FRANCO, Niccolò
Nacque nel villaggio italo-albanese di Mezzoiuso (Palermo) l'8 genn. 1835. Ammesso tra gli allievi del collegio greco di S. Atanasio - fondato da Gregorio XIII nel 1577 per la formazione del clero addetto alla propaganda "unionistica" nell'Oriente ortodosso - a Roma il 18 marzo 1847, vi compì l'intero corso degli studi secondari e teologici, coronati dal titolo di dottore in teologia e dall'ordinazione sacerdotale che ricevette il 6 sett. 1857.
Nel 1858 il F. lasciò il collegio, in cui era stato considerato allievo meritevole ma "vere graecus, hoc est paternarum traditionum usque ad nauseam zelator" (Arch. della Congregazione per le Chiese orientali, Note d'archivio, 297), e fece ritorno a Mezzoiuso. Ma alla fine dell'anno seguente, in seguito a contrasti con l'arcivescovo di Palermo, monsignor G.B. Naselli, il F. era di nuovo a Roma, per chiedere di rientrare nel collegio greco. Convinto a tornare in Sicilia, non vi restò tuttavia a lungo, perché nel 1861 la congregazione di Propaganda Fide lo invitò a recarsi a Venezia dove il patriarca G.A. Trevisanato intendeva erigere una parrocchia di rito "greco-unito". Difficoltà con il clero locale e la successiva annessione del Veneto al Regno d'Italia condussero però al fallimento del progetto, sicché il F. finì per ricevere un nuovo incarico da Propaganda, che gli affidò nel 1867 la cura spirituale della colonia greca di Cargese, in Corsica, allora travagliata da divisioni interne e da contrasti con il vescovo di Ajaccio monsignor S.R. Casanelli d'Istria. Superato il disorientamento iniziale il F. riuscì a restituire la pace alla piccola comunità, in mezzo alla quale rimase, dando numerose prove del suo zelo religioso, per vari anni. Nel 1876 chiese, benché senza successo, di venire trasferito, a motivo del clima che giudicava poco adatto alla sua salute, nella parrocchia greca di Livorno dove era vacante un posto di coadiutore, e l'anno seguente, dopo la scomparsa del fratello Agostino, vescovo ordinante di rito greco in Sicilia, ottenne di far ritorno in patria per assistere gli anziani genitori. In quel medesimo anno la sezione orientale di Propaganda valutò la possibilità di conferire al F. l'ordinazione episcopale e la carica che aveva rivestito suo fratello. La scelta di Roma sarebbe però caduta su un altro candidato, Giuseppe Masi, essenzialmente per ragioni di convenienza politica (Arch. della Congregazione per le Chiese orientali, Ponenze, 1877, n. 10).
Fra il 1877 e il 1880 il F. si stabilì definitivamente a Roma, dove gli furono affidati vari incarichi al collegio greco (Soetens, col. 675) e venne nominato nel giugno 1890 assistente nella Biblioteca Vaticana (Arch. segr. Vaticano, Segreteria di Stato, Protocolli, 1890, n. 86.772).
L'inizio del suo secondo soggiorno romano coincise con la fine del lunghissimo pontificato di Pio IX e il principio di quello di Leone XIII. Uno degli obiettivi fondamentali del nuovo papa sarebbe stato quello della "riunione" delle Chiese di tradizione ortodossa con la Chiesa romana. All'interno di tale ambizioso disegno il pontificato leoniano vedrà moltiplicarsi le iniziative, sia sul piano diplomatico sia su quello più propriamente religioso, intese a promuovere i contatti fra questi due mondi lontani e spesso ostili. Accanto a solenni appelli all'unità rivolti alla gerarchia ortodossa, la politica vaticana puntò sempre più decisamente sulle Chiese cattoliche di rito orientale, o "uniati", di cui si cercò di rialzare il prestigio, garantendo, contro le tendenze latinizzanti dei missionari cattolici e di vari ambienti della Curia romana, il rispetto delle loro peculiari tradizioni (Croce, I, passim). Intorno a questi impegnativi orientamenti del pontificato di Leone XIII si muoveranno varie personalità come gli italiani Cesario Tondini de' Quarenghi e Vincenzo Vannutelli, nonché l'abate del monastero di Grottaferrata Arsenio Pellegrini, gli assunzionisti francesi, il benedettino belga G. van Caloen, e, naturalmente il F., entrato rapidamente, nella sua qualità di ecclesiastico cattolico di rito bizantino, nelle vedute "unioniste" del pontefice.
"Non teologo rigoroso, ma piuttosto volgarizzatore e difensore appassionato del rito e delle tradizioni orientali" (Tamborra, p. 329), il F. esordì con alcuni brevi articoli sul foglio romano L'Aurora, poi raccolti in un opuscolo intitolato La missione cattolica di rito greco in Oriente (Roma 1881), e collaborò in seguito, per le questioni orientali e unioniste, al Moniteur de Rome. In qualità di corrispondente di quest'ultimo periodico partecipò anche a diversi congressi nazionali o regionali di cattolici, in Italia e all'estero, a Malines e Lilla (1891), Genova (1892), Reims (1894). Nel 1893 era pure intervenuto al congresso internazionale eucaristico di Gerusalemme, momento tra i più significativi della politica orientale di Leone XIII, stilandone poi una cronaca per La Civiltà cattolica.
In tutte queste occasioni il F. illustrò e difese i motivi principali della sua lunga militanza unionista, che andava elaborando e sviluppando in varie pubblicazioni: lo scisma tra le Chiese ortodosse e la Chiesa romana era soltanto materiale; necessità del rispetto della disciplina canonica e dei riti liturgici orientali; lotta contro i pregiudizi da una parte e dall'altra, con conseguente abbandono del proselitismo, in vista di un'unione generale della due Chiese nella quale avrebbero svolto un ruolo essenziale l'ellenismo e lo zar russo.
Nel 1895, intanto, il F. aveva cessato la sua collaborazione con il collegio greco, che riprenderà solo nel 1897, quando la direzione dell'istituto passò dai gesuiti ai benedettini. Nello stesso anno gli venne affidata la chiesa di S. Basilio, nelle adiacenze di piazza Barberini, presso la quale avrebbe voluto creare un collegio per gli italo-albanesi di Calabria. Ma il progetto non ebbe seguito, anche per l'opposizione del Pellegrini, che desiderava riaprire l'antica procura generale dei basiliani d'Italia. Nel febbraio 1899 il F. venne inviato in Albania da Propaganda per organizzare l'eventuale passaggio al cattolicesimo degli abitanti del villaggio ortodosso di Paprijali, nella regione di Elbasan, che avevano contestato l'autorità del metropolita di Berat. L'impresa, ostacolata dal governo ottomano e dal patriarcato ecumenico di Costantinopoli, si concluse con un insuccesso, tanto più che la rimozione dell'inviso prelato ortodosso aveva raffreddato i propositi filocattolici della popolazione locale (Arch. segr. Vaticano, Segr. di Stato, rubrica 280 [1899], fasc. 1, ff. 88r-110r). Il F. fece un secondo soggiorno in Albania nel marzo del 1914, sempre con intenti unionistici, fermandosi a Valona e Durazzo dove incontrò Fan Noli, futuro organizzatore della Chiesa autocefala albanese. Un ultimo viaggio, qualche tempo prima della morte, lo portò a Leopoli, roccaforte dell'uniatismo ucraino, da dove scrisse una lettera allo zar Nicola II, offrendogli la sua collaborazione per la causa dell'unione delle Chiese.
Il F. morì a Roma il 30 ott. 1916.
Pochi mesi prima della sua scomparsa aveva creato un comitato di soccorso per i serbi rifugiati in Italia, di cui si era riservata la presidenza onoraria, ottenendo dei sussidi della segreteria di Stato vaticana.
Fonti e Bibl.: Oltre alle indicazioni di C. Soetens, s.v. Franco, in Dict. d'hist. et de géogr. ecclés., XVIII, Paris 1977, coll. 675 ss.; Le Congrès eucharistique international de Jérusalem (1893) dans le cadre de la politique orientale du pape Léon XIII, Louvain 1977, pp. 82 ss. e ad Indicem; Quelques précisions sur Nicolas F., "la colonne du rite grec à Rome" au début du XXe siècle, in Revue d'hist. ecclés., LXXV (1980), pp. 343 s.; Le primat de Hemptinne et les bénédictins au Collège grec 1897-1912, in Collegio greco di Roma. Ricerche sugli alunni, la direzione, l'attività, a cura di A. Fyrigos, Roma 1983, p. 208 e ad Indicem, si vedano: Bibl. apost. Vaticana, Vat. lat. 15194: C. Korolevskij, Kniga Bytja moego, II, 1, pp. 42 s., 52, 99, 101, 113, 118, 153 s., 188 s.; Verbali delle Conferenze patriarcali sullo stato delle Chiese orientali e delle adunanze della Commissione cardinalizia per promuovere la riunione delle Chiese dissidenti, tenute alla presenza del S.P. Leone XIII (1894-1902), con note illustrative e appendice di documenti, pro manuscripto, Città del Vaticano 1945, pp. 223, 311; Arch. segr. Vaticano, Segr. di Stato, Guerra 1914-1918, rubr. 244 N, fasc. 461, ff. 2r-13r ("Comitato pro Serbi"); A. Catoire, in Échos d'Orient, XIII (1910), pp. 318 ss.; (E. Rosa), in La Civiltà cattolica, LXII (1911), 2, pp. 202 ss.; 3, pp. 713 ss.; Roma e l'Oriente, IV (1914), pp. 254 ss.; E. Fouilloux, Les catholiques et l'unité chrétienne du XIXe au XXe siècle. Itinéraires européens d'expression française, Paris 1982, ad Indicem; G.M. Croce, La badia greca di Grottaferrata e la rivista "Roma e l'Oriente". Cattolicesimo e Ortodossia fra unionismo ed ecumenismo (1799-1923), Città del Vaticano 1990, ad Indicem; A. Tamborra, Chiesa cattolica e Ortodossia russa. Due secoli di confronto e dialogo dalla Santa Alleanza ai nostri giorni, Milano 1992, ad Indicem.