GIUGNI, Niccolò
Nacque a Firenze il 20 ag. 1398 nel quartiere S. Croce, gonfalone Ruote (Tratte 80; ove non altrimenti indicato, i documenti si intendono conservati presso l'Archivio di Stato di Firenze), da Andrea di Niccolò e da Giovanna di Lippo Rucellai. Da questa unione nacque anche una figlia, Lena, che sposò Giovannino di Cristofano Biliotti.
Il padre del G. era membro dell'oligarchia guidata dal partito albizzesco e ricoprì cariche pubbliche di rilievo: fu priore nel 1404, nel 1408 e nel 1429 e svolse anche missioni diplomatiche; fu inoltre membro della Balia indetta nel settembre 1434 che consentì il rientro dei Medici a Firenze.
Anche il G. intraprese ben presto la carriera politica qualificandosi nel 1411, ancora adolescente, per gli uffici maggiori (Tratte 359). In ottemperanza alla normativa prevista per l'accesso alle cariche pubbliche, il 30 apr. 1415 fu iscritto nelle matricole dell'arte della lana (Arte della lana 21). Il suo lungo cursus honorum, ricostruibile soprattutto attraverso gli elenchi dei cittadini che venivano estratti per ricoprire le cariche dell'amministrazione dello Stato (cfr. Tratte 171-174, passim), iniziò nel 1424, quando, l'11 maggio, fu chiamato a ricoprire l'ufficio di ragioniere della Camera del Comune; fu poi podestà di Campi dal 13 dic. 1425.
Nella dichiarazione catastale del 1427 presentata dal padre Andrea risulta che il G. era sposato con una certa Piera, che all'epoca aveva 17 anni: il matrimonio era stato contratto nel 1426 (Manoscritti 353, c. 225v). Dalla stessa dichiarazione si ricava che il G. abitava con la famiglia in una casa posta nel "popolo" di S. Martino ed esercitava l'attività nell'ambito dell'azienda familiare legata alla lavorazione e al commercio della lana (Catasto 73).
Nello stesso 1427 il G. compare dal 1° aprile in carica come regolatore dei contratti e dal 1° ottobre come membro degli Otto di custodia. Ebbe gli uffici di podestà di Calci dal 29 giugno 1428, di capitano di Orsanmichele dal 1° giugno 1429 e di magistrato della Torre dal 1° ott. 1430. Fu ufficiale delle Gabelle del vino dal 2 genn. 1432 e dei Cinque del contado dal 28 agosto dello stesso anno. Sempre nel 1432, essendo rimasto vedovo, il G. sposò Pippa di Piero Aldobrandini (Manoscritti 360, c. 168v, 16 febbraio). In seguito fu "operaio" di S. Maria del Fiore per tutto il mese di dicembre del 1433. Nella portata catastale del 28 giugno 1434, presentata dal padre, risulta che la nuova moglie del G. aveva 20 anni e che da questa unione era nato un figlio, Zanobi, che a quella data aveva tre mesi (Catasto 493). Nello stesso 1434 il G. fece parte come segretario dello scrutinio indetto per gli uffici intrinseci dalla nuova Balia convocata nel settembre, con la quale venne richiamato a Firenze Cosimo de' Medici e quanti erano stati esiliati con lui nel 1433: in virtù di tale carica partecipò in seguito alla Balia del 1458 (Balie 29). Il G., che divenne uno degli esponenti di punta del regime mediceo instauratosi a Firenze dopo il 1434, fu nominato tra gli Otto di custodia dal 1° apr. 1435 per deliberazione della Balia del 1434.
Successivamente ricoprì la carica di vicario della Val di Nievole dal 2 apr. 1437; nel 1438 fece parte della Balia come membro degli Otto di custodia eletti il 1° giugno 1438 (Tratte 62), e dal 1° dicembre dello stesso anno fu dei Dieci di balia; nel 1439 si qualificò nello scrutinio per il gonfalonierato di Giustizia (Tratte 368) e dal 1° settembre seguente ricoprì per la prima volta l'ufficio del Priorato (Tratte 57, c. 175r); dal 1° marzo 1440 assunse la carica di podestà di Pisa; il 14 aprile seguente venne nominato ambasciatore a Genova con l'incarico di trattare alcune questioni riguardanti i contrasti esistenti tra i mercanti genovesi e quelli fiorentini e la restituzione di un carico di grano che sarebbe dovuto giungere al porto pisano e che invece era stato dirottato a Genova (Signori. Legazioni e commissarie 10). Dal 17 luglio 1442 ebbe il mandato di vicario del Mugello, dal 2 apr. 1443 quello di capitano di Orsanmichele. Nello stesso 1443 si recò più volte come ambasciatore presso Francesco Sforza, allora signore di Fermo (le registrazioni delle missioni sono del 26 marzo, per 60 giorni, del 26 giugno per 20 giorni, dell'8 agosto per 30 giorni, del 2 settembre per 24 giorni: Signori e Collegi. Condotte e stanziamenti 4, cc. 56v, 57v, 58r). Nel 1444 si recò ancora due volte presso lo Sforza, dal 14 gennaio per 40 giorni e dal 26 febbraio per 20 giorni, tempo che gli venne ancora prorogato: il ritorno avvenne infatti il 29 marzo (ibid., cc. 59v, 60r e Carte di corredo 51, c. 49v); nell'ambito di queste ultime missioni tenne anche a battesimo in nome della Repubblica fiorentina, a Fermo, accompagnato da Giovanni da Fermo e da Agnolo da Anghiari, il figlio dello Sforza Galeazzo Maria. Nello stesso 1444 vinse lo scrutinio per i tre maggiori uffici (Tratte 371) e assunse l'ufficio di capitano di Pisa (dal 1° luglio); fu poi gonfaloniere di Giustizia dal 1° maggio 1445 (Tratte 57, c. 179v), e degli Otto di custodia dal 2 ottobre seguente.
Nel 1446 il G. fece la sua prima dichiarazione catastale autonoma, essendo morto il padre dal quale aveva ereditato una parte delle sostanze, tra cui la casa avita, una bottega nel popolo di S. Martino, un podere nel popolo di S. Stefano in Pane, un podere in Val di Marina nel luogo detto Olmi, nel popolo di S. Maria della Querciola, e altri poderi intorno a Firenze (Catasto 666). Dalla medesima certificazione appare che il G. si era risposato una terza volta nel 1437 con Albiera di Gioacchino Mazzinghi, che nel 1446 aveva 27 anni, dalla quale erano nati Piera, all'epoca di 13 anni, Nanna di 11, Andrea di 9, che sposò Lisabetta di Gino Ginori nel 1463, Rinieri di 6 anni e Pipa, di 5 mesi, che sposò Duccio di Chirico Tornaquinci (Manoscritti 360, c. 170r).
Sempre nel 1446 il G. fu dal 9 aprile podestà di San Gimignano. L'11 aprile seguente venne tuttavia incaricato di una missione a Bologna, per riferire sugli orientamenti politici di quel governo e sondare di quanti armati disponesse. Doveva, inoltre, sollecitare i Bolognesi a inviare ambasciatori a Venezia per indurre quella Repubblica a dislocare truppe ai confini con il Ducato di Milano in modo che Filippo Maria Visconti si astenesse dal mandare proprie truppe a Bologna (per la relativa istruzione cfr. Signori. Legazioni e commissarie 11, cc. 128r-129v; ulteriore documentazione circa questo incarico: ibid., cc. 129rv, 132r-133r, 135v, 135v-136r, 153r, 156r). Il rientro del G. avvenne il 9 agosto (Signori e Collegi. Condotte e stanziamenti 4, c. 87v e Carte di corredo 51, c. 64v). Sempre nel 1446, dal 7 novembre, ricoprì l'ufficio di ragioniere della Camera del Comune.
Nel 1447, presumibilmente in virtù della sua precedente esperienza diplomatica, il G. venne nominato podestà di Bologna. Al riguardo risultano tre lettere inviategli dalla Signoria fiorentina: nella prima, del 6 giugno, era avvisato di vigilare sui tentativi di Filippo Maria Visconti di provocare un mutamento istituzionale a Milano; le missive del 9 agosto e del 29 ottobre riguardano invece questioni di truppe al servizio della Repubblica o da assoldare (cfr. rispettivamente Signori. Legazioni e commissarie 12, cc. 14r, 31r e Signori. Missive I Cancelleria 37).
Nel 1448 fu eletto di nuovo tra i Dieci di balia dal 1° maggio; dal 1° genn. 1449 fece parte degli Otto di custodia: nell'ambito di questo mandato dovette recarsi a Livorno per svolgere alcuni incarichi affidatigli dalla Signoria (la relativa missione è registrata in data 17 febbraio: Signori e Collegi. Condotte e stanziamenti 4, c. 125v). Fu gonfaloniere di Giustizia dal 1° maggio (Tratte 57, c. 182v) e dei Camerari alle porte (1° ottobre). Nel 1450, il 20 maggio, ebbe l'incarico di recarsi come ambasciatore presso Rinaldo Orsini, signore di Piombino, per offrirgli l'aiuto della Repubblica contro le pretese di Alfonso V d'Aragona, re di Napoli. La missione durò trenta giorni: la relativa istruzione si trova in Signori. Legazioni e commissarie 12, cc. 149r-150v (un'altra missiva del 30 maggio è registrata ibid., cc. 152v-153r). L'8 luglio seguente il G. ritornò a Piombino presso Caterina Appiani Sforza per portare le condoglianze del governo fiorentino per la morte del marito Rinaldo Orsini, avvenuta il 5 luglio precedente, e ribadire, fra l'altro, i rapporti di accomandigia esistenti tra Firenze e quella signoria (ibid., cc. 162v-163v; altre lettere del 13 e 14 luglio, ibid., cc. 163v, 164r; le registrazioni delle due missioni a Piombino, in Signori e Collegi. Condotte e stanziamenti 9, c. 87v). Il G. ricoprì ancora la carica dei Dieci di balia dal 2 sett. 1450 fino al 22 novembre. Il 28 dicembre seguente fu nominato ambasciatore in Lunigiana per dirimere la vertenza tra i marchesi Iacopo e Spinetta Malaspina circa Castel dell'Aquila, per negoziare accordi con la Comunità di Castiglione del Terziere e per trattare presso Alessandro Sforza l'acquisto di trecento fanti per portare aiuti a Piombino (la relativa istruzione si trova in Signori. Legazioni e commissarie 12, c. 186rv; ulteriori missive del 30 dic. 1450 e 2 genn. 1451, ibid., cc. 186v-187r). Da una lettera del 7 genn. 1451 si sa, inoltre, che il G., il 4 di quel mese, si trovava a Codiponte e che poi aveva raggiunto le località di Pisa e Lavenza (ibid., c. 189rv; ulteriore documentazione al riguardo in Signori. Legazioni e commissarie 13). Il ritorno a Firenze avvenne nel febbraio successivo (Signori e collegi. Condotte e stanziamenti 9, c. 93r, registrazione del 13 febbr. 1451).
Nel 1452, dal 31 marzo, il G. fu vicario del Valdarno Superiore; in data 29 luglio dello stesso anno vi è una nota di spese riguardante diverse missioni da lui svolte per conto dei Dieci di balia (Dieci di balia. Deliberazioni, condotte e stanziamenti 19, c. 17v). Dal 14 dicembre seguente fu provveditore di Pisa. Sempre nel 1452 fece parte della Balia, essendo stato segretario dello squittinio del 1443, che venne poi annullato (Balie 27). Nel 1453 si qualificò nello scrutinio per i tre maggiori uffici (Tratte 382) e venne imborsato per il gonfalonierato di Giustizia (Tratte 383). Dell'8 dicembre dello stesso anno è una registrazione di pagamento a nome del G. per essersi recato nella zona di Pisa per conto dei Dieci di balia (Dieci di balia. Deliberazioni, condotte e stanziamenti 19, c. 132v). Dal 28 maggio 1454 fu degli Otto di custodia, e dal 20 ag. 1455 capitano di Pisa. Ancora fu chiamato a far parte degli Otto di custodia dal 1° genn. 1458: ma dovette rinunciare all'ufficio perché eletto oratore presso il re di Napoli Alfonso d'Aragona.
Questa missione iniziò il 19 gennaio seguente e il G. venne incaricato di passare prima da Rimini per cercare di appianare le divergenze esistenti tra Sigismondo Pandolfo Malatesta e l'Aragonese e poi fermarsi a Roma per spiegare al pontefice Callisto III il motivo della sua missione a Napoli, che era di mettere pace tra il re e il Malatesta, di ridefinire la questione dei salvacondotti richiesti per le galee fiorentine in Levante e di raccomandare i mercanti fiorentini residenti nel Regno (Signori. Legazioni e commissarie 14, cc. 54r-55v; ulteriori lettere dal 21 gennaio al 30 marzo a lui dirette, ibid., cc. 56r-58v, 60r-61v, 62rv). In quest'ambito il G., in una missiva diretta a Giovanni de' Medici, da Napoli, il 21 marzo 1458, faceva presente le difficoltà incontrate nell'ottenere libertà di commercio per i Fiorentini (Mediceo avanti il principato, VI, 219).
Sempre nel 1458 fu nuovamente ascritto alla Balia istituita per volontà della fazione medicea dopo la convocazione del Parlamento nell'agosto di quell'anno (Balie 29); a tale proposito il G., intervenendo in una consulta in cui si discuteva sulla opportunità di radunare tale assemblea, espresse parere contrario, paventando il pericolo di una destabilizzazione politica (Consulte e pratiche 55). Nella portata catastale presentata in quello stesso 1458 risulta che il G. aveva comprato nel 1455 alcuni poderi fra i quali uno nel popolo di S. Niccolò a Calenzano da ser Rinaldo di Giovanni Giannini, e un altro nel popolo di S. Stefano in Pane da Iacopo di Barnaba degli Agli (in Notarile antecosimiano 11845 vi è inoltre l'atto relativo all'acquisizione, il 5 maggio 1456, di un podere in Val di Marina, rogata da ser Ludovico di ser Angelo da Terranova). Nell'elenco dei componenti il nucleo familiare compaiono due nuovi figli, Giovanni di 10 anni e Filippo di 9 (Catasto 809).
Nel 1459 il G. venne tratto alle cariche di membro dei Sei di Arezzo (19 marzo) e di ufficiale dei Pupilli (1° ottobre); quindi dal 23 marzo 1460 fu ufficiale delle Condotte, dal 15 sett. 1461 ufficiale dell'Onestà, dal 7 nov. 1463 capitano di Marradi. Nel 1464 andò come podestà a Terni per volere di papa Pio II. Dal 29 nov. 1465 ebbe il mandato di vicario di Lari. Nel settembre 1466 fu membro della Balia come arroto per il quartiere S. Croce (Balie 30). Il 1° luglio dello stesso 1466 venne eletto tra i Sei di mercanzia e il 6 maggio 1467 tra i Dieci di balia; il 17 maggio 1468 entrò a far parte degli accoppiatori al posto di Giovanni Serristori (Tratte 400); il 25 settembre seguente ebbe la carica di conservatore di Legge, il 21 nov. 1469 quella di provveditore di Pisa. In questo stesso anno effettuò la dichiarazione catastale dalla quale risulta, fra l'altro, proprietario di una bottega e di una esposizione di arte della lana situate nel convento di S. Martino (Catasto 915). Nel luglio 1471 il G. compare come arroto tra i componenti della Balia eletta per lo svolgimento del primo scrutinio tenuto sotto Lorenzo de' Medici (Balie 31, c. 11r); per tutto giugno del 1472 ricoprì l'ufficio di operaio di S. Maria del Fiore; nel 1473, dall'11 marzo, fu dei Cinque del contado e dal 25 settembre seguente conservatore di Legge. Ancora, ebbe le cariche di ufficiale delle Carni dal 1° maggio 1474, soprastante alle Stinche dal 1° apr. 1476, capitano della cittadella vecchia di Pisa dal 28 ott. 1476, capitano di Marradi dal 23 sett. 1477, ufficiale dell'Onestà dal 15 sett. 1478, capitano di Arezzo dal 29 giugno 1479. Nell'aprile del 1480 partecipò come arroto alla Balia (Balie 31, c. 93v) e venne anche chiamato a far parte del Consiglio dei settanta istituito il 19 dello stesso mese (ibid., c. 100v). Sempre nel 1480 presentò l'ultima dichiarazione catastale (Catasto 1007) e dal 1° novembre dello stesso anno ebbe l'ufficio di cassiere della Camera del Comune.
Il G. morì a Firenze il 19 genn. 1481 (Ufficiali della grascia 190).
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Tratte 57, cc. 175r, 179v, 182v; 62, c. 165v; 80, c. 101r; 171-174, passim; 359, c. 46r; 368, c. 8r; 371, c. 21r; 382, c. 12v; 383, c. 7r; 400, c. 6v; Arte della lana 21, c. 110v; Catasto 73, cc. 383v-384v; 493, cc. 26v-28r; 666, cc. 26r-27r; 809, cc. 844r-845v; 915, cc. 650r-651r; 1007, c. 201rv; Balie 27, c. 18r; 29, c. 14v; 30, c. 9v; 31, cc. 11r, 93v, 100v; Signori. Legazioni e commissarie 10, cc. 160r-161r; 11, cc. 128r-129v, 132r-133r, 135v-136r, 153r, 156r; 12, cc. 14r, 31r, 149r-150v, 152v-153r, 162v-163v, 164r, 186r-187r, 189rv; 13, cc. 1r-3v; 14, cc. 54r-55v, 56r-58v, 60r-61v, 62rv; Signori e Collegi. Condotte e stanziamenti 4, cc. 56v, 57v, 58r, 59v, 60r, 87v, 125v; 9, cc. 87v, 93r; Signori. Missive I Cancelleria 37, c. 4r; Carte di corredo 51, cc. 49v, 64v; Dieci di balia. Deliberazioni, condotte e stanziamenti 19, cc. 17v, 132v; Consulte e pratiche 55, c. 64v; Notarile antecosimiano 11845, cc. 118r-119r; Ufficiali della grascia 190, c. 156r; Manoscritti 353, cc. 222r-228v; 356, cc. 506-507; 360 (Carte dell'Ancisa), cc. 168v (16 febbr. 1432), 170r; Mediceo avanti il principato, III, 403 (lettera a Niccolò Valori, Firenze, 7 nov. 1431); VI, 219; VIII, 37 (lettera a Giovanni de' Medici, 6 marzo 1449); XVII, 666 (lettera a Piero de' Medici, Firenze, 8 maggio 1469); Firenze, Biblioteca nazionale, Passerini 188, 219; Poligrafo Gargani 980; Marchionne di Coppo Stefani, Istoria fiorentina, in Delizie degli eruditi toscani, XIV (1781), pp. 303, 305; G. Cambi, Istorie, ibid., XX (1785), pp. 228, 249, 270; ibid., XXI (1785), p. 9; Commissioni di Rinaldo degli Albizzi per il Comune di Firenze dal 1399 al 1433, III, 1426-1433, a cura di C. Guasti, Firenze 1873, pp. 209, 251; Lorenzo de' Medici, Lettere, I, 1460-1474, a cura di R. Fubini, Firenze 1977, p. 31; A. Messeri, Matteo Palmieri cittadino di Firenze del secolo XV, in Arch. stor. italiano, XIII (1894), p. 307; L. Martines, The social world of the Florentine humanists. 1390-1460, Princeton 1963, p. 193; N. Rubinstein, Il governo di Firenze sotto i Medici (1434-1494), Firenze 1971, pp. 122 n. 75, 292; G.A. Brucker, Firenze nel Rinascimento, Firenze 1980, p. 63.