CICALA, Niccolò di
Apparteneva a una famiglia di cavalieri campani, la quale nella seconda metà del secolo XII vi si era trasferita da Castelcicala presso Nola dal quale derivava il nome, nella zona di Aversa e di Capua. Era figlio di Tommaso, discendente di un ramo collaterale dei signori di Castelcicala.
Nel 1218 egli fu testimone, insieme con il fratello Gualtieri, di una donazione a favore del monastero di S.. Maria Mater Domini dello zio Aimone di Cicala, il quale nel 1201 era stato giustiziere regio in Terra di Lavoro.
Dopo il ritorno dell'imperatore Federico II nel Regno il C. deve essersi accostato presto agli ambienti di corte. In qualità di procuratore imperiale e avvocato fiscale intervenne (1223) nella prima fase della vertenza tra i proprietari terrieri nobili ed ecclesiastici e i villani dei casali di Sorrento da loro dipendenti circa le prestazioni dovute da questi ultimi, vertenza che si concluse solo nel sett. 1224 con un arbitrato.
Mentre la vertenza era ancora in corso, nell'anno 1223 l'imperatore nominò il C. giustiziere di Terra di Lavoro, insieme con Pietro da Eboli, un altro nobile campano.
Come tale il C. nel gennaio del 1224 ricevette dall'imperatore nuove istruzioni riguardanti la tutela delle libertà ecclesiastiche e i limiti da osservare quando si trattava di chiedere prestazioni a chiese ed ecclesiastici. Nell'agosto del 1225 riscosse un prestito forzoso imposto da Federico II agli abitanti del Regno; dal solo monastero di Montecassino ricevette allora la somma di 1.300 once. Per conto del giustizieie della Magna Curia Enrico di Morra intervenne prima del maggio 1226 nella prima istanza della v9rtenza tra il monastero di Montecassino e i camerari della contea di Fondi per i diritti di pesca nel lago di Fondi. Nel 1226 condusse insierne con Pietro da Eboli un'inchiesta sugli obblighi dell'abate dì Montecassino per quel che riguardava i contributi per il sostentamento dei re, i contributi e i servizi militari e i diritti di giustizia del giustiziere nel territorio di Montecassino. I risultati di questa inchiesta furono fissati in un privilegio imperiale a favore del monastero. Il C. e Pietro da Eboli vennero sostituiti nella loro carica, dopo averla esercitata per quasi tre anni, nell'autunno del 1226.
Quando all'inizio del 1229 le truppe pontificie Invasero il Regno, il C. si recò a San Germano "pro parte imperatoris" per discutere con il giustiziere della Magna Curia Enrico di Morra e con altri nobili le necessarie misure di difesa. Poco tempo dopo lo troviamo a Capua presso il giustiziere della Magna Curia, quando cioè vi si rifugiarono i signori di Aquino cacciati dalle loro terre e arrivarono le notizie sul crollo della resistenza contro l'invasione pontificia. Nulla si sa però dell'attività personale svolta dal C. in questi mesi così critici per il regno di Federico II.
Quando Federico II nella primavera del 1234 ordinò di rinforzare le fortificazioni a Napoli e a Capua, affidò al C. la direzione dei lavori per l'ampliamento del castello di Capua e, conferendogli pieni poteri insolitamente ampi, gli sottomise tutte le persone che avevano l'obbligo di eseguire i lavori di riparazione e di costruzione nella zona tra Mignano e Capua. Durante un suo soggiorno a, Capua nel febbraio del 1234 Federico II aveva personalmente approvato i progetti per il locale castello sul fiume e ordinato l'inizio dei lavori. Il C. sovrintese ai lavori per la costruzione della famosa porta in testa al ponte sul Volturno, fin oltre la fine dell'anno 1239, Era assistito da concittadini capuani quali Criscio Amalfitano e Palmerio di Calvi, ma anche da cisterciensi del monastero dì S. Maria di Ferraria esperti di architettura come Bisantio; la pianificazione e i lavori tecnici erano affidati al protomagistro Lipliantes. Nel nov. 1239 poté riferire all'imperatore che l'arco della torre verso il borgo era finito, ma doveva essere protetto 1 contro le piogge. Con un mandato per Stefano di Romoaldo Federico II assegnò al C. le somme necessarie per i tetti e dispose che il castellano di Capua gli consegnasse un grosso blocco di marmo per l'omamento della porta.
Verso la fine del 1239 il C. assunse la custodia di un prigioniero lombardo, che egli scambiò nel giugno 1240 con un altro. Per ricompensarlo dei molteplici servizi l'imperatore gli concesse vari feudi in Terra di Lavoro, tra cui H castello di Sesto e il "feudum Saconis" a Calvi. Nel dicembre 1245 il C. fu alla corte imperiale a Grosseto, dove poco tempo dopo fu scoperta una congiura contro Federico II in cui erano coinvolti molti nobili campani.
Negli ultimi anni di vita il C. ebbe la custodia del castello di Presenzano. Morì prima del settembre del 1247.
Precedentemente l'imperatore aveva riconosciuto al C. il diritto di nominare personalmente un tutore di sua scelta per i figli minorenni. Doveva essere fatta un'eccezione solo per i feudi concessi al C. dall'imperatore stesso.
Tra i discendenti diretti del C. è testimoniato Andrea di Cicala, canonico della cattedrale di Capua e rettore di varie chiese capuane tra il 1247 e il 1275. I feudi del C. a Capua passarono al figlio maggiore Tommaso, il quale però li perse in seguito ad una accusa di crimen laesae maiestatis, probabilmente al tempo di Carlo I d'Angiò.
Fonti e Bibl.: Montecassino, Arch. dell'Abbazia, Caps. LXVII, fasc. I, n. 6 (1226 maggio); Montevergine, Arch. dell'Abbazia, Pergamena, n. 1621 (1228 febbraio); Capua, Arch. del Capitolo metropolitano, Pergamena, 1274 novembre; Palermo, Bibl. comunale, Qq E 65, ff. 151 s.;Roma, Bibl. Angelica, cod. 276 (ms. a. 1641): G. B. Prignano, Historia delle famiglie di Salerno normande, I, ff. 108r, 109v; Napoli, Bibl. della Società napoletana di Storia Patria, XXVII, A18 (ms. inizi sec. XVII): F. Campanile, Notamenti originali pp.253 s.; J.-L-A. Huillard-Bréholles, Historia diplom. Friderici Secundi, II, 1, Paris 1852, pp. 378-383, 541; II, 2, ibid. 1852, pp. 697 s.; V, 1, ibid. 1857, pp. 513, 614; V, 2, ibid. 1859, p. 996; VI, 1, ibid. 1861, pp. 380-384; E. Ricca, La nobiltà del regno di Due Sicilie, I, 2, Napoli 1862, pp. 149-164; J. F. Böhmer-J. Ficker-E. Winkelmann, Regesta Imperii, V, Innsbruck 1881-1901, nn. 2568, 3117, 3519, 3683, 12938, 14687; E. Winkelmann, Acta Imperii inedita, I, Innsbruck 1880, pp. 337 s. n. 385, 700 s. n. 923; G. Jannelli, Docum. inediti con i duali si prova che Capua fu la patria di Pietro della Vigna e de' suoi antenati e discendenti, in Atti della Comm. conserv. dei monumenti ed oggetti di ant. e belle arti nella prov. di Terra di Lavoro, XIII (1882), p. 44; Ryccardi de Sancto Germano Chronica, in Rer. Ital. Script, 2 ed., VII, 2, a cura di C. A. Garufi, pp. 117 ss., 122, 126 s., 138 ss., 153, 156, 188; G. Vasari, Le vite dei più eccellenti pittori, scultori ed architetti..., a cura di K. Frey, I, München 1911, p. 805; F. Schneider, Toscanische Studien, in Quellen und Forsch. aus italien. Archiven und Bibliotheken, XI(1908), pp. 269-293; E. Berteaux, L'art dans l'Italie méridionale, I, Paris 1904, p. 713; A. Haseloff, Die Bauten der Hohenstaufen in Unteritalien, I, Leipzig 1920, p. 151; C. A. Willemsen, Kaiser Friedrichs II. Triumphtor zu Capua, Wiesbaden 1953. p. 8 s., 79.