Poeta giocoso e satirico (Pistoia 1674 - Roma 1735). Ricevuti gli ordini sacri, visse a Roma, dove occupò varie cariche sino a quella di segretario di Propaganda Fide. Lasciò apologhi latini, una traduzione delle commedie di Terenzio, due orazioni latine, Capitoli satirici e confidenziali, liriche. L'opera sua maggiore è il Ricciardetto, poema giocoso di materia cavalleresca, dal nome del protagonista, un paladino di Francia che, dopo varie avventure, è eletto imperatore e sposa Despina, figlia del re dei Cafri; in 30 canti, cominciato per gioco nel 1716, finito nel 1725, e poi limato fino alla morte, fu edito nel 1738; l'autore vi figurava sotto il nome grecizzante di Niccolò Carteromaco. Frequenti gli sfoghi satirici contro le donne, i frati, la Curia.