PAOLETTI, Niccolò Maria Gaspero
– Nacque a Firenze il 7 dicembre 1727, secondogenito di Giovanni Mattia e di Maria Maddalena Nencetti.
Nonostante le modeste condizioni economiche della famiglia – il padre esercitava la professione di ‘pettinagnolo’ – fu avviato agli studi della matematica e della meccanica per poi seguire le lezioni di architettura impartite da Bernardino Ciurini all’Accademia del disegno di Firenze. Giuseppe Ruggieri, architetto dello Scrittoio delle regie fabbriche e giardini, lo volle suo aiuto nella costruzione dei bagni di San Giuliano presso Pisa, e lo introdusse negli ambienti della corte lorenese tanto da proporlo come collaboratore del domenicano Benedetto Vincenzo de Greyss per la redazione dell’inventario illustrato della Galleria degli Uffizi.
Nel 1752 iniziò la sua attività di architetto con il progetto del casino dei Nobili prospiciente l’attuale piazza Garibaldi a Pisa. Nel 1760, su suggerimento di Ignazio Hugford vinse il concorso indetto da Francesco III d’Este per la realizzazione della facciata della chiesa teatina di S. Vincenzo a Modena. La facciata fu ugualmente edificata secondo il suo progetto nonostante egli si fosse rifiutato di dirigerne i lavori. Un analogo rifiuto lo riservò ad Antonio Lodovico Antinori gran maestro dell’Ordine di Malta che nel 1762 gli aveva offerto di restaurare l’ospedale di S. Giacomo a Roma, nel momento in cui Paoletti si trovava in quella città per fare da guida a Neil Primrose, conte di Rosebery, in visita ai monumenti antichi e moderni dell'Urbe. Tornato a Firenze, ebbe modo di dimostrare le sue capacità e la sua preparazione tecnica e artistica presso lo Scrittoio delle regie fabbriche e giardini nei cui ruoli entrò come architetto aggiunto a Giuseppe Ruggieri nel 1766, per diventare primo architetto nel 1768.
Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena, granduca di Toscana dal 1765, lo stimò e ne fece il suo principale operatore nel campo dell’architettura aulica. Nel 1773 lo descrisse abile e attivo con capacità e talento, mentre nel 1788 lo definì «molto abile, onesto e capace, ma estremamente lungo ne’ suoi affari e non facile ad accontentarsi e dispendioso» (Relazioni… , sec. XVIII, 1969, p. 83).
Dal 1766 al 1795, si occupò del complesso di palazzo Pitti e del giardino di Boboli.
Nel 1776 avviò nella reggia di Pitti i lavori nel nuovo quartiere principesco della Meridiana che, sospesi nel 1784, non riuscì a ultimare nella parte più meridionale. Nel 1781-83 ristrutturò il salone del primo piano chiamato sala Bianca dopo l’intervento dei decoratori Giocondo e Grato Albertolli. Nel 1782 fu incaricato di progettare il rondò settentrionale in modo da concludere il disegno di piazza Pitti con il nuovo fabbricato. Nel 1766, assieme a Ruggieri realizzò un nuovo jardin potager nel perimetro del mediceo orto degli Ananassi. Tra il 1766 e 1777 sistemò il monte della Cava sottostante il prato dell’Uccellare davanti al quartiere della Meridiana e, nel 1783, disegnò il cosiddetto prato delle Colonne nell’area compresa tra l’Isola e porta Romana. Nel 1790 propose di sistemare nell’anfiteatro l’obelisco egizio portato a Firenze da villa Medici a Roma nell’anno precedente.
Dal 1768 al 1783 intervenne nella villa del Poggio Imperiale con lavori di ampliamento e decorazione, senza poterne completare il riassetto.
Contestualmente progettò e costruì le attigue scuderie, la nuova facciata sul fronte posteriore e il salone da ballo nel piano nobile. Nonostante un progetto elaborato nel 1779, la facciata principale non fu realizzata. Nel 1773, provvide allo spostamento di una volta a botte affrescata da Matteo Rosselli con un intervento che fu ritenuto miracoloso da Francesco Milizia (1781). Dal 1780 e 1789 si occupò dell’acquedotto della villa e del viale che la univa al piazzale di porta Romana.
Dal 1771 al 1778 fu incaricato di trasformare palazzo Torrigiani in via Romana, prossimo a palazzo Pitti, nel Museo di fisica e storia naturale destinato a conservare ed esporre il materiale scientifico raccolto dal granduca. Il Museo venne inaugurato nel 1775, quando fu dotato di due orti botanici moderni destinati alla coltivazione di piante rare ed esotiche.
Dal 1772 fu impegnato nella progettazione e realizzazione dei nuovi bagni di Montecatini.
In particolare si occupò della costruzione dei bagni del Rinfresco e di quello Regio, del restauro della vasca del Tettuccio, dell’interramento del cratere del bagno della Regina, dell’edificazione delle terme Leopoldine sulla sorgente della Rogna, e della palazzina Regia destinata a residenza granducale e a direzione del complesso termale. Nel 1784 progettò per i monaci benedettini, consegnatari degli stabilimenti termali, una locanda destinata agli ospiti delle terme. Inoltre si occupò di un nuovo canale di scolo delle acque dei bagni, e con Francesco Bombicci provvide a dotare il complesso termale di passeggiate alberate.
Nel 1779, dopo le proposte di Zanobi Del Rosso, Bernardo Fallani e Giacomo Trombara per la sistemazione del gruppo statuario della Niobe portato a Firenze da villa Medici a Roma, prevalse la sua idea di collocarlo in una nuova grande sala annessa alla galleria degli Uffizi. I lavori vennero ultimati nell’anno seguente con l’esecuzione delle decorazioni in stucco da parte di Grato Albertolli.
Nel 1784 adattò i locali dell’antico ospedale di S. Matteo in piazza S. Marco a Firenze a sede della nuova Accademia di belle arti. Qui, nel 1788, riuscì a traslare dal vicino palazzo della Crocetta una cappellina affrescata da Giovanni da San Giovanni.
Nel 1785 Pietro Leopoldolo lo invitò a progettare il nuovo casino delle Cascine dell’Isola nell’omonima tenuta granducale prossima a Firenze ma, insoddisfatto dei suoi disegni ritenuti troppo dispendiosi, gli preferì quelli di Giuseppe Manetti. Sempre nel 1785, si occupò della basilica di S. Lorenzo a Firenze, dove sistemò il presbiterio con una balaustra in marmi pregiati, un nuovo altare maggiore e un nuovo organo. Nel 1792 venne incaricato di studiare il completamento del vestibolo della vicina Libreria Mediceo-Laurenziana, che dotò di un soffitto a cassettoni simile a quello michelangiolesco della biblioteca. Progettò inoltre la collocazione dei sepolcri medicei nel vano sottostante la loro grande cappella funebre.
Nel corso degli anni, la direzione dello Scrittoio delle regie fabbriche e giardini lo incaricò anche di altri impegni, tra i quali si ricordano: la stima della villa di Careggi (1779), un progetto non approvato per il cimitero di Trespiano (1781), il disegno per la fontana di piazza S. Croce a Firenze e un sopralluogo nella cittadina di San Sepolcro danneggiata dal terremoto (1790). Inoltre per la Comunità civica di Firenze fu ispettore alla sicurezza dei teatri (1782-1805), si occupò degli apparati per l’arrivo del nuovo granduca, Ferdinando III (1790), curò la pavimentazione del ponte a S. Trinita (1796) e alcuni lavori per il cimitero di Trespiano (1800). Tra gli impegni di committenza privata, svolti tutti a Firenze, si ricordano: la costruzione di una nuova scala monumentale nel palazzo Gerini in via Ricasoli (1752), le ristrutturazioni di palazzo Galli Tassi in via Pandolfini (1762) e di palazzo Rucellai (poi Bardi Serzelli) nell’attuale via S. Giuseppe (1780). Provvide infine a una sistemazione di villa Medici a Fiesole acquistata da lady Margaret Orford (1772-1779).
L’Accademia del disegno di Firenze lo ebbe membro dal 1753, lettore delle matematiche dal 1766 e maestro di architettura dal 1784, quando fu riformata in Accademia di belle arti.
Il suo insegnamento si distinse per la proposizione di un moderato classicismo di marca cinquecentesca interpretato come purificazione razionale delle stravaganze barocche. Le sue capacità tecniche furono particolarmente apprezzate dal contemporaneo Francesco Milizia, che lo definì «ingegnoso artista» (1781, p. 292). Alla sua scuola si formarono Giuseppe Manetti, Giuseppe Valentini, Cosimo Rossi Melocchi, Giovanni Salucci, Giuseppe Cacialli, Pasquale Poccianti, Luigi De Cambray Digny, i quali riproposero il suo rigore monumentale di poco anticipatore del movimento neoclassico.
Morì a Firenze il 19 febbraio 1813 ed ebbe il privilegio di essere tumulato nella cappella di S. Luca della basilica della Ss. Annunziata, antico sepolcreto dei maggiori artisti dell’Accademia del disegno.
La moglie, Maria Rosa Bassini, volle ricordarlo in un monumento funebre scolpito, con il suo ritratto, da Stefano Ricci; collocato nella cappella Bardi della basilica di S. Croce, venne rimosso e disperso nel 1852. Nel 1881, a cura dell’Accademia di belle arti e del Collegio degli architetti e ingegneri della Toscana fu commemorato con una lapide posta sulla facciata della sua abitazione in via della Colonna a Firenze.
Fonti e Bibl.: La maggior parte dei documenti e dei disegni di Paoletti è conservata presso l'Archivio di Stato di Firenze nei fondi dello Scrittoio delle regie fabbriche lorenesi, dello Scrittorio delle regie possessioni, e dell’Acquisto Gonnelli. Altri suoi disegni appartengono al Gabinetto disegni e stampe degli Uffizi, all’Archivio storico della città di Firenze, e all’Accademia delle arti del disegno, che possiede una raccolta di 80 disegni formata da Cosimo Rossi Melocchi e da Pietro Petrini in vista di una loro pubblicazione. Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena, Relazioni sul governo della Toscana (sec. XVIII), a cura di A. Salvestrini, I, Firenze, 1969, p. 83; Id., Relazione dei dipartimenti e degli impiegati (1773), Firenze 2011, a cura di O. Gori, p. 207; F. Milizia, Memorie degli architetti antichi e moderni, Parma 1781, II, pp. 292-294; A. Bicchierai, Raccolta dei disegni delle Fabbriche Regie de’Bagni di Montecatini nella Val di Nievole, Firenze 1787; G. Del Rosso, Memorie per servire alla vita di N.M.G. P. architetto fiorentino, Firenze 1813; V. Follini, Elogio di N.M.G. P., Firenze 1813.
F. Fantozzi, Nuova guida ovvero Descrizione storico-artistico-critica della città e contorni di Firenze (1842), Firenze, 1847, pp. 100, 181, 212, 403, 423, 451, 474, 554, 624, 626, 656, 664, 764; G.E. Saltini, Le Arti Belle in Toscana da mezzo il secolo XVIII ai dì nostri. Memoria storica, Firenze, 1862, pp. 10 s.; C. Da Prato, R. Villa del Poggio Imperiale oggi R. Istituto della SS. Annunziata. Storia e descrizioni, Firenze, 1895, pp. 76-78; L. Ginori Lisci, I palazzi di Firenze nella storia e nell’arte, Firenze 1972, pp. 74 s., 416, 561-563; Firenze e Livorno e l’opera di Pasquale Poccianti nell’età granducale, a cura di F. Borsi - G. Morolli - L. Zangheri, Roma, 1974, pp. 21, 24, 27, 33, 82-86, 88, 90; C. Cresti - L. Zangheri, Architetti e ingegneri nella Toscana dell’Ottocento, Firenze 1978, p. 175; C. Cresti, Montecatini 1771-1940: nascita e sviluppo di una città termale, Milano 1984, pp. 15-47; 132-145; C. Cresti, Il realismo politico di Pietro Leopoldo nella vicenda progettuale e realizzativa dei bagni di Montecatini, in Una politica per le terme: Montecatini e la Val di Nievole nelle riforme di Pietro Leopoldo. Atti del Convegno di studi, Montecatini Terme… 1984, Siena 1985, pp. 134-142; C. Cresti, La Toscana dei Lorena. Politica del territorio e architettura, Milano 1987, pp. 25, 77, 100, 102 s., 120, 133 s., 142 s., 146, 151, 154 s., 164, 166, 168; M. Bencivenni - M. De Vico Fallani, Giardini pubblici a Firenze dall’Ottocento a oggi, Firenze, 1998, pp. 260, 265; L. Zangheri, I bagni di Montecatini in età granducale, in Montecatini città d’acque, Firenze 2008, pp. 55, 58 s., 61.