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NICCOLÒ III papa

di Raffaello Morghen - Enciclopedia Italiana (1934)
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NICCOLÒ III papa

Raffaello Morghen

Giovanni Orsini, nato a Roma tra il 1210 e il 1220 da Matteo Rosso Orsini, senatore, e Perna Caetani. Appartenente a una famiglia particolarmente legata agl'interessi e agl'ideali della curia pontificia, entrò ben presto nella carriera ecclesiastica, e ne percorse rapidamente i varî gradi, finché Innocenzo IV lo creò cardinale, assegnandogli il titolo di S. Nicola in Carcere Tulliano, il 18 maggio 1244. D'allora in poi egli prese parte vivissima a tutte le maggiori vicende della politica pontificia, sempre in posizione di primissimo piano, nelle relazioni della Chiesa con i grandi stati europei, nei conclavi, nell'amministrazione interna della Chiesa. Così fu vicino al pontefice Innocenzo IV nella fuga a Lione, nel colmo della lotta contro Federico II; fu incaricato di importanti missioni politiche in Francia da Alessandro IV; nel 1265 diede, per incarico del pontefice Clemente IV, l'investitura del regno di Sicilia a Carlo d'Angiò; nel 1276 ebbe da Gregorio X la difficile missione di comporre il dissidio tra Carlo d'Angiò e Rodolfo d'Asburgo per la questione del vicariato in Toscana. Ma specialmente nei conclavi ai quali prese parte, dalla morte di Gregorio X in poi, egli spiegò l'immensa autorità che s'era acquistata nel S. Collegio, come capo di un partito che mirava a esaltare la potenza e l'indipendenza della Chiesa non solo di fronte all'impero, ormai decisamente decadente; ma anche contro gli Angioini di Napoli, i quali sembrava avessero ereditato, col regno, anche il programma politico degli Svevi. Contro la minaccia che rappresentava per la Chiesa l'invadenza di Carlo d'Angiò, egli fu appunto il grande elettore di Adriano V e specialmente di Giovanni XXI che si succedettero sul trono pontificio nello spazio di pochi mesi, e quando nella nuova vacanza, alla morte di Giovanni XXI, la potenza di Carlo, senatore di Roma e vicario imperiale in Toscana si fece, per le precarie condizioni del papato, più inquietante, egli stesso, dopo un combattutissimo conclave di circa sette mesi, venne innalzato al trono pontificio il 25 novembre 1277, a Viterbo. La sua elezione rappresentò così il trionfo di un partito decisamente antiangioino, e di un programma di esaltazione dell'autorità e della potenza della Chiesa, cui N. III tenne costantemente fede.

Quando egli divenne papa, era ormai prossima la scadenza del senatorato di Carlo d'Angiò (16 settembre 1278), ma l'ambizione angioina minacciava di avanzare ancora pretese e di voler perpetuare una situazione che N. III decise invece di liquidare senza più indugi. Con la costituzione del 18 luglio 1278 Fundamenta militantis Ecclesiae egli proibì infatti che l'imperatore, re, principi, marchesi, duchi potessero essere eletti senatori di Roma, senza il consenso della S. Sede, e, allo scadere dall'ufficio, seppe esigere dall'angioino non solo la rinuncia al vicariato imperiale in Toscana ma anche a qualsiasi tentativo di essere rieletto senatore in Roma. Rimessa perciò la dignità del senato nelle mani del pontefice, questi nominò per l'anno 1278-79 il nipote Matteo Rosso Orsini e per l'anno seguente Giovanni Colonna e Pandolfo Savelli.

Ma anche contro l'impero egli seppe far trionfare le ragioni della Chiesa. Se è discutibile che egli abbia vagheggiato il disegno, attribuitogli da Tolomeo da Lucca, di voler modificare profondamente la costituzione imperiale rendendo il regno di Germania ereditario, e staccandone il reame di Arles, la Lombardia e la Toscana, egli riuscì nondimeno a piegare Rodolfo d'Asburgo a rinunciare alla Romagna e a tutti i territorî di dominio della Chiesa e a rinnovare tutti i privilegi accordati al pontefice dai precedenti imperatori. Per garantire infine la pace in Italia e la sicurezza della Chiesa egli negoziò abilmente tra l'imperatore e Carlo d'Angiò quella pace che, suggellata da una promessa di matrimonio, fu definitivamente conchiusa sotto Martino IV. Per essa Carlo d'Angiò veniva ad assicurarsi i suoi diritti su Forcalquier e la Provenza; Rodolfo si trovava senza pericolosi competitori per regolare le questioni dell'Italia settentrionale.

Le grandi questioni politiche non distrassero N. III dagl'interessi più strettamente religiosi del papato e dal prodigare le cure più attente all'amministrazione interna della Chiesa.

Così egli raccolse danaro per la crociata; si prodigò, per effettuare il grande voto, rinnovato anche nel concilio di Lione, a conciliare i maggiori contrasti che dividevano i principi cristiani; inviò una missione di francescani al Khan di Khanbaliq (Pechino), che aveva proposto contro i Turchi un'alleanza mongolo-cristiana; intervenne decisamente nelle nomine episcopali, facendo rispettare rigidamente i canoni, abbreviando le vacanze, rivendicando spesso il diritto di elezione pontificia.

Speciale protezione accordò all'ordine francescano, al quale, del resto, la famiglia Orsini era legata da particolari vincoli di amicizia fino dal tempo del senatore Matteo Rosso. A N. III si deve la bolla Exit qui seminat che approvò di nuovo la regola francescana e ne diede, riguardo alla famosa questione della povertà, un'interpretazione piuttosto rigorista. Contro la memoria di N., Dante lanciò l'accusa di nepotismo, ed è indubbio che egli favorì effettivamente membri della propria famiglia, elevandone alcuni al cardinalato, ricoprendone molti di benefici, infeudando quasi l'arcipretura del capitolo di S. Pietro a suoi parenti; ma non bisogna dimenticare che per tutta la seconda metà del sec. XIII, gl'interessi della famiglia Orsini furono intimamente congiunti e quasi fusi con gl'interessi stessi della Chiesa.

N. III morì a Soriano il 22 agosto 1280, dopo un brevissimo pontificato nel quale egli seppe dare però a pieno la misura delle sue grandi capacità e degli alti ideali che guidavano la sua opera.

Bibl.: A. Potthast, Resta Pontificum Romanorum, II, 1875; J. Gay, Les registres de N. IIIe, Parigi 1898-1916; Böhmer-Redlich, Regesta imperii, VI, Innsbruck 1898. L'opera principale su N. III è ancora oggi quella di A. Demski, Papst N. III, Münster in V. 1903, con ampia bibliografia. Per questioni particolari, v. specialmente Fr. Wertsch, Die Beziehungen Rudolfs von Habsburg zur römische Kurie bis zum Tode N. III, Bochum 1880, e A. Busson, Die Idee des deutschen Erbreichs und die ersten Habsburger, in Sitzungsber. Wien. Ak. phil. hist. Kl., LXXXVIII (1877). Per la politica degli Orsini nel sec. XIII v. R. Morghen, Il cardinal Matteo Rosso Orsini e la politica pontificia del sec. XIII, in Arch. Soc. rom. di st. pat., Roma 1924.

Vedi anche
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