SERRA, Niccolò
– Nacque a Genova il 17 novembre 1708 da una famiglia nobile: era il secondogenito di Francesco Maria e di Laura Negroni.
Per via materna era imparentato con il cardinale Giovanni Battista Spinola (1681-1752). Alcuni esponenti della famiglia acquistarono nel tempo feudi nel Napoletano dando vita al ramo dei Serra principi di Gerace e dei Serra duchi di Cassano.
Il fratello di Niccolò, Giuseppe Maria, sposò la cugina Laura Serra duchessa di Cassano e l’altro fratello, Girolamo, sposò Maddalena Grimaldi. Terminati gli studi a Genova, Niccolò si recò a Roma dove fu ammesso in prelatura per poi laurearsi in utriusque iuris presso l’Università La Sapienza. Il 14 dicembre 1730 fu nominato referendario della Segnatura; nel 1731 come vicelegato del cardinale Alamanno Salviati venne mandato «qui eodem Alamanno adhuc absente, Provinciam Urbinatem gubernavit» (Biblioteca apostolica Vaticana, Borg. lat. 882, c. 233r). L’anno successivo fu spostato a Camerino, dove il 12 agosto fece il solenne ingresso come governatore, per poi passare il 4 settembre 1734 ad Ancona con la stessa qualifica; infine il 7 gennaio 1741 fu al governo di Viterbo e dal 12 agosto dello stesso anno a Perugia.
Nel 1743 papa Benedetto XIV Lambertini lo incluse tra i chierici di Camera, nel 1746 lo nominò presidente della Zecca, nel 1747 presidente delle Carceri, nel 1751 presidente delle Strade e nel 1753 lo preconizzò arcivescovo in partibus di Metilene inviandolo nunzio in Polonia.
Accompagnato dal segretario privato Nicola Carozzo, dall’uditore Carlo Transoni e dal cancelliere della nunziatura, il polacco Piotr Jastrzębski, arrivò il 15 giugno 1754 a Dresda, residenza abituale del sovrano Augusto III Wettin elettore di Sassonia, il quale, indifferente a quanto accadeva nella Rzeczpospolita, aveva lasciato la direzione politica al ministro Henryk Brühl, legato alla loggia massonica polacca Trois Frères. Il 16 giugno Serra fu all’udienza privata dei sovrani polacchi che lo «accolsero con quella generosa bontà ch’è propria della loro grandezza» (Serra a Valenti Gonzaga, Dresda 17 giugno 1754, Archivio segreto Vaticano, Segreteria di Stato, Polonia, vol. 267, c. 3rv), presentando i brevi pontifici che lo qualificavano come «prelatum nostrum domesticum et pontificio solio assistentem» e lo accreditavano come nunzio (ibid., Segreteria dei Brevi, Registra Brevium, an. XIV, c. 223r). Con sua sorpresa fu invitato «a desinare quantunque fosse determinata la partenza delle medesime che è seguita questa mattina» (Serra a Valenti Gonzaga, Dresda 17 giugno 1754, ibid., Segreteria di Stato, Polonia, vol. 267, c. 3r).
Alla partenza del sovrano per Varsavia non seguì quella di Serra, che restò a Dresda in attesa del proprio equipaggio e perché la nunziatura era «affatto nuda e spogliata del più necessario» (Serra a Valenti Gonzaga, Dresda 16 giugno 1754, ibid., c. 4r). Decise pertanto di inviare il proprio uditore, il quale giunto nella capitale il 22 luglio venne fatto allontanare con il motivo «ch’egli non poteva averne l’arbitrio fintanto che io non fossi gionto nel regno ed ogni rappresentanza fatta da esso e dall’abbate Buti uditore di Monsignor Archinto fu vana» (Serra a Valenti Gonzaga, Dresda 22 luglio 1754, ibid., c. 28rv). Il nunzio lo raggiunse circa un mese dopo, lasciando Dresda il 17 agosto.
Il tema della difesa della religione cattolica nel Regno condotta sotto le istruzioni di tre diversi segretari di Stato che si succedettero (Silvio Valenti Gonzaga, Alberico Archinto, Luigi Maria Torrigiani) e le dinamiche internazionali furono le direttrici dell’attività politica di Serra in Polonia: da una parte la mediazione svolta nell’annoso scontro tra cattolici e protestanti, per il quale aveva richiesto, senza successo, l’appoggio sia di Brühl, più orientato a tutelare i possedimenti familiari con il preservarne la libertà religiosa, sia della regina Maria Giuseppa Asburgo la quale, impotente, gli consigliava di puntare su Teodor Czartoryski, vescovo di Poznań, e sul primate, monsignor Adam Ignacy Komorowski, affinché premessero sullo stesso ministro; dall’altra, gli avvenimenti militari che interessarono la Sassonia e la Rzeczpospolita.
Serra fu anche testimone diretto dell’interesse mostrato da Augusto III sul trono di Curlandia per il figlio Carlo, con il quale si paventava l’unione polacco-sassone che, seppur gradita alla S. Sede per una ‘ricattolicizzazione’ dell’Elettorato, riaccendeva in Polonia la questione dell’ereditarietà regia, tanto osteggiata dalle due maggiori famiglie magnatizie Czartoryski e Poniatowski. Ma anche dell’invasione della Sassonia da parte di Federico II, che sarebbe entrato a Dresda «prendendo per suo alloggio la casa del Conte Bruhl» (Serra ad Archinto, Varsavia 15 nov. 1756, ibid., vol. 269, c. 271v). Un atto che diede inizio alla guerra dei Sette anni, con Serra spettatore sia della sanguinosa battaglia di Zamdorf (odierna Sarbinowo) nell’agosto del 1558 «fra i Moscoviti e Prussiani di cui pochi esempi leggansi nelle Istorie» (Serra ad Archinto, Varsavia 31 ag. 1758, ibid., vol. 271, c. 115r), sia della sosta delle truppe russe in Polonia sul fronte prussiano grazie all’avallo dell’Inghilterra assurta a mediatrice del conflitto. Quando nel Regno furono ormai evidenti «movimenti sediziosi contro il governo» (Serra ad Archinto, Varsavia 26 luglio 1758, ibid., c. 85v), che reclamavano il cambio delle alleanze guardando con interesse a Federico II, Serra assistette all’ostruzionismo praticato da Brühl, grande sostenitore di Augusto III, che ricorse più volte alla rottura delle diete, come nel caso eclatante denunciato dal nunzio nel 1758 con un sejm che era durato «così poco che può dirsi aver avuto quasi il tempo stesso il suo principio ed il suo fine» (Serra ad Archinto, Varsavia 11 ott. 1758, ibid., c. 150r).
Intanto Serra apprendeva della morte del pontefice e dell’esaltazione di Clemente XIII Rezzonico. Due anni dopo, e in pieno conflitto, sarebbe stato richiamato lasciando la nunziatura il 25 giugno 1760, sostituito da Eugenio Visconti, vescovo di Efeso.
Tornato a Roma, fu promosso uditore della Camera e il 21 luglio 1766 creato cardinale prete di S. Croce in Gerusalemme. Il 1° dicembre 1766 fu deputato legato a Ferrara (ibid., Index Brevium, vol. 92, c. 154v, n. 7), dove fece l’ingresso solenne il 30 maggio 1767. Il pontefice lo assegnò inoltre alle congregazioni de Propaganda Fide, Consulta, Concistoriale e Cerimoniale.
Morì a Ferrara il 14 dicembre 1767, e fu sepolto nella cattedrale metropolitana della città.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Roma, Fondo Camerale, II, Nunziature, 1, fasc. 2, c. 2r; Archivio segreto Vaticano, Segreteria dei Brevi, Registra Brevium, an. XIV, c. 223r; Index Brevium, vol. 73, (G), n. 68, vol. 86, c. 133v, n. 9 e c. 134r, n. 22, vol. 92, c. 154v, n. 7; Segreteria di Stato. Polonia, voll. 233, 234, 236-238, 267-272, 277, 384, 395; Add. 11, fasc. s.f.; Add. 14, fasc. “1758”, s.f.; Nunziatura Varsavia, vol. 41 (1758-1759); Segreteria di Stato, Vienna, vol. 145; Archivio Concistoriale, voll. 145, 148, 149; Biblioteca apostolica Vaticana, Borg. lat. 882, cc. 44v, 223r; Borg. lat. 884; Archivio della Congregazione de Propaganda Fide, Scritture riferite nei Congressi, Moscovia-Polonia-Ruteni, vol. 8; Litterae; Varsavia, Archiwum Główne Akt Dawnych, Archiwum Nuncjatury, voll. 128-134, 168 (Registro Actae Gratiae: 1754-1760); Archiwum Radziwiłłów, vol. V, lista 8, 14170; H.D. Wojtyska, Acta Nuntiaturae Polonae, I, De fontibus eorumque investigatione et editionibus..., Romae 1990, pp. 17, 73, 108, 155, 312 s.
N. Battilana, Genealogie delle famiglie nobili di Genova, I-III, Genova 1825-1833, s.v. (ripr. facs. Bologna 1971, s.v., f. 5); G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, XLIV, Venezia 1853, p. 187; P. Fabicz, Wiadomość o legatach i nunctuszach apostolskich w dawnej Polsce (1705-1864) (Notizie sui legati e nunzi apostolici nell’antica Polonia [1705-1864]), Ostrów 1864, pp. 310 s.; A. Kraushar, Frank i Frankiści polscy, 1726-1916. Monografia historyczna (Frank e i Frankisti polacchi, 1726-1916. Monografia storica), I, Kraków 1895, pp. 138-229 e passim; L. Kartunnen, Les nonces apostoliques permanents de 1650 a 1800, Génève 1912, p. 153; V. Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, VI, Milano 1932, pp. 266-280; L. von Pastor, Storia dei papi..., XVI, 1, Roma 1933, pp. 1027 s.; V. Meysztowicz, De Archivo Nuntiaturae Varsaviensis. Quod nunc in Archivo Secreto Vaticano servatur, Vaticani 1944, pp. 10-12; R. Ritzler - P. Sefrin, Hierarchia catholica medii et recentioris aevi, VI, Patavii 1958, pp. 24, 292; Repertorium der diplomatischen Vertreter aller Länder seit dem Westfälischen Frieden (1648), II, Graz 1965, p. 265; J. Staszewski, August III Sas, Wrocław 1989; Legati e governatori dello Stato Pontificio (1550-1809), a cura di Ch. Weber, Roma 1994, pp. 118, 176, 334, 419, 434, 911.