diffusione di questi componimenti nella loro versione con musica è ben testimoniata anche dalla tradizione dei ‘cantasi come’, testi laudistici da intonare sulle melodie preesistenti di ballate e madrigali (per Soldanieri si veda la ballata monodica intonata da Gherardello I’ vo bene a chi vol bene a me, Wilson, 2014, p. 47). Gherardello, documentato a partire dal 1343 e morto probabilmente intorno al 1362-1363, musicò una ballata e un madrigale di Soldanieri. Non si hanno molti dati, invece, sulla biografia di Nicolò del Preposto, se non un documento del 1362 proveniente dal monastero di S. Trinita (D’Accone, 1971, pp. 145 s.). Alcune date per la sua biografia si possono dedurre dalla collaborazione con Sacchetti, che può essere circoscritta agli anni 1355-73 (v. N. del Preposto, Opera completa..., a cura di A. Calvia, 2017, pp. XXXIX-XLVIII). Mise in musica un madrigale e una ballata di Soldanieri; l’attribuzione della ballata Ciascun faccia per sé a Soldanieri, che si trova a partire dagli studi di Francesco Trucchi in poi, non ha riscontri nella tradizione manoscritta (Trucchi, 1846-1847, II, pp. 192-193; N. del Preposto, Opera completa..., cit., p. 67). Lorenzo da Firenze è documentato a partire dal 1348 e morì tra la fine del 1372 e l’inizio del 1373; di Soldanieri intonò un madrigale, una caccia e una ballata (monodica); Donato da Cascia, del quale non si hanno notizie biografiche, intonò tre madrigali di Soldanieri più uno di dubbia attribuzione (Lucida pecorella son, scampata; la rubrica presente nel manoscritto a Firenze, Biblioteca medicea laurenziana, Ashb. 569, c. 27v è ritenuta poco attendibile da Corsi, in Rimatori del Trecento, 1969, pp. 723 s.; il madrigale è escluso tacitamente dall’edizione di Enrico Pasquinucci).
La prima ricezione delle opere di Soldanieri si deve al lucchese Giovanni Sercambi (1348-1424), nelle cui novelle – ambientate nel 1374 e raccolte a partire dal 1399-1400 ca. (G. Sinicropi, in Sercambi, 1995, pp. 9 e 34-38; Rossi, 1995, p. 913) – sono citate in forma anonima canzoni (smembrate in stanze), ballate, madrigali e una caccia di Soldanieri, per un totale pari al settanta per cento della sua produzione; gli unici a non essere riusati furono i sonetti (G. Sinicropi, in Sercambi, 1995, p. 10 nota 3). Varie rime di Soldanieri si trovano inoltre nelle Croniche di Sercambi. La quantità di rime inglobate da Sercambi è talmente alta che alcuni studiosi ritengono che il Trivulziano 193, manoscritto unico del Novelliere, sia uno dei testimoni più importanti della tradizione delle opere di Soldanieri (Rossi, 1978, p. 401). È del resto altamente probabile che un codice di rime di Soldanieri si trovasse a Lucca verso la fine del XIV secolo: secondo Giovanni Sinicropi, Sercambi si sarebbe imbattuto in una raccolta di rime di Soldanieri dopo il 1398 e a partire da quel momento avrebbe iniziato a inserirle sistematicamente nelle Croniche e nelle introduzioni alle novelle (Sinicropi, 1964, p. 552).
La ricezione delle sue rime ha dato vita a un altro capitolo della scarna biografia di Soldanieri, quello relativo al suo possibile soggiorno a Lucca. Nonostante alcuni membri della casata fiorentina dei Soldanieri siano documentati a Lucca nella seconda metà del Trecento (L. Rossi, in Sercambi, 1974, p. XVI; Rossi, 1978, p. 407), le prove di tale legame con la città, dove avrebbe vissuto nel 1380 (Miraglia, 1947, pp. 17-21), sono state giudicate inattendibili (G. Corsi, in Rimatori del Trecento, 1969, p. 717; Rossi, 1978, p. 400; Del Puppo, 1988, pp. 4-17).
Fonti e Bibl.: Per le edizioni v. G. Carducci, Cantilene e ballate, strambotti e madrigali nei secoli XIII e XIV, Pisa 1871, pp. 266-296; Id., Cacce in rima dei secoli XIV e XV, Bologna 1896, pp. 6-8 e 15-20; J. Miraglia, La vita e le rime di N. S., Palermo 1947 (sulla cui affidabilità cfr. tuttavia G. Corsi, in Rimatori del Trecento, 1969, p. 717); N. Sapegno, Poeti minori del Trecento, Milano-Napoli 1952, pp. 467-478 e 1148; Rimatori del Trecento, a cura di G. Corsi, Torino 1969, pp. 717-777; E. Pasquinucci, La poesia musicale di N. S., in Studi di filologia italiana, LXV (2007), pp. 65-193; D.C. De Gaspari, L’edizione critica delle canzoni di N. S., tesi di dottorato, Università di Firenze 2015. Le intonazioni delle rime sono pubblicate in The music of fourteenth century Italy, I, a cura di N. Pirrotta, Amsterdam 1954, III, Amsterdam 1962; Italian secular music by Vincenzo da Rimini..., a cura di W.T. Marrocco, Monaco 1971; Italian secular music, anonymous madrigals and cacce and the works of Niccolò da Perugia, a cura di W.T. Marrocco, Monaco 1972; N. del Preposto, Opera completa. Edizione critica commentata dei testi intonati e delle musiche, a cura di A. Calvia, Firenze 2017; La caccia nell’Ars Nova italiana. Edizione critica e commentata dei testi e delle intonazioni, a cura di M. Epifani, Firenze, in corso di stampa.
G.M. Crescimbeni, Comentarj [...] intorno alla sua Istoria della volgar poesia, II, 2, Venezia 1730; I. di San Luigi, Delizie degli eruditi toscani, X, Firenze 1778; Del magnifico Lorenzo de’ Medici, cronica scritta dal senatore G. Bartolini Salimbeni colla storia genealogica di questa illustre casata compilata da I. di S. Luigi (Appendice al tomo XXIII di Delizie degli eruditi toscani), Firenze 1786; F. Trucchi, Poesie italiane inedite di dugento autori dall’origine della lingua infino al secolo XVII, Prato 1846-1847; G.U. Oxilia, La vita e le rime di Pierozzo Strozzi, in Archivio storico italiano, s. V, XXXIV (1904), pp. 133-146; M. Barbi, Studi sul Canzoniere di Dante, Firenze 1915, pp. 475-480; G. Sinicropi, Per la datazione delle Novelle del Sercambi, in Giornale storico della letteratura italiana, CXLI (1964), pp. 548-556; G. Corsi, Per un’edizione delle rime di N. S., in Studi e problemi di critica testuale, III (1971), pp. 31-55; F.A. D’Accone, Music and musicians at the Florentine Monastery of Santa Trinita, 1360-1363, in Quadrivium, XII (1971), 1, pp. 131-151; G. Sercambi, Il novelliere, a cura di L. Rossi, Roma 1974; L. Rossi, Osservazioni sul testo delle rime di N. S., in L’Ars Nova italiana del Trecento, IV, a cura di A. Ziino, Certaldo 1978, pp. 399-409; D.F. Del Puppo, The textual tradition of the poems of N. S., Ph.D. diss., University of Connecticut 1988; M.C. Fratini, Edizione critica delle Rime di N. S., tesi di laurea, Università di Firenze, 1988-89; L. Rossi, Scrittori borghesi dell’ultimo Trecento, in Storia della letteratura italiana, diretta da E. Malato, II, Il Trecento, Roma 1995, pp. 879-920; G. Sercambi, Novelle, nuovo testo critico a cura di G. Sinicropi, Firenze 1995; B. Barbiellini Amidei, Per N. S., in Territori Romanzi, a cura di M. Bensi -A. D’Agostino, Viareggio 2002, pp. 11-30; Ci desinò l’abate. Ospiti e cucina nel monastero di Santa Trinita. Firenze 1360-1363, a cura di R. Zazzeri, Firenze 2003; A. Antonelli, Tracce di ballate e madrigali a Bologna tra XIV e XV secolo, in L’Ars Nova italiana del Trecento VII, a cura di F. Zimei, Lucca 2009, pp. 19-44; E. Pasquinucci, Appunti sulla lingua di N. S., in Letteratura italiana antica, X (2009), pp. 579-591; B. Wilson, Dante’s forge: poetic modeling and musical borrowing in late Trecento Florence, in Beyond 50 years of Ars Nova studies at Certaldo, 1959-2009, a cura di M. Gozzi - A. Ziino - F. Zimei, Lucca 2014, pp. 25-55.