PALMIERI, Niccolo
PALMIERI, Niccolò. – Nacque in Sicilia, probabilmente a Naro nei pressi di Agrigento, il 26 ottobre 1401 da Riccardo, esponente della nobiltà locale.
Non è noto quando sia entrato nell’Ordine agostiniano, ma probabilmente fu educato nel convento di Naro. Il primo documento che lo riguarda è del 1436, quando il priore generale dell’Ordine lo nominò lettore di logica nello Studium di Siena e due anni più tardi baccelliere in teologia nella stessa università. Negli anni successivi divenne cappellano e familiare del cardinale Alberto Alberti, fiorentino, e tra il 1440 e il 1441 si recò al suo seguito nel Regno di Sicilia a negoziare, per incarico di papa Eugenio IV, la pace tra Alfonso d’Aragona e Renato d’Angiò. Su proposta dello stesso cardinale venne nominato vescovo di Catanzaro il 14 dicembre 1440 e Cosimo de’ Medici provvide a fornire il denaro necessario per il pagamento alla Sede pontificia in Firenze delle tasse relative alla sua nomina episcopale. Tale assegnazione venne tuttavia contrastata dal re Alfonso, che nominò per la diocesi di Catanzaro un amministratore nella persona del vescovo di Isola in Calabria. La vertenza che ne scaturì tra il re e la Sede apostolica ebbe termine con un accordo basato sulla nomina di un nuovo amministratore, scelto dal papa, e con le dimissioni di Palmieri, presentate nel giugno 1448 dietro riconoscimento di una rendita annua di 100 fiorini. Probabilmente già da qualche anno Palmieri si era stabilito a Roma, dove le corte papale era rientrata nel 1443 e dove nel 1450 egli partecipò con successo a una disputa teologica davanti a papa Niccolò V e ai cardinali con una quaestio sulla concezione di Cristo: un argomento centrale nel concilio di Ferrara-Firenze (1439-45) – che aveva proclamato l’unione delle Chiese latina e greca – e dibattuto ancora all’interno della Curia romana.
Nel suo intervento Palmieri sostenne la tesi, tutta latina, del papa: un’impronta che contraddistingue la sua opera, aderente alla politica pontificia di consolidamento del primatum Petri. La stessa quaestio fu ripresa negli anni Sessanta del secolo – in opposizione alle tesi del cardinal Bessarione – e fu interpretata come momento della controversia platonico aristotelica.
La prima conferma della sua collocazione tra i così detti vescovi di curia giunse tre anni più tardi, quando fu incaricato di pronunciare un sermone, De pacis dignitate, al cospetto di Niccolò V e di Federico III in occasione del passaggio a Roma dell’imperatore nel 1453. Palmieri si mise in evidenza ancora nel marzo 1455 quando, teologo noto per la sua abilità oratoria, fu chiamato a tenere l’orazione funebre alle esequie dello stesso Niccolò V. Il 20 giugno 1455 il nuovo papa Callisto III lo nominò vescovo di Orte e Civita Castellana, sede che per la vicinanza a Roma poteva facilitare l’attività curiale di Palmieri. La sua presenza a Orte e a Civita Castellana è infatti documentata solo saltuariamente: in occasione dei passaggi di Pio II e del cardinal Bessarione nella diocesi e di pochi altri eventi pastorali. Con quest’ultimo pontefice, che lo ricorda nei suoi Commentarii, Palmieri vantava un’amicizia risalente all’epoca del suo insegnamento a Siena. Anche per questo, oltre che per la conoscenza dell’ambiente fiorentino, Pio II gli affidò nel marzo 1460, subito dopo il concilio di Mantova, un’ambasceria per coinvolgere la Signoria nella crociata contro il Turco. Durante lo stesso pontificato la consolidata posizione di teologo e la sua familiarità con i due cardinali defunti, gli consentirono di tenere le orazioni funebri per Domenico Capranica, nel 1458, e per Prospero Colonna, nel 1463.
Oltre tali eulogie, sono frutti della sua dottrina teologica e umanistica i sermones e le quaestiones, che gli vennero commissionati dai pontefici soprattutto in occasioni liturgiche. Oltre al sermone De pacis dignitate e alla quaestio sulla concezione di Cristo, sopra citati, sono giunti a noi la quaestio sul sangue di Cristo e altri sei sermoni (sul sacerdozio di Cristo; sul sacrificio di Cristo; sul rapporto tra Antico e Nuovo Testamento; su Cristo Dio e uomo; sul peccato originale; sulle due Civitates: divina e terrena).
Le sue ultime opere sono gli scritti sulla povertà, un corpus omogeneo composto tra il 1466 e il 1467 nel quadro del rinnovato dibattito, alimentato dai francescani rigoristi, sulla povertà di Cristo e degli apostoli, contrapposta alla ricchezza di una corte rinascimentale qual’era quella romana.
Sono sei trattati (Adversus pauperes nomine; Contra illos qui asserunt Christum omnia abdicasse; Responsiones ad quae objicintur; De triplici statu ecclesiae; De origine mendicantium Predicatorum et Minorum post mille et ducentos annos a Christo; De concordia Nicolai III et Joannis XXII), composti separatamente, con i quali Palmieri difese la posizione pontificia, di Paolo II, che negava la superiorità morale di chi rinuncia ai beni terreni. Le sfumature dello spinoso argomento, tutte interne alla Curia, posero il vescovo di Orte in contrasto con il cardinal Juan Torquemada e il maestro del Sacro Palazzo, Giacomo Gil.
Gli scritti sulla povertà sono da porre in rapporto anche con la partecipazione di Palmieri, come giudice, al processo per eresia contro alcuni fraticelli de opinione tenuto a Roma nel 1466.
Morì a Roma il 25 ottobre 1467 e venne sepolto davanti alla cappella di S. Monica, nella chiesa romana di S. Agostino.
Sebbene non tutti gli scritti di Palmieri siano sopravvissuti, il merito della raccolta, forse iniziata dallo stesso autore, e della pubblicazione dopo la sua morte va attribuito ad Andrea Guazzalotti da Prato, suo segretario (Simonato, 2003). Guazzalotti, anch’egli ecclesiastico e noto medaglista pontificio, venne educato fin da fanciullo (era nato intorno al 1435) dal vescovo Palmieri, il quale probabilmente lo ispirò anche nei suoi esordi nell’arte della medaglia. In una medaglia dal forte richiamo umanistico che egli dedicò al suo maestro, il busto nudo del vescovo di Orte è ripreso di profilo, circondato dalla scritta Nudus egresus sic redibo.
Fonti e Bibl.: L. Oliger, Ein uberkannter Traktat gegen die Mendikanter von Nikolaus Palmerius O.E.S.A., Bischof von Orte, in Franziskanische Studien, III (1916), pp. 77-92; M. Mastrocola, Note storiche circa le diocesi di Civita C. Orte e Gallese. III. I Vescovi dalla Unione delle Diocesi alla fine del Concilio di Trento (1437-1564), Civita Castellana 1972, pp. 23-63, 145-149, 173-342; Le pergamene medievali di Orte (secoli X-XV), a cura di G. Giontella - D. Gioacchini - A. Zuppante, Orte 1984, pp. 104 s., 107-109; J. Monfasani, A theologian at the Roman Curia in the Mid-Quattrocento. A bio-bibliographical Study of N. P., O.S.A., in Analecta Augustiniana, LIV (1991), pp. 321-381; ibid. LV (1992), pp. 7-98; A. Cocci, Gli scritti sulla povertà (c. 1466-1467) di N. P., in N. P. umanista e vescovo di Orte dal 1455 al 1467. Atti delle Giornate di studio per la storia della Tuscia…1992, a cura di A. Zuppante, Orte 1996, pp. 11-30; C. Bianca, Sermoni ed orazioni di N. P., ibid., pp. 31-43; W. Bracke, Le orazioni funebri di N. P., ibidem, pp. 45-57; D. Gioacchini, N. P. vescovo di Orte, ibid., pp. 59-66; S. Maddalo, Andrea Guazzalotti, puer fidelis del P. e medaglista, ibid., pp. 67-78; L. Simonato, Guazzalotti, Andrea, in Dizionario biografico degli Italiani, LX (2003), pp. 513-516.