NICCOLO da Osimo
NICCOLÒ da Osimo. – Nacque a Osimo (Ancona), negli anni Settanta del XIV secolo, ed è tradizionalmente considerato membro della nobile famiglia dei Romani.
Di questa stessa famiglia faceva parte anche un altro Niccolò da Osimo, anch’egli ecclesiastico (ma non frate minore), la cui biografia va piuttosto collocata nel pieno Trecento, per lo più presso la Curia avignonese (Picciafuoco, 1980, pp. 3-5).
L’anno di nascita può essere ipotizzato tra il 1370 e il 1375 sulla base del più antico documento a lui relativo – e anche l’unico ufficiale fino al 1424 – che data al 1393 il conferimento del titolo di dottore in legge da parte dell’Università di Bologna (ibid., pp. 5-7). Fece professione presso il convento osservante bolognese di S. Paolo. Marco da Lisbona – alle cui Cronache degli ordini istituiti dal padre s. Francesco, Napoli 1688, si devono tutti i particolari agiografizzanti fioriti attorno alla figura di Niccolò – attribuisce la scelta della vita religiosa a una visione; la datazione tradizionale dell’episodio al 1427 è decisamente in contrasto con altri dati certi e più plausibilmente (anche se in modo non provato) potrebbe essere spostata al 1407 (ibid., pp. 13-15).
Il cronista Mariano da Firenze lo elenca tra i partecipanti eminenti, come rappresentante della Marca d’Ancona, al capitolo generale tenuto a Ferrara nel 1424; mancano tuttavia attestazioni esplicite del fatto che fosse già allora vicario provinciale della Marca (ibid., pp. 19-21). Una lunga tradizione (risalente anche questa a Marco da Lisbona) lo vuole legato di Martino V nella provincia di Terrasanta nel 1426, accampando a documentazione un breve pontificio che però non è mai stato trovato; è invece ben documentato il suo incarico come vicario provinciale della provincia di S. Angelo (Puglia) negli anni 1427, 1430-31, 1438-40. Nel corso di questi mandati eresse tre conventi dell’Osservanza: S. Onofrio a Cantalupo nel 1428, S. Maria di Valle Aspra, presso Atessa nel 1430, S. Onofrio presso Vasto nel 1440.
Tra le prime e l’ultima delle sue nomine a vicario della provincia di Puglia, la biografia si fa incerta: non trova conferma documentaria il fatto che sia stato compagno di Giacomo della Marca in una missione in Bosnia, che viene collocata al 1439 (cfr. Oliger, 1911, p. 64) senza addurre documenti (altre fonti, del resto, inducono a collocare il soggiorno bosniaco di Giacomo tra la fine del 1431 e il maggio del 1434).
Nel 1438, su richiesta di Alberto da Sarteano, fu nominato da Eugenio IV superiore di Gerusalemme e custode di Terrasanta e confermato in queste funzioni dal generale dell’ordine. Avversato con calunnie dagli amici del suo predecessore (Iacobo Delfino veneto), rinunciò tuttavia all’incarico (Teetaert, 1931, col. 628).
Il coinvolgimento di Alberto da Sarteano nella designazione di Niccolò si legge nella Vita premessa all’edizione seicentesca dei suoi Opera omnia (Haroldus, 1688, p. 40): «Terminato tum fere triennio Delphini, in Italiam ad sacrum concilium redire pararet, fratribus, quorum id munus tunc fuit, omnium exquisivit suffragia, et maior pars postulavit praefici sibi Nicolaum Auximanum, regularis Observantiae, virum doctrina et pietate praestantissimum, et in ordinis regimine iam antea probatum, et pontifex quidem allata hac postulatione, et per Albertum plene de cunctis instructus, Nicolaum Terrae Sanctae Guardianum Ministri Generalis authoritate institui voluit», con la descrizione in dettaglio delle vicissitudini che ne indussero le dimissioni. Dopo queste, Alberto da Sarteano ne prese le difese scrivendo lettere a Cristoforo di S. Marcello, vescovo di Rimini e familiaris del pontefice, al generale Guglielmo da Casale e a Giovanni da Capestrano (cfr. Opera omnia, lettere nn. XLIX-LI, pp. 286-301; sul complesso della vicenda cfr. Biccellari, 1963, p. 163; Wadding, 1932, XI, pp. 45-53 [anno 1438, nn. 39-47]).
Nel 1440 risulta aver rivestito il ruolo di vicario provinciale degli osservanti della provincia di S. Angelo di Puglia, per attestazione di Bernardino da Siena che ne fa menzione in una circolare del 1440, riconoscendolo anche come proprio commissario (Opera omnia, VIII, pp. 317 s.). Nel 1446 risulta Vicario provinciale degli osservanti della Marca, nel 1449 è documentato quale partecipante al capitolo generale tenuto nel Mugello (Wadding, 1932, XII, p. 33 [anno 1449, n. 29]).
Occupò un posto non secondario nei rapporti tra l’ordine e la famiglia dell’Osservanza, rapporti che – proprio tra gli anni Quaranta e Cinquanta – furono improntati a una vibrata polemica, entro la quale poté spendere le sue competenze anche di giurista. In effetti, il rilievo storico della sua figura è legato alla collaborazione con Bernardino da Siena, che lo scelse come aiutante – assieme a Giovanni da Capestrano – negli anni in cui fu vicario generale degli osservanti cismontani (1438-42).
Bernardino intendeva dimettersi dall’incarico di vicario, probabilmente per disappunto rispetto al ministro generale («propter vessationem quam noster Cephas facit», scrive in una lettera, alludendo forse al fatto che il generale: «compulit fratrem Nicolaum de Ausimo et alios multos exire loca Observancie ad eundum ad conventum Ariminensem sub colore reformationis», come si legge in un esposto presentato a Nicolò Albergati, Giuliano Cesarini e Cristoforo di S. Marcello vescovo di Rimini l’8 marzo 1441; Picciafuoco, 1980, p. 63). Il papa respinse le dimissioni ma autorizzò Bernardino a scegliersi un coadiutore. In realtà i coadiutori di Bernardino furono due: Giovanni da Capestrano e Niccolò che, già vicario della provincia di S. Angelo, era commissario personale di Bernardino presso la Curia romana e la curia dell’Ordine (in una successiva lettera Bernardino confermò frate Graziano Qualiano da Cividale del Friuli coadiutore di Niccolò da Osimo).
Dai primi anni Quaranta, dunque, Niccolò ebbe una posizione di vertice entro la compagine osservante, delle cui prerogative si fece portavoce nella incipiente polemica con la dirigenza dell’Ordine. In quanto commissario di Bernardino, si recò a Firenze, l’8 marzo 1441, presso la Curia di Eugenio IV, come membro di una commissione (composta dai cardinali Nicolò Albergati di S. Croce, Giuliano Cesarini di S. Angelo e dal vescovo di Rimini Cristoforo di S. Marcello) designata per dirimere una questione sorta tra il ministro generale Guglielmo da Casale e gli osservanti: durante l’assenza di Guglielmo, che si era recato in Francia, Niccolò aveva ottenuto da Eugenio IV un breve (1° novembre 1440) a favore dell’esenzione, per gli osservanti italiani, dai ministri provinciali (conservando la totale dipendenza dal ministro generale; Picciafuoco, 1980, pp. 58-61). Al suo ritorno, il generale reagì aspramente all’iniziativa di Niccolò, rimproverandolo alla presenza di Bernardino da Siena e ottenendo dal pontefice la revoca del breve. All’episodio si fa allusione in un libello polemico di Francesco da Rimini, a proposito delle trasgressioni degli osservanti all’VIII capitolo della Regola, laddove si dice che Niccolò da Osimo riconobbe la propria colpa (Piana, 1978B, p. 369; Wadding, 1932, XI, p. 127). In questa occasione Niccolò preparò un Memoriale in difesa del breve papale (edizione in Piana, 1979, pp. 39-51).
Nel 1453 fu membro di un’altra commissione pontificia, istituita da Niccolò V per esaminare la bolla di Eugenio IV Ut sacra Ordinis Minorum religio, gennaio 1446, con la quale si era concesso il regime vicariale agli osservanti. Sulla validità della bolla si giocava in quel momento la legittimità delle forme di autonomia accampate dagli osservanti (Teetaert, 1931, col. 629). Un anonimo commentatore della Ut sacra, alla affermazione di Eugenio IV di averla emanata: «motu proprio non ad alicuius instantiam», controbatte che: «hoc omnino falsum esse convincitur, quia fratres Nicolaus de Auxino, Iohannes de Capistrano et Iacobus de Primadiciis et eorum complices […] hoc a diu tractaverunt et quesiverunt» (Piana, 1978B, p. 382).
Le numerose opere di Nicolò, quanto a contenuti e rilevanza storica, sono riconducibili a tre grandi ambiti tematici, corrispondenti agli ambiti di militanza che qualificano la sua biografia.
In quanto canonista e teologo moralista compose la sua opera più celebre: un Supplementum summae Pisanellae o summae casuum conscientiae (1444), consistente in un supplemento alla Summa casuum (o de casibus) conscientiae, detta Pisanella, del domenicano Bartolomeo da S. Concordio (o da Pisa, m. 1347), nota anche con il nome di Magistrutia. Il Supplementum fu stampato per la prima volta a Genova e a Venezia nel 1473, ma si contano numerose edizioni successive, tutte entro il XV secolo (Genova 1474; Venezia: nove edizioni tra il 1474 e il 1489; Milano 1479; Colonia 1479 e 1483, Reutlingen 1482; Vercelli 1485, Norimberga 1475, 1478, 1488, 1494). La datazione dell’opera – ultimata il 28 novembre 1444 presso il convento milanese di S. Angelo – si legge dal colophon dell’edizione Norimberga 1488 (Teetaert, 1931, col. 630; Sbaralea, 1921, p. 267). La diffusione si spiega anche con il fatto che essa, unitamente alla Pisanella, faceva parte dei libri scolastici per gli osservanti (cfr. Cenci, 1971, p. 77). Alla voce Absolutio, Niccolò cita come propria opera un Interrogatorium Confessorum di difficile identificazione (cfr. Dietterle, 1906, pp. 183-188).
Nella prima edizione degli Opera omnia di Bernardino da Siena (ed. De La Haye, Lione 1650, III, p. 480 s.) è attribuito a Bernardino un opuscolo contenente una serie di casus, ma l’edizione critica respinge l’attribuzione al senese e propende per un sunto bernardiniano della raccolta di Niccolò, o per una doppia redazione, sulla base delle varianti testuali tra la versione di Niccolò e quella attribuita a Bernardino (cfr. Piana, 1978, p. 372 n. 4, p. 373 n. 1).
In quanto frate predicatore e impegnato nella pastorale, Niccolò compose diversi sermoni (cfr. Sbaralea, 1921, pp. 261-268) e opere di spiritualità (per es. il Della Religione), tra cui spicca la Quadriga spirituale (1442), una sorta di manuale in volgare sui fondamenti della vita cristiana, individuati – sotto la metafora delle ruote della quadriga – in fede, opere di carità, confessione e preghiera. La datazione della stesura al 5 dicembre 1442 si legge nel colophon di un testimone assisiate (ibid., p. 268). L’opera fu stampata a Jesi nel 1475, e successivamente – ma con l’attribuzione a Bernardino da Siena – nel 1494. In una delle edizioni è preceduta da un opuscolo in volgare sulla confessione (inc.: Renovamini in novitate sensus vestri […] El glorioso apostolo) attribuito a Bernardino da Siena e stampato a parte con il titolo Della Confessione. Appena composta, la Quadriga dovette essere accolta con notevoli ambivalenze: dall’epistolario di Giovanni da Capestrano si evince infatti come un anonimo gli avesse segnalato alcuni errori contenuti in essa e lo avesse caldamente invitato a un attento esame per evitare danni alla reputazione di Niccolò. Successivamente, Giovanni da Capestrano scrisse a Bernardino da Siena negando di aver vietato la lettura dell’opera, e tuttavia – avendone ascoltato alcuni capitoli in refettorio presso i conventi di Ferrara, Bologna e Milano – ammise alcune perplessità. Scrisse infine di non voler essere lui a rettificare quei punti e che sarebbe stato preferibile che l’autore stesso procedesse alla revisione (Gal-Miskouli, 1989, nn. 144-145, pp. 302 s.). Ma si tratta di aspetti da vagliare con maggiore accuratezza sulla base di uno studio sistematico e filologicamente attendibile del ricco epistolario di Giovanni da Capestrano.
Nel corpus degli scritti inerenti il dibattito e poi lo scontro tra conventuali e osservanti (che sempre di più ebbe al centro questioni di diritto e l’assetto istituzionale dell’Osservanza rispetto all’ordine), la voce di Niccolò è tutt’altro che trascurabile. Appartengono a questo terzo ambito di impegno opere quali la Declaratio super Regula Fratrum Minorum, una Esposizione della nuova dichirazione sopra la Regola, la Declaratio Praeceptorum Regulae Sanctae Clarae, un Memoriale e infine la Apologia contra Robertum de Lecce. Per quanto riguarda la Declaratio super Regula, si noti che Niccolò, nel 1431, risulta destinatario di una lettera di Giovanni da Capestrano il quale, in risposta a una sua richiesta di chiarimento su alcuni punti della Regola dei minori, gli invia un testo già preparato per Filippo Barbegal (Gal-Miskuli, 1989, n. 39, p. 275). Il commentario alla Regola venne formalmente approvato in più circostanze: da parte del generale Guglielmo da Casale (11 dicembre 1439), che lo raccomandò a tutti i frati; dal cardinale protettore dell’ordine Giuliano Cesarini, e da Bernardino da Siena, che con una lettera del 1440 lo mandò a tutte le province dei frati minori dell’Osservanza (cfr. Picciafuoco, 1980, pp. 48 s.). In ragione del fatto che il commentario è allegato a questa circolare, l’opera è stata a lungo considerata di Bernardino (Wadding, 1932, XI, pp. 117 s.; Wilmart, 1933, pp. 301-310). Il codice Vat. Lat. 7339 (c. 125r-136r) attribuisce a Niccolò da Osimo il commento in volgare alle Costituzioni Martiniane promulgate dal cardinale Giovanni Cervantes (edizione in Spezi, Tre operette volgari, 1856, pp. 101-109).
A Niccolò è anche tradizionalmente attribuito un opuscolo di spiritualità dal titolo Zardino de oration fructuoso, stampato a Venezia nel 1511, ma l’attribuzione non è sostenuta da alcun elemento (cfr. Teetaert, 1931, col. 631).
Morì presso il convento romano dell’Ara Coeli, probabilmente nel 1453, come attesta il colophon di un testimone della Quadriga spirituale: «Finita est Quadriga composita a venerabili religioso fr. Nicolao de Ausumo ord. Minorum, die Xa mensis martii, in S. Angelo de Lanzano, MCCCCLIIII et anno precedenti ipse fr. Nicolaus defunctus est Romae» (Piana, 1978A, p. 537).
Una tradizione agiografizzante riferita da Wadding (1932, X, p. 141) vuole che dal cadavere emanasse odore di santità, che le sue membra fossero rimaste palpabili e la sua carne fosse tornata a morbidezza puerile; che infine se ne celebrassero esequie solenni, e che venisse sepolto all’Aracoeli, in posizione sollevata da terra. Cenni al culto si leggono in una riformanza osimana (edizione in Picciafuoco, 1980, p. 85), datata 8 novembre 1453, che recita: «Multis civibus videtur quod sit, bonum, utile et honorabile civitati Auximi quod corpus fratris Nicolai reducatur apud Auximum». Ma già Luigi da Fabriano (1886, p. 162), aveva riferito non solo di questa istanza civica, ma anche del fatto che i padri filippini di Osimo conservassero alcune reliquie autenticate di Niccolò e una sua immagine su tela.
Fonti e Bibl.: F. Haroldus, Beati Alberti a Sarthiano […] Vita et Opera, Roma 1688; L. Wadding, Scriptores Ordinis Minorum, Roma 1806, p. 179; ibid. 1906, p. 176; L. Hain, Repertorium Bibliographicum, I, Stuttgart-Paris 1826-38, n. 2149-2175; G. Spezi, Tre operette volgari di frate N. da Osimo: testi di lingua inediti tratti da codici Vaticani, Roma 1865; Luigi da Fabriano, Cenni cronologico-biografici della Osservante Provincia Picena, Firenze 1886, pp. 161 s., 221; J. Dietterle, Die Summae Confessorum, in Zeitschrift fur Kirchengeschichte, XXVII (1906), pp. 183-188; L. Oliger, Nicholas of Osimo, in The Catholic Encyclopedia, a cura di Ch. Herbermann, New York 1911; G.G. Sbaralea, Supplementum et castigatio ad scriptores trium Ordinum s. Francisci, II, Roma 1921, pp. 261-268; A. Teetaert, Nicolas d’Osimo, in Dictionnaire de théologie catholique, XI,1, Paris 1931, coll. 628-631; L. Wadding, Annales Minorum, Firenze 1932, X (anno 1427), nn. 119-120, pp. 139-141; n. 172, p. 201; XI (anno 1438), nn. 39-47, pp. 45-53; (anno 1440), n. 102, p. 117; A. Wilmart, Le commentaire de Nicolas d’Osimo sur la règle de saint François, Città del Vaticano 1933, pp. 301-310; F. Biccellari, Missioni del beato Alberto in Oriente per l’unione della Chiesa greca e il ristabilimento dell’Osservanza nell’Ordine francescano, in Studi francescani, XI (1939), pp. 159-73; L. Spätling, voce Nikolaus v. Osimo (de Auximo), in Lexikon für Theologie und Kirche, VII, Freiburg 1962, col. 996; Sancti Bernardini Senensis […] Opera omnia, a cura di P.M. Perantoni, VIII, Firenze 1963, p. 317 s.; C. Cenci, Biblioteche e bibliofili francescani a tutto il secolo XV, in Picenum Seraphicum, VIII (1971), pp. 66-80; C. Piana, rec. ad A. Petrucci, Catalogo sommario dei manoscritti del fondo Rossi. Sezione Corsiniana, in Archivum Franciscanum Historicum, LXXI (1978A), p. 537; Id., Scritti polemici, ibid., LXXI (1978B), pp. 369, 372 s., 382; LXXII (1979), pp. 37, 39-51; U. Picciafuoco, Fr. N. da Osimo, vita, opere, spiritualità, Monteprandone 1980; P. Péano, Nicolas d’Osimo, in Dictionnaire de Spiritualité, XI, Paris 1981, coll. 293-295; G. Gál - J.M. Miskuli, A provisonal calendar of St. John Capistran’s correspondence, in Franciscan studies, XLIX (1989), pp. 255-345; L (1990), pp. 323-389; LII (1992), pp. 283-327.