GIANNOTTA, Niccolò
Nacque a Catania il 1° marzo 1846 da Vincenzo e da Gaetana Tropea. Primogenito di nove figli, dovette presto interrompere gli studi per sopperire alle esigenze della famiglia e coadiuvare il padre nella sua modesta attività di rilegatore.
Nel 1869 aprì una libreria nella centralissima via Lincoln (ora via Antonino di Sangiuliano), situata accanto alla locale Università, a cui affiancò anche una biblioteca circolante, che lo mise presto a contatto con gli intellettuali più vivaci e attivi della città, allora in rapida crescita sia sotto il profilo urbanistico, sia sotto quello sociale, sia, infine, dal punto di vista della domanda di istruzione media e superiore. Restava arretrato il tessuto tipografico ed editoriale cittadino, con poche aziende tipografiche - a conduzione artigianale e con un corredo tecnologico modestissimo e arcaico - che stampavano prevalentemente su committenza delle istituzioni locali, laiche ed ecclesiastiche.
Nel 1874 il G. si risolse a passare dall'attività di libraio a quella editoriale pubblicando sillabari, esercizi e in generale libri di testo per le scuole elementari spesso adottati dai consigli scolastici delle diverse province siciliane. A queste pubblicazioni, garanzia di smercio sicuro e quindi di guadagno, affiancò negli anni successivi l'edizione di testi di saggistica universitaria che fecero del G. l'editore privilegiato del gruppo dei positivisti della facoltà di giurisprudenza della locale Università. Per i suoi tipi uscirono, tra gli altri, il saggio di V. Giuffrida Il terzo volume del Capitale di Karl Marx (1899) e la Sintesi sociologica di G. De Gennaro (1899).
La vivacità e l'intraprendenza imprenditoriale lo imposero presto sulla scena editoriale catanese e gli guadagnarono un consulente nella persona del giovanissimo F. De Roberto, che dagli anni Ottanta divenne collaboratore stabile della casa editrice, costituendo un solido tramite con il mondo dei letterati. Presentando l'iniziativa del G., così il De Roberto, con lo pseudonimo di Hamlet, scriveva sul Fanfulla del 19 genn. 1882: "Il libraio Giannotta […] s'è messo a far l'editore […]. Se si pensa alla cattiva reputazione delle tipografie siciliane, allo scarso movimento librario che c'è da queste parti, non si può fare a meno di ammirare il coraggio del Giannotta, e di ripromettersi che la sua iniziativa sia coronata dal successo". L'attivismo del De Roberto, che, come emerge dal suo carteggio con L. Capuana, non curava solo l'aspetto culturale e tipografico - dalla revisione dei testi alla veste editoriale -, ma si occupava anche delle trattative finanziarie, riuscì a procurare al G., sottraendoli alla concorrenza di altri editori più accreditati quali il milanese E. Treves o il romano A. Sommaruga, testi di autori già affermati, come E. Scarfoglio o lo stesso Capuana, il quale pubblicò con lui (1882) la seconda serie degli Studi sulla letteraturacontemporanea (la cui prima serie era uscita a Milano, presso l'editore Brigola, nel 1880), Spiritismo (1884) e altre opere ancora.
Difficile definire con precisione l'orientamento ideologico e culturale che governava le scelte editoriali del Giannotta. Certo, come ha notato G. Giarrizzo, egli risentì fortemente del clima anticlericale e radicaleggiante della sua città; non a caso, spiccano nel suo catalogo tutte le opere di M. Rapisardi, da Giustizia (1883) a Giobbe (1884), alla raccolta completa dei volumi rapisardiani sino a un pamphlet, molto fortunato, che raccoglieva i testi della polemica tra il poeta catanese e G. Carducci. Tuttavia la lunga collaborazione con altri scrittori, provenienti da schieramenti diversi come G.A. Cesareo, F. Martini e A. Fogazzaro, fa ritenere che l'editore, pur legato alla tradizione locale laico-socialista, non disdegnasse i rapporti che potevano aprire altri settori di mercato alla sua impresa.
Sino alla fine degli anni Ottanta, comunque, il G. ripercorse le tappe di quell'onesta editoria di provincia, fortemente radicata nella realtà locale, da cui trasse ispirazione culturale e sovvenzioni istituzionali. Il salto di qualità, che lo pose in aperta competizione con le più accreditate case editrici della penisola, si ebbe nel 1898 con il lancio di una collana di letteratura contemporanea, la "Biblioteca popolare contemporanea - Semprevivi". Questa iniziativa aprì al G. il mercato della letteratura di intrattenimento, monopolizzato allora da agguerrite aziende editoriali attente sia alla fascia di consumatori medio-alta (Treves), sia a quella più popolare (Salani, Sonzogno): distinguendosi da altri editori meridionali, come Sandron di Palermo o più tardi Laterza, che evitarono di avventurarsi sul terreno minato della grande distribuzione letteraria, il G. scelse di competere con aziende già affermate, sottraendo loro autori molto richiesti e diffusi, come E. De Amicis, Matilde Serao o G. Verga.
La prima opera, Le tre capitali di E. De Amicis (1898), uscì con una presentazione in cui lo stesso scrittore spiegava le ragioni che avevano dato origine alla collana: "L'egregio Editore Niccolò Giannotta mi propose cortesemente di raccogliere alcuni miei scritti della giovinezza per iniziare la pubblicazione d'una Biblioteca, con la quale egli vuol riunire in volumetti eleganti e di prezzo mite scritti educativi, istruttivi e dilettevoli dei nostri scrittori viventi più noti: ossia render popolare una parte della letteratura contemporanea, rimasta sconosciuta a quel gran numero di lettori che nella produzione letteraria del loro tempo sogliono esser costretti a scegliere non i libri che desiderano di più, ma quelli che costano meno". Non era certo un programma radicalmente nuovo nel panorama editoriale del secondo Ottocento, che aveva già visto nascere la "Biblioteca popolare" di Pomba o la "Biblioteca nazionale" di Le Monnier; ma è certo che i volumetti in 16° del G., di non più di 200 pagine al costo di una lira, con una veste tipografica raffinata e una ricca copertina liberty, ebbero un rapidissimo successo di vendite, tanto da costringere l'editore a numerose ristampe.
Al volumetto del De Amicis, autore molto amato dal G. che lo ospitò in occasione di un breve soggiorno catanese che dette luogo successivamente ai Ricordi di un viaggio in Sicilia (edito anch'esso dal G. nel 1908), tennero immediatamente dietro (1898) la Storia di una monaca della Serao e Una peccatrice del Verga, opera, questa, che aprì una lunga controversia con lo scrittore, che l'aveva rifiutata considerandola un "peccato letterario" da dimenticare: il G. invece acquistò i diritti dal primo editore (A. Negro di Torino) e la ristampò senza il consenso dell'autore.
Nella collana apparvero più di 60 titoli, segno evidente del successo della formula: tra questi, testi di D. Angeli, U. Ojetti, F. Martini, Neera, V. Bersezio, ecc. Accanto a questa iniziativa, che impose l'editore siciliano sul mercato nazionale, nacquero altre collane più direttamente legate alla produzione letteraria isolana come il "Teatro Mediterraneo" e il "Teatro dialettale siciliano", in cui vennero pubblicate tutte le opere di N. Martoglio.
Spia di una raggiunta solidità finanziaria e commerciale fu, nel 1899, l'inaugurazione di uno stabilimento tipografico dotato dei macchinari tecnologicamente più avanzati, che dava lavoro, con la libreria e la legatoria, a un centinaio di addetti tra operai e impiegati. Già cavaliere della Corona d'Italia e poi libraio della Real Casa, titolo di cui amava fregiarsi nei frontespizi, nel 1902 il G. fu fatto cavaliere del lavoro. Nel 1904 dava inizio alla pubblicazione dell'Archivio storico per la Sicilia orientale, organo della Società di storia patria per la Sicilia orientale.
Il G. morì a Catania il 5 febbr. 1914.
Nel necrologio a lui dedicato sull'Archivio, V. Casagrandi gli riconobbe il merito di aver fatto di Catania "un centro italico di diffusione di quei generi letterari moderni che hanno saputo corrispondere e soddisfare alla nuova sete di sapere che ha invaso ogni gradazione sociale". Alla sua morte l'azienda fu divisa tra i figli: a Vincenzo fu affidato lo stabilimento tipografico, mentre al fratello Salvatore fu attribuita la gestione dell'azienda libraria editoriale sotto la ragione sociale cav. Niccolò Giannotta. Per iniziativa di uno dei discendenti, S. Pace Giannotta, oggi la casa editrice continua l'attività con la nuova sigla Libreria editrice Giannotta.
Fonti e Bibl.: Necr. in Giornale della libreria, XXVII (1914), 6, p. 85; V. Casagrandi, Cav. N. G., in Arch. stor. per la Sicilia orientale, XI (1914), pp. 130-133; M. Rapisardi, Epistolario, a cura di A. Tomaselli, Catania 1922, ad indicem; F. Cavallotti, Lettere, 1860-1898, a cura di C. Vernizzi, Milano 1979, pp. 384 s.; S. Pace Giannotta, Una libreria che appartiene alla storia letteraria della Terza Italia, in Rivista del Comune di Catania, 1955, n. 2, pp. 1-6; C. Nicolosi, Trent'anni di editoria in Sicilia: Giannotta. Il pocket nacque a Catania, in Giornale di Sicilia, 25 giugno 1978; M.L. Santanoceto, Il pocket nacque a Catania, lo stampava G., in Il Diario, 13 sett. 1979; G. Finocchiaro Chimirri, Inediti e archetipi di Luigi Capuana, Roma 1979, ad indicem; Capuana e De Roberto, a cura di S. Zappulla Muscarà, Caltanissetta-Roma 1984, ad indicem; G. Giarrizzo, Catania, Roma-Bari 1986, ad indicem; G. Raya, Verga e i Treves, Roma 1986, pp. 185-187; M.I. Palazzolo, I tre occhi dell'editore. Saggi di storia dell'editoria, Roma 1990, ad indicem; L. Sciacca, Catania. Gli anni belli, Catania 1992, ad indicem; S. Pace Giannotta, Un atto piccolo, in La Sicilia, 5 febbr. 1992; Id., L'editore di Catania, ibid., 23 febbr. 1994; Id., I guai di Giobbe, ibid., 25 febbr. 1994; Id., Quei due magnifici cavalieri, ibid., 20 genn. 1995; Letteratura italiana (Einaudi), Gli autori. Diz. bio-bibliografico e Indici, Torino 1990, sub voce.