SMEREGLO (Smeregio), Niccolo
SMEREGLO (Smeregio), Niccolò. – Nacque a Vicenza in un anno non conosciuto che, forse, si può collocare intorno al 1240.
La data di nascita si ricava dal fatto che per la prima volta Niccolò compare con la qualifica di notaio in un documento del 1262: a Vicenza si poteva esercitare il notariato dopo avere compiuti diciassette anni e la corporazione apriva le sue matricole per i nuovi ingressi solo nell’aprile dell’anno bisestile; poiché l’anno bisestile precedente al 1262 fu il 1260, si può ritenere con Giovanni Soranzo, editore della sua opera (Nicolai Smeregli Vicentini Annales civitatis Vicentiae..., 1921), che Niccolò abbia cominciato a esercitare la professione da quell’anno e che al tempo avesse almeno diciassette anni.
Il padre si chiamava Mondo Zuvolaro, mentre nulla si sa della madre: Smereglo non sarebbe quindi il cognome della famiglia del notaio, ma un soprannome che deriva da smeriglio (smeregio nella parlata vicentina), un falco di piccole dimensioni, simile allo sparviero, usato per la caccia prevalentemente alle allodole. Smereglo risiedeva a Vicenza in borgo Berica, dove dal 1262 aveva in affitto una casa dalle monache benedettine di S. Pietro; il nome della moglie non è noto e neppure si conoscono quelli di eventuali figli.
Nel 1272 fu nuncio, sindaco, procuratore ed economo della congregazione religiosa degli Umiliati di Berica della domus de medio, per la quale, anche negli anni seguenti, redasse molti atti. Fra il 1290 e il 1299 fu a più riprese gastaldo del collegio dei notai di Vicenza, finché in un anno imprecisato tra il 1301 e il 1304 il suo nome fu cancellato non si sa per quale motivo dalla matricola del collegio. Ritiratosi dalla professione notarile, Smereglo continuò a partecipare alla vita pubblica vicentina – nel 1311 sedeva nel Consiglio maggiore di Vicenza – e nella documentazione che lo riguarda compare sempre con la qualifica di dominus. L’ultima notazione riportata nei suoi Annales risale al 1312; si può quindi supporre che sia morto poco dopo quella data.
A Smereglo è tradizionalmente attribuita una breve cronaca di Vicenza – Annales civitatis Vicentiae – che copre gli anni dal 1200 al 1312 ed è tramandata da tre codici d’età moderna che conservano altre cronache vicentine più tarde (quelle di Antonio Godi e Giovan Battista Pagliarini). Smereglo, che non ebbe l’alto profilo culturale di altri notai vicentini suoi contemporanei – come, ad esempio, Benvenuto Campesani –, redasse un’opera di andamento annalistico, la cui ossatura è costituita dall’elenco dei podestà in carica, anche quando il magistrato non era scelto dai vicentini, ma nominato dall’autorità che reggeva Vicenza (fosse Federico II oppure Padova o Ezzelino III da Romano). Nulla consente di affermare che a Smereglo fosse nota la cronaca del causidico vicentino Gerardo Maurisio che giunge sino al 1237, e difficilmente si potranno ricostruire le sue fonti anche perché il testo presenta una struttura più complicata di quanto possa apparire a una prima lettura. Per i primi anni del racconto, sino al 1235, gli Annales sono assai asciutti e in alcuni casi è indicato solo il nome del podestà, talvolta fornendo informazioni sbagliate, come osserva puntualmente Giovanni Soranzo nel commento all’edizione.
Esemplare della natura dell’opera per questo periodo è la nota dedicata al 1209 dove si afferma che con la cattura del podestà Buzzacarino Marcellino di Milano da parte degli uomini di Ezzelino II da Romano «incipit malus status civitatis Vicentie» (Nicolai Smeregli..., cit., p. 3, riga 17). Al di là del valore topico del rimando alle fratture tra partiti come causa del male della città, si tratta di un passo che dovrebbe essere meglio spiegato perché il riconoscimento del podestà non è chiaro: Soranzo – riprendendo quanto detto da Maurisio secondo il quale il podestà nel 1209 a Vicenza fu «Drudus de Buzacharinus de Mediolano» – corregge Smereglo e identifica il personaggio con Drudo Buzzacarini, il primo esponente a distinguersi di quella che sarebbe diventata un’importante famiglia padovana, ed era d’origine milanese; ma l’errore di Smereglo è singolare in primo luogo perché Drudo Buzzacarini fu un personaggio vicino a Ezzelino II da Romano, detto il Monaco (e infatti Maurisio racconta che a rovesciarne la podesteria furono i sostenitori di Azzo d’Este), e poi perché quella dei Marcellini era un’eminente casata milanese, molti membri della quale esercitarono l’ufficio podestarile. In particolare tra essi si distinse, proprio in quegli anni, Drudo Marcellini che in alcuni documenti è attestato come podestà di Vicenza nel 1209 (cfr. Gerardi Maurisii Cronica dominorum Ecelini et Alberici de Romano, a cura di G. Soranzo, in RIS, VIII, 4, Città di Castello 1913-1914, p. 12 nota 2). Smereglo, quindi, avrebbe recepito una tradizione diversa da quella riportata da Maurisio, che non trova conferma nella documentazione vicentina ancora conservata e nella quale il milanese Buzzacarini da membro di una casata emergente è stato trasformato in rappresentante di una famiglia già illustre a inizio Duecento.
Il testo degli Annales si arricchisce di informazioni dal 1236, quando Vicenza entrò nell’orbita di Federico II e la scena cittadina iniziò a essere occupata da Ezzelino III da Romano. Smereglo specificò subito, con un salto cronologico per lui inconsueto, che Ezzelino sarebbe rimasto al governo delle città della Marca trevigiana sino al 1258, in un accordo, talvolta mascherato da antagonismo, con suo fratello Alberico. Ma di quanto avvenne a Vicenza nel ventennio ezzeliniano quasi nulla dicono questi annali che invece si soffermano con qualche larghezza sulle caratteristiche del governo della Marca attuato da Ezzelino con la crudeltà che gli viene generalmente riconosciuta dalle cronache composte dalla seconda metà del Duecento, e sulla caduta di da Romano che viene fatta iniziare con la perdita di Padova.
Dopo il periodo ezzeliniano, per sua natura difficile da organizzare scandendo il tempo con le podesterie, l’ordine a Vicenza sembra essere ritornato sotto la guida del vescovo Bartolomeo da Breganze con la cui approvazione per qualche anno si scelsero i podestà: in queste pagine per la prima volta compaiono negli Annales i nomi di alcune famiglie vicentine eminenti quando il racconto è dedicato a illustrare gli scontri tra la pars Imperii e la pars Marchionis in cui erano divisi i cittadini. Dalla metà degli anni Sessanta il peso di Padova si fece sempre più rilevante nelle vicende di Vicenza che Smereglo continuò a riportare con la consueta sinteticità. Anzi, allontanandosi dalla stagione ezzeliniana e inoltrandosi in anni nei quali egli era testimone diretto, il racconto diventa sempre più stringato, sino a che, giunto al 1279, Smereglo non ebbe alcuna informazione da affidare alla sua opera e allora scrisse «dominus Nicolaus Smereglus dormivit ut videtur» (Nicolai Smeregli..., cit., p. 14, riga 27).
Alcuni studiosi hanno ritenuto che in quell’anno Niccolò fosse morto («dormivit» andrebbe riferito al sonno eterno); ulteriori ricerche hanno però convinto i più recenti editori degli Annales che il cronista, giunto con la sua ricostruzione al 1279, non avendo trovato il nome del podestà per quel periodo (in cui egli doveva essere vicino alla quarantina) avesse colmato la lacuna con una battuta di spirito.
In effetti Soranzo non ha fatto fatica a dimostrare che nell’elenco di magistrati che Niccolò probabilmente stava compilando a memoria, c’è un errore collocabile al 1265: in quell’anno è indicato come podestà Marco Querini che da altre fonti sappiamo resse Vicenza l’anno dopo. Negli anni seguenti la lista anticipa sempre di un anno l’incarico sino a che, giunto al 1279, Smereglo si accorse dell’errore, ma nulla fece per correggerlo.
A ben vedere la situazione sembra ancora più complessa, come mostra in primo luogo il fatto che, giunto a quest’altezza cronologica, Smereglo ha cambiato la forma di datazione: mentre sino al 1278 nella data cronica era sempre presente l’indizione, dal 1279 questo elemento della datazione manca costantemente.
Tuttavia l’attenzione per le vicende locali che aveva cominciato a ottenere un certo rilievo dopo il 1260, permane pure dopo il 1279 e anche il semplice lessico del testo non muta dopo la cesura (si veda, ad esempio, come la formula «fecit bonum regimen» riservata alla valutazione dell’operato di alcuni podestà, compaia con frequenza sia prima sia dopo quell’anno), di conseguenza non è possibile ipotizzare che Smereglo abbia ripreso e continuato un’opera iniziata da altri. Sembra più probabile che il notaio abbia interrotto per qualche tempo il suo impegno di cronista e si sia rimesso poi all’opera, ma con ancora minor cura. Induce a propendere per questa ipotesi il fatto che, dopo alcune annate assai sintetiche, gli Annales riprendono fiato solo per la sezione del 1290 – quando Smereglo partecipava già da tempo alla vita pubblica cittadina – nella quale si racconta con qualche dettaglio come, al tempo della dominazione padovana, si fosse proceduto per esiliare da Vicenza i principali membri delle famiglie ghibelline.
Poi gli annali tornano sintetici: del 1291 si ricorda solo che podestà fu il giudice padovano Lovato Lovati che resse bene l’ufficio e «fecit depingi et scribi historias de palatio» (p. 16, riga 27); per il 1296 si annota, con un gusto per la battuta di spirito non alieno al cronista, solo che il podestà in carica, pur «quasi mentecaptus», «fecit bonum regimen» (p. 17, righe 18 s.); nel 1308 si menziona unicamente la podesteria del giudice Giovanni da Vigonza, amico dei preumanisti padovani, di cui si dice che fu «sapiens et discretus et bonus locutor» (p. 18, riga 29); per gli anni 1309 e 1310 Smereglo ricorda, oltre al nome del podestà, solo due omicidi che dovevano essergli rimasti nella memoria perché legati ad ambiti che gli erano familiari: uno, infatti, era avvenuto nel quartiere cittadino in cui viveva, l’altro aveva avuto per vittima un suo collega notaio vicentino. Giovanni da Vigonza fu di nuovo podestà a Vicenza nel 1311 quando i padovani furono espulsi dalla città, dove entrarono Cangrande Della Scala e Vanni Zeno Lanfranchi, vicario di Enrico VII. Fu questo un momento di rappacificazioni, segnato dal rientro di molti fuoriusciti e dal trattamento di riguardo riservato al podestà imposto dai padovani e alla sua familia, ma anche occasione per rese di conti di cui Smereglo ha dato qualche dettaglio, senza però impegnarsi in un resoconto perché tutto «foret difficilius enarrare» (p. 19, righe 29 s.).
Gli annali si interrompono nel 1312 con la notizia dell’arrivo a Vicenza di Cangrande I Della Scala nelle vesti di vicario imperiale dicendo che al tempo del suo vicariato egli «fecit omnia infrascripta et multa alia mirabilia» (p. 20, righe 3 s.), ma nel testo nulla si dice dello Scaligero, forse perché qualche sezione degli annali è andata perduta (come lascerebbe intendere l’aggettivo infrascripta) o perché l’opera di Smereglo si è interrotta prima di quando avesse programmato.
Fonti e Bibl.: Nicolai Smeregli Vicentini Annales civitatis Vicentiae (1200-1312), a cura di G. Soranzo, in RIS, VIII, 5, Bologna 1921.
G. Arnaldi, Studi sui cronisti della Marca trevigiana nell’età di Ezzelino da Romano, Roma 1963, pp. 67-72; Id., Realtà e coscienza cittadine nella testimonianza degli storici e cronisti vicentini dei secoli XIII e XIV, in Storia di Vicenza, II, L’età medievale, a cura di G. Cracco, Vicenza 1988 (ora in Id., Cronache e cronisti dell’Italia comunale, a cura di L. Capo, Spoleto 2016, pp. 475-486); L. Bolcati - F. Lomastro Tognato, Una ‘religio nova’ nel Duecento vicentino: gli Umiliati della città e del contado (sec. XIII), in Religiones Novae, Verona 1995, pp. 149-179 (in partic. p. 155).