FRANGIPANE, Niccolò
Figlio di Matteo, nacque forse a Padova (Brandolese, 1795) probabilmente nel secondo quarto del XVI secolo. Spesso confuso in passato con un omonimo pittore friulano nato a Tarcento nel 1555 e morto nel 1600 (Thieme - Becker), il F. nel 1563 abitava a Venezia, "in Birri in contrada de San Canzian", ed era già qualificato come maestro: questi dati si ricavano dal documento di commissione per una pala, perduta, raffigurante una Madonna con Bambino contornata da angeli e da quattro sante martiri, eseguita per l'altare maggiore del monastero di S. Eufemia a Mazorbo.
Il primo dipinto firmato e datato dal F. è il Cristo portacroce del Museo civico di Udine. L'opera fu realizzata nel 1572 sul modello della celebre e venerata immagine di analogo soggetto eseguita da Tiziano negli anni Dieci per la Scuola di S. Rocco a Venezia. Più o meno fedeli al prototipo del dipinto di Udine sono il Cristo portacroce della Galleria Doria Pamphilj di Roma e quello conservato presso la collezione privata G. Sesto Menghi. Quest'ultimo dipinto potrebbe essere identificato (Meijer, 1970, p. 215) con il Cristo portacroce visto dall'Oretti in S. Domenico a Rimini e da questo attribuito, sebbene dubitativamente, alla mano del Frangipane.
Un Cristo portacroce del F. è inoltre ricordato nel Seicento nella collezione Michele Spietra di Venezia e un altro, datato 1584, è menzionato nel Settecento in una collezione di Bologna; nella stessa città, presso palazzo Hercolani, esisteva inoltre un Ecce Homo del F. del 1585.
Il Martirio di s. Stefano, dipinto nel 1583 per la chiesa della Purificazione di Pesaro e oggi conservato presso palazzo Mosca, segna l'inizio di quel periodo in cui il F. svolse un ruolo significativo tra le Marche e la Romagna. Il pittore si cimentò nel tentativo di tradurre le formule del classicismo religioso di Tiziano e di diffonderle in provincia. La sua presenza, e quella di molti altri artisti veneti attivi in quei luoghi, suppliva alla carenza di talenti indigeni. Nel 1584 il F. firmò e datò un S. Francesco (perduto) ricordato dal Brandolese (1795) nel coro della chiesa di S. Bartolomeo a Padova. L'esordio del F. a Rimini risale, secondo quanto riportato da A.M. Righini nel suo manoscritto del 1756 (Meijer, 1970, p. 218 n. 11), al 1585, anno in cui l'artista firmò e datò la pala raffigurante Maria santissima con in mano l'abito del Riscatto e i ss. Francesco e Caterina per la chiesa di S. Antonio della Croce e del Riscatto. L'opera fu eseguita su commissione del notaio riminese Giulio Fonte, mentre su richiesta del medico Giovanni Bassani il F. avrebbe eseguito, nello stesso periodo e per la medesima chiesa, una pala, collocata nella cappella di S. Simeone, raffigurante la Circoncisione di Cristo.
Un terzo dipinto del F., l'Assunta, firmato e datato 1585, è documentato fino al 1756 sull'altare maggiore del Tempio Malatestiano; l'opera, trasferita in seguito nella sagrestia, venne probabilmente distrutta da un bombardamento nel corso della seconda guerra mondiale ed è oggi nota solo grazie a una cattiva riproduzione fotografica. In questo dipinto il modello dell'Assunta nella chiesa veneziana di S. Maria Gloriosa dei Frari, dipinta settant'anni prima da Tiziano, viene riproposto attraverso un linguaggio fortemente arcaizzante che dissolve le armonie formali e gli equilibri sintattici di cui Tiziano aveva intessuto la sua opera dimostrando i limiti artistici del Frangipane.
L'unico dipinto integro del F. risalente al suo periodo riminese è La Madonna in gloria con i ss. Martino e Giovanni Battista, eseguito per la parrocchiale di S. Martino e oggi nella chiesa del Suffragio. L'autografia dell'opera trova conferma sia nell'antica tradizione storiografica sia nelle evidenti dipendenze formali dai prototipi tizianeschi. Infatti, come il restauro del 1970 ha contribuito a evidenziare, la struttura paesaggistica rimanda al Tiziano della Madonna con Bambino e i ss. Andrea e Pietro del duomo di Serravalle (Vittorio Veneto), mentre il modello del Battista deve essere cercato nel S. Giovanni Battista, sempre di Tiziano, conservato nelle Gallerie dell'Accademia di Venezia.
A Savignano nel 1587 il F. avrebbe realizzato il suo ultimo dipinto in terra romagnola, una Madonna del Rosario ricordata da G. Calzini nel 1895 (Meijer, 1970, p. 218 n. 25). Rientrò in seguito a Venezia e qui, nel 1593, realizzò una delle sue opere più significative, la Deposizione per la sacrestia dei Frari; anche questo dipinto è di derivazione tizianesca sebbene il modello sia interpretato, sostiene Venturi (1934), attraverso un linguaggio nordico e chiassone. L'anno seguente il F. risulta iscritto alla fraglia dei pittori di Venezia.
Nel 1597 il F. firmò e datò il cosiddetto Autunno (o anche Il fauno e il contadino) del Museo civico di Udine, già nella collezione Nalesso di Padova insieme con un Inverno. Negli inventari sei-settecenteschi di alcune collezioni veneziane vengono citati altri dipinti del F., oggi dispersi: ad esempio un S. Girolamo nella collezione A. Savorgnan, un Ritratto di un soldato e un "quadro de Buffoni", entrambi nella collezione M. Spietra. Al genere dei soggetti comici, cui appartiene quest'ultima opera, si lega anche il quadro della Galleria Querini Stampali di Venezia con Bacco, buffone e ragazza, forse identificabile con il Concerto di buffoni ricordato nel 1708 nella collezione di Francesco Querini a San Marziale: vi si riscontra uno stile che, sia pur con risultati discontinui, è caratterizzato dalla giustapposizione tra la tradizione veneta e quella di area romagnola e lombarda insieme con, forse, alcune reminiscenze della scuola squarcionesca. Oltre a Tiziano per i dipinti religiosi il F. guardò anche a Giorgione, come è testimoniato, tra l'altro, dal Giovane con il cappello a larga tesa di Charlecote Park (presso Stratford-upon-Avon), quadro ripreso dal dipinto di analogo soggetto attribuito al Maestro di Castelfranco e conservato alla Galleria nazionale di Capodimonte a Napoli.
Non si conosce l'anno di morte del Frangipane.
Fonti e Bibl.: C.F. Marcheselli, Pitture di Rimini (1754), ristampa anastatica a cura di P.G. Pasini, con in appendice il manoscritto di M. Oretti, Sulle pitture nella città di Rimini (1777), Bologna 1972, p. 58; P. Brandolese, Pitture sculture architetture… di Padova, Padova 1795, pp. 223, 278; C.A. Levi, Le collezioni veneziane d'arte e d'antichità dal secolo XIV ai nostri giorni, II, Venezia 1900, pp. 22 s., 113, 152; G. Moschetti, La prima revisione della pittura in Padova, Padova 1904, p. 43; D.F. von Hadeln, Archivalische Beiträge zur Geschichte der venezianischen Kunst, in Italianiesche Forschungen herausgegeben vom Kunsthistorischen Institut in Florenz, IV (1911), pp. 104 s.; L. Venturi, Giorgione e il giorgionismo, Milano 1913, pp. 273 s.; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, IX, 7, Milano 1934, pp. 99-103; Editorial N. F., in The Burlington Magazine, LXXXXVII (1945) pp. 237 s.; C. Someda de Marco, Il Museo civico e le Gallerie d'arte antica e moderna di Udine, Udine 1956, p. 168; S. Moschini Marconi, Gallerie dell'Accademia di Venezia, II, Roma 1962, p. 118; T. Pignatti, La fraglia dei pittori di Venezia, in Bollettino dei Musei civici veneziani, X (1965), 3, p. 16; B.W. Meijer, N. F. a Rimini, in Arte veneta, XXIV (1970), pp. 214-218 (con bibl.); Dipinti d'altare in età di Controriforma in Romagna (catal.), a cura di A. Colombi Ferretti, Bologna 1982, p. 80; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XII, pp. 379 s.