NOBILI, Niccolò Onofrio
– Nacque a Firenze il 15 dicembre 1830 da Lino, patrizio fiorentino, e da Emilia Fontebuoni.
Studente delle Scuole pie fiorentine e della facoltà legale dell'ateneo di Pisa, fece parte del battaglione universitario nel 1848 e combatté a Curtatone e Montanara. Conseguita la laurea nel 1862, si dedicò all'avvocatura, distinguendosi nelle cause a carattere commerciale. Sposò Livia Poggi dalla quale ebbe cinque figli: Roberto, Corrado, Mario, Elena e Marietta.
Partecipe del clima politico che portò alla 'rivoluzione pacifica' del 27 aprile 1859 e alla partenza del granduca Leopoldo II, ricoprì con continuità vari incarichi nell'amministrazione del capoluogo toscano: consigliere comunale (dal 1862) e provinciale per un quarantennio, assessore alle Finanze, infine presidente della deputazione provinciale di Firenze per otto anni dal 1892.
Fu inoltre commissario governativo presso le Ferrovie romane dal 1874, sovrintendente dell'Istituto di studi superiori pratici e di perfezionamento di Firenze, socio ordinario dell'Accademia dei Georgofili dal 1895, commendatore e grande ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia.
Attivissimo nella vita pubblica fiorentina, era solito prendere posizione sulle questioni più spinose del tempo, in particolare su quelle economiche dopo il dissesto finanziario seguito al trasferimento della capitale a Roma: numerosi furono i suoi interventi sulla Nazione per invocare una legge speciale. Sostenne altresì la validità delle Opere pie di fronte alle critiche degli esponenti cittadini della Sinistra, pubblicando La carità in Firenze: risposta alla Firenze sotterranea di Jarro (Firenze 1885).
Fu in amicizia e in corrispondenza con personaggi quali Giuseppe Poggi, Isidoro Del Lungo, Ferdinando Martini, Pasquale Villari, Gasparo Barbera, Celestino Bianchi, Ruggiero Bonghi, Guglielmo Cambray-Digny, Leopoldo Galeotti, Carlo Fenzi, Marco Tabarrini.
Fece il suo ingresso alla Camera dei deputati come rappresentante del collegio di Montevarchi in occasione di un'elezione suppletiva del febbraio 1869 e vi fu confermato anche per le successive tre legislature (1870, 1874, 1876), prevalendo sempre al ballottaggio. Legato da antica data a Bettino Ricasoli e Ubaldino Peruzzi, fu esponente significativo della Destra toscana.
All'indomani della «rivoluzione parlamentare» del marzo 1876 accusò il governo Minghetti della «mania di tutto accentrare e di estendere l'ingerenza governativa ad ogni campo» (Discorso di Niccolo Nobili pronunziato al banchetto elettorale offertogli dagli elettori di Montevarchi nel dì 8 ottobre 1876, Firenze 1876, p. 4) e di attuare un decentramento «rispetto agli oneri unicamente che si portavano o si intendevano portare a carico dei Comuni e delle Provincie», minacciandoli di «rovina finanziaria» (ibid., p. 21). La sua critica investiva dunque la politica fiscale del ministero, che aveva ottenuto il traguardo del pareggio di bilancio, ma a prezzo di pesanti tagli agli enti locali.
Schieratosi con la Destra dissidente filodepretisiana, avversò, tuttavia, Giovanni Nicotera, uomo del dialogo con gli sconfitti del 1876: anche per questo alle consultazioni politiche del 1880 l'Associazione costituzionale gli preferì nel collegio di Montevarchi Giovanni Battista Martini, vincitore al primo turno.
Socio e azionista della casa editrice Successori Le Monnier, ne sostenne attivamente, fin dalla metà degli anni Sessanta, l'ingresso nell'editoria scolastica, che sarebbe stata tanta parte delle sue fortune. In questo senso svolse un ruolo attivo come membro di apposite commissioni incaricate di vagliare le proposte di pubblicazione, individuare per tempo i possibili volumi di successo, stringere contatti sistematici con i librai delle varie regioni e con gli autori di 'trattati elementari' per le scuole. Nel corso degli anni Ottanta operò per un rinnovamento nei metodi di lavoro, nella mentalità e nella concezione stessa dell'editoria, al fine di ottenere una più incisiva presenza nel mercato librario.
Nel 1892 uscì dalla Successori Le Monnier per acquistarne l'intera tipografia, che dal 16 giugno di quell'anno prese il nome di Stabilimento tipografico fiorentino. Già proprietario della Gazzetta del Popolo, dall'aprile 1870 lo fu anche della Nazione, di cui assunse poi la direzione per otto anni (luglio 1885 - ottobre 1893) succedendo a Celestino Bianchi.
Uno dei suoi primi atti fu il passaggio dalla tipografia Barbera a quella dei Successori Le Monnier, ma decise di non trasferire la testata a Roma, e s'impegnò con rilevanti sacrifici personali per risanare il giornale, gravato, per tutto il corso degli anni Settanta, da costi e passività crescenti. «Se Firenze – scriveva a Ricasoli il 6 maggio 1879 – avesse perduto anche un giornale autorevole che difendesse i suoi interessi, e se le idee liberali ed economiche toscane non avessero avuto un sostegno nella pubblica opinione, grave danno ne sarebbe potuto derivare alla città nostra non solo, ma anche per quella egemonia che in fatto di principii liberali ed economici la deputazione toscana aveva ragione di volere» (Carteggi di Bettino Ricasoli, XXIX, 1980, pp. 472 s.).
Dopo la caduta della Destra, dette alla Nazione una linea di 'connubio' per cercare un'intesa col nuovo governo in vista di un appoggio giudicato indispensabile ai fini della risoluzione dei problemi finanziari del capoluogo toscano. Convinto assertore delle dottrine economiche liberiste, si oppose ad alcuni dei provvedimenti varati dalla Sinistra nel corso degli anni successivi.
Il 10 ottobre 1892 fu nominato senatore per la terza categoria prevista dall'articolo 33 dello Statuto albertino. Già malato e prostrato nel fisico, il 3 agosto 1900 volle comunque commemorare al Consiglio provinciale la figura di Umberto I, denunciando i rischi della minaccia anarchica e socialista incombente sullo Stato sorto dal Risorgimento, come del resto già aveva fatto in occasione dei moti del 1898.
Morì a Firenze il 5 novembre 1900.
Scritti e discorsi: Relazione fatta al ministero della Pubblica Istruzione dal Consiglio direttivo sopra le condizioni economiche dell'Istituto di studi superiori pratici e di perfezionamento in Firenze, Firenze 1890; L'acqua potabile per Firenze. Due lettere aperte in risposta ad alcuni articoli dell'ing. Amerigo Raddi, Firenze 1895; In commemorazione di S. E. Paolo Onorato Vigliani. Parole del principe Corsini e del senatore Nobili, Firenze 1900.
Fonti e Bibl.: Le carte di Nobili, insieme ad altre di famiglia, sono conservate presso l'Arch. di Stato di Firenze sotto la denominazione Fondo Nobili - seconda parte e constano di 39 buste, riordinate all'epoca dal figlio Mario. Altri carteggi e molti dei suoi volumi sono presso la Biblioteca Marucelliana di Firenze, Fondo Nobili. T. Corsini, In commemorazione del comm. avv. N.N., senatore del regno, presidente della deputazione provinciale, Firenze 1900; La Nazione nei suoi cento anni 1859-1959, Bologna 1959, pp. 106-111; C. Pinzani, La crisi di fine secolo in Toscana, Firenze 1963, pp. 12, 24, 171; Carteggi di Bettino Ricasoli, a cura di G. Camerani - C. Rotondi, XXVI-XXIX, Roma 1972-1980, ad ind.; Z. Ciuffoletti, I moderati toscani, la caduta della Destra e la questione di Firenze (1870-1879), in Rass. storica toscana, XXIII (1977), 1, pp. 25-66; 2, pp. 229-271; Editori a Firenze nel secondo Ottocento, a cura di I. Porciani, Firenze 1983, pp. 234, 236 s., 245 s.; C. Ceccuti, Le Monnier dal Risorgimento alla Repubblica (1837-1987), Firenze 1987, ad indicem; F. Conti, I notabili e la macchina della politica: politicizzazione e trasformismo fra Toscana e Romagna nell'età liberale, Manduria-Bari-Roma 1994, p. 47, 140; Guida ai fondi speciali delle biblioteche toscane, a cura di S. Di Majo, Firenze 1996, p. 56; La provincia di Firenze e i suoi amministratori dal 1860 ad oggi, a cura di S. Merendoni - G. Mugnaini, Firenze 1996, pp. 8, 12, 77-79, 108; Guida agli archivi delle personalità della cultura in Toscana tra ’800 e ’900. L'area fiorentina, a cura di E. Capannelli - E. Insabato, Firenze 1996, pp. 426-429; M. Sagrestani, Lo scrutinio di lista in Toscana (1882-1891), Firenze 1999, pp. 39-42, 56, 68, 75-79, 167, 175-177; P. Ciampi, Firenze e i suoi giornali. Storia dei quotidiani fiorentini dal ’700 ad oggi, Firenze 2002, ad indicem.