GUASCONI, Niccolò
Nacque a Firenze, nella prima metà del XIV secolo, da Iacopo di Piero, detto Bonaccio, nel "popolo" di S. Lorenzo, quartiere S. Giovanni, "gonfalone" Leone d'oro. Nel 1361 il G. fu iscritto nelle liste elettorali presentate dalla Parte guelfa per partecipare allo scrutinio per i maggiori uffici; nel 1364 il suo nome compare ancora nella "recata" della Parte guelfa sempre per le medesime elezioni, in cui risultò vincitore, ottenendo l'abilitazione a ricoprire anche le cariche interne ed esterne alla città. L'8 dic. 1365 si qualificò nello scrutinio relativo agli uffici dell'Abbondanza, dei Camerari straordinari di camera e dello Scrivano di camera. Il 25 dic. 1365 il G. fu immatricolato nell'arte della lana.
Nel 1366 si unì in matrimonio con una certa Gemma, che morì l'11 genn. 1381 e fu sepolta nella chiesa di S. Maria Novella con l'abito dell'Ordine domenicano.
Nel 1367 si presentò nuovamente nella lista della Parte guelfa per partecipare allo scrutinio degli uffici maggiori. Il 14 nov. 1376 fu sindaco dei frati del convento domenicano di S. Maria Novella. Per questi anni è possibile ricostruire la carriera politica del G. solo relativamente alle cariche maggiori, in quanto per quelle amministrative mancano elenchi sistematici; si sa tuttavia che, nel febbraio del 1379, in seguito ai provvedimenti emanati dal governo di popolo instauratosi a Firenze dopo il tumulto dei ciompi, insieme con altri cittadini fu privato della possibilità di ricoprire uffici. Con la riconquista del potere da parte della arti maggiori il G. poté riprendere il suo ruolo nell'ambito della vita pubblica, partecipando alle elezioni del 1382 per il priorato, che segnarono l'affermazione definitiva a Firenze di una oligarchia di stampo mercantile. Nello stesso anno, il 21 luglio e il 4 settembre, effettuò due ambascerie a Siena.
Il 30 dic. 1384 fu immatricolato nell'arte del cambio. Il 4 nov. 1385 compì una missione a Perugia. Nel gennaio-febbraio 1388 ricoprì per la prima volta la carica di priore.
Nel 1390 il G. si risposò con Margherita di Bartolomeo Ridolfi, che gli portò in dote 900 fiorini; rimasto ancora vedovo, si unì nel 1397 con Francesca di Tommaso Davanzati.
Dal 1° sett. 1390 il G. fu eletto per quattro mesi console dell'arte del cambio. Continuò inoltre a partecipare alle elezioni indette dal nuovo reggimento politico: nel 1391 vinse lo scrutinio per i maggiori uffici; nel 1393 si qualificò nelle nuove elezioni che segnarono l'affermazione del partito legato alla consorteria degli Albizzi. Nel 1395, dal 1° settembre, divenne nuovamente console dell'arte del cambio e, ancora, dal 1° sett. 1397. Dal 1397 è possibile, inoltre, ricostruire la carriera del G. per quanto riguarda le cariche amministrative ed esterne che egli ricoprì ininterrottamente fino alla morte. Dal 1° apr. 1397 fu ufficiale delle Castella e dal 1° nov. 1398 camerario del Sale. Il 28 nov. 1399 fu eletto ufficiale della Zecca, in base alla sua appartenenza all'arte del cambio, con il compito di presiedere alla battitura dell'argento e del rame. Dal 1° sett. 1400 ebbe il consolato nell'arte del cambio; dal 12 ottobre dello stesso anno fino al 1° apr. 1401 ricoprì la carica di ufficiale di Arezzo.
Sempre nel 1401, dal 1° agosto, il G. fu ufficiale della Grascia e il 10 dicembre seguente fu nominato, per l'appartenenza all'arte del cambio, tra i Sei consiglieri del tribunale della mercanzia. Dal 1° genn. 1402 fu nuovamente console del cambio; in seguito, nominato capitano della Montagna di Pistoia dal 15 marzo, si adoperò per contrastare Riccardo Cancellieri che cercava di conquistare terre e castelli in quella zona, riuscendo a neutralizzarne l'azione; il 14 dicembre fu eletto console della Mercanzia. Nel 1403, dal 18 febbraio, ebbe l'ufficio di regolatore dei Contratti e, dal 28 novembre, ancora quello di ufficiale della Zecca.
Nel semestre in cui il G. prestò servizio nell'ufficio della Zecca fu coniata una nuova moneta, detta grosso, equivalente al soldo di piccioli, per distinguerla dal soldo minore. In base alla disposizione che le monete battute dalla Repubblica fiorentina recassero l'arme dell'ufficiale della Zecca in carica, sul grosso allora coniato venne apposto lo stemma del G., consistente in uno scudo con tre scaglioni, o squadre, con una croce vermiglia sul vertice dello scaglione di mezzo, in campo bianco.
Il 1° sett. 1404 fu di nuovo console dell'arte del cambio e, il 25 settembre seguente, ebbe anche l'incarico come ufficiale dello Studio. Verso la fine di questo anno il G. compì una missione in Francia, presso Carlo VI, insieme con Filippo Corsini e Iacopo Salviati, allo scopo di chiedere al sovrano di far cessare le difficoltà che i Fiorentini incontravano nei loro commerci a causa dell'atteggiamento ostile del luogotenente francese a Genova, Jean Le Meingre signore di Boucicaut.
Questi era stato incaricato di negoziare la pace tra Firenze e Pisa ma, dal momento che i Fiorentini non avevano cessato le loro ostilità verso i Pisani, aveva fatto porre sotto sequestro tutte le loro mercanzie che si trovavano nel porto di Genova. Il riferimento all'ambasceria si trova in una lettera della Signoria fiorentina allo stesso Boucicaut, del 28 nov. 1404, in cui si chiedevano fra l'altro i salvacondotti per i tre oratori e il loro seguito per la durata di sei o otto mesi. Nel corso di questa missione al G. furono conferiti dal re il titolo di cavaliere a spron d'oro e la nomina a consigliere: pertanto all'interno del suo stemma fece aggiungere uno scudetto azzurro con gigli e corona d'oro.
Dal 1° genn. 1405 il G. fu dei Dieci di libertà; nel 1406, dal 1° aprile, ebbe l'ufficio di camerario di Camera e, dal 20 agosto seguente, quello di camerario dei Contratti. Il 28 ottobre assisté all'investitura di Francesco Senese Casali, signore di Cortona, creato cavaliere dalla Signoria di Firenze Vanni di Michele Castellani. Dal 1° genn. 1407 fu per l'ultima volta console dell'arte del cambio; nello stesso anno, per il bimestre luglio-agosto, conseguì nuovamente il priorato; il 14 ottobre seguente ricoprì la carica di vicario di Anghiari; nel 1408, dal 20 maggio, fu ufficiale delle Castella; estratto per andare come vicario nella Valle del Serchio dal 2 dicembre successivo, non poté ricoprire la magistratura in quanto morì a Firenze il 17 ott. 1408. Il G. fu sepolto con grandi onori nella chiesa di S. Maria Novella presso l'altare maggiore.
Si sa che il G. ebbe quattro figli maschi, Iacopo, che sposò Lena di Dolfo dei Bardi, Bindo, che fu priore nel 1410 e che si sposò con Selvaggia dei Bardi, Simone, che si unì a Lisabetta Del Riccio, Tinoro, che nel 1414 sposò Costanza di Domenico Giugni; risulta anche una figlia, Filippa, che nel 1407 andò in moglie a Francesco di Ricciardo Del Bene.
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