SECCO (meno bene Secchi), Niccolò
Letterato e uomo d'armi e di toga, nato al principio del sec. XVI, quasi sicuramente a Montichiari nel Bresciano. Ottenne la laurea in lettere e in legge, ma si approfondì anche nell'architettura, nelle matematiche, nell'esercizio delle armi. Per la via dei pubblici uffici giunse presto ad altissime cariche, quale quella di capitano di giustizia a Milano. In tale carica si trovava, quando l'occasione gli si offerse di liberare Vercelli dai Francesi, che l'avevano occupata di sorpresa nel novembre 1553. Di alto onore gli fu l'ambasciata cui lo elesse l'imperatore Ferdinando I, per trattare la pace con Solimano. Dopo lunghi anni trascorsi tra le faccende e le armi, desideroso di quiete, si ritirò verso il 1555 nella villa paterna di Montichiari, tutto dedito ai sereni ozî letterarî. Si trovava a Roma, chiamato, pare, a ricevervi la porpora, quando morì nel 1560.
Scrisse elegie, epistole, epigrammi, poemetti, in italiano e in latino. Ma l'opera più notevole sono le sue quattro commedie: Gli inganni, L'interesse, La cameriera, Il beffa, scritte in prosa, con larga imitazione della commedia latina, ma notevoli per agile scioltezza di movimento e per pittura di caratteri, anche se bruttate da una dilagante oscenità. Del resto il migliore elogio che letterariamente si possa fare alle commedie del S., è il ricordare che una di esse (L'interesse) fu presa a modello da Molière per l'intreccio del Dépit amoureux.
Bibl.: A. Capuani, N. S., in Boll. della Civica bibl. di Bergamo, XIX (1925), nn. 2 e 3; M. Benedetti, Un segretario di Cristoforo Madruzzo (N. S.), in Archivio Veneto Tridentino, III (1923).